Il libro delle risposte – Capitolo 1

Cow-t 10. M3. SAFE.
Parole: 1846.
Prompt: Spirit in the Sky – Keiino.
Fandom: Originale.
Dal punto di vista delle persone coinvolte in una storia il disegno generale spesso sfugge ma alle stelle che silenziose assistono agli eventi seguendo il viaggio dei protagonisti fin dall’inizio è facile individuare il punto d’inizio. Il singolo istante in cui l’eroe fa un passo nella direzione giusta a imbocca la strada che lo condurrà al suo destino. Un’altra cosa che spesso passa inosservata è che il destino raramente giace nelle mani di una singola persona, perché un eroe possa essere tale mille dettagli si devono incastrare nel modo giusto, innumerevoli persone devono prendere le giuste decisioni e non poco rimane comunque affidato al caso.
Per questo il destino è tanto interessante da osservare enel buio della volta celeste la scintillante luce di alcuni potenziali eroi che siapprestano ad iniziare quel burrascoso percorso brilla luminosa nell’oscurità.
Non tutte le notti sono uguali, alcune passano così, fugacemente, senza che nessuno le ricordi, altre sembrano durare in eterno, illuminate dai fuochi delle battaglie o da grandi falò che le seguono, la gente balla e la musica risuona nell’aria.
Poi ci sono delle notti buie, avvolte da una coltre di nubi che non lasciapassare un filo di luce; dove anche gli assassini hanno paura ad aggirarsi. Sono quelle lunghe notti in cui non si riesce a dormire senza ragione, le persone si girano nel letto senza pace. I gatti corrono inquieti e i cavalli si agitano nella stanza.
In queste notti eventi che cambieranno il destino del mondo si mettono in modo e tutti lo avvertono in una certa misura. Il buio si pervade del senso di attesa, come se l’universo guardasse con il fiato sospeso.
Come la sera prima del matrimonio di Lilibeth Rastel.
“Buonanotte cara! Riposa bene domani è un grande giorno!” disse sua madre prima di chiudere la porta dietro di sé, ma la ragazza non avrebbe potuto essere più sveglia. Non era tesa, al massimo rassegnata, l’indomani avrebbe sposato un giovanotto che non aveva mai visto, così la famiglia di lui, nobili in rovina, avrebbero messo le mani sulla fortuna del padre di Lilibeth il quale invece agognava ad un titolo nobiliare. Sin da quando era piccola sapeva che le sarebbe toccato un matrimonio del genere e ormai era abituata all’idea. Eppure, quella sera non poteva rassegnarsi al sonno. Infine, scostò le coperte e si diresse alla finestra spalancando le ante, le sembrava di sentirsi chiamata. La pelle le formicolava addosso e non riusciva a convincersi a rimettersi a letto.
Decise che una passeggiata le avrebbe schiarito le idee e si vestì in silenzio, scese le scale con attenzione, evitando il gradino scricchiolante e passando oltre il fuoco morente nel camino. Si era a mala pena resa conto di aver indossato abiti comodi e raccolto in una borsa un paio di tuniche e i pochi soldi che teneva nel cassetto. Camminò a passo svelto fino al termine del villaggio dove uno stallone candido era legato fuori dalla locanda, si trovò a slegarlo senza pensare che non aveva mai compiuto un furto prima d’ora. L’unica cosa che sapeva era che doveva raggiungere l’origine di quella voce. Montò in sella e sparì nella notte, lasciandosi dietro una vita che qualcun altro aveva programmato per lei.
A molte miglia di distanza anche una principessa si preparava a partire.
“Non posso credere che in questo secolo qualcuno pensi ancora che le principesse vadano salvate!” urlò contro suo padre la principessa del regno di Vesper, era l’ultima di quattro figli e l’unica femmina; crescere con tre fratelli maggiori le aveva forgiato il carattere.
“Si tratta di una tradizione cara, anche tuo padre mi ha salvato da una palude maledetta” le rispose la regina Frialdana con uno sguardo fermo, lei e suo marito avevano passato anni a pianificare il salvataggio della figlia e non riusciva a capire le proteste della ragazza. Chiuderla in una torre non era la più originale delle idee ma con molto impegno erano riusciti a mettersi in contatto con il potente regno dei draghi e avevano ottenuto di avere un grosso rettile sputafuoco come guardiano. Da giovane lei si era dovuta accontentare di demoni acquatici, sabbie mobili e serpenti velenosi.
“Tesoro” disse invece il re con voce gentile, aveva un debole per la sua principessina e raramente riusciva a dirle di no “Per favore, il papà e la mamma ci tengono molto, vogliamo che le cose fra te e il principe Dik di Dragstorm inizino nel modo giusto, so che una torre in una landa desolata non è il posto migliore per passare il finesettimana, ma sono sicuro che non ci vorrà più di un paio di giorni”
La principessa sbuffò indispettita, le altre ragazze della scuola di buone maniere erano andate al lago e lei si era persa la gita, però in fin dei conti sapeva quanto era importante quella tradizione, era solo scocciata che i due eventi coincidessero.
“Spero solo che questo principe si sbrighi” cedette alla fine salendo nella carrozza.
Il principe in questione al momento tutto aveva in mente tranne che il suo futuro matrimonio, era impegnato a ridere fino alle lacrime con un paio dei suoi fratelli: avevano sparso della polvere urticante nei vestiti di uno dei più piccoli, Relas o qualcosa di simile, e ora lo guardavano contorcersi sulla sedia durante un banchetto di gala. L’etichetta impediva a presenti di lasciare il tavolo prima del re e loro tre avevano scommesso su quanto ci avrebbe messo il ragazzino a esplodere.
Il poverino rispondeva all’altisonante nome di Relias terzo della stirpe dell’Algida Fiamma, a cui non dispiaceva affatto il suo cognome. Semmai era con il nome che aveva qualche problema. C’erano stati altri due Relias prima di lui: un semisconosciuto scrittore del settimo secolo, prima che la sua famiglia si conquistasse il titolo nobiliare, e uno sciocco duca nel nono secolo che si era fatto impiccare dai suoi sudditi. Secondo suo padre era una buona cosa: sarebbe stato lui a dare lustro al nome. Secondo i suoi ventisette fratelli quest’onere sarebbe toccato al quarto Relias; ovviamente si parla dei fratelli che si ricordavano della sua esistenza. È anche vero che dopo ventotto figli si poteva perdonare una piccola mancanza d’ispirazione a suo padre.
Padre che aveva deciso di tenere una cena di famiglia proprio quella sera che i suoi fratelli più grandi si erano decisi a fargli uno scherzo infame. Si sentiva bruciare, ma gli era completamente vietato muoversi dal tavolo prima di suo padre, era forse l’unica regola uguale per tutti. Sapeva che non avrebbe resistito, presto o tardi sarebbe scappato in bagno.
Era solo questione di tempo.
Il tempo di Tarak invece stava per finire. Quella sera si era diretto al bordello Treasure Castle già ubriaco, la guardia era un suo amico che lo aveva fatto entrare nonostante fosse noto per essere molesto da ubriaco e ora aveva messo all’angolo una deliziosa moretta che aveva cercato di sfuggirgli.
“Avanti dolcezza, ho pagato non puoi fare la difficile, non vorremmo mai che qualcosa accada a questo bel visino” allungò una mano verso il volto della ragazza che cercava di ripararsi con le braccia.
Qualcosa lo colpì dietro la nuca con un tintinnio facendogli mordere la lingua con forza.
“CHI È STATO?” urlò in preda all’ira voltandosi con i denti impiastricciati di sangue.
“Ecco il vostro denaro, potete anche accomodarvi all’uscita” una ragazza dai lunghi capelli biondi come il platino lo fissava freddamente con l’aria vagamente disgustata. Se Tarak stato più lucido si sarebbe accorto che era vestita in modo molto diverso dalle altre donne presenti; in primo luogo indossava i pantaloni, fatto insolito per una femmina, inoltre la tunica e il farsetto si discostavano molto dai delicati vestiti delle prostitute. Ma come accennato Tarak era più ubriaco di quanto fosse consigliabile e vide solo una giovane avvenente che non sembrava spaventata da lui e la cosa lo intrigò.
“Non si vedono spesso capelli biondi da queste parti” commentò raccogliendo il sacchetto di monete con qualche difficoltà, quando il mondo smise di girare le si avvicinò con aria predatoria “Dimmi che hai più voglia di divertirti della tua amica”
Lo sguardo della ragazza si assottigliò pericolosamente: “Ma certo signore” disse chinando il capo “Mi segua”
Tarak si godette gli ultimi minuti della sua vita attraversando la stanza con aria vittoriosa, era convinto lo attendesse una nottata grandiosa, era talmente perso nelle sue fantasie che non si accorse del cadavere nella stanza finché quasi non c’inciampò sopra. Era il suo amico, quello che lo aveva fatto entrare, qualcuno gli aveva tagliato la gola di netto.
Fu più efficace di una doccia fredda, si voltò di scatto verso la ragazza ma era già tardi, il pugnale lo trafisse al basso ventre aprendogli la pancia con un taglio fermo ed esperto.
Non aveva ancora toccato terra che Antimony aveva già girato sui tacchi chiudendo la porta dietro di lei.
“Tesoro non c’era bisogno di ucciderlo” le disse Hunter, l’eccentrico proprietario del bordello “Ci sono draghi che si raccontano storie di paura su di te per spaventarsi”
“Non hanno nulla da temere se si comportano in modo decente” disse la ragazza pulendo con attenzione il suo pugnale ed esaminando la lama da vicino come a cercare macchie fuggitive “E poi non si vedono draghi da anni”
Questi grossi rettili avevano le loro ragioni per non farsi vedere. Secoli prima un oracolo dal nome dimenticato aveva dato loro una profezia sul loro rapporto con gli umanidi. Le cose fra le due razze non erano sempre andate per il meglio, alcuni draghi antichi avevano la brutta abitudine di saccheggiare i castelli e rubare tesori, in più gli esserini erano convinti che i draghi mangiassero esponenti della loro specie; un’idea assurda ma loro sembravano così sicuri che niente era stato in grado di dissuaderli. Il punto è che secondo la profezia un giorno umanidi e draghi avrebbero convissuto in pace, ma solo a condizione che i draghi sparissero fino al giorno che un umanide avrebbe chiesto il loro aiuto. Sfortunatamente essendo i draghi poco avezzi all’uso della scritturo nessuno aveva pensato di annotarsi il testo preciso.
Così al giorno d’oggi tutto ciò che si ricordavano era di dover sparire, aspettare un messaggero e che a cambiare le loro sorti sarebbe stato un drago rosso come il rubino.
“Perché non posso avere una grotta anche io?” piagnucolò OpalScale mentre con la famiglia osservavano RubyScale sparire all’orizzonte, diretto al mondo degli umanidi.
“Tuo fratello sta andando a lavorare per guadagnarsela” rispose mamma drago.
“Farà sicuramente un macello” commentò OpalScale imbronciato.
“Posso avere graniti per cena?” chiese giulivo JadeScale.
Ormai lontano RubyScale volava trepidante orientandosi con le stelle, sarebbe stato il primo drago a vedere un umanide da tempi immemori, e avrebbe avuto una grotta! Non riusciva a capacitarsi della sua fortuna mentre sorvolava villaggi dormienti.
Quella notte il destino del mondo prese una brusca svolta anche se gli effetti non sarebbero stati evidenti prima di diverso tempo.
Nelle profondità della Biblioteca Sepolta il Libro delle Risposte attendeva, da secoli attendeva l’arrivo di un eroe e una di quella persone li avrebbe salvati tutti. Altrimenti erano perduti.
Altrimenti il mondo era perduto.

Precedente Il regno di Ade - Capitolo 1 Successivo Baby names