Non dire gatto se sei nel sacco

Missione 1

-Niente panico-

Quello che stava fissando da un paio di minuti, paralizzato nella posizione supina in cui si era svegliato, non poteva essere il suo soffitto. In primo luogo non era in legno e non si vedevano travi da nessuna parte. In secondo luogo, se mai gli fosse passato per la testa di dipingere il soffitto di sicuro non avrebbe scelto delle onde. Chi sano di mente dipinge il mare sul soffitto di una stanza?

Voltò leggermente la testa. Fuori dalla finestra s’intravedeva un altro edificio seminascosto dietro la chioma rigogliosa di un albero. Ecco ora sapeva di non essere neanche nel suo paese, a Tanit nessuno avrebbe mai pensato di scolpire il muro di un palazzo, né tanto meno di scolpirci dei mostri.

Con una breve rotazione del capo nella rotazione opposta si trovò a fissare un borsone su un tavolo…

E quelli erano i suoi pantaloni che né penzolavano fuori verso il pavimento…

-Oh –

Giusto. Adesso persino l’assurdo affresco aveva senso.

Si sollevò lentamente a sedere in quel letto gigantesco che la sera prima gli aveva strappato un’esclamazione sorpresa, era anche più grande di quello dei suoi genitori.

Poggiò i piedi sul pavimento fresco cercando di recuperare il contatto con la realtà, cosa non facile quando si rese conto che sul pavimento era dipinto un cielo notturno, dati i molti tappeti pelosi sparsi in giro non lo aveva notato.

Chiuse gli occhi deciso a rimandare le riflessioni a dopo il caffè, tutto sembrava diverso dopo il caffè; fece un grosso mucchio con quello strano soffitto, la magia, le auto e i vestiti troppo aderenti di Knight

Knight…

Scosse la testa, caffè, quello era un pensiero buono.

Ancora mezzo addormentato era sceso in cucina cercando di sopprimere bruciando mentalmente i memo della sua coscienza; il suo senso pratico si era reso conto subito che le dimensioni dell’edificio non combaciavano con il suo aspetto ma la sua sanità mentale si rifiutava di crearsi altri problemi a quell’ora i mattina.

Sempre in uno stato di dormiveglia, era intento a chiedersi la natura del contenuto di una bottiglia che aveva tutto l’aspetto di latte ma odorava di cannella quando il divano peloso dove aveva cercato di sedersi si mosse.

La bottiglia gli cascò di mano mentre schizzava in piedi a una tale velocità che perse l’equilibrio in avanti, solo che invece di cadere si trovò a fluttuare. Il liquido versato si condensò in una pozza circolare senza espandersi sul pavimento e altri oggetti presero il volo. A testa in giù tutta l’attenzione di Hush era catalizzata sul gigantesco felino che lo fissava seduto sule zampe posteriori, sembrava un leone sbiadito, senza criniera; ma era troppo grande, tipo da sella e cavalcata verso il tramonto.

Con la coda dell’occhio assistette all’entrata in scena di una scarmigliata Knight in…

“KNIGHT”

La ragazza sobbalzò fissandolo: “Hush…buongiorno…credo, non avrai bevuto la linfa dei semi di Orivea?”

“Mettiti qualcosa addosso!” disse lui con un verso strozzato coprendosi gli occhi con una mano, nascosta alla sua vista la strega esaminò attentamente la canottiera e i calzoncini che costituivano il suo pigiama.

“Lo sai che non sei più coperto di me vero?” con un motto di terrore il ragazzo sentì il viso scaldarsi, a casa erano tre fratelli, era un problema che non gli si era mai posto, all’improvviso si sentì così inadeguato con il suo vecchio pigiama.

“Ti giuro che non ho intenzioni disonorevoli nei tuoi confronti, non accadrà mai più, ora potresti coprirti e farmi scendere per favore, non vorrei allarmarti ma credo sia entrata una bestia feroce in casa” la risata che accolse quelle parole non lo fece sentire meglio.

“Non vorrei deluderti, ma potrei farti passare le intenzioni disonorevoli con uno schiocco di dita e temo che la bestia feroce sia Jinx” un forte rumore di fuse riempì la stanza, Hush era così sorpreso che riaprì gli occhi.

“Chi?”

Il gatto gigante era sdraiato sulla schiena e la ragazza, avvolta in una sopra veste panna lo accarezzava affondando le mani nel pelo.

“No, non è stupido è solo inesperto. Si, ne sono sicura. E che ne so? Forse mi trova brutta” disse apparentemente rivolta all’animale prima di tornare a fissarlo “Jinx dice che hai cercato di sederti su di lui, suppongo non ci sia bisogno di dirti che non è una grande idea”

Negò lentamente, senza parole. Per qualche motivo la scena, vista a testa in giù gli sembrava ancora più surreale, forse non si era davvero svegliato, per lo meno adesso la foresta rovesciata dipinta sui muri della stanza aveva senso.

“Ora vediamo di farti scendere” decisamente una vestaglia di pizzo non era quello a cui pensava quando le aveva chiesto di coprirsi.

Poggiò una tazza coricata accanto alla pozza e lentamente avvicinò la mano al liquido che sembrò ritrarsi al suo tocco, quando l’ultima goccia fu entrata Hush sentì la forza di gravità tornare a poco a poco.

Il grosso felino lo guardava con quella che sembrava aria di disapprovazione, per quanto un gatto potesse simulare un’espressione simile.

“Ma che razza di gatto è?” fu tutto ciò che riuscì a dire.

“Dovrebbe essere un puma o qualcosa di simile, principalmente si trova nella giungla, ma è solo una proiezione dei miei poteri, tipo un famiglio, quelli veri non sono così grandi e Hush?” si voltò giusto in tempo per vederla alzarsi di mezzo metro da terra solo per raggiungere una mensola dove mise in salvo il bicchiere.

“Si?”

“Capisce perfettamente quello che dici, io non lo tratterei come un animale qualunque se fossi in te”

Jinx lo oltrepassò con aria sdegnata.

-Perfetto, anche il gatto mi crede un imbranato-

Aveva bisogno di un caffè.

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