You are the only thing I want to own – Chapter 3

Cow-t 10. M3. NSFW.
Parole: 6000.
Prompt: Mamihlapinatapai.
Fandom: Good Omens.
Tag: Sexual slavery. Arabian!Au. Young Aziraphale. Sexual tension. Denutrition.

Senz’altro I due bambini avevano incantato Aziraphale. Erano giovani ma molto svegli: erano gemelli ma non avrebbero potuto essere più diversi. Là dove Adam aveva una mente sveglia sempre in cerca di un’avventura, Warlock era affascinato dalla vita di corte. Eppure I loro caratteri erano in qualche modo complementari e il biondo tremava all’idea di cosa potevano combinare, ma allo stesso tempo era un piacere avere a che fare con loro.
Nel pomeriggio gli avevano mostrato la casa, ma era stato un tour leggermente estemporaneo. I due ragazzi sembravano più interessati a mostrargli nascondigli e passaggi segreti piuttosto che le stanze principali. Aziraphale non si divertiva così da moltissimo tempo, prima dell’orfanotrofio; aveva pochi ricordi di quel periodo ma erano tutti felici anche se avvolti da un velo di tristezza.
La padrona della casa, la signorina Anathema, sembrava approvare la simpatia che i suoi figli avevano per Aziraphale e aveva lasciato che lo portassero nella loro stanza prima di cena per giocare insieme. Non era molto pratico di giochi Aziraphale, ma non era un problema, Adam ne inventava di nuovi di continuo e Warlock si applicava per mettere in pratica le idee di suo fratello, avevano esplorato la biblioteca della casa, giocando a rincorrersi tra gli scaffali, poi Aziraphale aveva trovato un libro che ricordava di aver letto da piccolo: parlava delle avventure di un capitano pirata. Anathema li aveva trovati in un angolo della biblioteca, Aziraphale seduto sul davanzale d’una finestra e i due bambini stretti ai suoi lati per sbirciare i disegni mentre lo schiavo leggeva loro la storia.
“Quindi sai leggere?” Aveva chiesto la donna sorpresa e Aziraphale aveva annuito troppo in soggezione per parlare. Quella era la moglie del suo padrone e lui era il suo schiavo di letto… forse, non erano in conflitto d’interessi? Tuttavia la donna non sembrava avere risentimento nei suoi confronti, lo aveva aiutato con il signor Tyler e anche adesso gli stava sorridendo con approvazione.
“Ragazzi, non è bene leggere in penombra, perché non scegliete un paio di libri e andate con Aziraphale in camera vostra?” I ragazzini erano esplosi trascinando via il biondo, evidentemente non avevano molta conoscenza in fatto di libri perché gli lasciarono libera scelta basta che fossero libri di avventura. Aziraphale trovò un bel libro su un esploratore e un libro di vela dato che i suoi nuovi compagni sembravano tanto interessati alla vita di mare e il resto del pomeriggio era volato.
Verso sera Adam gli stava raccontando una spassosa storia su come avevano scoperto l’albero di mele in giardino, inventando buona parte del racconto perché lo schiavo era abbastanza certo non ci fossero draghi nel perimetro della casa. Warlock sembrava affascinato dai suoi capelli, si era messo a spazzolarli suscitando una strana reazione in Aziraphale: le dita delicate dividevano le ciocche procurandogli un pizzicorio piacevole sulla nuca, era tentato di strofinare la testa contro quelle carezze involontarie e si trovò a reprimere l’impulso imbarazzato.
Aveva un vago ricordo di altre dita ce lo accarezzavano sulla testa mentre una voce dolce cantava per lui, ma non riusciva a ricordare altro se non una fitta di dolore sordo. I suoi ricordi di prima dell’orfanotrofio erano praticamente inesistenti.
Scosse via i pensieri notando due figure sulla porta.
Il suo padrone era tornato e stava conversando con sua moglie mentre li guardavano.
I suoi occhi incontrarono quelle misteriose lenti nere che il principe Crowley non toglieva mai.
“Papà!” Chiamò Warlock notando l’uomo a sua volta, Adam si voltò di scatto e i due bambini volarono tra le braccia del principe che si era chinato ad accoglierli.
“Oggi abbiamo fatto vedere la casa ad Aziraphale.” Gli diceva uno. “Ci ha letto un libro sui pirati.” Diceva l’altro quasi parlandogli sopra. Crowley li ascoltò per un po’ con un sorriso divertito, commentando di quando in quando alimentando l’entusiasmo dei suoi figli.
“E poi gli ha tagliato una mano e l’ha gettata al coccodrillo!” Concluse Adam mentre Warlock esultava.
“Oh cielo.” Rise Crowley scompigliandogli I capelli. “Ma tu non volevi essere un pirata?”
“Ci può riflettere stanotte.” Disse Anathema facendosi avanti. “Forza bambini, salutate che è ora di andare a dormire.”
Le due pesti se ne andarono con la madre salutando e lamentandosi, ma avevano effettivamente l’aria stanca.
“Aziraphale.” Lo chiamò Crowley. “Vieni con me.”
Si avviarono insieme verso le stanze del principe; questi non riprese la parola finchè la porta non si fu chiusa dietro di loro.
“Ho parlato con la cuoca, Ms. Tracy.” Disse criptico. “Vuole preparare un regime alimentare per te, hai bisogno di rimetterti in forze.” Non disse la parola schiavitù, ma rimase comunque ad aleggiare nell’aria. “Desidero che tu mangi tutto quello ti prepara, va bene?” Si era fatto vicino ma Aziraphale non si sentiva spaventato come il giorno prima.
Vedere il principe con I suoi figli in qualche modo aveva oscurato le storie dei suoi compagni schiavi. Non riusciva a intravedere malvagità in quell’uomo, figurarselo mentre infliggeva dolore per diletto gli risultava impossibile.
Si sentiva al sicuro.
Ma così come si era avvicinato Crowley si allontanò verso il letto cambiando discorso.
“Mia moglie mi dice che sei istruito e sai leggere.” Commentò.
“Si signore.” Rispose Aziraphale.
“È suo desiderio che tu spenda del tempo con I bambini, dice che ti trovano simpatico e che li hai persino convinti a prendere in mano un libro. Impresa notevole a mio parere, non posso nascondere che mi farebbe piacere saperli in compagnia di una persona fidata. Posso contare su di te?”
Questa era una sorpresa. Non glielo aveva ordinato. Glielo stava chiedendo, gentilmente per di più. Aziraphale non si ricordava l’ultima volta che qualcuno aveva chiesto la sua opinione.
“Si signore!” Si affrettò a rispondere forse con troppo entusiasmo. Crowley gli sorrise con approvazione spostando le coltri.
“Devi essere stanco.” Disse stendendosi. “Riposiamo, domani darò disposizioni a nanny Ashtoreth per procurarti una selezione di libri che puoi leggere con loro.”
Aziraphale si sdraiò sul suo lato del grande letto e dire grande era un eufemismo; ci sarebbero potuti stare tranquillamente quattro uomini adulti.
Crowley spense l’ultima lampada togliendosi poi gli occhiali. Mentre il sonno scendeva su di lui Aziraphale osservò il profilo rilassato del principe: cosa voleva da lui?
La vita all’interno del palazzo del principe Crowley lentamente si adattò al suo nuovo abitante. Ms. Tracy continuava con il suo speciale regime alimentare e il ragazzo presto assunse un aspetto più in salute, le sue gote si riempirono e le tuniche non gli cadevano più addosso informi. I bambini lo adoravano, trascinandolo in giro a mo’ di animaletto e persino la loro severa istitutrice, Nanny Ashtoreth, apprezzava la pacata intelligenza del suo nuovo alunno; nonostante le evidenti carenze nella sua istruzione il ragazzo assorbiva informazioni dai libri come una spugna e non era raro trovarlo con il naso incollato alle pagine.
Un’altra persona incantata dal giovane schiavo era senza dubbio il giardiniere, fratello Francis, prima del suo arrivo aveva avuto il suo bel da fare a tenere le pesti lontane di fuori di mastro Crowley. Invece era bastato un commento di Aziraphale su quanto gli fossero piaciuti I fiori e Adam e Warlock non solo avevano tenuto fuori le aiuole dai loro giochi distruttivi ma in un paio di occasioni avevano anche aiutato Francis con questo o quel lavoretto. Per ringraziare lo schiavo dell’aiuto indiretto aveva preso a mettere fiori freschi nella camera del principe tutti I giorni e Aziraphale non ne avrebbe potuto essere più deliziato.
Taylor osservava il biondo attirare le simpatie di tutti con malcelato disprezzo. Nascosto nell’ombra e sbirciando da dietro gli angoli I suoi occhi rancorosi raramente lasciavano la minuta figura al centro del suo risentimento.
Chiuso nella sua piccola camera macinava rancore per ore, imprecando contro la macellata fortuna del ragazzo che dormiva su morbide coltri mentre a lui toccava quella misera stanzetta.
“È tutto un gioco di lascivia e perdizione.” Borbottava camminando nervosamente avanti e indietro. “Con quelle sue labbra piene e la pelle candida ha sedotto il principe, fingendosi innocente. Chissà per quante decine di uomini ha aperto le gambe quella puttana, ma nessuno lo vede per quello che è realmente! Ma riuscirò a coglierlo in fallo prima o poi!”
Animato dalla sua personale crociata lo seguiva, occasionalmente scambiando due parole con lui, fingendosi cortese avrebbe più facilmente svelato il suo gioco, ma lo schiavo non era stupido e doveva aver capito che gli stava con il fiato sul collo: era sempre a disagio in sua presenza e sgusciava via alla prima occasione.
Ma Tyler era determinato a proteggere I suoi padroni anche dalle minacce che non vedevano, ad ogni costo.
Passarono I giorni e il dilemma di Crowley cresceva. Aveva preso a svegliarsi eccitato data la forzata astinenza che aveva intrapreso dall’arrivo di Aziraphale, neanche a dirlo la sola idea di andare con qualcun altro gli sembrava un tradimento.
Così non aveva scelta se non prendersi cura da solo di se stesso e tirare avanti nella speranza che la cotta si affievolisse. Eppure il suo corpo sembrava non essere d’accordo, il ragazzo gli sembrava sempre più attraente ogni giorno che passava. I suoi bambini non facevano altro che parlare di lui e sua moglie aveva deciso di tormentarlo sulla questione con sadica soddisfazione.
Averlo che dormiva a mezzo metro da lui non aiutava; anche nel grande letto sembrava sempre trovare il modo di avvicinarsi e ogni mattina era lì: con la veste da notte che spostandosi nel sonno lasciava scoperti fazzoletti di pelle candita in cui il principe avrebbe volentieri affondato I denti.
Crowley gemette venendo, il suo piacere si mischiò all’acqua calda del suo bagno mentre il principe riprendeva fiato con il volto nascosto contro il braccio ripiegato sul bordo della vasca. Pur nell’intimità del suo bagno avvampo’ di vergogna per I suoi pensieri e le sue azioni.
Si faceva pena da solo, ridotto ad un ammasso di ormoni come non gli capitava da più di una decade; probabilmente come non gli era mai capitato, da che ricordasse. Aveva persino coperto il suo fidato compagno specchio per l’imbarazzo.
Stanco e rassegnato si rintanò sotto le coperte cercando d’ignorare I movimenti dall’altra parte del materasso.
L’alba lo colse immerso in un sonno ristoratore. Si sentiva bene come non gli capitava da lungo tempo, fresco e riposato, acciambellato in un calduccio così confortevole che si sarebbe volentieri rimesso a dormire. Sospirò felice stringendo il caldo corpo di Aziraphale contro di sé con un sospiro.
I suoi occhi si spalancarono inorriditi.
“Principe?” Gli chiese una voce assonnata in prossimità del suo pomo di adamo. Una certa parte del suo corpo si svegliò saltando sull’attenti alla calda carezza del fiato di Aziraphale sul suo collo.
Crowley lanciò un verso strozzato cadendo all’indietro fuori dal letto trascinandosi dietro coperte e cuscini. Riemerse da quell’ammasso di stoffe pregiate per incontrare gli occhi annebbiati dal sonno di Aziraphale. Il biondo si era tirato su un gomito cercando di metterlo a fuoco sul pavimento, I capelli scompigliati e una spalla scoperta.
Crowley strinse I denti mentre il sangue defluiva verso il basso tipo torrente in piena.
“Io…buongiorno.” Disse in fretta raccogliendo una bracciata di coperte mentre si alzava camminando a gambe larghe. “Credo che starò fuori tutto il giorno oggi.” Balbettò arrancando verso l’uscita. “Anzi, non mi aspettare per dormire, ci vediamo…beh ci vediamo.” Chiuse la porta dietro di sé con un’imprecazione. Per poi strattonare un lembo di coperta che era rimasto chiuso dentro.
Non poteva andare avanti così.

Uno dei posti preferiti di Aziraphale all’interno della casa era la piscina. Era costruita all’interno della struttura in un cortile interno; un bel portico, arredato di sdraio e divani ne circoscriveva il perimetro, con alcune nicchie piene di cuscini annidate negli angoli. Finestre e stretti balconi si affacciavano dai muri circostanti senza però oscurare la luce del sole. Nonostante fosse in teoria la stagione più fredda, il caldo era tale da rendere la piscina un richiamo molto allettante. Adam e Warlock stavano giocando nell’acqua con I loro amici sotto lo sguardo attento di Aziraphale, le loro risate riempivano l’aria risuonando in tutta la casa. Anche Anathema li aveva raggiunti con il suo immancabile compagno, Newt non parlava molto ma aveva un carattere gentile e Aziraphale adorava conversare con lui. La donna aveva preso posto all’altro lato della pozza d’acqua, su una sdraio, sorsergianto un succo colorato mentre leggeva un libro.
Occasionalmente passava la mano tra I capelli di Newt, inginocchiato su un cuscino al suo fianco preso nella lettura a sua volta con un tomo aperto sulle gambe. Lo schiavo indossava una specie di collare da diverse settimane ormai, non sembrava a disagio e quando la mano della donna si posava sui suoi capelli non mancava di sorridere.
Aziraphale si era reso conto che li stava fissando ad un certo punto e si era sforzato di riportare la sua attenzione sui bambini che avevano improvvisato una gara di nuoto.
Però gli occhi del ragazzo continuavano inevitabilmente a tornare sulla coppia. Una strana sensazione si agitava in fondo al suo stomaco e non riusciva ad identificarla.
Il malumore gli rimase addosso tutto il giorno, miss Tracy gli aveva preparato delle focacce per pranzo, ripiene con carne e verdure, avevano un odore delizioso ma il ragazzo le toccò appena sotto lo sguardo crucciato della donna. Nel pomeriggio passò un paio d’ore con fratello Francis prendendosi cura delle piante in giro per la casa; per via della sua carnagione non gli era concesso passare molto tempo di fuori, ma il giardiniere accettava volentieri la sua compagnia quando svolgeva lavori all’interno della grande casa.
Crowley era sparito nuovamente. Aziraphale faticava a capire l’uomo: non lo aveva comprato per il suo corpo, questo era chiaro, eppure aveva continuato a chiamarlo nel suo letto ogni sera, almeno fino a quella fatidica mattina in cui si erano svegliati abbracciati, per un po’ aveva iniziato a posizionare dei cuscini tra di loro con la scusa che dormiva più comodo così, ma sembrava più che lo ripugnasse toccare Aziraphale, anche solo per sbaglio. Infine il principe aveva completamente rinunciato alle apparenze e Aziraphale si era trovato a dormire da solo.
Il ragazzo aveva sentimenti contrastanti al riguardo, da una parte c’erano le storie orribili raccontate dagli altri schiavi, ma l’idea che si era fatta di Crowley mal si accostava allo stereotipo di padrone che si profilava dai quei racconti. Dall’altra si sentiva rifiutato.

In un altro punto della casa Anathema stava valutando se avere pietà di suo marito o punzecchiarlo un po’.
Era una scelta ardua.
“Devo dire caro, che non avrei mai pensato di rivederti in questa stanza.” Disse entrando nella loro camera da letto.
Crowley alzò gli occhi dal vaso che aveva fissato per buona parte del pomeriggio.
Anathema soppesò il quadro penoso che aveva davanti agli occhi: avevano rinunciato a dormire in quella stanza dopo la nascita dei gemelli scegliendosi delle stanze private ognuno per conto suo. Dopo un paio di settimane quasi completamente in bianco Crowley era dovuto fuggire dal suo letto e non sapendo bene dove altro andare si era trovato a rintanarsi lì. Dato il rischio di incrociare lo schiavo nei suoi quartieri abituali, aveva trasferito la maggior parte dei suoi affari in quelle stanze, fogli di carta erano sparsi su varie superfici e l’uomo sedeva sul pavimento fissando una pianta sul davanzale senza concludere nulla.
“Crowley!” Il suono del suo nome lo fece sobbalzare, non ricordava una singola occasione in cui sua moglie lo aveva chiamato così. Leggermente stordito sbattè gli occhi tornando al presente, la sua dolce metà lo guardava con le mani sui fianchi e la fronte aggrottata, infine sospirò e il suo sguardo si addolcì.
“Newt per favore aspetta fuori…si gentile chiudi la porta e non far entrare nessuno.” Disse aspettando che lo schiavo eseguisse. Poi senza troppe cerimonie raccolse la gonna e si accomodò sul pavimento vicino al suo tormentato marito.
“Avanti,” disse, “raccontami tutto.”
Crowley non disse nulla per un lungo momento poi alzò le mani con un gesto vago.
“Io…non lo so. È solo uno schiavo! Ed è solo sesso! Non capisco cosa mi succede.”
“Perchè lo hai comprato?”
“Per dare fastidio a Gabriel.” Rispose Crowley in fretta. Troppo in fretta.
“Solo per questo motivo?”
“Sì. Cioè era per questo; poi l’ho visto e ho pensato che non potevo lasciarlo lì, sembrava così puro e così solo in quella minuscola cella. Eppure non aveva minimamente paura.”
“Così lo hai salvato.”
Crowley sbuffò.
“Non sono così nobile, me lo volevo portare a letto!”
“Ma non lo hai fatto.”
“Non ho potuto. L’ho visto così terrorizzato sul mio letto e non ho retto l’idea che fosse spaventato da me.”
“Eppure non mi sembra spaventato ultimamente.” Anathema inarcò un sopracciglio osservando le emozioni mutare velocemente sul volto dell’uomo.
“…no.” Ammise in fine.
“E tu?” Questo lo fece voltare.
“Io cosa?”
“Tu sei spaventato?”
“Del sesso? C’eri anche tu quella volta che abbiamo concepito Adam e Warlock no? Non so se ti ricordi quel bellissimo persiano che per farmi entrare nel giusto stato d’animo mi ha…”
“Non del sesso!” Lo interruppe bruscamente Anathema, quasi pentendosi della sua decisione di aiutarlo. “Credo che tu abbia paura di deludere Aziraphale, ti sei cucito addosso l’immagine dell’eroe che lo salva dalla schiavitù e hai paura che questo cambierà se cambia la vostra relazione.”
Crowley non rispose a quelle parole. Si limitò a scuotere la testa come per scacciare l’ipotesi ma Anathema non aveva finito.
“Raccontati pure ciò che vuoi, ma la verità, caro, è che è già cambiata. Il modo migliore che hai per proteggere quel ragazzo è da vicino. Ora come ora è ancora da solo com’era in quella cella, solo in un tipo diverso di prigione!” Senza aspettare risposta Anathema se ne andò. Crowley rimase inorridito a fissare la pianta. Era stato davvero così cieco?

La sera trovò Crowley di fronte al suo amato specchio. Per paura d’incontrare Aziraphale aveva spostato il suo quotidiano bagno serale in un’altra stanza da bagno più piccola e il suo bellissimo bagno gli mancava molto.
Avrebbe chiarito tutto. Non gli era ben chiaro come prendere il discorso ma se davvero quel povero ragazzo stava soffrendo a causa sua la situazione doveva cambiare.
“Quando sono diventato così patetico?” Il suo riflesso accasciò le spalle copiandolo. “Che poi anche se avessi una cotta dov’è il problema? Sono un dannatissimo principe, posso fare quello che voglio!” Spinse il petto all’infuori rimirando la sua figura slanciata nello specchio con un moto di apprezzamento. Ignorare Aziraphale non lo avrebbe fatto sparire, era ora di fare l’uomo!
Sulla carica di quella nuova determinazione marciò nelle sue stanze avvolto in una morbida veste da notte coperta dalla sua vestaglia preferita.
Però prima che potesse entrare nella sua camera da letto notò un vassoio di cibo che lo aspettava su un tavolino con un biglietto piegato in un angolo. Perplesso prese il biglietto leggendo le due righe in fretta.

Principe Crowley perdoni il mio ardire.
Il ragazzo non ha mangiato quasi nulla oggi e mi sono permessa di preparare un spuntino nel caso abbia fame.
Ms. Tracy

Crowley raccolse il vassoio irritato, dimentico delle sue intenzioni iniziali entrò in camera inchiodando il ragazzo biondo con uno sguardo accigliato.
Aziraphale sobbalzò sentendolo entrare lasciando cadere I panni che stava riponendo in una cassapanca. Non si aspettava di vedere il suo padrone e rimase un attimo interdetto spostando lo sguardo dal nuovo arrivato ai panni ai suoi piedi.
Cosa doveva fare?
Doveva inginocchiarsi come Newt?
Poi si rese conto che Crowley sembrava adirato e portava un vassoio di cibo. Questo lo mandò su tutte le furie. Se pensava di poter sparire per settimane poi ripresentarsi solo per fargli la ramanzina si sbagliava. Una vocina gli stava sussurrando che lui era il padrone e poteva fare ciò che voleva ma Aziraphale la mise a tacere ricambiando lo sguardo di Crowley con aria di sfida.
Crowley posò il vassoio sul tavolino vicino al divano a ridosso della finestra e gli comandò imperioso: “Aziraphale avvicinati.”
Il ragazzo attraversò la stanza pestando I piedi senza però prendere posto dove gli aveva indicato Crowley. Vista la sua reticenza anche il principe rimase in piedi incrociando però le braccia
“Cos’è questa storia che non hai mangiato, credevo fossimo d’accordo su questo punto.”
“Come se ti importasse.” Bofonchiò lo schiavo.
“Prego?”
“Cosa ti importa? Ho detto.” Disse Aziraphale quasi urlando. Le emozioni nel suo stomaco si agitavano destabilizzandolo, si sentiva sul punto di piangere, voleva colpire qualcosa o magari scappare in un angolino dove nessuno lo potesse più trovare. Magari tutte e tre le cose.
Nella sua rabbiosa confusione, di cui non riusciva a identificare l’origine, capiva solo che era colpa di Crowley.
Lo voleva o no? Lo aveva comprato per pietà per poi tenerlo lì a mo’ di soprammobile.
Crowley sgranò gli occhi alla sua risposta stringendo le labbra in una linea sottilissima.
“Come osi rispondermi così!”
“Forse allora dovresti liberarti di me!” Gli rispose Aziraphale rosso in faccia. Senza più controllare il tono di voce.
Crowley alzò istintivamente una mano e I due occhi blu, leggermente lucidi seguirono il gesto con un lampo di paura. Questo lo bloccò. Ancora con il braccio alzato guardò il ragazzo di fronte a sé, lo guardò per davvero ignorando, la rabbia, le loro posizioni, il suo desiderio e il suo orgoglio.
E vide solo un giovane uomo sull’orlo del pianto, con le guance rosse e un leggero tremore che gli attraversava tutto il corpo.
Abbassò il braccio quasi in trance e posò la mano sulla sua spalla attirandolo verso di lui. Aziraphale, destabilizzato fece un paio di passi in avanti appoggiandosi contro Crowley per mantenere l’equilibrio e il principe lo strinse a se.
Forte, affondando il volto nelle ciocche pallide mentre strofinava lentamente la pelle scoperta sulla spalla con un pollice in un gesto di conforto.
Aziraphale si agitò nella sua stretta per un po’ sputandogli addosso parole inviperite che Crowley non ascoltò neanche talmente era concentrato sul battito impazzito del cuore di Aziraphale. Infine, la pioggia d’insulti cessò sostituita da qualche singhiozzò che presto si trasformò in un pianto disperato. Lo schiavo si aggrappava a lui strattonando la sua veste da camera mentre le lacrime inzuppavano la seta raffinata: a Crowley non sarebbe potuto importare di meno mentre lo cullava sussurrandogli dolcemente che sarebbe andato tutto bene.
Rimasero così a lungo, finché I singhiozzi cessarono lentamente.
Crowley prese posto sul divano tirandolo a sedere sulle sue gambe, Aziraphale nascose un’espressione imbarazzata nel suo collo con le mani ancora artigliate ai suoi vestiti. Crowley lo lasciò fare accarezzandogli I capelli con una mano tenendo l’altra poggiata sulla sua coscia lasciata nuda da uno spacco nella tunica di Aziraphale. Non voleva essere un tocco sessuale, desiderava solo dare un po’ di conforto al ragazzo sconvolto.
I minuti trascorsero lentamente, alcune candele si consumarono fino a spegnersi, lasciando la stanza in penombra.
“Non voglio andare via.” Mormorò Aziraphale infine riprendendo a tremare con il viso ancora nascosto.
Crowley sollevò la mano dalla sua gamba per appoggiarla delicatamente sulla sua guancia e alzargli il volto. Aveva di nuovo quello sguardo impaurito che il principe iniziava a detestare.
Posò la fronte contro la sua circondandolo con l’altro braccio nel tentativo di calmare il suo tremore.
“Mai.” Gli sussurrò con la voce gonfia di emozioni prima di poggiare le labbra sulle sue.
Aziraphale si tese lasciando scappare un piccolo gemito sorpreso. Crowley fece per ritrarsi temendo di averlo spaventato ma una presa decisa sul davanti della tunica lo trattenne.
Sorrise contro le labbra morbide stringendolo di più, come a volerlo nascondere dal resto del mondo.
Si rese conto immediatamente che Aziraphale non sapeva bene cosa fare, continuava a premere le labbra sulle sue strofinandole leggermente, con delicatezza prese il comando della situazione introducendo la lingua nel bacio.
Leccò un pochino le labbra inesperte fino a che non si schiusero come un fiore per lui. Aziraphale gemette più forte quando Crowley entrò nella sua bocca emettendo un piccolo gridolino soffocato quando le loro lingue si incontrarono.
Il principe stesso non riusciva a trattenere dei piccoli gemiti causati dalle sue emozioni in tumulto. Non aveva un ricordo chiaro del suo primo bacio, dopotutto era leggermente ubriaco in quell’occasione; ma lontane fantasie adolescenziali giravano intorno ad un immagine del genere: quasi al buio, con il cuore che batteva frenetico e una persona speciale.
E si era ormai rassegnato al fatto che Aziraphale era speciale più di chiunque altro per lui.
Si tirò indietro senza fiato ma constatò piacevolmente che la paura era svanita dal suo compagno lasciando posto ad un’espressione quasi speranzosa sul giovane volto.
Era adorabile.
“Non mi sono comportato bene con te.” Gli disse dolcemente. “E questo cambierà. Però devi mangiare qualcosa adesso.” Allungò una mano al vassoio prendendo uno spicchio di mela e portandolo alle sue labbra.
Aziraphale dopo un secondo di esitazione lo accettò e Crowley gli diede un veloce bacio a stampo per premiarlo. Tra un bacio e l’altro finirono la mela e iniziarono il grappolo d’uva, Aziraphale prese l’ultimo chicco personalmente e con un’audacia che sorprese Crowley nel più positivo dei modi lo prese tra I denti alzando gli occhi su di lui.
Il principe si chinò in avanti chiudendo I denti sul chicco che presto si dissolse sostituito dalle loro lingue intente a rincorrersi.
Crowley passò un braccio sotto le gambe del ragazzo e lo sollevò godendosi il suo strilletto sorpreso. Lo lasciò cadere sul letto seguendolo immediatamente. Si soffermò a spegnere le luci e posare gli occhiali dopo essersi assicurato che la stanza fosse immersa nel buio.
“Non andrete via stanotte?” Gli chiese innocentemente Aziraphale e lui lo circondò con un braccio tirandoselo vicino.
“No.” Gli rispose sentendo la tensione che lo aveva accompagnato da quella prima fatidica notte allentarsi finalmente.
Avevano molto da chiarire e sicuramente la loro relazione sarebbe cambiata con il tempo, ma adesso non era più atterrito. Per la prima volta da quando aveva lasciato quel letto finalmente dormì tranquillo.

Ambasciatore Gabriel
Abbiamo appreso con sorpresa che lo schiavo chiamato Aziraphale non è in vostro possesso. Non penso serva che vi spieghiamo quanto grave questo sia. Abbiamo la speranza che risolverete al più presto la situazione per il bene di tutti.
In fede
Michael

Gabriel accartocciò il messaggio furioso. In qualche modo in Europa avevano saputo della situazione prima che riuscisse a mettervi rimedio; probabilmente attraverso l’ordine di ancelle del deserto, e quelle due righe che potevano sembrare innocue ad un osservatore erano pregne di una velata minaccia. In quelle settimane aveva tentato in tutti I modi di approcciare Crowley al riguardo, aveva sperato che dopo un primo momento il principe si sarebbe stufato dello schiavo, ma tutto ciò che aveva ottenuto erano battutine allusive e l’intera corte che gli rideva dietro.
Si era sparsa la voce che era ossessionato da uno schiavo che Crowley gli aveva rubato da sotto il naso e tutti sembravano molto divertiti dalla situazione. Quello che più gli risultava incomprensibile era la popolarità di Crowley.
Era un dannato principe bastardo con nessun diritto sul trono e delle abitudini promiscue. Eppure l’intera popolazione e buona parte della corte, sultano incluso, stravedeva per lui. Aveva una reputazione di donnaiolo dal cuore d’oro e l’ambasciatore non si capacitava di cosa volesse dire.
Aveva incaricato Uriel di raccogliere informazioni al riguardo e quello che ne era uscito era un confuso ritratto di un uomo che da una parte era un amorevole padre di famiglia, attento al benessere dei suoi schiavi e che non aveva mai forzato nessuno a condividere il letto con lui. Dall’altra sembrava aver giaciuto con metà della corte, schiavi inclusi, era caratterizzato da una scarsa attitudine a rispettare regole e tradizioni e per qualche ragione girava mezzo nudo molto spesso.
Era apparentemente ossessionato dall’integrazione di costumi europei in quelli locali e questo andava dall’adozione di un guardaroba misto a una compravendita di beni europei che aveva fatto la sua fortuna.
Garbiel si versò un altro bicchiere di vino ribollendo di rabbia.
Non poteva andare avanti così, aveva bisogno di un paio d’occhi all’interno.

Aziraphale si svegliò lentamente con una strana sensazione che, riemergendo lentamente da un sonno profondo, si rivelarono essere due labbra premuta sulla sua fronte.
Crowley lo strinse più forte chinandosi a baciarlo sulla guancia e poi sul collo.
“Buongiorno,” mormorò accarezzandogli la gola con il suo respiro caldo.
“Buongiorno,” rispose Aziraphale bloccandosi a mezz’aria nel gesto di ricambiare l’abbraccio. Crowley notò la sua mano protesa che si ritraeva e la afferrò portandosela intorno al busto. “Va tutto bene, non devi avere paura di toccarmi, non ti respingerò mai.” Gli disse con un sorriso, Aziraphale arrossì fino alla radice dei capelli e tuffò il volto in fiamme nella sua spalla, stringendo le dita sottili nelle sue vesti.
Crowley si ribaltò sulla schiena con una risata portandolo con sé. Il peso che gli aveva compresso il petto per settimane si era sciolto e si sentiva così leggero che aveva quasi l’impressione di veleggiare ad un metro da terra.
Salutò Aziraphale sulla porta, o meglio contro la porta baciandolo mentre il ragazzo si inarcava contro il legno decorato. La sua inesperienza era adorabile quanto la sua tenacia ad imparare e Crowley si ritrovò con un sorriso ebete stampato in faccia mentre sedeva al tavolo della colazione con sua moglie.
“Qualcosa di nuovo che vuoi condividere caro?” Chiese Anathema con le sopracciglia aggrottate mentre lo scrutava.
“No grazie, non lo voglio l’uovo, prendilo pure tu.” Rispose lui con un radioso sorriso che si trasformò in una smorfia appena si rese conto di quello che aveva detto.
Anathema spalancò la bocca con un lampo di comprensione.
“TU LO HAI…”
“NONO HO FATTO NULLA!” Gli urlò contro Crowley prima che il vicinato avesse un nuovo petegolezzo di cui parlare.
“Nulla di serio.” Aggiunse poi a voce più bassa punzecchiando le verdure nel piatto rosso in volto.
“Dipende, quanto seriamente eravate svestiti?”
“Ho finito!” Tuonò Crowley schizzando in piedi come una molla e marciando fuori.
“Per favore dimmi che ho una riunione dall’altra parte della città.” Chiese esasperato al suo attendente, il Sergente Shadwell, che pretendeva di essere chiamato con quel titolo anche se non aveva mai visto un giorno di servizio militare. Un uomo anziano di nome Shadwell, non era il migliore dei funzionari, o un funzionario decente tanto per dire, ma era fedele ed era sposato con la sua cuoca, così aveva finito per trovargli una posizione al suo servizio così che la coppia potesse abitare all’interno del palazzo. Di questi tempi era meglio un servitore leale che un buon servitore e Crowley non aveva poi una vita così impegnata da richiedere un imponente sforzo organizzativo.
“In realtà ci sarebbe l’ambasciatore Gabriel ad attendervi nel vostro studio.”
“Cosa? Non puoi dirgli che non ci sono?”
“Potrei, ma temo che abbia sentito il vostro scambio con la padrona… come tutto il resto del palazzo e dintorni.”
“Era iniziata troppo bene la giornata…” Mugugnò, poi gli venne una prossima idea.
“Sergente Shadwell, ho bisogno che consegni un messaggio, suppongo che a quest’ora lo potrà trovare in giardino.” Disse Crowley scribacchiando un paio di righe in fretta. Se Gabriel pensava di potergli rovinare la giornata si sbagliava di grosso.

Angelo.
Potresti raggiungermi nello studio? Ho un ospite ma ignoralo pure. Vieni appena puoi.
C.

Aziraphale si addentrò nella casa incuriosito, non era mai stato nell’ufficio di Crowley. Che avesse a che fare con il suo ospite? Da quando aveva lasciato il mercato degli schiavi era rimasto esclusivamente dentro i confini della dimora del principe.
La sua curiosità si trasformò presto in titubanza. Entrato nello studio non notò subito l’uomo seduto su una poltrona di fronte al divano dove era seduto Crowley. Tutta colpa del principe che alla sua apparizione si era aperto in un sorriso accecante. Aziraphale non era mai stato il tipo di persona che provocava quel genere di reazioni, aveva già una sensazione di calore annidata in fondo allo stomaco da quella mattina.
“Angelo,” disse il principe e lo schiavo sentì le guance in fiamme al soprannome, se era imbarazzante da leggere, sentire il principe che lo chiamava così dal vivo era anche peggio. “Vieni qui, Mrs. Tracy dice che dovresti fare anche una merenda a metà mattinata.” Allungò una mano verso di lui e Aziraphale si avvicinò come in trance, lasciandosi trascinare sulle ginocchia del principe con un braccio a circondarlo.
“Ricordi l’ambasciatore Gabriel? Vi siete già incontrati una volta sebbene non penso siano state fatte presentazioni ufficiali.”
Aziraphale osservò l’uomo vestito elegantemente, irrigidendosi. Non gli piaceva quel tipo, sin dal primo momento lo aveva guardato con uno sguardo calcolatore che gli metteva i brividi, come se fosse un pezzo di carne piuttosto che una persona.
Fortunatamente Crowley sembrò accorgersi del suo disagio perché la mano poggiata in basso sulla sua schiena risalì fino a intrecciarsi con I suoi capelli e il principe lo fece appoggiare contro la sua spalla, mentre con l’altra mano prelevava delicatamente I chicchi d’uva per imboccarlo.
“Vedi angelo, l’ambasciatore si chiedeva come ti trovassi qui se tutto andasse bene. Come può vedere mio caro Gabriel,non potrebbe andare meglio, tutti qui adorano il nostro Zira è ormai una parte integrante della famiglia.” Crowley si chinò fermando con le labbra una gocciolina che era scappata ad Aziraphale dopo l’ultimo chicco e il ragazzo mugolò involontariamente imbarazzato.
Quando riportò gli occhi sul loro ospite Crowley notò con un moto di soddisfazione la vena gonfia sul suo collo. Gabriel sembrava convinto di poterlo affabulare con i suoi modi falsamente gentili ma la situazione iniziava a scocciarlo. Erano passati più di due mesi da quando gli aveva rubato Aziraphale, non era certo il primo tiro mancino che gli giocava e sicuramente non sarebbe stato l’ultimo. Perché l’uomo non lasciava cadere l’argomento? Se c’era una cosa che Crowley non sopportava era essere pressato e se doveva limonare Aziraphale di fronte all’uomo per farlo desistere lo avrebbe fatto.
Dopotutto non era poi un sacrificio così grande baciare quel dolcissimo ragazzo, non vedeva l’ora di poter passare un po’ di tempo da solo con lui.
Gabriel lo salutò in fretta dopo il siparietto e Crowley lo guardò andare via sospettoso, iniziava a pensare ci fosse altro sotto quella fissazione: Gabriel non era semplicemente arrabbiato con lui, sembrava addirittura preoccupato se non in preda al panico.
Aziraphale anche si congedò per raggiungere Warlock e Adam, nanny Ashtoreth aveva promesso loro di aiutarli a costruire un modellino di barca e il trio non parlava d’altro da giorni.
“Sergente Shadwell.” Chiamò Crowley e l’uomo arrivò brontolando come al solito. “Dovrebbe trovarmi delle informazioni.”

Lo spiacevole incontro fu presto dimenticato. Complici pure le nuove attenzioni che Crowley gli riservava. Il principe, sebbene non avesse ancora cercato di andare fino in fondo con lui, sembrava determinato a farlo diventare matto. Lo baciava fino a che non iniziava a eccitarsi ogni sera, per poi augurargli buona notte e stringerlo a sé senza però fare altro. Aziraphale non sapeva neanche come fare ad esprimere quello che gli passava per la testa.
Da una parte avrebbe voluto di più, dall’altra non sapeva cosa potesse comportare questo ‘più’ ed era spaventato.
Non pensava che Crowley gli avrebbe mai fatto del male ma anche essere trattato come se fosse fatto di cristallo iniziava a stufarlo.
“Aziraphale, caro, mi duole interrompere i tuoi pensieri ma dovresti tagliare le foglie secche non i fiori.” Fratello Francis aveva le mani alzate e una vena di preoccupazione nella voce. Quel giovane ragazzo era tanto caro ma in quel momento era evidentemente turbato da qualcosa e il modo in cui maneggiava quelle cesoie rendeva il povero giardiniere grato di non essere la causa del suo malumore.
Il biondo esaminò il mucchietto di corolle tagliate ai suoi piedi per un secondo prima di posare l’arma del delitto.
“Sono terribilmente spiacente fratello Francis, forse è meglio se per oggi lasci perdere.”
“Ma certo caro, riposa un po’, sembri stanco.”
Aziraphale entrò in casa. Aveva bisogno di consigli e sfortunatamente gli veniva in mente una sola persona a cui chiedere. Sudando freddo si diresse verso gli alloggi della padroncina Anathema.

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