Ukiyo Diem

SAFE – Missione 1: Interruzione

Parole: 806

Derek si svegliò in piena notte trovando il letto di nuovo vuoto. Sfortunatamente non era una situazione nuova.
Purtroppo aveva avuto la grande idea di scegliere come fidanzato una di quelle persone che una volta che si fissano su qualcosa non riescono a concentrarsi su nient’altro, finché non risolvono il dubbio. Seguendo una serie di passi fin troppo familiare. Si dieresse verso la luce del salotto fino a trovare Stiles avvolto in una coperta e accovacciato sul divano con la compagnia del suo fedelissimo tablet. Intorno a lui, sparsi sul pavimento, sul tavolino da caffè e sui cuscini c’era una distesa di libri e fogli.
“Stiles,” disse Derek “quando ti ho regalato quel tablet non pensavo che mi stavo creando il nuovo rivale.”
“Scusa scusa, scusa. Giuro che fra 5 minuti vengo a letto.” Disse il ragazzo agitandi una mano nella sua direzione ma continuando a picchiettare sullo schermo con l’altra.
Derek sospirò prima di rispondere: “chissà perché ma sono abbastanza convinto che fra 5 minuti nin sarai a letto bensì ancora là davanti.” Disse, “avanti, di che cosa ti stai occupando Stiles?”
Stiles finalmente staccò gli occhi dallo schermo e si grattó la nuca imbarazzato. “Vedi stavo pensando a questa cosa, hai presente l’ukiyo?” Derek lo guarda senza parole. “Facciamo finta che io non sappia che cos’è,” disse infine.
“Ma no, è quel concetto estetico giapponese che riguarda la fugacità della vita.
Derek sorrise.
“Ovviamente, come ho fatto a non pensarci prima.” Ma il suo tentativo di sarcasmo cadde a vuoto.
“Beh, sai stavo pensando non ti ricorda un po’ il Carpe Diem?”
Ancora una volta Derek rimase a fissarlo, Ma c’era scritto sul contratto matrimoniale che si sarebbe trovato a fare queste conversazioni alle 2 di notte? Perché se c’era scritto era sicuramente una clausola scritta in caratteri minuscoli.
“Ok. Facciamo finta che io non sappia neanche che cos’è il Carpe Diem,” disse quabdo divenne ovvio che Stiles non era recettivo alle allisioni.
“Beh si tratta di quel concerto estetico greco, per cui dato che la vita è breve bisogna godersela!”
“Penso di aver capito.” Disse il lupo mannaro, “per esempio. Come farsi una buona notte di sonno dopo 5 giorni passati alla caccia di gohul, perché non sai mai quando ci potrebbe essere la prossima crisi sovrannaturale.”
“Assolutamente sì?” Esclamò Stiles, apparentemente incapace di cogliere l’ironia “Una buona notte di sonno, godersi i piaceri della vita e tutte cose di questo tipo!”
“Okay.” Disse Derek rinunciando a mandare messaggi subliminali al suo ragazzo, “e come si collega questo al Giappone?” Chiese speranto di affrettare la fine della conversazione e riprendere il riposo interrotto.
“Devi sapere,” disse Stiles. “Che in Giappone esiste questo ideale chiamato ukiyo. Si tratta di un concetto estetico che inizialmente aveva una accezione molto malinconica concernente il fatto che per quanto le cose sembrano durature niente veramente eterno.”
Derek si sedette sul divano perché i giapponesi avevano ragione e sicuramente la sua pazienza non era eterna; c’erano decisamente troppi paroloni per cui potesse affrontare questa conversazione stando in piedi.
Stiles gli si fece più vicino mettendo via il tablet per usarlo come stufa contro i freddi di fine autunno.
“Come dicevo ruota tutto alla bellezza dell’impermanenza, il mono no aware, e la mia tesi è che esiste un parallelismo tra le due culture sebbene i greci avessero un approccio più legato ai piaceri fisici, mentre i giapponesi si dedicavano più alla contemplazione di questa bellezza fugace. Quindi stavo scrivendo a questo professore di George Town per vedere se era interessato a sviluppare ulteriormente l’argomento per una pubblicazione!” Concluse eccitato.
“Aspetta un secondo.” Disse Derek
“Se stai per dirmi cheè impossibile che nessuno ci aveva già pensato prima ti fermo subito. Ho già controllato. Non ho trovato nessuna publiczione con un titolo che potesse richiamare questo argomento.” Spiegò Stiles con una certa dose di soddisfazione, ma Derek scosse la testa.
“No; stavo per dire che anche se scrivi a quel professore di George Town è piena notte!”
Stiles lo guardò con tanto d’occhi.
“Oh.” Disse infine. “Non ci avevo pensato.”
Derek alzò gli occhi al cielo.
“Andiamo a letto Stiles. Anche i geni hanno bisogno di dormire.”
Stiles alzò le braccia con un’espressione implorante. “Mi porti in braccio?” Chiese. “Non voglio uscire da sotto la coperta, fa freddo.”
Derek lo sollevò con un sorriso e Stiles lo circondò con le braccia avido di calore.
Qualche minuto dopo erano nuovamente al calduccio sotto le coperte e Derek stava abbracciando Stile sper scaldarlo.
“Derek?”
“Cosa?”
“Mi ami?”
“Stiles ci sposiamo venerdì.”
“Si ma mi ami anche se sono matto?”
Derek sospirò arruffandogli i capelli della nuca.
“Ti amo soprattutto perchè sei matto.”
Stiles mugolò felice voltandosi nell’abbraccio e addormentandosi poco dopo.
Con un po’ di fortuna niente avrebee interrotto nuovamente quella notte di riposo.

Precedente Derek to Kame Successivo Condor e altri uccelli