Siamo tritoni non sirenetti!

C’era una volta un magico regno sommerso protetto dal potere sommerso protetto dal potere del bayard-tradente della regina Allura.

Ella aveva sette figli che quel giorno avevano preparato uno spettacolo per il popolo di Alteantide.

Sotto la severa direzione del granchio direttore Slavbastian misero in scena una canzone scritta appositamente per l’occasione:

I figli noi siam di Allura

I nostri bei nomi li ha scelti lui

Laquatus, Lodrin, Laristo, Lotino,

Lotino, Lotor

E ora il più piccolo di noi debutterà

Il nostro fratellino una canzone vi offrirà

Con la sua voce cristallina tutti quanti sedurrà

Ecco a voi Lance!

Ma nello stupore generale la conchiglia da cui sarebbe dovuto uscire Lance era vuota, ben lontano da lì il diretto interessato aveva ben altro per la testa della musica.

°°°°°

Il giovane principe era andato a trovare il suo caro amico gabbiano Coran per mostrargli i tesori che aveva recuperato da un relitto abbandonato insieme al suo fidato amico Floundhunk, sfuggendo per altro al famelico squalo Sendak.

Lance era affascinato dal mondo degli umani, per anni aveva raccolto dei cimeli caduti in fondo al mare come l’arricciaspiccia e il soffiablabla.

Non poteva immaginare però che sua madre Allura avesse deciso di mettergli alle costole Slavbastian per tenerla d’occhio e l’aveva inavvertitamente condotto al suo nascondiglio segreto. Ma le ramanzine potevano aspettare perché proprio in quel momento una nave degli umani stava passando sopra di loro.

A bordo il principe Keith festeggiava il suo compleanno e Lance rimase incantato dal giovane.

Presi dai festeggiamenti i marinai non notarono però una tempesta che si appropinquava e che colpì in pieno la nave affondandola. Il principe cadde in acqua tramortito e Lance non poté trattenersi, corse in suo aiuto salvandolo dall’annegamento.

La mattina dopo su una spiaggia poco distante dal suo castello Keith riprese lentamente i sensi guidato da una voce angelica che cantava per lui. Aprì gli occhi ancora intontito ma prima che potesse mettere bene a fuoco il volto del suo salvatore, questi fuggì perché aveva sentito sopraggiungere gli uomini del castello.

°°°°°

Passavano i giorni e Slavbastian cercava in tutti i modi di convincere Lance che la fìvita sul fondo del mare era molto meglio, ma il giovane principe aveva perso la testa per il misterioso umano che aveva salvato.

Aveva un’aria costantemente distratta e la regina non tardò a notarlo, decidendo di mettere alle strette Slavbastian. Questi involontariamente si fece sfuggire dell’ossessione di Lance per gli umani e la regina andò su tutte le furie. Distrusse la collezione di reperti umani di suo figlio riducendolo alle lacrime.

In questo momento di disperazione fecero la loro comparsa i tirapiedi dello stregone del mare, le murene Pidge e Matt.

La regina Allura aveva bandito tanto tempo prima la magia dal suo regno per colpa di alcuni stregoni malvagi come Haggar e Zarkon che imbrogliavano le povere anime sprovvedute per intrappolarle.

Giravano voci contraddittorie sullo stregone del mare Shiro, ma Lance doveva rischiare e si lasciò condurre nel suo antro.

“Posso aiutarti” annunciò la strana creatura mazza polipo mezza uomo “Ma in cambio ho bisogno che tu mi offra qualcosa per dimostrarmi di essere convinto della tua decisione”

Flodehunk si nascose dietro Lance tramante ma questi non si fece intimorire.

“Qualunque cosa!” Dichiaró a testa alta.

“Allora donami…la tua voce”

Lo stregone mostrò a Lance un contratto, purtroppo le leggi degli stregoni erano molto severe e Shiro poteva fare poco per lui, gli poteva concedere solo tre giorni con il suo ben principe prima che gli effetti dell’incantesimo lo colpissero, fortunatamente era riuscito ad inserire una postilla: se Lance fosse riuscito a baciare Keith l’incantesimo si sarebbe spezzato e lui sarebbe potuto rimanere umano.

Lampi di luce circondarono Lance che sentì un forte calore alla gola; la sua voce fluì via e lo stregone la racchiuse in una conchiglia.

Nel frattempo la magia si stava compiendo, la coda si divise e due gambe presero forma; improvvisamente non riuscì più a respirare. Se non fosse stato per il fedele Flounderhunk non avrebbe mai raggiunto la superficie in tempo.

Dietro di lui risuonò la voce di Shiro: “Ricorda! Se non bacerai Keith entro il tramonto del terzo giorno l’incantesimo non potrà essere annullato!”

°°°°°

In superficie Keith aveva passato moltissimo tempo a pensare al suo misterioso slavatore, un giorno mentre giocava con il suo cane questi lo trascinò fino alla spiaggia dove un’impacciato Lance stava imparando ad usare le sue gambe nuove.

Keith non riusciva a credere ai suoi occhi, il ragazzo era uguale a colui che lo aveva slavato e per un secondo pensò davvero di averlo trovato. Ma il ragazzo era muto. Non poteva essere lui. Però glielo ricordava tanto e non riuscì a lasciarlo lì.

Così lo portò nel suo castello, gli mostrò il suo regno per la delizia del ragazzo. Il principe era incantato dalla sua curiosità verso ogni cosa. Quando accidentalmente si erano rovesciati con la barca non sapeva cosa pensare, era convinto che se non fosse stato per quel piccolo incidente di percorso lo avrebbe addirittura baciato.

Preso nei suoi pensieri Keith scese in spiaggia quella sera, suonare lo aiutava a pensare.

Fu allora che sentì di nuovo quella voce angelica, una figura camminava sulla spiaggia cantando. La melodia gli entrò dentro ipnotizzandolo completamente.

°°°°°

Il giorno dopo Coran planò in camera di Lance per fargli le congratulazioni, tutto il regno era in subbuglio perché il principe aveva annunciato di aver ufficialmente trovato la ragazza che voleva sposare.

Lance si alzò in tutta fretta precipitandosi al piano di sotto ancora in vestaglia ma una brutta sorpresa lo attendeva in fondo alle scale. Keith, rigido come una statua, aveva un altro al suo fianco.

Si sarebbero sposati quel pomeriggio, al calar del sole.

In lacrime Lance osservò la nave delle cerimonie lasciare il porto, accucciato sul molo.

°°°°°

Intanto Coran, inconsapevole degli ultimi sviluppi volava sopra la nave cerimoniale. Qualcuno stava cantando, incuriosito si abbassò solo per assistere ad una scena atroce: quello che all’apparenza sembrava un avvenente giovanotto, nello specchio si rifletteva come un orripilante creatura mezza polipo dalla faccia di rospo.

In preda al panico il povero pennuto volò fino al molo per cercare soccorso.

Lance ascoltò il racconto del gabbiano incredulo; Keith era in pericolo! Doveva fare qualcosa! Si buttò in acqua per raggiungere la nave con l’aiuto di Flounderhunk.

“Vai a chiamare aiuto!” ordinò Salvbastian a Coran prima di seguirli.

Il gabbiano sorvolò la palude chiamando a raccolta tutte le creature e lo strano esercito si gettò all’inseguimento della nave, appena in tempo per impedire il fantomatico sì. Animali di ogni tipo invasero il ponte e gl’invitati si diedero alla fuga. In un atto di coraggio Coran riuscì a rompere la conchiglia liberando la voce di Lance.

Il suo canto risvegliò Keith mettendo fine alla farsa.

“Lance!” corse incontro al ragazzo. Ma era troppo tardi, il sole era tramontato e le gambe di Lance tornarono a essere una coda.

Zarkon lo afferrò ridendo malvagiamente e lo trascinò negli abissi senza perdere tempo a levarsi l’abito da sposa, in un battibaleno la nube di tulle e organza bianca sparì sott’acqua.

Keith senza pensarci due volte saltò su una scialuppa remando verso il punto in cui erano spariti.

Lance intanto si dimenava nella stretta del malefico polipo, non conosceva le acque dove si erano addentrati ma riconobbe la grotta inquietante della malvagissima strega Haggar dai racconti: una terrificante testa di leone scolpita nella pietra con le mascelle spalancate e gli occhi che brillavano di luci strane.

Zarkon passò fra le zanne affilate senza esitazione e la strega li accolse con una risata malefica.

Una luce viola avvolse Lance che iniziò a sentire il suo corpo che cambiava, lacrime amare si persero nell’acqua del mare, solo pochi minuti prima era fra le braccia del so amato Keith e ora era condannato a passare il resto della sua vita sotto quella terribile maledizione.

Non capiva come Haggar e Zarkon avessero ottenuto la sua voce da Shiro ma ormai tutto stava perdendo importanza, se non poteva stare con il suo principe non gl’interessava più nulla.

L’apparizione di sua madre lo riscosse.

La bellissima regina Allura apparve nella grotta quasi come un balsamo per gli occhi, i lunghi capelli argentati si allargavano intorno a lei e non sembrava per nulla felice di quello che vedeva.

“Lascialo andare” urlò puntando il tridente contro Haggar ma la strega si fece scudo del contratto che respinse la magia.

“Mi dispiace” disse la strega tutt’altro che dispiaciuta “Il contratto è vincolante ma posso accettare uno scambio”

Era uno di quei rari momenti in cui i sovrani devono prendere decisioni difficili; come scegliere fra il proprio figlio minore e l’intero regno; Allura non esitò ad alzare ancora il suo magico tridente, e il suo nome coprì quello di Lance.

Nel giro di un battito di ciglia il ragazzo fu libero dall’incantesimo ma la bella regina si dissolse in una nuvola viola assumendo lo stesso aspetto delle altre anime dannate che infestavano l’ingresso della caverna.

La sua corona e il suo tridente rimasero a galleggiare nella corrente e Haggar non esitò ad afferrare l’arma, mentre Zarkon s’impossessò della corona ridendo come un folle.

In quel momento un arpione spuntato dal nulla quasi colpì la strega che lanciò un urlo terribile. Keith era arrivato insieme a Lotor e Shiro.

Lance incredulo nuotò dal suo amato aiutandolo a tornare in superficie.

I due riemersero nel mare in tempesta e il mare intorno a loro si tinse di viola colorato da una luce sotto di loro, la corrente fortissima li separò e una figura inquietante si alzò dai flutti. In qualche modo Haggar era riuscita a diventare ancora più spaventosa con il semplice espediente di crescere trenta metri. La sua voce rimbombava con la potenza di un tuono, abbassò il tridente creando un gigantesco maelstrom, relitti semidistrutti che per decenni avevano riposato infondo all’oceano, tornarono a galla trascinati dalla magia della strega.

Il maelstrom si allargò fino a mostrare il fondo del mare e Lance che si era aggrappato ad uno scoglio nel tentativo di rimanere a galla fu scagliato nella voragine dall’ennesima saetta. Keith non visto nel frattempo aveva nuotato fino ad uno dei relitti, si arrampicò sulla fiancata con l’aiuto di una vecchia cima incrostata di salsedine. Rotolò sul ponte cercando di raggiungere il timone nonostante le onde sballottassero la nave a destra e a sinistra.

Hagar nel frattempo si stava divertendo sadicamente cercando di centrare il povero Lance con delle saette, era tanto presa che non vide proprio arrivare la nave con lo sperone spianato se non quando era troppo tardi. Con un urlo atroce la strega scomparve inghiottita dai flutti alzando un’onda che ribaltò la nave, Keith fece giusto in tempo a buttarsi in mare.

Il sole sorse sul mare finalmente calmo.

Un ragazzo giaceva svenuto sulla spiaggia, poco distante un giovane sirenetto aspettava il suo risveglio su uno scoglio.

La regina Allura con Slavbastian osservava suo figlio con occhi inteneriti:

“Sembra davvero innamorato vero?” chiese Allura.

Il granchio sospirò annuendo.

La sirena abbassò il tridente con un sorriso triste, gli sarebbe mancato immensamente il suo giovane figlio, gli sembrava il giorno prima che aveva imparato a nuotare.

Keith si risvegliò cullato da una melodia dolce e familiare. Aprì gli occhi su quella luminosa mattina e si rese conto che il suo amato Lance stava uscendo dall’acqua sulle sue gambe. Non perse tempoe gli corse incontro baciandolo.

°°°°°

Il loro matrimonio fu enorme. La nave delle cerimonie era completamente circondata dal popolo di Lance e da qualche esponente del popolo di Shiro che finalmente si era riconciliato con Alteantide.

A molto era servito anche il matrimonio fra Shiro e Lotor che adesso li salutavano felici abbracciandosi con l’altro braccio. Lance abbracciò Flounderhunk e Coran salutandoli, poi sua madre si alzò avvolta dalle onde e strinse tra le sue braccia il suo figliolo affidandolo ad un altro uomo.

E tutti vissero per sempre felici e contenti.

 

 

 

 

 

 

Nei profondi abissi, lì dove il sole diventa tenue e la luce acquisisce una sfumatura azzurrina, viveva in grande armonia il popolo del mare.

Lotor, penultimo figlio della regina degli Alteanidi, la bellissima Allura, aveva lunghi capelli bianchi che galleggiavano liberi attorno al viso magro, impreziosito da affilati occhi chiari e un sorriso ammaliante. La coda lucente e dello stesso colore che assumeva la notte poco prima che l’ultimo raggio di sole sparisse lasciando il cielo alla luna, era motivo di grande vanto per il sottoscritto. Egli, infatti, essendo ormai in età da matrimonio riceveva spesso proposte da sirene e tritoni che fossero, ma nessuno riusciva a conquistare la mente fine e a soddisfare l’umorismo arguto che il giovane principe vantava. O forse, la motivazione di tanti rifiuti andava forse ricercata all’interno del principe stesso e più precisamente all’altezza del suo cuore, che ormai già da tempo apparteneva a qualcuno.

Di fatti, sin da quando Lotor aveva memoria c’era un altro ragazzo, che viveva ai margini del regno di sua madre. Egli aveva piccoli occhi neri, corti capelli del medesimo colore, ma sorriso così candido e gentile che faceva scaldare il petto di Lotor ogni volta che lo vedeva. Si faceva chiamare lo Stregone del mare.

 

Quando erano insieme Shiro gli raccontava sempre storie bellissime su alieni venuti dallo spazio che si spostavano su piccole navi volanti, viaggiando tra le stelle e le galassie, e lottando per il predominio di questo o quel pianeta. Lotor lo ascoltava sempre con gli occhi fissi e l’animo sereno, perché i racconti gli facevano sempre sognare mondi esotici dove loro avrebbero potuto vivere in pace e serenità, senza essere giudicati per la magia di Shiro.

 

Infatti tempo addietro, quando l’intrepida regina sua madre aveva da poco sconfitto la perfida Haggar, tutta la magia anche quella bianca praticata da Shiro e la sua famiglia era stata bandita dal regno. Solo vivendo ai margini del reame e tenendo un profilo basso Shiro era riuscito a rimanere nelle sue acque tanto amate.

 

Un giorno Lotor sgattaiolò via, dopo aver terminato i suoi impegni regali, dirigendosi nell’antro in cui abitava lo stregone. Stringeva in mano delle erbe rubate dalle provviste del medico di palazzo che Shiro cercava da tempo e sapeva che questo lo avrebbe disposto bene nei suoi confronti, magari se si fosse proposto in quell’occasione avrebbe addirittura avuto una chance. Dopo aver fatto un gran respiro si avvicinò all’entrata ma udendo il suo nome si arrestò per sentire cosa Shiro stesse dicendo.

«No che non gliel’ho ancora detto, Matt» era Shiro, ma era come stanco e scocciato, aveva un tono che raramente Lotor gli aveva sentito nella voce.

«Ma dovresti. Ha il diritto di saperlo» questa era Pidge, una degli amici di Shiro che lo aiutavano nella sua professione.

«E cosa dovrei dirgli? ‘Caro Lotor, non te l’ho detto ma tra qualche giorno sposerò tuo fratello’?»

Qualcosa dentro il petto del giovane principe si ruppe. Non riusciva più a muoversi, a stento stava respirando.

«Potresti spiegargli il perché» continuò a parlare Matt.

«Sarebbe ancora peggio se scoprisse che ho un accordo con sua madre e l’ho sempre tenuto allo scuro»

Il pugno di Lotor si strinse all’improvviso, rovinando le erbe che aveva cercato di recuperare con tanto amore. Le buttò via, lasciandole a galleggiare ormai in mille pezzi vicino all’antro che tante volte aveva sognato potesse diventare anche suo, e fuggì via.

Ciò che Lotor non ascoltò furono le parole che Shiro pronunciò dopo la sua fuga.

«Se solo avessi saputo che mi sarei innamorato di Lotor non avrei mai acconsentito ad un patto del genere»

«Ma il patto non può essere cambiato? Non puoi sposare Lotor invece di Lance?» disse Matt avvicinandosi.

«È un accordo infrangibile, ci sarebbero delle ripercussioni. Senza contare il fatto che è stata Allura a decidere Lance» lo rassicurò Pidge.

«Ed in più non vorrei mai che Lotor stesse con me per una cosa fredda e formale come un accordo preso dai nostri genitori»

«Non preoccuparti Shiro, in qualche modo ne usciremo»

 

 

Quando Lotor arrivò nella sua camera con i pensieri cupi e le emozioni in subbuglio, in men che non si dica fece sparire qualsiasi cosa avesse mai ricollegato a Shiro. Fermandosi solo nel momento in cui si rese conto che in realtà le cose più preziose legate allo stregone erano dentro la sua memoria e che quella non sapeva come distruggerla.

Proprio quando pensava che le cose non potessero andare peggio, il regno andò in tumulto poiché il giovane Lance, suo fratello più piccolo, era sparito. Sua madre, la regina Allura, addolorata e su tutte le furie, organizzò una spedizione di ricerca che avrebbe interessato ogni centimetro di mare conosciuto. Lotor e tutti i suoi fratelli maggiori si misero in marcia, predisponendo i gruppi e mettendosi a capo di ognuno di essi. Lotor si scelse il luogo più lontano possibile dalla caverna di Shiro.

Proprio di ritorno da una delle ricognizioni, mentre si stava sciogliendo i lucenti capelli bianchi, qualcuno iniziò a chiamarlo dalla finestra. Il principe si avvicinò circospetto e quando si rese conto che erano Pidge e Matt, i due amici e aiutanti di Shiro la tristezza che aveva cercato di accantonare per concentrarsi sul ritrovamento di Lance si rifece viva più forte che mai.

«Che volete?»

«Lotor, abbiamo sentito che state cercando Lance. Noi sappiamo dov’è»

Lotor sgranò gli occhi. «L’ha preso Shiro? Si sono già sposati?»

Matt e Pidge si guardarono confusi. «Tu come fai a sapere di questa storia?»

«Allora è così. Lance non si è neanche degnato di dirmelo, eppure lo sapeva che…»

«No Lotor. Ti stai sbagliando. Lance è nel mondo degli umani. In superficie…» lo interruppe Matt.

«In superficie? ma è impossibile, Lance è…»

«Un tritone, sì. Ma qualche giorno fa ha stretto un patto con Shiro ed ha scambiato la sua voce per delle gambe»

«Quella testa di gambero» imprecò Lotor tra i denti. «Perché non me lo siete venuti a dire subito?»

«Shiro stava aspettando che venissi tu da noi, per dirtelo di persona, ma…» iniziò Matt.

«Ma tu non arrivavi mai. Quasi aveva pensato di venire qui per vedere come stavi» continuò Pidge.

«Che stupidaggine. Shiro non può venire qui, gli è proibito. Perché avrebbe dovuto pensare di fare una cosa del genere?»

«Perché tiene a te ed è preoccupato» rispose Matt accorato.

Lotor lo guardò confuso.

«Ma non è questo il motivo per cui siamo venuti» continuò Pidge «Lotor, Shiro è in pericolo. È sotto il giogo di Haggar, la malvagia strega del mare. Noi non siamo riusciti a fermarlo e…»

La preoccupazione crebbe all’istante in Lotor, tutto ciò che era successo nei giorni trascorsi passò in secondo piano.

«Che è successo?»

«Lui ha consegnato ad Haggar la conchiglia con la voce di Lance. Credo che lei la voglia usare per impadronirsi dello scettro della regina»

Lotor in un attimo fu fuori dalla sua stanza, se suo fratello, il ragazzo che aveva sempre amato e tutto il suo regno erano in pericolo lui li avrebbe tirati fuori.

 

«Mia madre riuscirà a fermare Haggar, ci è già riuscita in passato lo farà un’altra volta» disse ad alta voce Lotor, senza rendersene conto, mentre nuotava velocemente per raggiungere l’antro di Shiro insieme a Pidge e Matt.

«Questa volta la vedo un po’ più difficile» commentò Matt.

«Perché dici così?»

«L’ultima volta la regina Allura ebbe l’aiuto degli stregoni bianchi per sconfiggere la malvagità di Haggar, ma da quando ha bandito qualsiasi tipo di magia molti degli stregoni sono migrati in altre acque»

«Solo Shiro è rimasto» era Matt ad aver parlato, con un misto di malinconia nella voce.

«Perché mia madre avrebbe bandito la magia bianca se le è stata utile?»

«Per paura» rispose Pidge. «Non è semplice sconfiggere la paura, soprattutto quando da te dipende un intero regno»

«E perché Shiro non è andato via allora?»

«Ci ha pensato più di una volta, ma Shiro ama troppo queste acque, gli ricordano i giorni felici in cui era con suo padre e in più c’è il fatto dell’accordo» spiegò Matt.

«Accordo?»

«Di questo forse non dovremmo parlartene noi» iniziò Pidge.

«Ah ma deve saperlo!» la contraddisse Matt. «Il padre di Shiro, alla sua morte, chiese ad Allura di stringere un patto a favore del figlio, secondo il quale se Allura avesse mai avuto figli uno di loro sarebbe dovuto unirsi in matrimonio con Shiro»

La mente di Lotor processava velocemente le informazioni appena ricevute. «E chi di noi dovrebbe sposare Shiro?» cercando conferma di ciò che aveva già sentito

«Oh no Matt. Questo non ti permetto di dirglielo» si oppose Pidge.

Matt lo guardò con il viso affranto. «Non ha scelto lui chi sposare di voi. È stata tua madre»

«E va bene basta così, Matt! Queste sono cose che si devono rivedere tra di loro» lo interruppe Pidge con convinzione.

Lotor decise di non indugiare troppo sul significato di quelle parole ma qualcosa dentro di lui cambiò.

 

Quando finalmente arrivarono nell’antro di Shiro, Lotor sentì un dolore in fondo al petto. I bellissimi occhi scuri dello stregone, di soliti gentili e cordiali erano inondanti di una sinistra luce violetta, segno della magia nera di Haggar.

Subito Lotor gli fu vicino e prese a chiamarlo. Ma più lo chiamava, più Shiro rimaneva assente.

«Un altro giovane amore morto sul nascere. Voi figli di Allura siete tutti così sentimentali» era una voce malvagia ad aver pronunciato quelle parole, una voce che veniva dalle profondità oscure del mare. Lotor si voltò e la figura di Haggar gli si parò davanti agli occhi. Aveva tentacoli di piovra simili a quelli di Shiro e occhi illuminati di una luce sinistra e spaventosa.

«Tu sei Haggar» disse Lotor sorpreso nel vederla e al tempo stesso facendo inconsciamente scudo con il proprio corpo a Shiro.

«La mia fama mi precede»

«Lascia andare Shiro, ormai hai ottenuto quello che volevi da lui» tentò Lotor.

«E perché mai dovrei farlo? Cosa ci ricavo io? Ho un servo forte e potente ai miei piedi» e così dicendo schioccò le dita e Shiro veloce come un fulmine prese Pidge per il collo. Matt scattò in avanti cercando di aiutare la sorella e Lotor invece si mise faccia a faccia con la strega.

«Aspetta! Ti darò qualsiasi cosa, ma lasciali andare»

«Ah la nobiltà d’animo, che stupido spreco di tempo ed energie» commentò Haggar «Tuttavia credo che tu abbia qualcosa che possa essermi utile in futuro»

Lotor la guardava con lo sguardo fisso, cercando di non far trasparire l’ansia che gli si agitava dentro.

«Voglio la tua voce»

«La mia…voce»

«Esatto» confermò la strega con un ghigno malefico.

Lotor sentiva i gemiti di dolore di Pidge dietro di lui e Matt che tentava in tutti i modi di fermare Shiro. E non ebbe scelta. Acconsentì.

«Prendila è tua»

La luce avvolse Lotor e la voce uscì dal suo petto e dalla sua gola lasciandolo muto per sempre. Haggar sorridendo maligna se ne andò dall’antro lasciando i ragazzi soli.

 

Lotor si voltò ancora scosso da quanto appena successo, Shiro stava tornando normale e più i suoi occhi diventavano del grigio che tanto amava, più la presa su Pidge si affievoliva.

Quando Shiro rinvenne del tutto subito andò incontro a Lotor.

«Che hai fatto? Perché le hai dato la tua voce?»

Lotor si limitò a guardarlo fisso. Possibile che quella testa di polpo non ci era ancora arrivato?

Shiro gli accarezzò piano una guancia. «Sistemerò tutto vedrai»

In risposta Lotor andò incontro alla sua mano con il viso.

 

«Ragazzi non vorrei disturbarvi, ma credo che lì su stia succedendo qualcosa di veramente grave» li interruppe Pidge, che si era appena ripresa.

«Certo Pidge, hai ragione. E scusami per prima, io non ero in me.»

Pidge gli mise una mano sulla spalla, comprensiva. «Lo so. Ora andiamo»

 

Arrivarono in superficie e su una nave videro un giovane umano dai capelli scuri che sembrava volersi buttare in acqua da un momento all’altro. Lotor gli andò incontro e lo aiutò a far fronte alle onde che agitavano il mare quel giorno, quando si tuffò.

«Sei anche tu una sirena…» commentò sconvolto il giovane ragazzo.

Lotor tentò di rispondere che era un tritone non una sirena, ma ovviamente neanche un fiato gli uscì dalla bocca.

«Anche tu hai perso la voce come Lance?» chiese ancora il giovane principe.

Nel frattempo Shiro li aveva raggiunti. Lotor indicò il ragazzo e Shiro capì all’istante che cosa volesse che facesse.

«Tu invece sei un polpo, come quel mostro che voleva sposarmi»

«Ehm, sì siamo della stessa razza, più o meno. E Lotor è il fratello di Lance, io mi chiamo Shiro, loro sono Pidge e Matt» spiegò a beneficio dell’umano. «Sai dov’è Lance?»

«Il mostro lo ha portato giù negli abissi, ma non so dove siano andati» ripose sconsolato.

«Sono andati sicuramente nell’antro di Haggar» commentò Matt.

«Va bene andiamo»

Lotor era già sparito sotto l’acqua con la preoccupazione che gli invadeva il petto. Shiro, dopo aver fatto un semplice incantesimo su una bolla d’acqua la diede a Keith che poteva perciò respirare sotto l’acqua.

Nuotarono tutti e cinque velocemente verso l’altro ma quando arrivarono, la regina Allura era già stata tramutata in un mollusco. La strega del mare aveva in mano il tridente e Zarkon, con ancora il vestito da sposa addosso, stringeva la corona, tutto sembrava perso, ma d’un tratto un arpione colpì la strega.

Lotor fu veloce, recuperò un pezzo di roccia che Shiro aveva reso affilato con la magia, guardò nella sua direzione e vide che il ragazzo aveva perfettamente inteso cosa dovessero fare e infatti bloccò Zarkon che si stava avventando su di loro. Lotor gli andò incontro e lo infilzò forte, trapassandogli il vestito da sposa e il ventre. Attese che la vita abbandonasse i suoi occhi e poi lasciò andare la presa. Haggar andò su tutte le furie, crescendo a dismisura e nuotando verso la superficie.

Lance e Keith la seguirono mentre loro rimasero ancora nell’antro della strega dove una strana calma era scesa in quel momento attorno a loro, ma sapevano che non era ancora finita.

Lotor guardò il mollusco che era sua madre e sperò che capisse le parole di conforto che voleva dirle. Ti salverò madre, non temere. Poi si voltò e seguito da Shiro e gli altri, portando con sé il tridente, tornò a galla giusto in tempo per vedere Keith che trapassava Haggar con la sua nave.

 

Il cielo scuro si illuminò di nuovo tornando di uno splendido azzurro. Con Haggar finalmente sconfitta Lotor riacquisì la sua voce all’istante.

«Finalmente. Non sarei riuscito a vivere tutta la vita senza voce» commentò tra sé e sé.

Shiro sorrise e lo abbracciò. «Neanche io senza la tua»

Lotor arrossì. «C’è qualcosa che devi dirmi Shiro?» chiese retoricamente.

Shiro a disagio guardò Pidge e Matt. «Non è stata colpa mia. È Matt che gli ha detto praticamente tutto» commentò Pidge.

Shiro tornò a guardare Lotor. «Lo so che avrei dovuto parlartene prima, dell’accordo e tutto il resto, ma lo avrei fatto non appena avrei trovato un modo per sposare te e non Lance» si spiegò lo stregone.

Lotor lo guardò con un mezzo sorriso che premeva per diventare più grande e andargli da faccia a faccia.

«Quindi il grande stregone del mare vuole sposare me?»

Shiro si voltò verso gli amici. «Questo non glielo avevate detto?»

«Questo no» ripose Pidge.

«E chi te lo dice che io voglia sposarti?» chiese Lotor assumendo un’espressione altezzosa che in altre occasioni avrebbe fatto ridere Shiro.

«Tu… cioè, lo capisco se non vuoi. Io non volevo costringerti…cioè…»

Lotor scoppiò a ridere davanti l’imbarazzo e il disagio di Shiro. «Sei proprio una testa di polpo» e così dicendo lo baciò appassionatamente.

 

 

Le nozze si celebrarono di lì a pochi giorni, dopo che insieme andarono a chiedere il permesso alla regina Allura di cambiare l’accordo preso. Finalmente Shiro non doveva più vivere ai margini della società e praticare la sua professione nell’ombra. Nonostante tutto lui e Lotor costruirono una casa che si trovava al di fuori dal centro abitato del regno di Allura e costruirono anche un paio di stanze per Pidge e Matt che così sarebbero potuti andare a trovarli quando volevano.

Finalmente Lotor aveva avuto il suo lieto fine e come lui anche suo fratello piccolo Lance, che ricevette due gambe come dono dalla madre, questa volta riuscendo a tenersi la voce.

Al matrimonio di Lance e Keith parteciparono tutti, anche lui e Shiro. Vedere finalmente Lance così felice gli fece scaldare il cuore nel petto e stringendo la mano del suo sposo accanto lui, pensò che nonostante tutto da quel giorno in poi sarebbero stati tutti felici.

 

 

 

 

 

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