Ti presento i miei

Missione 4, SAFE + SLASH.

Stanno arrivando– urlò allura nell’interfono e la sua voce agitata si sparse per tutto il castello.

“Cosa?” urlò Pidge con le braccia cariche di apparecchi vari “Ma non dovevano arrivare fra un’ora?”

“Esattamente numero cinque!” Disse Coran passando di corsa “Ma l’ho detto un’ora fa!”

“Non possono essere già qui!” Pianse Hunk nell’interfono dalla sua postazione in cucina senza smettere di girare come un forsennato il composto nella ciotola che aveva davanti “Moriremo tutti!”

“Nessuno morirà!” sentenziò Shiro, ma anche lui iniziava a sentire una punta di panico mentre rassettava alla velocità della luce la sala comune, gettò uno sguardo alla lista che aveva fatto quella mattina:

-Doccia/barba/uniforme pulita: check

-Cuscini a posto: check

-Fiori freschi: check

Tirò un sospiro di sollievo, forse non sarebbe stata una tragedia, forse. O forse sarebbero morti tutti dopo tutto, per via di quel piccolo dettaglio che nessuno aveva il coraggio di menzionare.

Un suono di oggetti rovesciati venne dall’interfono e quello che sembrava Matt lanciò un gemito.

“Qualcuno mi poteva avvertire che lo sgabuzzino sul ponte tre era pieno” rantolò il ragazzo con voce lontana “Un aiutino?”

Shiro sospirò rassegnato affrettandosi ad andare a soccorrerlo.

Lance a sua volta combatteva l’ansia a sua volta rastrellando furiosamente il fieno per Kaltenecker, se continuava così avrebbe avuto bisogno di un’altra doccia, sarebbe stata la terza quella mattina. Neanche un attacco all’impero galra gli aveva mai messo tanta ansia addosso.

Finito con il fieno caricò il secchio di latte che aveva appena ottenuto dalla mucca e si diresse verso la cucina.

“Lance!” esclamò Hunk vedendolo “Finalmente, temevo fossi montato sul tuo leone cercando di volare quanto più lontano possibile”

“Confesso che ci ho pensato” il paladino blu si lasciò andare su una sedia.

La navicella ha attraccato! – annunciò la voce di Allura dagli altoparlanti.

Io continuo a non capirvi– si sentì dire a Lotor in sottofondo –Ma non eravate in buoni rapporti?

Ora ti spiego…– disse Allura prima che la comunicazione s’interrompesse.

“Secondo i miei calcoli, in questa realtà ci sono buone possibilità che non muoia nessuno” disse Slav al sicuro nel suo laboratorio, nel quale si era barricato all’annuncio della visita che stavano tutti aspettando “Un ottanta per cento diciamo”

Keith scese dalla navicella con un nodo allo stomaco, aveva rischiato seriamente di rimettere, neanche con Lance alla guida si era mai sentito tanto in ansia. Il gruppetto che era venuto con lui scese dalla navicella assiepandosi nell’hangar, quel giorno, fra le altre cose la Blade of Marmora avrebbe accettato Lotor come suo imperatore e Keith sperava che almeno in parte la presenza di tutti quei galra avrebbe evitato un eventuale spargimento di sangue.

“Benvenuti!” li accolse Allura con il suo miglior sorriso, per l’occasione aveva indossato il suo vestito da cerimonia.

“Io sono la principessa Allura siete la benvenuta nel mio castello” disse stringendo la mano alla Galra che la superava di quasi tutta la testa.

“Piacere, il mio nome è Krolia, Keith mi ha molto parlato di voi” adesso che non lavorava più sotto copertura Krolia aveva adottato nuovamente le vesti tipiche della Blade of Marmora e Keith si sentiva un po’ strano ad essere vestito nello stesso modo di sua madre.

“Vostra maestà” Krolia s’inchinò davanti a Lotor, Allura e Coran dovevano essere intervenuti perché adesso non indossava più la sua consueta armatura ma un vestito di una foggia molto simile a quella di Allura, solo con toni più scuri; il tutto adornato con un sontuoso mantello viola.

“Non t’inchinare, senza l’operato infaticabile tuo e dei tuoi compagni non saremmo qui ora, mi hanno riferito con quale coraggio hai combattuto tutti questi anni e i sacrifici che hai compiuto per la causa” il suo sguardo corse a Keith e sua madre accettò le sue parole con un cenno.

Tutto stava filando liscio, Allura e Lotor li condussero nell’area comune dove gli presentò Hunk, Pidge e Coran. Matt arrivò poco dopo e Keith ringraziò gli astri che ebbe la decenza di non flirtare almeno con sua madre.

Solo due persone mancavano all’appello come previsto.

C’era stata un’accesa discussione su come procedere a quel punto e infine erano approdati alla decisione che era meglio proseguire in separata sede. Keith lasciò che tutti si accomodassero: Hunk si era superato e invitanti pietanze erano disposte in un angolo su quello che aveva tutta l’aria di un tavolo da buffet. Con un sorriso l’ex paladino rosso riconobbe addirittura una postazione per i milkshake.

Aspetto finché riuscì a trattenere l’ansia poi si avvicinò a sua madre con il cuore in gola: “Madre” quella parola gli faceva ancora uno strano effetto, un po’ come quando si scende dalle montagne russe “Da questa parte, ci sono altri che ti vogliono conoscere”

“Fammi strada figlio” era abbastanza strano anche sentirsi chiamare così.

La condusse fuori dalla stanza, avevano tutti concordato che il salottino con un’intera parete occupata da un’unica gigantesca finestra era il posto migliore, era isolato e avrebbe concesso loro la riservatezza che serviva.

Due figure li aspettavano lì.

Il primo a farsi avanti fu ovviamente Shiro, tese la mano con un caldo sorriso e Keith si rilassò: “Questo è Shiro”

“Ma certo, l’impavido leader di Voltron, molto piace, aspettavo con ansia d’incontrarti, ho sentito molte cose su di te e confesso di averti visto combattere nell’arena in un paio di occasioni, immagino che tu voglia dimenticare quel periodo ma sappi che ho visto molti galra che non saprebbero battersi come te”

“Il piacere è mio! Ho saputo che dobbiamo a voi la sconfitta di due dei più grandi generali di Zarkon” si strinsero la mano con il cameratismo di cui solo due guerrieri possono essere capaci.

Keith lanciò un’occhiata all’ultimo dei suoi vecchi compagni e lo trovò rigido come un tronco, in un’altra occasione avrebbe riso di lui ma in quel momento lo compativa.

“Questo invece è Lance” sua madre incombé sul paladino blu stringendogli la mano pensierosa.

“Piacere, però non capisco come mai tutto questo riserbo Keith” Lance guardò uno sguardo in preda al panico all’interpellato.

“Ecco…madre…lui è il mio compagno…” la galra lasciò andare la mano di Lance e osservò suo figlio spostare il peso da un piede all’altro vicino a quel piccolo umano, il suo sguardo si spostò interrogativo su Shiro che a quel punto sembrava fuori posto in quel quadretto.

“E lui?”

“Anche lui è il mio…compagno” Keith inghiottì a vuoto sentiva che sarebbe svenuto, non aveva avuto esattamente il tempo d’informarsi su come funzionassero questo genere di rapporti per i galra e quando sua madre aveva espresso il desiderio di conoscere i suoi compagni paladini era caduto in preda al panico.

Krolia da parte sua lo osservava con un sorriso anche se il ragazzo non poteva saperlo da come aveva incassato la testa fra le spalle con lo sguardo fisso sul pavimento. Sembrava imbarazzato da quella parola e le ricordò immensamente la sé stessa più giovane che ammetteva di provare dei sentimenti sconosciuti per quello strano alieno di un piccolo pianeta lontano.

Si scrollò i ricordi di dosso e diede al suo piccolo una potente pacca sulla spalla che quasi lo stese: “Complimenti figliolo, ottima scelta! Con questi due valorosi guerrieri al tuo fianco posso stare tranquilla!”

Keith la guardò palesemente a bocca aperta e lei ne approfittò per stringere i due umani impietriti in un abbraccio: “Prendetevi cura del mio cucciolo o vi ucciderò con le mie mani” disse loro con un sorriso minaccioso.

“S….sì” balbettò il paladino nero mentre il piccolo paladino blu sembrava svenuto in piedi.

“Immagino avrai molto da dirti con i tuoi compagni, io torno alla festa, non metteteci troppo” fece un occhiolino a Keith che la guardò con le mascelle a terra e se ne andò a cuor leggero. Era felice di sapere che il suo amato figlio non fosse solo.

Un tonfo annunciò che infine Lance aveva ceduto e giaceva privo di sensi a terra.

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