Vite intrecciate

SAFE – Missione 5: Unità Aristoteliche.

Parole: 830

Il sole entrava pigramente dalla finestra allungandosi sul pavimento senza però arrivare a toccare i due occupanti della stanza. Zira sedeva con una gamba piegata sotto di lui nella grande sedia che occupava una angolo, mentre l’altro piede sfiorava il pavimento vicino a dove era seduto il suo padrone.

Il principe Crowley aveva posto un morbido cuscino di fronte alla poltrona prima di prendervi posto. Dopo essersi messo comodo si era appoggiato all’indietro sfiorando appena la gamba di Zira con il braccio. Non indossava maglietta e gli occhi dello schiavo si erano abbassati sulle mani che teneva in grembo prima che un adorabile rossore gli coprisse il viso. Aveva visto quel corpo nudo più di una volta ma questo non voleva dire che non s’imbarazzasse davanti al corpo scultoreo del suo padrone. 

“Tutto bene?” Chiese Crowley sentendo che tardava a mettersi all’opera. 

“Si, si!” Rispose in fretta il ragazzo tastando la seduta in cerca dell’oggetto che aveva recuperato dal bagno. Le sue sottili dita si chiusero sopra il raffinato pettine in legno inciso e con mani tremanti concentrò a raccogliere la folta chioma rossa del suo padrone prima d’iniziare a pettinarlo.

Crowley si rilasso chiudendo gli occhi godendosi la sensazione delle delicate dita del suo amante che dividevano le ciocche con una cerca dose d’incertezza. Aveva scoperto i suoi figli a cercare d’insegnare ad Aziraphale a fare le trecce. 

Interrogato il ragazzo era arrossito e aveva cercato di evitare la domanda. 

Ovviamente, dopo quella ragione non c’era possibilità ne in cielo né in terra che  il principe lasciasse cadere l’argomento. Però sul momento non aveva insistito.

Invece quella mattina quando si era svegliato abbracciato al ragazzo lo aveva risvegliato delicatamente baciandogli la pelle scoperta che non era nascosta dalle coperte. Finché non lo aveva intrappolato sotto di se ripetendo la domanda. 

Aziraphale aveva cercato di deviare il discorso di nuovo ma stavolta Crowley non lo aveva lasciato fare. Dopo qualche minuto il ragazzo era esploso e infine aveva confessato i suoi secondi fini.

A volta Crowley intrecciava i suoi capelli e voleva essere in grado di farlo per lui. Era un desiderio così semplice e innocente che il principe si era trovato a baciarlo a lungo. Sapeva che al ragazzo piacevano immensamente sia i suoi capelli che i suoi tatuaggi. Ma non c’entrava cono lo sguardo adorante di Zira.

Voleva imparare per lui. Per poterlo aiutare. Solo per fare qualcosa per lui.

Aziraphale non aveva mai detto di amarlo ma non c’era bisogno. Le sue azioni valevano più di mille parole.

Crowley non si era mai sentito così amato in vita sua.

I movimenti pian piano cambiarono e invece di spostare le ciocche ad un certo punto Crowley lo sentì accarezzargli capelli dolcemente.

Aprì gli occhi incrociando lo sguardo blu.

“Oh, vi ho svegliato?” Disse preoccupato ma Crowley scosse la testa.

“Non stavo dormendo. Finito?” Aziraphale annuì esitante e il principe si alzò in cerca di uno specchio.

Il piccolo suono sorpreso dietro di lui avrebbe dovuto mettere in guardia ma stava già alzando lo specchio.

Mentre Aziraphale gli intrecciava i capelli si era appoggiato all’indietro riposando la nuca fra le gambe del ragazzo. E ora una treccia gli usciva lateralmente dalla massa rossa.

Altre treccine erano distribuite in modo più sensato. Quell’unica treccina ribelle gli strappò un sorriso.

“Mi dispiace.” Disse il ragazzo vicino a lui protendendosi per scioglierla ma lui gli afferrò la mano circondandogli la vita con il braccio dopo aver posato lo specchio.

Lo strinse spingendolo ad alzarsi sulle punte per baciarlo. 

Non era mai stato così felice in vita sua.

Animato da nuova determinazione lo sollevò  da terra dopo averlo preso meglio. Rubandogli altri baci sparsi lo condusse fino alla cassettiera fino a farlo sedere su di essa e lui prese posto tra le sue gambe.

Gli prese il volto tra le mani guardandolo negli occhi.

“Ti devo dire una cosa.” E gli rubò un bacio veloce incapace di resistere. 

Il ragazzo inclinò la testa di lato incuriosito ma senza mancare di arrossire alle sue attenzioni.

“Non è così semplice.” Disse il principe cercando le parole.

“Se è per le trecce, mi dispiace, farò meglio. O posso smettere. Quello che desiderate.” Disse il ragazzo con un’ombra di preoccupazione aggrappandosi ai lembi della sua tunica.

Crowley raccolse una delle sue mani per baciargli il palmo.

“No, non sono le trecce. Puoi intrecciarmi i capelli finché non sarai diventato perfetto. Allora non li lascerò più toccare da nessun altro.” Disse il principe cercando di raccogliere il coraggio.

Era ridicolo. 

Si rifiutava di avere paura di due parole.

Guardò Aziraphale dritto negli occhi

“Io…ecco…la cosa è che…ti amo.” Disse guardandolo con aspettativa.

La bocca del ragazzo si aprì. 

Poi si richiuse.

Fece un verso strozzato nascondendosi contro il suo petto e Crowley lo strinse a se.

Non aveva risposto ma andava bene.

Avevano tutto il tempo del mondo e lui non aveva fretta.

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