Sospetto che tu gli piaci

SAFE- Missione 5: Unità Aristoteliche

Parole: 1162

 

“Carino il ragazzo con cui parlavi prima.” Disse casualmente Peter girando per il suo ufficio. Era arrivato da un paio di minuti facendo tutto un discorso sulle mezze stagioni che non c’erano più e mostrando un interesse fuori scala per gli articoli di giornale appesi alle pareti di Derek. Aveva resistito ben cinque minuti prima di scoprire le carte.

“Vuoi dire il criminale che abbiamo fermato per sospetta rapina?” Chiese Derek senza alzare gli occhi dal fascicolo che stava leggendo. Temeva di sapere dove stava andando a parare.

“Proprio lui. Perché non gli chiedi di uscire?”

“Smettila di cercare di sistemarmi, hai già un lavoro, e non è l’agente matrimoniale.”

“No è fare il detective e sono bravo a leggere le persone.” Disse l’uomo appoggiandosi alla sua scrivania.

“Se ti chiedo cosa hai letto in Stiles poi possiamo concludere questa conversazione così magari posso tornare al lavoro?”

“Per favore scopami su questo tavolo.” Disse Peter osservandosi le unghie con noncuranza.

Derek si strozzò con la saliva. 

“COSA?”

“Non guardare me nipote. Sinceramente dubito che quel ragazzo sia l’assassino a sangue freddo che cerchi. Anche perché dopo il modo in cui ti guardava dubito che sia più sul lato accaldato del termometro.”

“FUORI DI QUI!” 

Derek non stava temporeggiando.

Assolutamente no. Il motivo per cui era già passato davanti alla porta della sala interrogatori tre volte senza entrare era assolutamente scollegato dalle parole di Peter. Il fatto che suo zio lo stesse guardando dallo studio del medico forense commentando quello che faceva con un sorriso sarcastico non aiutava.

Al terzo passaggio vide Deaton passare dei soldi a Peter.

Era troppo. 

Spalancò la porta della sala interrogatori con più forza di quanta ci volesse mettere, facendo sobbalzare il ragazzo che lo aspettava all’interno.

Doveva convenire che non sembrava esattamente un assassino. Non che il termine corrisponda ad una descrizione precisa.

Ma non ce lo vedeva a sabotare le corde dei riflettori in un teatro per far collassare una delle luci su un povero stagista ignaro.

Inoltre che ci faceva nel teatro?

Quando avevano trovato il suo portafoglio dietro le quinte nessuno della crew lo aveva saputo riconoscere. Avevano dovuto usare il suo social security number per rintracciarlo.

Innervosito con se stesso gettò il fascicolo sul tavolo sedendosi.

“Buongiorno.” Disse cercando di darsi un tono. “Signor…” guardò il nome sul fascicolo ma dopo un paio di tentativi dovette cercare aiuto dal suo interlocutore.

“Può chiamarmi Stiles.” Disse il ragazzo con un mezzo sorriso che Derek non trovò per niente accattivante. “Mi chiamano tutti così.”

“Molto bene signor Stiles. Può chiarire cosa ci faceva il vostro portafoglio in un area ad accesso limitato del teatro?” 

“Avete un foglio?” Disse il ragazzo. “E una penna magari.” Aggiunse dopo essersi tastato addosso.

“Come scusi?”

“Un foglio e una penna. Devo prendere appunti, non mi ricapiterà mai più di partecipare ad un vero interrogatorio.” 

“Signor Stiles, la prego di prendere la cosas seriamente, è il sospettato principale di un indagine per omicidio.”

Stiles che si stava ancora cercando nelle tasche si bloccò alzando lo sguardo lentamente.

“Che strano, mi è sembrato che abbia detto la parola omicidio.” Disse con una risatina nervosa.

“Non le è sembrato, l’ho detto. Serve lo spelling?” 

“Non si preoccupi non ho trovato dove scrivere. Non nego che ho ucciso delle persone ma solo con la penna. Lo giuro!” Disse concitato.

La conversazione aveva cessato di avere senso per Derek già da qualche minuto e sbattè una mano sul tavolo per bloccare l’incessante muoversi del ragazzo che lo guardò ad occhi sgranati. 

“Signor Stiles. Edward Beckett, macchinista del teatro Opera è stato trovato morto stamattina schiacciato da un riflettore. Immagino che il suo portafoglio sia finito per caso nella sezione di ancoraggio delle funi. Cosa ci faceva in quel teatro? Meglio che inizi a spiegare o l’unica carta che avrai sarà un biglietto di sola andata per il carcere.” Disse Derek alzandosi e facendo cadere la sedia. Nel crescendo della sua sfuriata si era calato in avanti sul tavolo, per tutta risposta Stiles si era inarcato all’indietro, il che li aveva lasciati in una posizione alquanto scomoda.

Derek si tirò indietro incrociando le braccia sul petto e Stiles infilò lentamente una mano nella giacca tirando fuori un porta biglietti da visita.

“Sono uno scrittore.” Disse poggiando il biglietto avanti. Non aveva traccia di paura nella voce e Derek dovette trattenersi dal rompere la sua maschera impenetrabile con un’espressione che avrebbe tradito la sua curiosità.

Se il ragazzo non aveva la minima paura o era molto stupido…o innocente.

“Mi dispiace, so che non dovevo essere lì, ma sapevo che il mio amico Scott doveva consegnare dei macchinari e gli ho chiesto di accompagnarlo, volevo vedere il retro di un grande teatro per una references. Così mi sono messo uno dei giubbini della sua ditta e ho preteso di aiutare a scaricare.” Disse Stiles quasi senza prendere fiato. 

In quel momento la porta si aprì.

“Detective Hale.” Lo chiamò Isaac. “Può veniere un secondo?” 

Grato della tempestiva interruzione Derek lasciò la stanza, aveva bisogno di un momento per riprendersi da quella conversazione senza ne capo ne coda.

“Abbiamo preso il vero colpevole.” Gli disse Isaac indicando un tipo che veniva portato via. “Sostituto primo attore, puntava a far fuori il protagonista e prenderne il posto. Attore mediocre e pessimo assassino, dovrà trovare una nuova vocazione se mai lo lasceranno uscire di prigione.” Isaac ridacchiò e Derek si strinse la radice del naso con le dita.

“Vado a rilasciare lo scritto in incognito prima che faccia ammattire qualcun altro.”

Riaprì lastanza degli interrogatori trovando Stiles che faceva smorfie allo specchio finto.

“Davvero si vede tutto dall’altra parte?” Chiese. 

Derek sospirò e annuì. Glielo poteva concedere dopo la scena che gli aveva fatto.

“E l’omicidio? Non mi chiedi dove ero la notte del delitto e se c’è qualcuno che può provarlo?”  Disse il ragazzo.

“Abbiamo preso il vero assassino. Si tratta di un fraintendimento. Questo è il tuo portafoglio.”

Stiles lo prese con un’espressione pensierosa.

“Non c’è possibilità che ti convinca a portarmi con te come consulente investigativo suppongo?” Chiese speranzoso e Derek alzò gli occhi al cielo.

“Questo non è Castle, Stiles, non porterei mai un civile su una scena del crimine.”

“Magari sono Lucifero in persona,” ribattè lo scrittore con un altro sorriso furbo. 

“Non è neanche il set di Lucifer.” Stiles fece spallucce facendo per uscire ma Derek lo fermò.

“Però…” Disse avvicinandosi. “Potrei simulare un arresto per te.” Si protese in avanti fino ad essere ad un palmo dal suo naso. “Sai…per farmi perdonare.” Disse ammiccando.

Stiles lo squadrò piacevolmente sorpreso prima di porgergli il bigliettino che ancora teneva in mano.

“Stasera?” Chiese.

“Stacco alle otto.” 

“Ti aspetterò qui fuori.”

Derek lo guardò andare via con un certo senso di soddisfazione. Cosa che durò esattamente finché con un lieve grattare si accese l’interfono dalla stanza vicina. 

“Sono fiero di te nipote.” Disse Peter.

Derek sbattèla porta imprecando.

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