Sea Monsters

SAFE – Missione 3: Bagnato

Parole: 9000

Tutti i suoni e i colori improvvisamente si affievolirono mentre una strana sensazione si faceva strada in un punto all’interno della sua gola.

In lontananza riusciva a sentire la voce indistinta di Scott e il tono imperioso della strega del mare enunciare parole in una lingua sconosciuta.

L’incantesimo si interruppe e il calore all’improvviso si trasformò in gelo.

Si portò le mani alla gola come alla ricerca del ghiaccio che sembrava avea avvolta.

Si sentiva mancare e mentre annaspava alla ricerca di aria lentamente si fece tutto scuro.

Mille riflessi si rincorrevano sotto la superficie dall’acqua mossa dal vento. Era strano vedere la superficie alzarsi e abbassarsi mossa dal moto delle onde mentre tutto era quieto e immobile sul fondo dell’oceano.

Stiles si era sempre chiesto che aspetto avesse l’acqua vista da fuori. Personalmente poteva passare ore a guardare il riflessi cangianti in continuo movimento.

Nei giorni di calma piatta, senza neanche un filo di vento, la superficie lasciava intravedere una vasta distesa di blu.

Il cielo.

Tutte le conoscenze di Stiles sulla superficie venivano dalla sirena che faceva da consigliera a suo padre.

Melissa gli aveva raccontato tante storie sugli umani e sulle loro usanze. Esisteva un piccolo museo di oggetti che cadevano dalla superficie e tutti i piccoli tritoni e sirenette ci erano stati almeno una volta. Era davvero una collezione impressionante. C’erano un soffiagluglu e persino un’arricciaspiccia.

La maggior parte del popolo sottomarino lo trovava noioso e la superficie era vista come pericolosa da evitare.

Non era propriamente vietato andarci, ma nessuno ci andava, mai. L’unica persona che Stiles ci aveva incontrato era Lydia. La maga di corte. Anche se maga non era proprio il termine adeguato. Non usava mai i suoi poteri se poteva evitarlo perché erano eredità di un passato che le sirene avrebbero voluto dimenticare se avessero potuto.

Anche se Stiles era orgoglioso di essere riuscito a spingerla ad usare un incantesimo una volta: su di lui, per zittirlo dopo la miliardesima domanda.

Anche una maga potente come lei però era restia a parlare della superficie.

Le madri raccontavano storie orribili ai bambini sugli umani che li avrebbero mangiati se li catturavano; a scuola imparavano come secoli prima il popolo marino avesse deciso di evitare ogni possibile contatto con il popolo degli uomini. Era stato l’ultimo passo di un percorso di cambiamento radicale nel popolo marino. Il punto di fine in un percorso di svolta culturale.

Eppure Stiles non poteva fare a meno di pensarci.

Che sensazione avrebbe dato il vento sulla pelle? E il cielo era davvero così blu anche visto da fuori l’oceano?

Nascosto nella sua stanza, rintanato in una nicchia naturale dietro il suo letto, era conservato il suo tesoro più grande. Lo aveva trovato anni prima, nascosto in un banco di alghe. Una scatolina misteriosa di cui non capiva pienamente il significato. Inizialmente aveva pensato che contenesse un tesoro ma non sembrava fatta per riporre cose.

Quando finalmente era riuscito ad aprirla un meccanismo aveva fatto alzare due figurine e una dolce melodia lo aveva sorpreso facendogli mollare la presa.

Il cofanetto era rimasto a fluttuare vicino a lui mentre la coppia girava lentamente e la musica suonava delicatamente.

Ne era rimasto affascinato.

Non si capacitava che gli umani potessero muoversi su quelle cosette scheletriche chiamate gambe.

Da quel giorno il suo interesse per la superficie gli era sfuggito di mano. Le sue domande venivano redarguite e suo padre disapprovava fortemente questo suo interesse.

Ma la curiosità di Stiles non era fatta per essere quietata. 

Fino alla notte in cui si era trovato a nuotare fuori dalla città in piena notte.

“Sei sicuro che possiamo stare qui?” Chiese Scott arrancando per stargli dietro. Il pesciolino era puntualmente quello che veniva trascinato nelle sue avventure finendo puntualmente con il mettere nei guai entrambi.

“Tecnicamente se nessuno ci vede non siamo mai stati qui.” Disse Stiles.

“Tecnicamente finiremo nei guai. Non puoi essere serio a voler andare in superficie.” Scott non era mai stato noto per il suo coraggio e Stiles lo accettava così com’era di solito; ma quella notte era un fascio di nervi.

“Non devi venire se non vuoi ma devo capire che sta succedendo!” Disse Stiles scocciato nuotando verso le luci che baluginavano sopra la superficie.

La sera non sembrava diversa da mille altre, nelle quali si trovava sul tetto del palazzo reale con il naso rivolto all’insù, quando il cielo si era improvvisamente riempito di colori mai visti prima. Non era un luce regolare ma scoppi improvvisi che si allargavano perdendo via via d’intensità fino a sparire. Stiles era rimasto senza fiato. Era incredibile.

Impulsivamente aveva deciso che doveva vedere la superficie. Anche un’unica volta.

Aveva buttato Scott giù dal letto e ora si stavano avvicinando a quella che sembrava la sagoma di un nave. Aveva visto murales sulle navi nel museo e non riusciva a credere che stava per vederne una.

La superficie si fece sempre più vicina e improvvisamente la sua testa sbucò dall’acqua.

Lo aveva fatto.

Era fuori.

Talmente preso dalla sensazione del vento sulla pelle che quasi si dimenticò perché era lì.

Ma la musica lo riportò indietro. Era così inebriante. Niente a che vedere con le melodie solenni suonate in fondo al mare. 

“Okay, siamo usciti, ora possiamo tornare indietro?” Disse Scott.  Sfortunatamente per lui qualunque cosa volesse aggiungere fu silenziata da uno scoppio sopra di loro. Il cielo si riempì di mille colori che lentamente svanirono, solo per essere rimpiazzati da un’altra esplosione e un’altra ancora.

Stiles seguì le scie al contrario e si rese conto che partivano proprio dalla nave.

Era arrivato fin qui e non si sarebbe fermato ora.

Nuotò più vicino notando con sorpresa quanto era grande. Aveva visto relitti di navi sul fondo dell’oceano ma questa era molto più grande. Infine prese il coraggio a due mani e si avvicinò al parapetto tenendosi basso. Per nascondersi alla vista degli umani.

Ed eccoli li.

A muoversi in giro su quelle cosette scheletriche chiamate gambe, propio come nelle storie.

Era un mistero come facessero a stare in piedi.

Stavano tutti cantando e l’attenzione di tutti sembrava rivolta ad un umano in particolare.

Era un uomo con le spalle larghe e una barbetta corta che gli copriva le guance. Aveva dei denti bianchissimi che mostrava in un grande sorriso mentre le persone gli auguravano buon compleanno.

“Derek.” Lo chiamò un uomo slanciato evidentemente imparentato con lui. “Buon compleanno nipote!”

“Grazie Peter.” Disse Derek e i due si strinsero fraternamente l’avambraccio.

Un forte abbaiare interruppe lo scambio e un cagnone iniziò a correre intorno al festeggiato. 

“Cosa c’è Camaro?” Disse Derek chinandosi a giocare con lui. Il cuore di Stiles ebbe un tuffo. 

“Stiles? Possiamo andare?” Lo chiamò Scott. “Ci è vietato avvicinarsi agli esseri umani!” 

“Sssshhh.” Disse Stiles, ma forse la sua voce era un po’ troppo forte perché il cane si voltò verso di loro drizzando le orecchie.

Stiles lasciò andare il parapetto ma ormai il cane stava abbaiando forte contro di lui.

“Camaro giù!” Chiamò Derek. Ma prima che potesse fare nulla al riguardo il cane aveva preso e senza esitazione si era buttato in acqua per inseguire Stiles.

Stiles si fermò combattuto. 

Non voleva che l’animale annegasse ma come poteva fare?

Poi la superficie si ruppe e improvvisamente Derek era a pochi metri da lui. Indaffarato ad afferrare il cane l’umano ci mise un secondo a rendersi conto della creatura a pochi metri da lui.

Per poco non inghiottì l’acqua quando lo mise a fuoco, se era un lui: metà uomo, metà pesce. In quel momento Camaro, che aveva riguadagnato la superficie, gli diede un calcio in faccia involontariamente e perse i sensi.

Stiles si era già precipitato in soccorso prima di pensarci. La nave era già stata trascinata più avanti dal vento e se anche avevano salvato il cane le speranze che trovassero l’uomo tramortito erano praticamente inesistenti. 

Così Stiles chiuse le braccia un po’ a fatica intorno al peso morto di Derek e lo trascinò verso l’alto.

La costa gli sembrava lontanissima ma in qualche modo, dopo quella che sembrò un’eternità, la sua coda toccò il fondale basso e un po’ spingendo un po’ trascinando portò Derek fuori dall’acqua.

Delicatamente spostò i capelli dell’uomo dalla sua faccia e gli appoggiò una mano sul petto. Dopo qualche interminabile istante lo sentì alzarsi e tirò un sospiro di sollievo.

Era vivo.

Si sarebbe dovuto rituffarsi subito ma non voleva lasciarlo da solo.

Inoltre qualcosa stava accadendo al cielo scuro.

Dei fasci di luce lo attraversavano e il colore iniziò a sbiadire attraversando diverse tonalità di arancione e il Sole fece capolino da dietro l’orizzonte.

Con il cuore in gola Stiles vide la prima alba della sua vita. 

Rimase completamente incantato sdraiato vicino a Derek per assicurarsi che continuasse a respirare ma i suoi occhi inchiodati al cielo che pian piano divenne azzurro.

Ma non l’azzurro tracciato di verde che l’acqua gli aveva fatto credere. Era un azzurro pieno e profondo che non aveva mai visto. Era come se in cielo ci fosse un altro mare. Inconsapevolmente si ritrovò a canticchiare la musica della scatola degli umani. 

Quando si voltò di nuovo verso Derek si rese conto che finalmente poteva vederlo bene alla luce del giorno.

Non aveva alcun senso. Ma il suo cuore sembrava impazzito.

Eppure era uno sconosciuto. Gli accarezzò il volto continuando a intonare la melodia, sperando che gli portasse bei sogni.

Una voce in lontananza ruppe il momento.

“Derek!” Chiamò qualcuno e l’uomo vicino a lui si agitò nel sonno aprendo gli occhi offuscati. Stiles si voltò freneticamente verso l’acqua e si tuffò.

Con il cuore in gola puntò su Atlantica ma ci volle diverso tempo perché il bruciore sulle guance gli sparisse.

“Amico. Io ti voglio bene ma non puoi continuare così.” Gli disse Scott.

Stiles sospirò lasciando andare la testa sul banco.

“Qualcosa che vuoi condividere con la classe Stiles?” Chiese il coach pesce palla.

“Sinceramente preferirei di no.” Disse Stiles strafottente. “Ho mangiato qualcosa di strano e ho un dolore allo stomaco.”

“Oddio non voglio sapere. Scott portalo in infermeria!” Ordinò il pesce palla disgustato.

“E adesso dove stiamo andando?” Chiese Scott quando divenne evidente che non erano diretti in infermeria.

“Non penso tu lo voglia sapere.” Disse Stiles puntando verso l’alto.

“Stiles! No! Mi rifiuto! L’ultima volta ci hanno quasi beccato!” Disse inchiodando e Stiles fu costretto a fermarsi.

“Non ci avvicineremo neanche alla costa! Voglio solo rivedere il cielo!” Disse infervorato.

Due ombre vennero proiettate su di loro e i due si voltarono per trovarsi faccia a faccia con due enormi serpenti marini. 

“Certo che dovresti poter vedere il cielo.” Disse uno.

“Noi ci andiamo spesso.” Aggiunse l’altro mentre gli nuotavano intorno.

“Non troviamo giusto che sia proibito.”

“Fortuna che la nostra padrona è ben più clemente!” 

“Cosa volete?” Chiese Stiles sulla difensiva.

“Noi niente.”

“Dipende tu cosa vuoi.” Il modo che avevano di finire le frasi l’uno dell’altro era irritante oltre ogni dire.

“Io non voglio nulla.”

“Sei sicuro?” Disse uno avvicinandosi.

“O vuoi qualcosa che non puoi avere…” Disse il secondo.

“E voi cosa ne sapete di cosa voglio io?”

“Noi siamo solo messaggeri.” 

“Ma la nostra padrona può aiutarti.”

La mente di Stiles stava lavorando veloce. Nessuno poteva dargli quello che voleva. Ma da quella fatidica notte quella che prima era una curiosità era diventata un fastidio costante. Non faceva altro che pensare all’incontro.

Fu così che si trovò a nuotare verso il vulcano sottomarino della Strega del mare. Aveva sentito storie come chiunque ma non sapeva cosa apsttersi.

Jennifer, se quello era il suo nome, eredità di un’epoca passata. Quando il popolo del mare era ben diverso da ora. Al tempo non erano un società ma infestavano i mari ed erano in cima alla catena alimentare. Cacciavano persino gli esseri umani.

Stiles si scosse di dosso quei pensieri entrando nella grotta. Doveva essere al meglio delle sue possibilità. Doveva riuscire a battere la strega del mare al suo stesso gioco se voleva riuscire a ottenere l’impossibile.

“Benvenuto.” Disse una voce profonda risuonando nella grotta. Stiles si guardò intorno ma finchè non Jennifer non si mosse non si rese conto che quella che pensava essere la parete di fondo in realtà era un essere gigantesco. richiamava una sirena nella forma ma le sue dimensioni erano fuori scala. La coda enorme era coperte di scaglie di un colore cangiante molto scuro. Quasi non riflettevano la luce. Dovevano renderla quasi invisibile contro il fondale dell’oceano. I lunghi capelli si allargavano come una nube dietro di lei dalla quale emergevano spuntoni ossei annodati come delle corna, solo che sembravano distribuite in maniera casuale attorno alla testa. La differenza maggiore però era la cresta che le attraversava la schiena, completa di una protuberanza che richiamava la forma di una pinna dorsale. Stiles rabbrividì, sapeva bene dalle legende quando fosse affilata. L’unico punto debole di quei mostri marini era il torace, sfortunatamente dovevi passare sotto gli artigli affilati e i denti aguzzi prima di arrivarci. Non era una specie fatta per vivere in branco, l’unico nemico naturale che avevano erano proprio altri esponenti della stessa razza; ormai non erano rimasti molti e la maggior parte si nascondeva il luoghi così profondi che la luce non vi era mai arrivata. Anche l’aspetto vagamente femminile era una trappola. Si riproducevano in maniera asessuata e con molta rarità per un caso fortuito. D’altro canto non parevano affetti dallo scorrere del tempo.

La strega si mosse pigramente spostando immense quantità d’acqua lasciandogli il tempo di osservarla. Probabilmente era abituata a quel tipo di scrutini.

“Quale onore avere uno dei principi nella mia umile dimora. Come posso aiutarti.” Disse infine.

“Non così veloce. Non capisco perché dovrei fidarmi di te.”

“Non dovresti infatti.” Disse il mostro con un’espressione quasi dispiaciuta. “Ho una pessima reputazione e lo so. Ho avuto dei momenti bassi in passato, ma la mia specie vive secoli e devo fare i conti con cose che ho fatto molto prima della fondazione di Atlantica. Quando l’oceano era un posto inospitalee l’unico modo per sopravvivere era essere sempre l’essere più pericolo in circolo.”

“E questo come lo spieghi?” Disse il tritone puntando il dito verso il fondo della caverna. Infinite schiere di esserini in condizioni pietose alzarono gli occhi su di lui imploranti gemendo nella loro miserevole condizione.

“Un compromesso.” Disse la strega senza scomporsi. “La magia richiede un prezzo. Non sono io che faccio le regole. Ho pensato a lungo a come fare per redimermi e mettere i miei poteri al servizio del prossimo è tutto quello che posso fare. Mi richiede non poco sforzo fare in modo che diventino così invece di essere uccisi dalla magia se non riescono a rispettare i contratti. Sapevano a cosa andavano in contro. Non ho mai forzato nessuno.” Spiegò con un’espressione straziata che non incantò Stiles neanche per un secondo. Era lì con uno scopo preciso e non si sarebbe lasciato incantare da una storia lacrimevole.

“Parlami di questi contratti.” 

La strega batté le mani deliziata. “Non c’è nulla da spiegare. Tu vuoi qualcosa o non saresti qui. Una volta determinato il tuo obiettivo io userò la mia magia per aiutarti ma se non riesci a raggiungerlo entro il tramonto del terzo giorno la magia pretenderà il suo prezzo.”

“Tre giorni?” 

“Per te che sei il figlio del re del mare posso sicuramente pretendere qualcosa in più dalla magia. La giornata di oggi è già iniziata e non la conteremo.” Disse magnanima.

Stiles soppesò la proposta.  

“Quello di cui ho bisogno io non è una cosa da poco.” 

“Non avevo alcun dubbio mio caro. Se l’incantesimo è complesso la magia potrebbe richiedere un pegno. Ma non posso saperlo se non mi dici cosa vuoi.”

Era il momento di fare una scelta. Tre giorni per fare cosa? Cosa voleva da tutto questo? Derek? Era una cosa fattibile?

Ma poi si rese conto che se non ci avesse provato non avrebbe mai smesso di pensarci.

“Voglio delle gambe per poter andare sulla terra ferma.” Disse cercando di non dare troppe informazioni ma la strega aveva centinaia di anni e vide direttamente attraverso i suoi sotterfugi.

“Così non ci siamo principino. Se non sei in grado di essere sincero su quello che desideri puoi andare. La magia non funzionerà.”

Stiles deglutì

“Voglio delle gambe.” Ripeté. “Voglio delle gambe per andare sulla terra ferma e incontrare Derek!”

“Un uomo!” Trillò la strega come una ragazzina. “Perfetto! Ho un debole per le storie d’amore.” Il suo tono era così falso e forzato che a Stiles si accapponarono le scaglie.

Il mostro allargò le braccia e improvvisamente la grotta fu pervasa da una luce giallastra che si concentrò davanti a lei mentre raccoglieva i suoi poteri.

Al centro della luce apparve un contratto e una penna.

“Un paio di gambe per incontrare il tuo Derek e se entro tre giorni, oggi escluso, non ti avrà baciato la magia pretenderà il suo prezzo. E ora firma.” 

Stiles afferrò la penna prima che potesse ripensarci e firmò in fretta.

“E ora il pengo. Dammi la tua voce.”

“Cosa?” Urlò Stiles. Non poteva aver capito bene. 

Ma non poté replicare in nessun modo perché la magia si richiuse su di lui e tutto si affievolì.

Jennifer osservò il ragazzo svegliarsi sulla spiaggia con i suoi poteri mentre i suoi fedeli serpenti le striscivano intorno lasciandosi accarezzare.

“Povero piccolo principe.” Disse. “Hai dato il tuo cuore ad un uomo che non conosci. Non sai neanche che è un principe a sua volta. Non dovresti giocare con la magia non te l’hanno mai detto?” La sua risata scatenò un coro di gemiti dallo stuolo delle sue vittime. Se solo Stiles avesse pensato di chiedere quanti erano effettivamente riusciti a completare il loro contratto avrebbe scoperto che era un bel, numero tondo. Zero.

“Quando quel povero sprovveduto si sarà avvicinato abbastanza a Derek il principe sarà mio.” Accarezzò la conchiglia che portava al collo la voce di Stiles. Non poteva certo creare dal nulla dei sentimenti ma poteva tranquillamente sostituirsi all’oggetto di sentimenti già esistenti. Aveva funzionato splendidamente per gli altri due principi e stavolta non sarebbe andata diversamente. Dopo anni di cicli di sacrifici finalmente era ad un passo dal suo obiettivo.

“Presto mia regina potremo chiamarvi dea.” Disse uno dei suoi serpenti.

“E  quel punto potrete trasformarci in mostri marini e vi serviremo per sempre.” Disse l’altro. Jennifer non commentò limitandosi ad accarezzarli.

Dopotutto se volevano vivere davvero con quell’illusione era un problema loro. Una volta diventata dea sfortunatamente non avrebbe certo più avuto bisogno di servitori. Gli spuntini in compenso non bastavano mai.

“Stringi devi stringere i muscoli.” Disse Scott. 

Stiles gli fece un gestaccio. Camminare si era rivelato molto più complicato del previsto. Scott faceva del suo meglio per dargli consigli ma non aveva molta più esperienza di lui. Evidentemente nel contratto non erano inclusi dei vestiti perché si era svegliato completamente nudo. Aveva scoperto con suo sommo orrore che l’anatomia umana era mal progettata e avevano cose importanti allo scoperto. Aveva dovuto arrangiarsi come poteva con le vela presa da un relitto.

Accennò un altro passo e cadde a carponi sulla spiaggia. Avrebbe imprecato se solo avesse potuto.

“Tutto bene?” Una voce gentile lo fece voltare e contro ogni pronostico Derek era lì. Stiles era basito.

“Ti ho visto cadere. Tutto a posot?” Disse Derek porgendogli la mano e Stiles la accettò in trance. Persino Camaro gli si mise vicino vedendolo instabile. Stiles lo grattò divertito dietro le orecchie. Il pelo asciutto aveva una così strana consistenza sotto le sue dita.

“Sembri intero. Eri su quella nave? Brutto naufragio.” Disse osservando i pezzi di legno che la marea aveva portato a riva. “Come ti chiami?”

Stiles aprì la bocca, ma fu costretto a chiuderla portandosi una mano alla gola.

Giusto. Pensò.

“Non puoi parlare?” Chiese Derek e Stiles scosse la testa. “Deve essere stato un naufragio terribile. Manderò qualcuno a cercare altri superstiti. Vieni ti aiuto.” Gli mise una mano intorno ai fianchi e Stiles pensò di svenire sul colpo.

Avvampò come il sole ma Derek sembrò non notarlo.

Piano piano si avviarono incerti con Camaro che li seguiva rimanendo vicino a Stiles per sorreggerlo in caso di bisogno.

Quella sera Derek era seduto con un bicchiere di whiskey davanti al camino. Era stata una giornata strana. Prima aveva sognato quella strana creatura che aveva visto negli abissi, anche se forse era solo una visione dovuta allo svenimento. Si rifiutava di credere alle storie di mostri marini alla sua età. 

Poi aveva trovato Stiles e per un secondo si era convinto che fosse il ragazzo che lo aveva salvato. Ma era sicuro di averlo sentito cantare e Stiles non poteva. 

Forse proprio perché doveva riempire i vuoti di silenzio Derek si era trovato a parlare costantemente tutto il pomeriggio. Peter aveva persino commentato di averlo sentito parlare più in quelle ore che negli ultimi due anni.

Stiles era…interessante. Non sapendo come fare a dirgli il suo nome il ragazzo si era risolto a mimargli cose finchè Derek non ci era arrivato. Aveva avuto qualche problema con gli indumenti e Derek aveva dovuto salvarlo da un panciotto ma ne poteva fare a meno e il principe si era trovato a guardare la linea del suo collo che spariva nella camicia bianca più di quanto fosse appropriato mentre lo aiutava a sistemare il colletto.

Era molto espressivo ed era così curioso. Probabilmente la sua terra d’origine era molto diversa.

A cena era impazzito quando aveva visto una forchetta e aveva cercato di pettinarsi i corti capelli arruffati. La regina Talia si era lasciata andare in una lunga risata e Cora si era lasciata pettinare di buon grado. 

Le sue sorelle poi lo adoravano. Avevano insistito per prendere il tè con lui riempiendolo di domande e cercando d’interpretare le sue risposte con poco successo. Derek sospettava che ad un certo punto Stiles si era di proposito messo a fare gesti adssurdi solo per sentire le interpretazioni insensate delle ragazze. Poi Stiles aveva assaggiato un tortino di mele e era rimasto a bocca aperta. Nel giro di un secondo lo aveva fatto sparire e aveva attaccato i biscotti.

“Qualcosa mi dice che gli piacciono i dolci.” Aveva commentato Laura e Derek avrebbe negato anche sotto tortura di aver chiesto ai cuochi di preparare diversi tipi di dessert per la cena. Ma ne era assolutamente valsa la pena per vedere l’espressiona di Stiles quando aveva assaggiato il budino alla vaniglia per  quella che probabilmente era la prima volta.

Trasportato dagli eventi si era ripromesso di portarlo al mercato il giorno dopo. La scusa ufficiale era che forse qualcuno lo conosceva in città ma Stiles non sembrava molto convinto dall’ipotesi.

Ad ogni modo sembra eccitato all’idea di vedere la piccola cittadina e Derek non aveva potuto fare a meno di rispondergli con un sorriso.

“Sai nipote. Se non ti conoscessi bene direi che sembri felice.” Gli aveva detto Peter poco prima per poi congedarsi per la notte.

Derek sospirò. Era una follia. Però Stiles gli scatenava un istinto protettivo che non sapeva di avere.

Stiles era un ragazzo reale contro una figura vaga che forse non avrebbe mai trovato.

Il giorno dopo Derek non era più tanto convinto della sua attrazione per il ragazzo. Aveva commesso l’errore di lasciargli le redini del calesse e quando finalmente erano arrivati in vista della città si era sentito tentato di baciare il suolo. La sua unica fortuna è che non c’erano testimoni delle sue urla. Salvo Stiles ma lui certo non lo avrebbe detto a nessuno.

Se Stiles era curioso della vita al castello la città lo lasciò a bocca aperta. Le case erano così strane e tutti indossavano un enorme numero di indumenti. Distrattamente si grattò una coscia non ancora abituato alla sensazione dei pantaloni intorno alle gambe. 

Addentò una mele che Derek aveva preso per lui mentre osservava confuso il principe che dava degli strani oggetti metallici al mercante. Voleva provare a mimare la sua domanda ma una musica lo distrasse. Cercò la fonte solo per trovarsi a fissare un altro stand a bocca aperta. 

C’erano dei cofanetti con la musica! Proprio come il suo. Cioè non proprio. La musica era diversa ed erano così diversi gli uni dagli altri.

“Ti piace la musica?” Chiese Derek e Stiles annuì veloce. Il principe gli regalò un gran sorriso. “Perchè non scegli il tuo preferito?” Gli chiese e Stiles si avvicinò senza pensarci due volte. Ce n’erano tre sul bancone. Il primo era molto sfarzoso. Placcato in oro come ci tenne a specificare il mercante. Suonava una specie di marcia che per quanto orecchiabile lo lasciava abbastanza indifferente. Il secondo era molto carino. In legno con degli intarsi floreali delicati. Ma tutta l’attenzione di Stiles era concentrata sul terzo.

Era opalescente come le conchiglie sul fondo dell’oceano e al suo interno si alzavano ed abbassavano delle piccole onde di metallo.

“Il signore ha buon occhio questo piccolo tesoro è rivestito in madreperla e viene dalle terre innevate nel lontano nord.” Disse l’uomo e si lanciò a raccontare una complicata storia su un’imperatrice spodestata caduta in disgrazia e una nipote perduta ma Stiles non lo stava ascoltando spostandosi per vedere la luce colpire il cofanetto con angolazioni diverse. 

“10 pezzi d’oro.” Disse l’uomo e Derek allungò una borsa senza battere ciglio. L’uomo lo guardò senza parole. “Volevo dire 20.” Si corresse ma Derek quasi gli ringhiò contro.

“Non ci provare.” Prese il cofanetto e lo diede a Stiles che per tutta risposta gli getò le braccia al collo.

Derek lo afferrò senza esitare nascondendo un piccolo sorriso nel suo collo. Quando era arrivato al castello la regina aveva ordinato poco cerimoniosamente che fosse accompagnato ai bagni. Isaac e Boyd gli avevano riferito che aveva passato un’ora a giocare con le bolle del bagno come un bambino e Derek aveva rimpioanto amaramente di non averlo accompagnato personalmente; però era rimasto incastrato a organizzare una squadra di soccorso per il naufragio.

Eppure nonostante il bagno robust, ancora ora la pelle di Stiles aveva un odore che gli richiamava il mare. Era quasi certo che se avesse aperto le labbra avrebbe potuto sentire il sapore dell salsedine.

Si riscosse dai quei pensieri quando il ragazzo si staccò per osservare il suo nuovo carillon. Non visto Derek si portò una mano davanti alla bocca per nascondere la lingua che guizzava fuori a rincorre la traccia del sapore di Stiles.

Salsedine. Derek si sentì avvampare per il suo gesto e cercò di riscuotersi seguendo Stiles che stava guardando con aria famelica delle focacce.

Due sere dopo la situazione non era molto migliore. 

Derek faticava a ricordare la sua vita prima di Stiles. Il ragazzo era il suo primo pensiero al mattino e l’ultimo prima di addormentarsi. 

Ogni giorno si trovava a pensare a nuove cose che poteva mostrare al ragazzo. 

Non che ci volesse molto per farlo felice. Stiles era rimasto almeno un’ora a fissare il fuoco nel camino come se fosse la cosa più interessante mai vista. 

Lo stregone di palazzo, Deaton, lo aveva esaminato senza riuscire a ricavare nulla su di lui. Se non la presenza di una qualche magia in atto. Talia si era agitata ma Deaton le aveva assicurato che Stiles non aveva cattive intenzioni. Al contrario. 

Probabilmente aveva irritato lo stregone sbagliato ed era stato maledetto. A quanto pareva era quello a impedirgli di parlare. Deaton era al lavoro per trovare un rimedio. 

Non che Stiles avesse problemi a farsi capire. Tutti stravedevano per lui e Derek si trovava sempre più spesso a osservarlo fiero.

“Sai nipote.” Gli aveva detto Peter a bassa voce. “Non dovresti neanche preoccuparti di una gravidanza indesiderata con lui. Cosa aspetti?”

Derek lo aveva preso a pugni in mezzo al cortile.

Venne fuori che Talia aveva chiesto a Peter di parlare con lui e suo zio lo aveva fatto a modo suo.

Quella sera Talia gli aveva dato un abbraccio forte dicendogli che era felice per lui e Derek adesso si era trovato a vagare per la spiaggia in cerca di risposte.

Stava davvero per chiedere ad un ragazzo almeno sei o sette anni più giovane di lui di sposarlo? Non si conoscevano neanche all’inizio della settimana.

Eppure aveva preso l’anello di sua nonna dal forziere e ora se lo rigirava dalle dita. Non era tipo da credere a cose come le anime gemelle, ma Stiles sembrava determinato a rompere le sue convinzioni una dopo l’altra.

Fu allora che la canzone lo colse.

Era quella canzone! Quella che aveva sentito al suo risveglio.

Una figura avanzava sulla spiaggia cantando e Derek sentì il controllo che aveva su di sé scivolare via.

Jennifer stava nuovamente accarezzando la conchiglia mentre sussurrava l’incantesimo e prendeva il controllo di Derek. Era così facile che le sembrava quasi di barare. 

Si era sorpresa di quanto fosse forte il sentimento che Derek aveva per Stiles considerando che si conoscevano solo da tre giorni. 

Amore. Non lo avrebbe mai capito.

La verità era che il popolo del mare e gli uamni erano deboli. 

I mostri marini non avevano mai avuto bisogno di nessuno e avevano dominato il mare per secoli.

Ma grazie a quello stupido sentimento finalmente quei tempi sarebbero tornati e lei avrebbe festeggiato invitando per cena la coppia che lo aveva reso possibile.

Si leccò le labbra preguastando il pasto ma la sua fame insaziabile doveva aspettare per ora.

Stiles stava scendendo i gradini a due a due. Derek aveva trovato il suo vero amore e si sarebbe sposato quella sera stessa. Erika e Cora gli erano planate nel letto facendogli le congratulazioni e ora le sentiva correre dietro di lui.

Derek era nella grande sala al cospetto della regina. Stiles avrebbe tanto voluto chiamarlo ma non poteva.

Pazienza. Si disse; ancora poco avrebbe potuto.

“Questa è la donna che sposerò madre.” Disse il principe e Stiles inciampò cadendo rovinosamente.

Cora gli si accucciò vicino per aiutarlo ad alzarsi mentre Erika gli si accostava dall’altra parte.

Derek non si era neanche voltato a guardarlo limitandosi a tenere sotto braccio una sconosciuta dai lunghi capelli castani.

La donna invece si voltò e lo guardò con un sorriso cattivo che lo affossò.

Non poteva essere.

Non poteva essere pensò ancora Stiles guardando la nave che si allontanava verso il mare aperto.

“Stiles che fai?” Gli chiese Scott emergendo vicino a lui. Stiles si ostinò a tenere gli occhi fissi sulla barca e Scott sbuffò infastidito. “Si può sapere che ti è successo?Il tuo principe sposa un altra. E allora? Starai seduto qui ad aspettare la maledizione o hai intenzione di fare qualcosa al riguardo?” Stiles lo guardò sorpreso. In un secondo momento gli avrebbe dovuto chiedere cosa era successo mentre era via. DI sicuro quellop non era lo stesso pesciolino che si rifutava anche solodi guardare negli occhi sua madre quando ne aveva combinata una.

Ma aveva ragione  Stiles si gettò in acqua e Scott lo trainò dietro alla barca.

Jennifer si sentiva già con la vittoria in mano quando la marcia partì. Ancora pochi minuti e avrebbe sposato Derek. Sfortunatamente la luna di miele sarebbe durata poco. Giusto quanto bastava a sacrificarlo e poi sarebbe stata una dea.

Se la prese comoda lungo la nvata osservando il sole che calava e con lui le aspettative di vita del principe Stiles. 

Quello che non si aspettava fu la medusa in faccia. Lanciò un urlo osceno aggrappandosi a Derek che ipnotizzato com’era non si mosse neanche.

In condizioni normali non le avrebbe fatto nulla ma quel corpo era debole.

Stiles era in piedi ancora gocciolante di acqua di mare pronto a lanciare un’altra medusa. Una guardia fece per avanzare ma Peter gli fece lo sgambetto con aria indifferente.

Camaro, che si era agitato per tutto il pomeriggio, finalmente ruppe il guinzaglio e si lanciò in avanti atterrando la sposa. 

La conchiglia che portava al collo si ruppe e con lei il pegno di Stiles.

La voce liberata dalla sua prigione tornò a Stiles e l’incantesimo su Derek si spezzò.

Il principe si scosse.

Stiles schivò una guardia lasciando andare la povera medusa. Per fare questo scivolò sulla pozza che gli si era creata intorno ai piedi ma due braccia forti lo presero al volo.

“Stiles.” Disse Derek preoccupato.

Finalmente i suoi occhi avevano un aspetto normale.

“Derek.” Gli disse con voce rotta e gli occhi leggermente lucidi. “Sei tornato?”

“Tu parli!” Disse l’uomo colpito. “Ricordo questa voce, sei tu! Tu mi hai salvato!”

Lo strinse forte a se avvicinandosi lentamente per dargli il tempo di scostarsi ma Stiles gli guardò le labbra con aria quasi famelica e Derek si lasciò scappare un sorriso prima prima di chinarsi sulle labbra rosse che avevano tormentato i suoi sogni.

Non riuscirono neanche a sfiorarsi prima che un dolore lancinante scoppiò alla base della schiena di Stiles.

Cadde in terra con un gemito mentre una voce roca e malvagia tuonasse: “Il sole è calato. Adesso appartieni a me!”

Jennifer si lanciò in avanti con la bocca piena di denti aguzzi. Atterrò con tutto il suo peso su Stiles ribaltando entrambi in acqua. Il corpo della strega crebbe rapidamente di dimensioni e la sua presa sua Stiles si fece più salda.

Il ragazzo, ritrovata la coda, cercò di divincolarsi e sgusciare via in ogni modo ma il suo corpo era ancora attraversato da fitte lancinanti e con un potente colpo della sua gigantesca coda li trascinò sott’acqua.

Il mostro marino era tanto grosso quanto veloce e la superficie si fece lontana mentre il vulcano sottomarino della strega appariva davanti a loro.

I due serpenti si avvinghiarono intorno a Stiles trascinandolo contro una roccia. Ad un movimento secco di Jennifer spesse e limacciose piante sottomarine si avvinghiarono attorno al suo corpo.

“Per colpa tua che non puoi semplicemente accettare il tuo destino dovrò ricorrere al mio piano di riserva. Ma poco male è altrettanto valido. Sei uno sciocco avresti potuto risparmiarti molta sofferenza e invece hai dovuto interferire.” Disse Jennifer prendendo un coltello.

“Adesso tutti sanno chi sei. Se pensi di poter incantare di nuovo Derek per sposarlo sei un’illusa.” La mente di Stiles cercava di lavorare in fretta. Doveva liberarsi ma gli serviva guadagnare tempo.

“Povero principino cosa vuoi che m’importi di quell’umano. Grazie a te finalmente completerò il mio ciclo di sacrifici finale. Tre sacrifici di sangue reale eredi della loro corona. Quando ti avrò fatto fuori i miei poteri decuplicheranno. Sarò una dea. Nel mare e sulla terra nessuno potrà opporsi a me.”

“Mi spiace deluderti, puoi farmi fuori ma non sono certo io l’erede.” Stava cercando di muovere il polso senza farsi vedere contro il bordo affilato della roccia.

“Mi povero sprovveduto. Tu non pensi abbastanza in grande.” Disse la strega con uno sguardo malvagio facendo scattare le mascelle a poca distanza dalla sua faccia.

“JENNIFER!” Tuonò una voce familiare.

“Ma guarda.” Disse l’interpellata. “Non poteva avere tempismo più perfetto.”

La roccia che bloccava l’ingresso esplose lasciando una nube di detriti a galleggiare dove prima c’era un masso.

John entrò nella grotta con il tridente spianato.

“Quale onore, niente meno che il re del mare nel mio umile vulcano.” Disse lei senza battere ciglio davanti al tridente magico.

La sua taglia era sicuramente imponente di fronte al re ma l’arma poteva sicuramente disintegrarla.

“Lascia andare mio figlio.” Disse il tritone.

“Mio onorevole re, lo farei immediatamente ma ho le mani legate. Il ragazzo ha firmato un contratto.” Disse mostrando la pergamena del patto che avevano stretto. “Ovviamente la magia è ragionevole e si può sostituire l’oggetto del contratto.” Disse con una voce sibilante e un ghigno malvagio.

Stiles si dimenò sulla roccia cercando di avvertire suo padre ma ad un gesto di Jennifer una malsana luce gialla lo avvolse e sentì il suo corpo come in una morsa mentre le sue sembianze iniziavano a cambiare. Dal fondo della grotta altri sfortunati che come prima di lui avevano incontrato quella sorte iniziarono a gemere. Unico suono che potevano emettere in quella strana forma che avevano preso.

John puntò il tridente sul contratto ma salvo un coreografico esplodere di scintille non accadde nulla.

“Suvvia.” Disse Jennifer che aveva assistito alla scena senza muovere un dito. Aveva raccolto il suo enorme corpo contro la parete e osservava l’evolversi degli eventi acquattata come un predatore. “Questa storia può finire solo in due modi.”

John guardò Stiles per un lungo momento. Anche in preda alla trasformazione non aveva smesso di dimenarsi e cercare di urlare ma la luce gli stava come risucchiando qualcosa da dentro e non riusciva ad emettere un suono.

Lentamente il re del mare con un’espressione distrutta mise la mano sul contratto.

Stiles raddoppiò i suoi sforzi in preda al panico. Non poteva stare accadendo.

Come le dita del re toccarono la pergamena la luce gialla svanì lasciando andare ma avvolse istantaneamente John. Trasformandolo in un mostriciattolo attaccato alla roccia come gli altri.

“PADRE!” Finalmente libero dalle piante Stiles si precipitò da suo padre con un potente colpo della coda.

John sembrava così fragile che aveva paura di toccarlo. Alle sue spalle una risata raccapricciante lo fece avvolgere in modo protettivo attorno al povero re.

Jennifer aveva allungato una mano verso il tridente che era rimasto a galleggiare. “Grazie Stiles. Pianificavo di uccidere Derek e finire i miei sacrifici ma hai solo affrettato le cose. Ovviamente non sono tipo da lasciare un sacrificio in sospeso. E poi sia la terra che il mare saranno miei!”

La mano si chiuse sul tridente e una luce abbagliante illuminò la grotta mentre il potere investiva la strega.

“Fossi in te aspetterei qui.” Gli disse Jennifer. “Non c’è luogo dove puoi scappare. Non puoi far fuggire tuo padre; e soprattutto non vuoi vedere cosa farò al tuo bel principe. Sappi solo che ho un certo languorino…” Se possibile il potere aveva deformato ancora di più il suo aspetto. Nuove creste le spuntavano dal dorso e i suoi denti erano affilati e disposti su più file.

Si voltò e nuotò fuori dalla grotta. La sua uscita scatenò uno spostamento d’acqua tale che mandò a rotolare fuori dal loro nascondiglio di piccole figure.

Melissa e Scott si avvicinarono preoccupati e tutti e tre si radunarono attorno al re.

“Mio padre aveva ragione. Ho fatto un casino.” Disse Stiles. Adesso che sapeva cos’erano le lacrime pure se l’oceano le inghiottiva era sicuro stessero uscendo copiose dai suoi occhi.

“Ragazzino!” Tuonò Melissa facendolo sobbalzare. “Non mi sembra sia morto qualcuno per ora. Possiamo stare qui ad aspettare la fineo possiamo fare qualcosa al riguardo!”

Il re diede un gemito deciso e Scott lo spinse leggermente con la testa per scuoterlo.

“Cosa facciamo?” Chiese quest’ultimo con un tono deciso che sembrava quasi fuori posto su di lui.

“Io…” Balbettò Stiles.

“Cosa sono questi balbettii. Proietta la voce.” Disse la consigliera reale. “Sei al comando comportati di conseguenza.”

“Dobbiamo fermare Jennifer.” Disse Stiles più deciso. “Abbiamo bisogno di aiuto.”

“Questo si che è parlare. Andrò ad Atlantica a radunare i soccorsi. Tu devi andare ad avvertire il tuo principino.”

“Avanti andiamo! Dobbiamo sbrigarci! Non sa che Jennifer sta arrivando!” Disse Scott spingendolo verso una delle uscite.

Stiles lanciò un ultimo sguardo a suo padre prima di voltarsi e nuotare in fretta verso la superficie.

Quando emerse dal mare vedeva in lontananza la città e una luce gialla proiettata nella notte.

“Deve essere già lì!” Disse Stiles con una nota di panico.

“Aspetta Stiles guarda!” Scott stava guardando nella direzione opposta e fra le onde agitate Stiles riconobbe un veliero familiare.

“Derek!” Si gettò in avanti trascinando Scott. Non aveva mai nuotato così in fretta, occasionalmente saltando fuori dall’acqua quando un’onda si gonfiava.

In prossimità della nave si trovò dentro un grosso cavallone che montava in fretta e si sforzò ulteriormente per prendere la massima velocità prima di rompere la superficie proprio in cima e proiettarsi direttamente sul ponte. L’onda s’infranse contro la fiancata mentre Stiles volò sopra le teste dei marinai stupiti.

Questo avrebbe fatto male.

Si raggomitolò attorno a Scott per attutire l’impatto. La fortuna per una volta decise di dargli un piccolo aiuto e finì contro una vela che arrestò il suo volo e si trovò a scivolare verso il ponte con Scott che urlava entusiasta. Quel pesce non stava bene con la testa. Doveva farlo controllare.

Crollarono sulle tavole di legno e Stiles si agitò per sbrogliarsi da tela e cime varie quando finalmente qualcuno gli tirò via il tessuto di dosso.

“Stiles. sei tu?” Derek allargò le braccia e Stiles si gettò in avanti incapace di mantenere l’equilibrio, tra la coda e le cime che lo avvolgevano.

Derek lo strinse forte mormorando contro i suoi capelli. “Ti stavo cercando.”

Adesso Stiles poteva chiaramente sentire le lacrime sulle guance.

Ma non c’era tempo.

“Jennifer sta attaccando Beacon Hills!” Disse in fretta staccandosi quanto bastava per guardarlo in faccia.

“Cosa?” Disse il principe.

“Jennifer! In realtà è una strega, ha ricattato mio padre e gli ha preso il tridente che controlla i mari. Sta attaccando la città perché se riesce a sacrificarti otterrà i poteri di una dea!” Cercò di spiegare tutto in fretta ma Derek nonostante l’espressione interrogativa non perse tempo a dubitare di lui.

“Dobbiamo tornare indietro.” Disse a Peter che annuì.

“Se non altro questo spiega la luce.” Disse puntando il dito verso il bagliore giallo ancora visibile in lontananza.

“Presto! Jennifer è uno degli ultimi mostri marini! Mangia gli esseri umani!” Urlò Scott dalle braccia di Isaac che lo aveva recuperato dal groviglio.

“Credo che vomiterò.” Disse il biondo.

“Non ora!” Intimò Derek, “Sistemate la vela. Dobbiamo catturare il vento. Boyd prendi il timone. Stiles afferrà il tuo amico!” Stiles porse le braccia e Scott si tuffò a pesce.

Stiles si aspettava di essere messo giù o in un angolo o di seguire la nave a nuoto.

Invece Derek lo sollevò senza sforzo apparente e lo tenne stretto in piedi vicino al timone lanciando ordini a destra e a sinistra. In mezzo a quella bufera e, anche se aveva la dolorosa consapevolezza che probabilmente non sarebbero sopravvissuti, si sentì come innamorarsi di Derek da capo.

Con la stretta salda intorno a lui l’uomo gridava ordini con voce ferma. Era bellissimo mentre si stagliava contro la furia degli elementi.

Per qualche strano gioco di luce qualche volta i suoi occhi brillavano come di rosso ma questo in qualche modo rinforzava ancora di più l’aura di autorità che emanava.

Se fossero sopravvisuti, un giorno sarebbe stato un re eccezionale e poveri i suoi nemici.

Quando la città arrivò in vista la situazione non sembrava rosea ma neanche terribile come aveva pensato Stiles.

Il popolo del mare era già radunato e stava attaccando Jennifer da più direzioni per poi nascondersi sotto l’acqua quando la strega concentra i suoi colpi su di loro.

Il mostro marino si era tirato fuori dall’acqua sopra la secca che circondava la rupe sulla quale sorgeva il castello.

Quando poteva scagliava dei colpi terribili contro la rocca che sembrava protetta come da uno scudo. Stiles conosceva quella magia. Aguzzando gli occhi poteva vedere i capelli rossi di Lydia sollevati in una nuvola mentre la ragazza acciambellata sulla spiaggia splendeva avvolta dalla sua magia.

E non era sola. Dalla cima della rocca una figura quasi indistinta emanava onde di magia a sua volta rinforzando lo scudo.

“Deaton.” Disse Derek. “Non possono resistere così a lungo. Dobbiamo fare qualcosa.”

“Sembra una situazione leggermente al di fuori dell’improvvisazione.” Disse Peter. “Idee?”

“Solo pessime.” Disse il principe guardandosi attorno come intento a fare calcoli mentali.

“Ce le dovremo far bastare.” Disse Peter. “Cosa facciamo?”

“Dirigi la nave contro il mostro.” Disse a Boyd. “Stiles, il tuo popolo puoi radunare abbastanza sirene da salvare i miei marinai?”

“Si?” Rispose lui deciso. Aveva capito Derek al volo a differenza di Isaac che fece una risata nervosa.

“Se ci schiantiamo contro quel…coso ci ridurrà in un mucchietto di legno bagnato.” Disse degludendo rumorosamente.

“Per questo salterete tutti fuori bordo dopo aver sistemato le vele. Stiles dipendiamo da te.”

“Lasciami fare. Portami al parapetto.” Derek eseguì e Stiles lasciò andare Scott in acqua prima di voltarsi e afferrarlo con decisione per baciarlo.

Derek gemette contro di lui rispondendo entusiasta.

“Mi dispiace.” Gli disse contro le labbra salate l’uomo. “Mi sono fatto incantare.”

“Va tutto bene. Facciamo uno spiedo di strega e poi nel parliamo.” Disse Stiles dandogli un altro bacio veloce poi si liberò con un colpo di reni e si tuffò in mare prima che potesse ripensarci. Anche dopo l’impatto con l’acqua fredda le labbra e le guance gli bruciavano. Avrebbe giurato di aver visto Isaac fargli il segno di vittoria oltre le spalle di Derek con Erika che esultava e Boyd che scuoteva la testa con un sorriso. Persino Peter gli aveva fatto un cenno di approvazione.

“Melissa!” Chiamò riconoscendo una coda color corallo che tuonava ordini con una voce intransigente che poco si addiceva al suo corpo minuto.

“Stiles! Dimmi che hai un piano folle che ormai qualunque cosa di razzionale non ha più senso.”

“Folle è la parola giusta. Derek vuole speronare la strega con la nave, dobbiamo assicurarci che i marinai vengano messi in salvo!” Il granchio non perse tempo voltandosi verso la sirena che attendeva vicino a lui. Stiles registrò indirettamente che aveva una mano sul dorso di Scott. Forse iniziava a capire cos’era successo in sua assenza.

“Capitano Allison, raduna i tuoi uomini, abbiamo una missione di salvataggio.” Allison diede una carezza a Scott schizzò via.

“Pensi che basterà?” Chiese Scott.

“Non credo proprio.” Disse Stiles mordendo l’unghia del pollice. “Ma forse se avesse un piccolo aiuto magico forse si.”

“Ci penso io!” Disse Scott partendo in direzione della spiaggia per avvertire Lydia.

“L’obiettivo di quella strega è comunque il tuo principe. Devi assicurarti che non lo uccida.” Disse Melissa. “Il tuo posto non è qui.”

Stiles annuì e si voltò per tornare verso l’alto.

La situazione in superficie era degenerata. Jennifer si era accorta della nave e non l’aveva ancora attaccata solo perché Deaton dall’alto della scogliera gli lanciava fasci di energia da cui doveva pararsi. Dalle mura piovevano anche massi lanciati dalle catapulte e persino gli arcieri si erano messi all’opera anche se le frecce probabilmente non potevano molto se non infastidire il mostro.

Il mare sembrava impazzito e antichi relitti di navi si alzavano smossi da un maelstrom che andava formandosi in mezzo alla baia.

“Dov’è Derek?” Chiese Stiles riconoscendo Peter che veniva tenuto a galla dal padre di Allison.

“Ancora a bordo!” Gli urlò l’uomo sputando acqua salata.

Stiles si lasciò scappare un’imprecazione e nuotò verso l’imbarcazione.

Ma era troppo tardi.

Con un urlo di vittoria Jennifer colpì l’imbarcazione che prese fuoco iniziando a inabissarsi.

Attanagliato dalla paura Stiles si buttò in avanti immergendosi e com in un flashback vide Derek andare a fondo privo di sensi. Lo afferrò schivando i detriti della nave che s’inabbissava e iniziò a lottare contro la corrente per portarlo a galla. Si era avvicinato al maelstrom e la spinta era molto più forte.

Quando ruppero la superficie Derek iniziò a tossire sputando acqua.

Jennifer stava urlando in preda al delirio mentre nubi temporalesche si addensavano sopra di loro. Se possibile la sua taglia era cresciuta ancora e ora la sua coda creava onde enormi sbattendo sull’acqua.

Doveva portare Derek in salvo ma il mostro si frapponeva tra lui e la spiaggia.

L’occhio gli cadde su uno dei relitti e iniziò a nuotare più in fretta che poteva.

“Afferra la cima.” Gridò a Derek quando arrivarono vicino alla barca.

Il principe non se lo fece ripetere issandosi fuori dall’acqua.

Con quei cavalloni Stiles non ebbe problemi a saltare fuori e rotolare vicino a lui.

“Se ti uccide è la fine. Dobbiamo pensare a qualcosa, è solo questione di minuti prima che si accorgerà che sei ancora vivo.” Disse Stiles.

“Grazie, anche a me preme continuare a vivere se possibile.” Gli rispose sarcastico Derek. “Pensi che il timone di questa nave funzioni ancora?”

“Non mi sembrava avesse danni importanti alla chiglia quando ci abbiamo nuotato sotto perché?”

“Perché questa è una caravella dei pirati. Guarda!” Indicò la prua della nave che era rivestita in ferro arrugginito e spuntoni. “Sono costruite per speronare altre navi.”

“Vai!” Disse Stiles. Aggrappato al parapetto vicino a lui. “Salta fuori bordo prima dell’impatto. Ti prendo io.”

Derek gli afferrò una mano. Sballottati com’erano non poteva fare molto altro. “Sta diventando un’abitudine ricorrente in questa relazione.” Disse stringendogli forte le dita e Stiles si aggrappò a quella stretta cercando di sorridere.

“Magari cerchiamo di non farla diventare un’abitudine.” Derek gli regalò un piccolo sorriso prima di aiutarlo a ributtarsi in mare e correrse sul ponte scivoloso verso il timone.

Grazie al cielo funzionava ancora. Con decisione piantò i piedi al suolo e lo girò con forza verso il mostro che aveva avuto la malaugurata idea di attaccare la sua città.

“Lydia per favore aiutaci.” Disse Stiles lanciando la sua preghiera nel vento. 

Qualcuno doveva averlo sentito perché la prua della nave iniziò a brillare leggermente avvolta dalla magia e la nave all’improvviso filava sulle onde come se invece della tempesta stesse navigando su un mare tranquillo con il vento a favore.

Jennifer si era resa conto che qualcosa non andava e ora stava setacciando il mare vicino alla spiaggia in cerca di Derek emettendo versi animaleschi.

Non li vide arrivare neanche per sbaglio. La nave la colpì a piena velocità e un urlo straziante assordò qualunque essere vivente fuori e dentro l’acqua per chilometri.

Quando il veliero colpì il mostro Stiles era pronto.

Derek mise un piede sul parapetto a poppa compiendo un arco parabolico proprio dove Stiles lo stava aspettando a braccia aperte con un sorriso innamorato.

Il peso di Derek li fece sprofondare entrambi lontano dalla superficie devastata da vento e fulmini mentre la strega del mare moriva.

Derek stava sorridendo a sua volta quando lo baciò incurante del finimondo in corso.

Alla morte della strega tutti i malefici si ruppero e le sue vittime tornarono al loro aspetto rivelando che Jennifer aveva fatto moltissime vittime anche fra gli esseri umani.

“Aiutateli!” Comandò John e tritoni e sirene si affrettarono a portare i poveretti verso la superficie.

Seguendoli si arrestò solo attirato da un bagliore familiare.

Il suo tridente stava lentamente affondando verso il fondale marino. Tritoni della guardia reale e un granchio dall’aspetto familiare ci nuotavano intorno facendo la guardia. Se qualcuno lo avesse toccato sarebbe morto sul colpo.

“Vostra maestà.” Disse Melissa accennando un inchino e John strinse le dita sul metallo familiare sentendo la magia tornare in lui.

“Dov’è mio figlio?” Chiese e la sirena indicò verso la spiaggia.

All’ombra della scogliera Derek era sdraiato sulla sabbia soffice circondando Stiles con un braccio.

Doveva salire al castello. Sicuramente lo stavano cercando. E Stiles doveva rituffarsi per vedere come stavano tutti.

Ma non erano riusciti a salutarsi.

La brezza fresca li accarezzava mentre Derek percorreva la pelle di Stiles con i polpastrelli tracciando il contorno della spalla.

Stiles aveva il mento appoggiato alle mani incrociate sul suo petto.

“Come sarebbe non si usa per pettinarsi?” Chiese Stiles inclinando la testa di lato. 

“Si usa per mangiare.” Ridacchiò Derek. 

“Mi ci sono pettinato davanti alla regina!” 

“Le hai fatto fare una risata non preoccuparti, che altro avete in questo vostro museo?” Lo stava riempiendo di domande su Atlantide e la sua vita cercando di rimandare il più possibile il momento in cui avrebbe dovuto salutarlo. Dopo tutto il tempo passato a pensare al segreto che si chiamava Stiles adesso voleva sapere tutto di lui.

“Ci sono queste cose rotonde e dorate. Te le ho viste dare alle persone qualche volta.” 

“Tipo quando?” 

“Quando siamo andati al mercato e hai comprato la scatola con la musica dentro.”

“Il carillon? Sono monete. Ci si comprano le cose.” Rise alla faccia interrogativa di Stiles che gli diede un colpetto indispettito sul petto.

“Sai che ne ho uno ad Atlantica.” Disse il tritone dopo un attimo reclinando la testa di lato contro le dita di Derek che avevano raggiunto la sua guancia. “Carillon…mi piace questa parola. Lo tengo nascosto o lo metteranno nel museo. Ma dentro è diverso. Ci sono due persone abbracciate che girano.” Stiles feceun gesto vago.

“Vuoi dire che ballano?”

“Facciamo finta che non sappia che vuol dire…” Disse Stiles sorridendo e Derek lo baciò stringendolo a sé. 

John osservava da una certa distanza titubante a interrompere. 

“Cosa pensi che dovrei fare?” Chiese a Melissa che sospirò.

“Penso vostra maestà sappia già la risposta a questa domanda.” Disse semplicemente lei e una lacrima scese sulla guancia di John.

“Mi mancherà così tanto…” disse abbassando il tridente fino a toccare l’acqua. La magia si allargò a cerchio dirigendosi verso la coppia ancora abbracciata.

Stiles lanciò un versetto sorpreso quando il suo corpo si tese colpito dall’incantesimo e rotolò di lato. Urtò una roccia con il piede e si tirò a sedere massaggiandolo con imprecazione prima di rendersi conto che aveva di nuovo le gambe. 

John lo salutò con un sorriso triste senza avvicinarsi per non piangere davanti al suo futuro genero e si tuffò seguito da Melissa.

“Stiles?” Disse Derek con una punta di speranza nella voce.

“Credo che abbiamo appena ricevuto la benedizione di mio padre.” Disse sorpreso e Derek lo ribaltò sulla spiaggia baciandolo con più fervore.

 

 

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