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SAFE – Missione 3: Cattivo

Parole: 3026

Stiles inciampò facendo un paio di passi avanti.

Si guardò intorno spaesato.

Era ancora in un bosco ma non era lo stesso bosco.

I pini della riserva erano spariti lasciando spazio a tronchi massicci che si ergevano verticalmente come colonne.

Anche il clima era diverso. Il freddo pungente di fine autunno era sparito per lasciare spazio a un piacevole clima quasi estivo.

Per fortuna.

Perché il suo giacchetto era sparito lasciando spazio ad un…

“Mantello?” Chiese agli alberi che però non risposero.

Che scostumati.

Aveva dei ricordi confusi su un combattimento.

Stavano seguendo una scia di strane apparizioni. Secondo le ricerche di Stiles era un folletto o un imp. Le vittime cadevano in una specie di sonno per poi risvegliarsi con storie confuse che sembrava uscite dalle favole. Niente di grave. Ma poi era morta una ragazza.

Dopo tre giorni di quello che sembrava a tutti gli effetti una strana specie di coma, come negli altri casi, all’improvviso al tramonto del terzo giorno il suo cuore si era fermato senza alcun preavviso.

Non c’erano state variazioni o altro nei suoi segni vitali. Semplicemente era morta.

Dopo infinite ricerche Stiles aveva messo insieme una specie di teoria.

Il folletto malediceva le persone ma poi se ne lavava le mani. Dipendeva dai maledetti liberarsi. I criteri però erano un mistero.

Finora.

Stiles guardò il cestino che aveva al braccio senza parole.

“Sono cappuccetto rosso.” Disse, ma ancora una volta gli alberi rimasero ostinatamente muti.

Però qualcuno lo aveva sentito.

“Ehi ragazzina.” Disse una voce profonda. Un omone largo quanto un armadio a due ante era chissà come giunto a pochi passi da lui senza fare alcun rumore. “Dove vai di bello?”

“Ragazzina?” Disse Stiles offeso.

Questo è un bosco pericoloso, non dovresti girare solo dopo il tramonto.” Continuò lo sconosciuto issandosi in spalla una grossa ascia come se non avesse minimamente sentito la sua risposta.

“Tu sei il taglialegna!” Disse Stiles colto da un’illuminazione improvvisa.

“In persona.” L’uomo si lasciò andare in una ricca risata e Stiles cercò di consolarsi con il fatto che se non altro stavolta la sua risposta era coerente alla conversazione.

“Quindi dove sei diretta?”

“Casa della nonna?” Disse Stiles  titubante.

“Ma che brava nipote, portare del pane alla nonna malata. Cammina in fretta e non ti fermare! C’è un pericoloso lupo che si aggira in questi boschi.” Stiles quasi si perse l’allusione intento a pensare che aveva dato quasi una risposta corretta.

“Lupo?” Si animò di colpo come folgorato.

“Brava bimba. Ora corri via!” Gli disse il taglialegna prima di agitare una mano e andarsene. Appena fece un passo oltre la linea d’alberi scomparve nel nulla lasciando nuovamente Stiles da solo.

“Almeno questa stupida favola mi potrebbe indicare la direzione.” Miracolosamente un sentiero apparve sotto i suoi piedi come evocato dalle sue parole.

“Ah, ma se invece chiedo l’uscita da questo delirio?” Attese un secondo ma com’era prevedibile non accadde nulla.

Fece diversi metri sul sentiero prima che il suo cervello escogitasse una nuova strategia. 

“Secondo la storia devo andare dalla nonna,” disse discorrevolmente ad una silenziosa quercia. “Ma se lascio il sentiero è come lasciare la storia.” Fece due passi decisi di lato prima di ritrovarsi al centro del sentiero. Provò nell’altra direzione ma non ebbe più successo. Quindi si voltò per tornare indietro e scoprì con sua immensa sorpresa che non c’era nessun dietro.

Fece diversi passi all’indietro per accorgersene ma apparentemente il sentiero spariva dietro di lui.

Camminando all’indietro Stiles quasi non si accorse della figura che era apparsa davanti a lui.

“Stiles!”

Il ragazzo si voltò di scatto quasi inciampando sull’orlo del mantello.

“Derek!” Urlò grato della mano che lo aveva afferrato rimettendolo in piedi.

“Sei…il lupo. Cioè me lo stavo chiedendo poco fa. Che mossa prevedibile. Sarebbe stato un colpo di scena geniale se il lupo lo avessi fatto io…” disse in fretta gesticolando. 

“Stiles!” Ringhiò Derek. Era trasformato in parte, cosa che aveva senso considerando il contesto.

“Si. Scusa. Allora: direi che adesso sappiamo cosa succede alle persone in coma.” Meditò l’umano.

“Pensi che siano finite tutte in questa storia?” Chiese Derek ma Stiles stava già scuotendo la testa prima ancora che avesse finito.

“No non avrebbe senso, non ci sono così tanti personaggi in cappuccetto rosso. Prima ho incontrato il taglialegna e non sembrava nessuna delle vittime. Amenochè la storia non modifichi l’aspetto. Mi ha chiamato ragazzina sai?”

Derek scosse la testa. “No mi sembri uguale, hai ancora…tutte le parti apposto?” 

la mano di Sties scattò verso l’inguine ma tirò subito un sospiro di sollievo.

“Almeno ho la mia mazza.” Disse ammiccando al lupo mannaro che lo fulminò. “Cosa? Sono stato maledetto a fare cappuccetto rosso in una favola. Almeno le battute fammele fare!”

“Se hai fiato da sprecare trova un modo per tirarci fuori di qui.”

“Probabilmente basterà finire la favola.” Meditò Stiles.

“Ti rendi conto sì che il lupo mangia cappuccetto Rosso vero?”

Stiles lo guardò per un lungo momento.

“Possibilità che come nella favola sopravvivo nel tuo stomaco?”

“In tal caso il tuo amico taglialegna mi sventrerá per riempirmi la pancia di pietre e buttarmi in un fiume.”

“Cazzo.” 

“Cosa facciamo.”

Stiles si guardò intorno. 

“Ho provato a tornare indietro e cambiare strada ma mi riporta al punto dove sono uscito dalla trama.”

“Anche io. Prima che tu arrivassi sono stato fermo qui per non so quanto tempo. Se facevo un passo in qualunque direzione mi riportava qui e non riuscivo a ritrasformarmi…” Derek aveva un aria improvvisamente cupa; cioè, più cupa del solito. “Non avevo modo di sapere che fossimo maledetti. Iniziavo a pensare di essere morto…” Una mano gli calò sulla spalla riscuotendolo. Le dita di Stiles strinsero in modo rassicurante la presa mentre il ragazzo scuoteva la testa.

“Nessuno morirà.”

“E la ragazza che è morta due giorni fa.”

Stiles arricciò le labbra soppesando la questione e Derek si dovette scuotere perché si era incantato a guardarle.

Una volta Stiles era un maldestro teenager con una voce irritante e una sconcertante tendenza a cacciarsi nei guai.

Ma quello davanti a lui era un giovane uomo con un fisico asciutto temperato dalla lotta con il soprannaturale e una mente sveglia che li aveva salvati più volte di quanto Derek riuscisse a ricordare.

Quando era successo. 

E soprattutto da quando Derek aveva iniziato a fare pensieri indecenti su di lui?

“La sirenetta.” Disse Stiles riscuotendolo. 

“Come?” 

“La ragazza che è morta probabilmente era finita dentro la sirenetta. Morta dopo tre giorni, torna tutto.”

“La sirenetta si sposa con il principe e vivono tutti felici e contenti.” Lo contraddisse Derek e Stiles gli regalò un ghigno che il lupo mannaro avrebbe volentieri cancellato a suon di baci.

“Una volta usciti da questa storia discuteremo la ragione di questa tua esperienza in fatto di favole. Comunque no, tu parli del film della Disney, nella favola originale non riesce a ottenere il bacio del vero amore dal principe e dopo tre giorni lui sposa un’altra e lei si trasforma in spuma del mare.”

Derek fece una smorfia. “Ma che razza di favola è?” 

“Lo scopo originale delle favole era quello di far paura ai bambini così che non si mettessero nei guai. Il punto è che noi abbiamo una cosa che lei non aveva. Siamo in due. Possiamo farcela.” Gli sorrise in modo così convinto che Derek si ritrovò suo malgrado a credergli.

“Procediamo con calma, per prima cosa dobbiamo capire qual’è il passo successivo. Quando il lupo incontra cappuccetto rosso le suggerisce di portare dei fiori alla nonna e lui si distrae, così che lui possa correre avanti. Direi che il primo tentativo è cercare di non dividersi.” Lo prese sottobraccio aggrappandosi con forza. “Adesso proviamo a camminare per il sentiero. Ma un passo alla volta che non sappiamo cosa potrebbe succedere.” 

Derek chiuse la mano libera sulle sue introno al suo braccio nascondendosi dietro alla necessità di rimanere uniti. 

Insieme fecero un passo in avanti e prima che il suo piede potesse toccare terra si ritrovò sul bordo del sentiero rivolto verso la foresta. Sbilanciato agitò le braccia per non uscire fuori dal sentiero. Come minimo sarebbe sparito.

Stiles lo afferrò dalla giacca strattonandolo indietro e caddero sul sentiero polveroso.

“Ohmpf.” Fu il gemito che uscì dalle labbra di Stiles. Derek si scansò subito cercando di aiutarlo ad alzarsi. “La prossima volta facciamo che tu stai sotto.” Commentò Stiles scuotendosi la terra di dosso.

“Vogliamo provare ancora?” Chiese Derek con uno spiacevole nodo in fondo allo stomaco. “Se non funziona nella scena successiva io…”

“Non penso ci sarà nessuna nonna.” Tagliò corto Stiles con una scrollata di spalle. “Ci stavo pensando anche prima. La storia non è iniziata dall’inizio; non ho incontrato la madre di cappuccetto rosso che le dà il cestino per andare dalla nonna. Anzi ero direttamente nel bosco. Il racconto vero e proprio è iniziato dal taglialegna che mi ha avvertito riguardo al lupo. Non so com’è stato per gli altri ma penso che per noi che siamo in due la storia si concentri sulle nostre interazioni. Penso che nel migliore dei casi troverai una casa vuota in cui mi devi aspettare. Così come prima mi aspettavi sul bordo del sentiero.” Poi si voltò e aggiunse serio. “Andrà bene, fidati di me.” 

Derek annuì un po’ sollevato.

Fecero qualche altro tentativo con poco successo. Non potevano addentrarsi nel bosco insieme e tornare indietro era ancora un’opzione impraticabile. 

“Ci manca che mi prendi in braccio.” Scherzò ma poi lanciò un urletto quando Derek lo sollevò in stile sposa senza pensarci due volte. Stiles si aggrappò al suo collo e il lupo mannaro pensò di aver fatto un errore quando si trovò il ragazzo così vicino che poteva sentire i battiti frenetici del suo cuore quasi risuonare contro di sé. 

“Quando usciremo faremo finta non sia successo niente.” Disse a bassa voce. A quelle parole Stiles perse il controllo della sua espressione per un secondo, sembrava quasi triste. Ma fu un secondo prima che annuisse con un sorriso un po’ freddo.

“Quello che succede nella favola rimane nella favola.” Disse ma Stiles non ruppe il contatto visivo. Il lupo ebbe per un secondo l’impressione che il ragazzo gli guardasse le labbra ma non poteva essere. Eppure nessuno dei due distolse lo sguardo neanche quando Derek fece per avanzare. 

Questa volta fu diverso. Prima che Derek potesse dire o fare nulla si sentì come strattonato in avanti e tutto si offuscò di nuovo. 

Il peso di Stiles sparì dalla sue braccia e lo prese il panico.

“STILES!” Chiamò con un velo di disperazione procedendo a tentoni alla ceca. Gli sembrò di vedere una luce in lontananza e scattò in avanti prima di arrestarsi di botto.

Davanti a lui c’era la tanto temuta casa della nonna.

“Cazzo.” Si lasciò scappare.

Stiles era steso al suolo come quando gli si era schiarita nuovamente la vista. Sapeva che era di nuovo in mezzo al sentiero. 

Evidentemente Derek non era più con lui.

Il suo cervello stava cercando di focalizzarsi su un dettaglio che gli sfuggiva. Era successo qualcosa che aveva triggerato una reazione da parte della storia.

Ma cosa?

Si stavano solo guardando. 

Stiles personalmente era particolarmente concentrato a reprimere una fantasia riguardo a Derek in beta form, il suo mantello rosso e nessun altro indumento coinvolto. 

Poi era sparito tutto, Derek incluso, e lui era tornato al suo filone narrativo.

Si alzò quasi infastidito.

Era irritato perché aveva la sensazione che anche se non era successo nulla qualcosa forse sarebbe potuto succedere.

In condizioni normali si sarebbe tranquillamente convinto che era tutto dentro la sua testa. 

Ma quelle non erano condizioni normali.

E poteva sentire il cuore di Derek battere forte almeno quanto il suo.

“Mi senti stupido folletto. Se ho perso la mia occasione quando esco di qui altro che favola. Ti farò passare un incubo.” 

Ancora una volta gli alberi non si degnarono di rispondere.

Infuriato Stiles acchiappò il cestino e iniziò a correre giù per il pensiero. Il pane per la nonna volò via ma non gli poteva importare di meno. Il mantello gli frustava le gambe così lo afferrò con la mano libera tenendolo raccolto.

Una volta si sarebbe dovuto fermare. Quando ancora doveva entrare in pubertà e il suo unico allenamento era scaldare una panchina mentre i suoi coetanei giocavano a lacrosse. Una volta. Adesso era reduce da anni di crisi soprannaturali e di un allenamento estenuante con il suo branco di cui rimaneva l’unico essere umano. 

“Fanculo.” Urlò. La sua rabbia invece che quietarsi se possibile stava crescendo. Certo che aveva una possibilità con Derek. Il lupo sembrava essere stato scolpito a mano da Michelangelo ma Stiles non era proprio da buttare via. E se Derek non era interessato che fosse. Se non altro poteva metterci una pietra sopra e passare oltre.

La casetta apparve davanti a lui e non rallentò minimamente.

“Derek!” Gridò aprendo la porta così forte che sbatté contro il muro.

Aveva tutto un discorso ispirato che contava di lanciare addosso al lupo ma appena ebbe fatto un passo dentro la porta si chiuse di colpo e solo i suoi riflessi lo fecero buttare di lato evitando la sagoma che si era mossa ai confini del suo campo visivo. Rotolò dietro il tavolo ribaltandolo.

Un basso ringhiò gli annunciò che la buona notizia è che aveva trovato il suo lupo.

Mentre la cattiva era che qualunque discorso avrebbe dovuto aspettare.

“Derek.” Un ruggito lo fece accucciare più vicino al suolo.

La massa scura accucciata in un angolo lo guardava.

Sapeva che lo guardava proprio perché l’unica cosa visibile nelle tenebre erano gli occhi rossi.

“Lascia che ti mangi meglio.” Disse una versione distorta e corrotta della voce di Derek. 

Se non altro parla ancora. Cercò di consolarsi Stiles. Se parlava forse poteva anche capire.

“Non ci siamo. Qualcuno si deve ripassare la favola.” Disse muovendosi cautamente verso la porta di quella che doveva essere la camera da letto. Stiles era ormai dietro la colonna che reggeva le scale a chiocciola dirette sopra. Forse se riusciva a chiudersi dentro poteva escogitare un piano. 

“Che occhi grandi che hai.” 

“è per guardarti meglio.” Disse la voce con un tono che a Stiles non piacque neanche un po’. Era come…accondiscendente. Come se il lupo cattivo stesse solo giocando con lui.

“Che orecchie grandi che hai.” Disse strisciando lentamente verso la porta.

“è per sentirti meglio.” Una goccia di sudore gelato gli scese lungo la schiena. Era più vicino.

Anche il lupo si stava muovendo.

Gli era rimasta solo una battuta. Doveva approfittare dell’istante in cui rispondeva per schizzare in avanti.

“Che denti grandi che hai.” Disse lanciandosi contemporaneamente in avanti.

Sfortunatamente il lupo non perse tempo a rispondergli e gli arrivò addosso con tutto il suo peso.

Rotolarono in terra finchè Stiles non si trovò intrappolato contro il pavimento con Derek che gli ringhiava a pochi centimetri dalla faccia.

“è per mangiarti meglio.” Gli disse in tono beffardo.

Stiles sentì lo stomaco stringersi violentemente dalla paura. Aveva le mani piantate sulle sue spalle cercando di tenerlo lontano.

Un’idea folle gli balenò in testa.

Preso tra incudine e martello non ci pensò neanche un secondo.

Invece di continuare a respingerlo se lo tirò contro e lo baciò.

Quando si era immaginato di essere sotto a Derek non era esattamente questo che aveva in mente.

Non fu piacevole.

Derek si lasciò scappare un guaito sorpreso quando i loro denti urtarolo dolorosamente e Stiles sentì una fitta quando una delle zanne di Derek gli spaccarono un labbro.

Il lupo si irrigidì sopra di lui e per un secondo pensò che sarebbe morto così.

Poi Derek si rilassò inchinando la testa di lato e Stiles lanciò un gemito sorpreso perché improvvisamente una lingua gli stava esplorando la bocca.

Tutto si offuscò caddero verso il basso.

Stiles perse i sensi a metà di un’imprecazione scocciata.

 Quando rinvenne era in un letto di ospedale. Sembrava l’ala abbandonata della clinica di Beacon Hills. 

“Stiles.” Chiamò Melissa. “Come ti senti?” 

“Derek.” Disse cercando di rimettere insieme i ricordi ancora una volta. C’era qualcosa d’importante a proposito di Derek.

“Se si sente Derek siamo perduti.” Commentò Isaac da qualche parte sulla sinistra.

“Si è svegliato mezz’ora fa e è voluto andare via subito.” Gli disse Scott da vicino Melissa. “Cos’è successo?”

“Eravamo in una favola. Dovevamo finire la storia. Il folletto?”

“Morto. Ma non vi svegliavate e non sapevamo bene che fare.” La voce di Lydia sembrava situata in prossimità dei piedi di Stiles.

“Va bene, basta così!” Disse Melissa. “Tutti fuori lo devo visitare.”

Stiles non aveva complicazioni salvo un intontimento e entro il tardo pomeriggio era a casa. Suo padre lo aveva accompagnato con l’ordine tassativo di non mettere piede fuori fino al suo ritorno il giorno dopo e si era allontanato per il suo turno alla stazione.

Stiles aveva resistito ben cinque minuti solo con i suoi pensieri prima di schizzare fuori dalla porta.

La storia ancora non era finita.

Derek si rese conto che c’era un intruso nel momento in cui aprì la porta del loft.

E sapeva anche chi fosse.

Doveva parlare con Stiles.

Ne era consapevole.

Non voleva dire che fosse pronto.

Si erano baciati e ovviamente doveva essere per rompere una maledizione che altrimenti avrebbe portato almeno uno di loro alla morte.

Quello che succede nella favola rimane nella favola aveva detto Stiles.

Il problema era che Derek non voleva dimenticare.

Era stufo di fingere che il ragazzo non gli interessasse.

E se doveva andare male se ne sarebbe fatto una ragione.

Preso dalle sue elucubrazioni era entrato nella camera daletto seguendo l’odore di Stiles ma non si rese conto subito di cosa stava vedendo.

Stiles era sul suo letto e indossava un mantello rosso.

E nient’altro.

“Da come la vedo io abbiamo due opzioni.” Disse con voce forzatamente spavalda ma il lupo sentiva i battiti frenetici del suo cuore. “Possiamo fare finta che non sia successo nulla o possiamo fare qualcosa al riguardo.” 

Ci fu un lungo silenzio.

Poi Derek si voltò e chiuse la porta. 

A chiave.

 

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