Malva Chiaro – Capitolo 3

NSFW – Missione 2: Matrimonio

Parole: 8000

Peter si era offerto di pagare l’addio al celibato come regalo personale a Derek quindi sarebbe venuto anche lui quel giorno. Comunque fu una sorpresa vederlo arrivare con Stiles.

Derek li vide arrivare insieme al locale. Stavano scherzando e ridendo in un modo che non gli piaceva. C’era chimica fra di loro anche se odiava ammetterlo.

Avrebbe voluto essere abbastanza maturo e distaccato da essere felice per suo zio e per Stiles; ma la sola idea che si mettessero insieme e che sarebbe stato costretto a vedere Stiles con un altro per il resto della sua vita gli strinse lo stomaco in maniera dolorosa.

“Buongiorno!” Disse a voce più alta di quanto intendeva per richiamare laloro attenzione.

Stiles lo guardò appena e ci pensò Peter a riempire il silenzio imbarazzante che si era venuto a creare.

“Nipote! Sono estremamente felice tu abbia scelto di ascoltare il tuo buon senso e ti sia deciso per questo locale. Vi faccio strada.” Mise un braccio intorno alle spalle a Stiles chinandosi verso di lui con aria cospiratoria. “Io sono il buon senso.” Gli disse ad un palmo dall’orecchio.

Stiles ridacchiò coprendosi la bocca con una mano.

“Scommetto che non capita spesso.” 

“Hai proprio ragione, mi chiedo come mai. Una persona moderata come me.”

Derek li seguì truce. 

La mano di Peter scivolò dalla spalla al fianco del ragazzo e dovette mordersi la lingua forte per impedirsi di fare un commento al riguardo.

All’interno del locale li aspettava tale Anthony, dai lunghi capelli rossi, un vistoso tatuaggio di serpente che spuntava dal bordo della camicia per terminare a fauci spalancate sul suo collo e le unghie smaltate di nero.

Peter lo abbracciò dandogli sonori baci sulle guance.

“Questo è il ragazzo di cui ti parlavo.” Disse allargando un braccio e Stiles si avvicinò ai due. 

“Ma certo, Stiles, dico bene?” Anthony gli sollevò il mento con aria famelica. “Peter non ti ha reso giustizia con la sua descrizione.”

Il diretto interessato chiuse le dita intorno al polso di Anthony per allontanarlo da Stiles. Drappeggiò nuovamente in maniera territoriale il braccio intorno a lui scacciando le parole di Anthony con l’altra mano.

“Come se le parole potessero offrire giustizia a un tale bocconcino.” 

“Hai parlato di me ai tuoi amici?” Disse Stiles sarcastico. “Questo e tutti i complimenti? Non avrai un secondo fine?”

Peter scosse la testa con espressione offesa. “Gli unici secondi che ho sono la ristorante.”

Derek si gelò.

Non è possibile che siano già andati a letto insieme. Si trovò a pensare. Scacciò il pensiero ma l’idea ormai gli si era piantata in testa e si rese conto solo dopo un secondo che gli si erano rivolti.

“Cosa?” Disse.

“Stavo dicendo, questo è Anthony. Il proprietario. Siamo andati all’università insieme. Questo è mio nipote Derek.” 

Derek strinse la mano ad Anthony che gli lanciò un lungo sguardo di apprezzamento che lo lasciò interdetto.

“Certo che voi Hale avete vinto alla lotteria genetica.” Disse leccandosi le labbra.

“Si deve sposare.” Tagliò corto Stiles. “L’unica che ha vinto è la sua futura moglie.”

“Oh beh, vorrà dire che ci accontenteremo degli Hale ancora sul mercato.” Disse Anthony dando un’altra pacca a Peter. “Venite, vi mostro cosa aveva in mente.” 

Li condusse in un area rialzata del locale. “Questa è la sezione VIP pensavo di riservarla interamente per voi. Possiamo mettere una seconda postazione bar in quest’angolo e ovviamente ci saranno stuzzichini. Così avrete la vostra area riservata ma anche accesso immediato alla pista da ballo principale.” Disse mostrando loro l’area con dei divanti rosso scuro e bassi tavolini separata fisicamente dal resto del locale.

“Abbiamo previsto di arrivare qui verso le undici con la limousine dell’agenzia. Avete un parcheggio privato?” Chiese Stiles personalmente consultando la sua agenda.

“Certamente, possiamo riservarvi uno spazio ma dovrete darmi le dimensioni.”

“Mi distraggo un attimo e parlate di dimensioni senza di me?” Chiese Peter che si era allontanato un momento a fare delle foto per le references.

C’era qualcosa che stonava nella scena. Derek aggrottò le sopracciglia cercando di cogliere cosa fosse. 

Aveva visto il ragazzo al lavoro prima di allora ed era abituato a Petere e ai suoi stravaganti amici. Tuttavia sentiva una sensazione spiacevole. La comprensione lo colpì improvvisamente mentre guardava le labbra di Stiles arricciarsi in un altro sorriso.

Non aveva guardato nella sua direzione neanche una volta. Lo stava escludendo dalla sua vita.

Fece più male di quanto si aspettasse. 

Si allontanò in cerca dei bagni. Al di là delle apparenze del proprietario il locale era davvero di alta classe. I bagni erano addirittura in marmo nero con sottili venature bianche. Gli specchi ostentavano spesse cornici dorate e i lavabi avevano un design moderno e ricercato. 

Derek aprì l’acqua facendola scorrere un po’ finché non divenne fredda per potersi sciaquare la faccia.

“Sei ridicolo.” Il fatto che Peter lo avesse seguito in bagno era così prevedibile che non trovò neanche la forza di sorprendersi.

“Non sono io che sto flirtando con un ragazzo dieci anni più giovane di me.” Disse alzando gli occhi per guardare Peter nel riflesso dello specchio.

Peter non si scompose minimamente esaminandosi le unghie appoggiato al muro.

“Parlavo del tuo guardaroba, ma trovo comunque interessante che i tuoi pensieri siano andati direttamente in quella direzione.” 

“La vuoi smettere?” Esplose Derek. “Va bene hai vinto. Ti sei portato Stiles a letto e io sto sposando un donna che non amo. Ci sono altre cose che mi vuoi gettare in faccia?”

“Wow.” Peter si avvicinò senza staccare gli occhi dai suoi. “Sei davvero convinto che ferirei quel ragazzo solo per farti uno sgarbo Derek?” Il suo nome suonava così strano detto dall’uomo, che era solito apostrfarlo con una grande quantità di nomignoli insulsi.

“Se cerchi un colpevole per le tue sfortune ti consiglio di guardare altrove…lì per la precisione.” Disse indicando il suo riflesso prima di lasciarlo solo.

Al suo rientro nel locale Stiles e Peter avevano già risolto le questioni relative all’organizzazione. Non riusciva neanche a capire perché diamine era andato anche lui.

Forse dopotutto era masochista pensò guardando impotente Peter che apriva la portiera a Stiles dopo essersi offerto di riaccompagnarlo a casa. 

“Ho esagerato?” Chiese Peter salendo a sua volta a bordo. 

“Sono una brutta persona perché ti ho chiesto di aiutarmi a far ingelosire un uomo in procinto di sposarsi?” Chiese Stiles affondando la faccia tra le mani.

“Considerando che quella persona è mio nipote ed è determinato a sposarsi con una strega direi di no. E poi non è che io sia proprio un santo.” Disse Peter dandogli una pacca sul ginocchio prima di mettere in moto.

“Non mi riferivo a Derek.” Disse Stiles riemergendo da dietro le sue dita. “Non è giusto tirarti in mezzo.” 

Peter cambiò marcia con un po’ troppa forza per dissimulare l’imbarazzo. 

“Dipende…” Disse scegliendo le parole con cura. “Potresti farti perdonare.”

“Ah si?” Disse Stiles girandosi verso di lui. “E cosa mai potrei fare.”

“Venire con me al matrimonio?” Disse Peter in fretta prima che potesse cambiare idea. “Come amici! Perché sarà uno spettacolo penoso e sicuramente avere qualcuno con cui condividere qualche battuta lo renderebbe meno insopportabile.” Aggiunse in fretta. Stiles non era interessato a lui. Era chiaro. Ma magari un giorno sarebbero potuti essere amici senza che fosse strano.

Stiles non disse nulla a lungo. Peter non poteva staccare gli occhi dalla strada ma stava letteralmente friggendo sul sedile.

“Va bene.” Disse Stiles infine. “Devo comunque prendere parte. Tanto vale farlo in grande stile.”

Peter sorrise. “Inoltre la faccia che ha fatto mio nipote oggi quando ti ho messo la mano sul fianco è stata impagabile.”

“Pensavo ti avrebbe preso a pugni. Inizio a pensare che sia davvero interessato a me.”

“Sarebbe anche ora.”

Derek arrivò alla prova vestito estremamente nervoso. Da quando Stiles e Peter aveva iniziato ad uscire insieme praticamente non dormiva più.

E c’era un’altra brutta sorpresa ad attenderlo nella sartoria.

“Cosa stai facendo?” Chiese Derek vedendolo con un completo indosso.

Al suo arrivo invece che nel solito camerino lo avevano condotto proprio in una piccola stanza privata. Il suo completo era su un manichino in un angolo, ma lungo le pareti erano esposti numerosi altri modelli.

E Stiles sembrava intento a provarli.

“Compro un vestito.” Disse il ragazzo facendo le spallucce. 

“In questo negozio?” Si detestò nel momento in cui le parole lasciarono le sue labbra.

“Meno chiacchere più azione.” Disse Finstook spingendo Derek verso il suo vestito. “Ho apportato le ultime modifiche, così dovrebbe essere perfetto. Quando a lei signor Stilisky. I modelli che posso adattare in così poco tempo sono tutti qui. Mi chiami quando ha finito.” Disse sbrigativamente. “Sarò in negozio.” Precisò prima di uscire. “Potrei non sentire. Amenoché non venite a chiamarmi.” Fece un sorriso d’intesa ad un perplesso Derek che si scznsò per farlo uscire prima ci procedere a spogliarsi. Regnò il silenzio per diverso tempo finché Sitles non lo ruppe.

“Si tratta di un regalo.” Disse con un certo astio nella voce. Derek lo guardò da sopra la spalla intento a mettersi i pantaloni. Era a torso nudo e in qualche modo aveva cercato di evitare lo spettacolo del ragazzo che si spogliava o si sarebbe trovato a dover nascondere una certa rigidità nella zona inguinale.

Stiles al contrario era il tipo di persona che indossa prima il pezzo di sopra ed era intento ad abbottonarsi la camicia con indosso solo quella e vistosi boxer di Flash che Derek gli avrebbe volentieri strappato a morsi. “Di Peter.” Precisò Stiles.

“Non ho bisogno dei dettagli della tua relazione con mio zio.” Disse cercando di alzare la zip che gli sfuggiva dalle dita per il nervosismo. 

Quando Stiles parlò nuovamente era nettamente più vicino. 

“Vengo con lui al matrimonio.” Gli disse così vicino che Derek si voltò di scatto trovandoselo davanti. 

Ne aveva abbastanza.

“Scommetto che non è l’unica occasione in cui vieni con lui.” Gli disse avvicinandosi minaccioso. Era un po’ più alto di lui e si risolse a scrutarlo dall’alto arrabbiato.

“In effetti no. Ma non t’interessa immagino.”

“Per niente.”

“Bene.”

“Bene.” 

Nel giro di due secondi aveva incollato Stiles al muro e lo stava baciando in maniera davvero poco disinteressata.

Il ragazzo si lasciava scappare dei gemiti che avevano dell’osceno con le braccia saldamente ancorate intorno alle sue spalle.

Derek avrebbe voluto sbatterlo sul letto e scoprire quali altri versi riusciva a strappargli. 

Gli passò le mani sotto al sedere per sollevarlo da terra e Stiles gemette ancora più forte stringendo le gambe intorno ai suoi finchi con forza. Come se avesse avuto paura di vederlo sparire. 

Dovevano fermarsi.

Era sbagliato.

E non poteva assolutamente venire in queei pantaloni.

Come se l’universo avesse deciso di mandargli un sengno, i pantaloni del completo, che erano ancora aperti perché era stato distratto da altro, caddero in terra con un tonfo.

“Oddio.” Disse Stiles ansimando forte.

“In realtà puoi chiamarmi Derek.” 

Stiles gli morse un labbro in ritorsione.

“Non sto uscendo con Peter. Ti stavamo solo punzecchiando.” Disse cercando di baciarlo di nuovo ma Derek si scansò.

“Siete due pezzi di merda.” Disse ansimando. 

Stiles fece un sorriso così meschino che Derek lo premette ancora di più contro il muro per sorreggerlo mentre staccava una mano dalle sue natiche. Solo per poi colpirle con un sonoro schiocco.

Stiles urlò per poi coprirsi la bocca con una mano inorridito. 

Derek gli nascose il viso nel collo inspirando a fondo. 

“Quindi non sei interessato a mio zio?” Gli chiese scoprendo le carte.

“Penso che tu riesca a sentire il mio interesse dov’è rivolto.” Gli disse Stiles spingendo i fianchi contro i suoi. 

Derek sorrise lasciandogli un bacio sul collo che lo fece rabbrividire, però invece di riprendere da dove aveva lasciato lo rimise in terra.

“Non credo di riuscire più a far finta che non m’interessi” Gli disse poggiando i gomiti ai lati della sua testa e parlando piano come se stesse confidando un segreto. “Ma non posso non sposarmi.”

“Lo so.” Disse Stiles altrettanto piano portandogli le mani sui fianchi. “Peter mi ha detto tutto.” 

“Quando lo pesco dovrò dirgliene quattro.” 

“Forse dovresti ringraziarlo.” Disse Stiles alzandosi sulle punte per dargli un altro bacio a stampo. “Io capisco le tue motivazioni, ma non posso avere una relazione con un uomo sposato.” Disse serio.

Derek annuì sentendosi morire dentro un pochino.

“Se le cose fossero state diverse.” Mormorò portando una mano dietro la testa di Stiles per accompagnarla contro la sua spalla e abbracciarlo teneramente. Le braccia di Stiles lo circondarono a sua volta e il ragazzo completò la frase per lui.

“Se le cose fossero state diverse ti avrei invitato a vedere il nuovo Star Wars.”

Derek non ci voleva credere quando una lacrima li rigò una guancia. Si conoscevano da tre settimane. Nonostante questo non faticava a immaginare una vita con Stiles.

“Saremo andati alla prima e avrei finito con litigare con qualcuno in sala perché ti saresti lamentato tutto il tempo.” 

“Mi sarei fatto perdonare.” 

“Oh non ne dubito.”

Rimasero fermi abbracciati per un tempo indeterminato. Finchè le lacrime non furono esaurite e il dolore un po’ assopito.

“Sicuro che vuoi che venga?” Chiese Stiles sistemandogli la cravatta con il nodo trinità. 

“Almeno potrò godermi lo spettacolo di te con questo completo.” Disse levandogli un granello di polvere invisibile dalla spalla.

Rimasero in piedi insieme davanti allo specchio. 

“Sembro un gelataio.” Disse Derek osservando sconsolato il completo bianco con la camicia celeste che indossava.

“Vorrei poterti contradire. Che ne pensi?” Disse Stiles girando su se stesso. “Non ti mando le vibes di Lucifer?” Indossava un completo nero con una camicia bianca. La cravatta e il fazzoletto erano rosso scuro e le scarpe di un nero lucidissimo.

“Nel senso che mi ispiri a compiere tutti i peccati capitali oltre che inventarne qualcuno nuovo? Assolutamente si.” 

Stiles avvampò come una torcia.

“Sarà meglio avvertire Finstook, chissà cosa pensa che stiamo facendo qui dentro.” Disse avviandosi alla porta ma Derek lo rfermò per una mano avvicinandosi e alzandogli il mento con l’altra.

“Solo un attimo.” Gli disse contro le labbra prima di baciarlo dolcemente un’ultima volta.

Quando infine Stiles andò a chiamare il sarto sentiva così caldo che dovette allenarsi il nodo della cravatta.

“Pronto?” Disse Stiles sorpreso. Aveva il numero di Derek e si erano scambiati diversi messaggi ma non aspettava che lo chiamasse.

“Stiles?” Disse la voce di Derek e l’interpellato dovette reprimere un brivido. Gli piaceva più di quanto fosse ammissibile il modo in cui chiamava il suo nome.

“Ehi.” Disse sentendosi una teenager alla prima cotta.

“Ehi.” Gli rispose Derek in tono altrettanto imbarazzato.

Da quando si erano chiariti nel camerino la situazione era cambiata drasticamente. La dove per giorni c’erano state battute acide e silenzi tesi andesso c’erano risate e uno sfiorarsi casuale che tanto casuale non era.

Come quando Derek gli aveva poggiato una mano sulla bassa schiena per chinarsi a leggere una cosa sul suo tablet il giorno prima, o come quando gli aveva preso la mano mentre aspettavano ad un semaforo rosso in macchina. 

Quando la luce era divetata verde Derek aveva portato le sue dita sul cambio per non lasciare la presa neanche quando doveva cambiare marcia.

Non ci poteva essere niente di più, eppure quando Derek lo traeva al riparo dagli sguardi per rubargli un bacio veloce o quando gli sorrideva non poteva fare a meno di chiedersi se non si sarebbe dovuto sentire in colpa.

Ma qualunque cosa ci fosse tra di loro aveva unadata di scadenza. Sotto quella luce più che un torbida relazione clandestina sembrava quasi un lungo addio a quei sentimenti che non erano riusciti a fermare prima che diventassero troppo per essere ignorati.

Ogni volta che Stiles cancellava un giorno dal calendario nel conto alla rovescia che precedeva le nozze diceva addio a qualcosa che gli piaceva di Derek. L’unico problema è che con il passare dei giornila lista non faceva che gonfiarsi invece che diminuire.

“Stasera sarei dovuto andare a provare il menù che abbiamo scelto al ristorante con Jennifer.”   Stiles aggrottò le sopracciglia.

“Stasera?” Chiese. “Ma non c’è l’addio al nubilato?” Aprì gli appunti di Allison ma Derek gli stava già confermando i suoi sospetti.

“Esatto, le date si sono accavallate. Quindi Jennifer non può venire e mi stavo chiedendo se tu avessi impegni.” 

Stiles si morse un labbro. La speranza mal celata nella voce di Derek era una pugnalata. Ma non poteva fare una cosa spudorata come cenare fuori con lui.

“Derek non penso che…”

“Si tratta di un’idea di Jennifer.” 

“Cosa?” 

“Ha detto letteralmente: vedi se il galoppino dell’agenzia può accompagnarti, lo paghiamo per questo.” Disse aspro.

Beh.

“Alle sette?” Jennifer avrebbe avuto Derek per tutta la vita. Quella sera poteva lasciarglielo.

“Ti passo a prendere io.” Derek era così felice al telefono che Stiles si trovò a stringere fortissimo l’apparecchio.

Non è un appuntamento! Si stava ripetendo qualche ora dopo. Certo sarebbe stato più credibile se non avesse avuto mezzo guardaroba ribaltato sul letto.

Cercando di darsi un contegno aveva infine optato per dei jeans e il fatto che sembrava fossero stati cuciti per mettere in risalto il suo fondoschiena era una totale casualità. 

L’espressione di Derek quando lo vide era valsa la pena di spendere tre ore a scegliere un outfit. 

Stiles era convinto che volesse aprirgli la portiera quando lo seguì dall’alto del passeggero dell’auto.

E lo fece.

Ma non prima di averlo baciato in modo molto poco casto per un paio di minuti.

Non è un appuntamento! Disse mentalmente al suo riflesso nello specchietto quando senza fiato e un po’ scompigliato salì in macchina. Stordito com’era ci mise un secondo a rendersi conto di quello che stava guardando.

Una singola rosa di un rosso molto scuro lo aspettava sul cruscotto.

“Credo che Finstook ci shippi.” Disse casualmente Derek ridendo alla sua espressione perplessa. “Quando ho chiamato per chiedere la tonalità precisa della tua cravatta non ho avuto neanche il tempo d’inventarmi una scusa. Ti saluta.” 

Stiles ridacchiò protendendosi in avanti per ringraziarlo con i fatti più che con le parole.

Non è un appuntamento! Si dovette ripetere quando li condussero ad un tavolo appartato su una veranda decorata con un pergolato. 

“Non sapevo avessero tavoli qui fuori.” Disse Stiles sorpreso.

“Non li hanno infatti.” Disse Derek accomodandosi con l’esorssione di chi la sa lunga.

“Si può sapere che problemi avete voi Hale? Sentite il bisogno di buttare soldi dalla finestra?” Chiese scuotendo la testa.

“Solo quando cerchiamo d’impressionare qualcuno.” 

Non è un appuntamento! Pensò ridendo fino alle lacrime sentendo storie d’infanzia su Derek e le sue sorelle.

“E quindi Laura e Cora verranno al tuo addio al celibato?”

“E anche Malia, la figlia di Peter. Credo sia stata proprio lei a convincere Jennifer. Non ne voleva sapere, ha una politica molto severa su: i maschi con i maschi e le ragazze con le ragazze.”

“Beh…attenta a ciò che desideri…” mormorò Stiles prendendo un altro sorso di vino. 

“Il punto è che Malia le ha detto che non c’era problema. Poteva ballare sul tavolo anche al suo addio al nubilato e Jennifer ha ceduto immediatamente.”

“Oh, ho visto gli appunti di Allison. Davvero faranno un numero al riguardo su Vanity Fair?”

“Si, per questo ha cercato di convincere Peter a darle il Poison Rouge.”

“Cosa? E lui?”

“Le ha detto di no e ha continuato a mangiare. Pensavo lo avrebbe schiaffeggiato.”

A quel punto Stiles aveva le lacrime agli occhi.

Non è un appuntamento! Si disse quando Derek lo prese per mano camminando lungo il fiume illuminato dalla gentile luce dei lampioni.

“Il tuo gusto preferito è  panna?” 

“Non ridere.”

“Non oserei mai. Io ho cioccolato, se ci baciamo facciamo la stracciatella.” E Derek lo aveva baciato. Chinandosi appena senza lasciare andare la sua mano, con i gelati che si squagliavano dimenticati.

Non è un appuntamento! Pensò con la mente un po’ annebbiata mentre Derek lo baciava ancora con trasporto dopo averlo accompagnato alla porta.

“Grazie Stiles.” Gli disse mentre il ragazzo tardava a chiudere del tutto la porta per non interrompere il contatto visivo. “Credo sia stato l’appuntamento migliore che ho mai avuto. Buonanotte.”

“Buonanotte!” Balbettò Stiles chiudendo la porta e poggiandocisi contro fino a scivolare a terra. 

ERA STATO UN DANNATISSIMO APPUNTAMENTO!

Non sarebbe arrivato vivo in fondo a quella storia. Si trovò a pensare cercando di calmare i battiti furiosi del suo cuore. 

Quando uscì dall’appartamento la rosa aveva trovato un posto d’onore in un vaso alto e stretto sul suo comodino.

Stiles si era addormentato guardandola.

“Congratulazioni!” Stiles quasi saltò addosso a Scott. Il suo amico lo sollevò di peso facnedolo girare e quasi caddero in terra ridendo come due bambini.

Allison sedeva sul divano tra Lydia e Erika. Tutte e tre parlavano eccitatissime così veloce che la conversazione sembrava impossibile da seguire.

Persino Boyd sorrideva dal suo angolo. Isaac arrivò di grancarriera con delle spumante e una pila di bicchieri.

“Quello è lo spumante per la cena di prova dei Beckett?” Chiese Lydia e Isaac si frizzò sul posto come un bimbo con le mani ancora sporche di marmellata ma la ragazza annuì approvando.

“Ottima scelta, ha un retrogusto fruttato.” 

“Perchè state stappando dello spumante senza di ma?” Chiese Jackson quasi offeso arrivando nello studio di Lydia con una pila di tovaglioli diversi. “Non dovevamo rivedere l’inventario del nostro fornitore?”

“Jackson!” Eesclamò Scott abbracciando anche lui che fece una faccia a metà fra lo sconvolto e l’inorridito. “Allison è incinta!” 

L’espressione di Jackson mutò lentamente mentre assorbiva l’informazione in qualcosa che sarebbe potuta passare per tenerezza se non si fosse trattato di Jackson. 

“Oh. Auguri…” si voltò a lasciare i tovaglioli sulla prima superficie disponibile e abbracciò Scott che fece un verso sorpreso. “Non ci posso credere McCall sei riuscito a farne una giusta. Allison dimmi che non lascerai organizzare a lui il gender reveal party.” Disse quindi avvicinandosi al trio sul divano e unendosi alla conversazione a velocità accellerata.

Stiles andò vicino al suo amico che era rimasto di sale dove Jackson lo aveva lasciato e gli diede una pacca sulla spalla per riscuoterlo. 

“Allora direi che è deciso.” Disse Lydia schiccando le dita per richiamare l’attenzione di tutti. “Il medico ha prescritto ad Allison riposo assoluto per via dello svenimento dell’altro giorno quindi divideremo i suoi compiti tra tutti. Stiles so che stai seguendo Derek ma potrei doverti chiedere di prevelevaer anche l’abito di Jennifer oltre quello di Derek e Scott ho bisogno che vada tu a occuperti delle consegne della torta. Jackson posso contare su di te per confermare le partecipazioni?”

Jackson annuì e si avviò immediatamente alla porta parlando nel suo auricolare.

“Sentito Nancy? Voglio una lista degli invitati ancora da confermare sulla mia scrivania entro dieci minuti.”

“Vanity Fair ha deciso che farà un follow up sul servizio dell’addio al nubilato quindi saranno presenti anche i loro fotografi al matrimonio Isaac e Boyd lascio a voi la logistica. Devono avere uno spazio nella chiesa e nel ristorante in seguito ma avevamo già concluso la distribuzione dei posti quindi dovrete rivedere parte dell’organizzazione. Stiles, Derek ha approvato il menù?”

“Assolutamente sì.” Disse pescando il foglio con i loro commenti della sera precedente. “Cambiare gli antipasti è stata una scelta vincente, la selezione di prodotti italiani era squisita e l’insalata di mango, anche se dovrebbe essere solo un controrno, è stata una rivelazione.” Si lasciò scappare.

 

Non ricevendo risposta alzò gli occhi trovando tutti che lo fissavano.

“Amico…” Disse Scott lentamente. “Eri anche tu a fare la prova del menù?” 

Stiles alzò le mani sudando freddo. “Jennifer era all’addio al nubilato e mi hanno chiesto se potevo andare con Derek.” Disse in fretta. 

Scott fece spallucce e più o meno tutti tornarono a ridistribuire gli incarichi di Allison. Tranne Lydia che aspettò che tutti se ne fossero andati prima di mandargli un mesaggio in privato.

 

Spero che tu sappia quello che stai facendo.

 

“Anche io.” Mormorò Stiles mordicchiandosi il labbro.

“Peter non penso sia una buona idea…” Disse Stiles. Guardando lo specchio. 

“Non è una buona idea, è un’idea eccellente!” Disse l’uomo poggiandogli le mani sulle spalle. 

Stiles lo aveva assecondato comprando un outfit nel sexy shop sapendo che in caso contrario l’uomo glielo avrebbe comprato comunque ma non pensava che si sarebbe trovato a metterlo. 

Lo aveva messo nel borsone prima di dirigersi al loft di Derek con una certa dose di senso di colpa. Tutti i suoi istinti gli urlavano che se non contava di metterlo portarlo era un controsenso e lui aveva provato a giustificarsi dicendo che lo portava solo ed esclusivamente perché Peter lo aveva chiesto ma che in realtà pensava di poterlo restituire semplicemente. Dopotutto non pensava che avrebbe mai avuto il coraggio di metterlo.

Ma Peter doveva avere delle capacità ipnotizzanti perché  a dispetto di tutte le sue buone intenzioni era in piedi di fronte allo specchio imbarazzato come mai era stato nella vita.

I vestiti, anche se chiamarli vestiti era un esagerazione, consistevano in un paio di culotte troppo corte e troppo aderenti. Il pezzo di sopra era per l’appunto in pezzi deu maniche gli coprivano le braccia ed erano agganciate ad un collare, ma era tutto lì. Il resto della maglia era assente. 

E non era neanche la parte più sconcertante del suo outfit. Guardò di nuovo la maschera che lo zio di Derek gli stava porgendo con una punta di dubbio. Era una semplice maschera nera di pelle con due orecchie da gatto.

“Sembrerò uno degli spogliarellisti.” Provò a protestare ma Peter lo zittì con un gesto secco. 

“Appunto! Tutti avremo delle maschere e complice l’alcol e le luci scure nessuno potrà dire chi è chi. Potrai passare tutta la sera incollato a Derek. Non sei felice?”

“Ma ci saranno le sue sorelle!” 

“Credo onestamente che Laura e Cora abbiano acceso un cero n chiesa per pregare che questo matrimonio vada a monte e Derek rinsavisca.”

“Non vuol dire che devo essere io a mandarlo a monte!” 

“Stiles. Vedila così, tra due giorni Derek sarà sposato con un’arpia e passeranno almeno altri quattro mesi prima che possa tenere tra le braccia la ragione per cui si sta sacrificando così. Si merita di passare una bella serata; e te lo meriti anche tu.” 

Stiles lo guardò attraverso lo specchio.

“Secondo te è infantile quello che stiamo facendo?” Gli chiese. Non aveva altri con cui parlarne e la cosa lo stava tenendo sveglio la notte.

“Secondo me voi due siete l’unica cosa che ha senso in tutta questa storia ma non sta a me decidere. Tu cosa vuoi Stiles?” 

Pochi minuti dopo uscì dalla stanza con la maschera indosso.

Derek era intento ad allacciarsi un polsino e non si voltò subito. 

“Aspetta ti aiuto.” Disse Stiles prendendogli il polso tra le mani per aiutarlo. 

Tenne gli occhi fissi su quello che faceva anche se sentiva lo sguardo di Derek passarlo da parte a parte. Era convinto di essere arrossito in modo integrale e pultroppo il suo abbigliamento attuale non faceva molto per nasconderlo.

“Stiles…”

“AH NO!” L’interruppe Peter uscendo con indosso una camicia nera di raso che sembrava cucita apposta per lui. Considerato il personaggio probabilmente lo era. “Aspettate di essere in macchina prima di saltarvi addosso. Una volta che avrò adempiuto al mio compito di portarvi alla festa potete anche infrattarvi. Adesso fuori!” Comandò imperioso. 

Stiles era bene consapevole che gli occhi di Derek non lo lasciarono un attimo ma si rifiutava di guardare nella sua direzione o non sarebbe arrivato da nessuna parte. 

La limousine era già davanti casa loro grazie al cielo. Come predetto da Peter tutti indossavano le maschere e l’uomo aveva avuto l’accortezza d’invitare un paio di spogliarellisti a bordo che per una totale coincidenza erano vestiti proprio come Stiles. 

Alcuni degli amici di Derek avrebbero fatto il viaggio con loro, mentre le sue sorelle e la figlia di Peter li aspettavano con gli altri già al locale.

Derek sembrava avere le idee chiare quando una volta saliti in macchina lo fece sedere direttamente sulle sue gambe. I suoi amici fecero un po’ di casino al gesto ma come aveva previsto Peter nessuno prestò loro più di tanta attenzione. 

Stiles era rigido su di lui ma Derek sembrava così a suo agio. Gli teneva una mano sul fianco per impedirgli di allontanarsi ma allo stesso tempo rideva e scherzava con gli altri occupanti dell’auto scolandosi le prime birre della serata. 

Dopo un po’ Stiles si trovò a giocare con la fascia che gli avevano messo. Recava la scritta ‘condannato a morte’ e Stiles aveva riso più del dovuto considerata la situazione. 

Si fece strada con le dita dietro la fascia infilandole tra i bottoni della camicia bianca di Derek con un sorriso biricchino.

Se non altro servì a richiamare l’attenzione dell’uomo.

Derek chiusele dita sulle sue con uno sguardo di avvertimento.

“Comportati bene.” Gli sussurrò direttamente nell’orecchio.

“Mai stato capace.” Gli disse Stiles alzando la mano stretta nella sua per mordicchiare leggermente le dita che lo tenevano prigioniero senza staccare gli occhi da quelli di Derek. 

La situazione lo stava eccitando oltremodo. Non sapeva neanche di essere un tale esibizionista ma lmai avrebbe potuto immaginare di trovarsi in questa posizione nelle sue fantasie più selvagge.

Era seduto in braccio ad un uomo che sis arebbe sposato entro due giorni. Uomo che lo desiderava e non ne faceva mistero. E se rubare qualche bacio di nascosto quando nessuno vedeva era stato eccitante, flirtare spudoratamente davanti a tutti rischiava di diventare una droga. La sola idea che nessuno capisse effettivamente quello che succedeva ma che tutti lo credessero solo l’ennesimo spogliarellista pagato per regalare un’ultima notte indimenticabile ad un promesso sposo, rischiava di diventare un kink.

Derek lo spinse con la schiene contro lo sportello intrappolando la sua mano contro il vetro vicino alla sua testa.

“Tu ti comporterai bene fino al locale.” Gli disse con una voce bassa e affamata che fece agitare Stiles sulle sue gambe. “O sarò costretto a sculacciarti davanti a tutti.” Stiles gemette nascondendo la faccia contro di lui e la mano che Derek teneva ancora sul suo fianco scivolò in basso stringendosi su uno dei suoi glutei come un monito perché si comportasse bene. 

Derek tornò a prestare attenzione ai suoi amici soddisfatto. 

Non sapeva neanche di avere una vena così dominante. In genere era un amante gentile e premuroso, ma Stiles aveva un effetto deleterio su di lui. Quando era con il ragazzo il buon senso e il suo autocontrollo andavano a farsi benedire. Non riusciva neanche a sentirsi in colpa.

Dovette forzarsi per scacciare la vocina che da giorni continuava a sussurargli quello che sarebbe potuto essere se solo la situazione fosse stata diversa.

Quella notte era per loro due. L’avrebbero strappata alla realtà come una parentesi di quella che sarebbe stat ala loro vita in un universo alternativo.

Strinse la mano intorno al sedere di Stiles gustandosi la consistenza solitda del suo gluteo e il mugolio del ragazzo.

Non aveva intenzione di andare fino in fondo con lui ma era anche determinato a vedere dove sarebbe andata la serata. 

Poteva passare il resto della vita a redimersi ma stanotte si sarebbe preso tutto quello che il ragazzo gli avrebbe concesso.

L’arrivo al locale non fu meno frenetico. Stiles si trovò ad doversi allontanare momentaneamente da Derek che fu sommerso dagli amici già un po’ brilli. 

Individuare Laura e Cora non fu complicato. Come tutti indossavano maschere di pelle ma avevano lo stesso identico colore di capelli di Derek e gli saltarono addosso contemporaneamente ridendo. 

Laura aveva uno splendido tubino nero e dei tacchi mentre Cora aveva optato per un outfit più pratico con un toppino nero e una gonna di pelle anch’essa. 

Anche individuare Malia non fu particolarmente complicato. Aveva sentito le storie più assurde su di lei da parte di Peter. Forse un padre non dovrebbe vantarsi così della figlia. Ma Peter non era un padre qualunque e non si faceva remore  descrivere Malia come un predatrice. 

“Sa badare a se stessa.” Aveva detto per rispondere alle perplessità di Stiles. “E se qualcuno la dovesse infastidire più del previsto gli farò così male che i suoi nipoti ancora lo sentiranno. Sempre che avrà ancora la possibilità di riprodursi quando avrò finito con lui.”

La ragazza stava ballando su un cubo. Aveva probabilmente lanciato la maglia da qualche parte perché aveva solo un regiseno a fascia a coprirla e dei lunghi pantaloni aderenti a vita molto bassa. 

Tutta sua padre.

Anche la camicia di Peter presto sarebbe sparita probabilmente. 

Era uscito dalla macchina che già la teneva aperta e dal modo in cui Anthony gli si era avvinghiato addosso al suo ingresso, aveva apprezzato molto la scelta.

Stiles si trovò a vagare ai margini della loro area riservata.

Solo ora che poteva vedere Derek interagire con i suoi amici e le sue sorelle si rese conto di quanto la presenza di Jennifer lo condizionasse.

La sua solita postura rigida era sparita lasciando spazio ad un Derek espansivo che accettava abbracci e congratulazioni da amici tanto da sconosciuti che lo identificavano come promesso sposo. 

Il sorriso che solo raramente si era fatto vedere nelle lunghe giornate di organizzazione che avevano preceduto il matrimonio adesso non lasciava mai quelle labbra che Stiles is sognava la notte.

In genere svegliandosi poi frustrato e accaldato.

Vagando con lo sguardo per il locale si rese conto che quel pazzo di Peter aveva probabilmente fornito los tesso outfit di Stiles a tutti i ballerini del locale perché la folla era punteggiata da infiniti ragazzi in un abbigliamento simile al suo.

Si sentiva ancora un po’ in colpa per aver rifiutato l’uomo e qualche volt anon poteva fare a meno di chiedersi se non fosse stato un errore.

Ma quando Derek lo guardava come stava facendo in quel momento i suoi dubbi si vaporizzavano.

L’uomo lo aveva infine individuato nella folla e si stava dirigendo verso di lui a passo deciso come un falco che si avventa sulla preda.

Stiles lo accolse inclinando la testa di lato. 

“Come mi hai riconosciuto?” Chiese incuriosito.

“Secondo te?” Gli disse sedendosi e tirandolo ancora una volta sulle sue gambe. Le sue dita toccarono un punto sulla coscia poi uno sul torace per poi salire sul suo collo. “Sai mi sono sempre chiesto se nascondessi altri nei sotto gli abiti…” Disse poggiando la fronte contro la sua.

Peter era stato irremovibile nel far indossare a tutti le maschere tranne che a Derek e Stiles si chiese se fosse stata una cosa voluta. Altimenti baciarsi sarebbe stato complicato.

“Cos’altro ti sei chiesto?” Le sue dita si erano di nuovo avventurate a ispezionare i bottoni della camicia di Derek finendo per slacciare il primo. 

“In questo momento mi sto chiedendo cosa stai combinando.” 

“Non so di che parli.” Disse Stiles con finta innocenza infilando la mano nel varco che si era parto per posarla sul suo pettorale solido. Il muscolo si mosse sotto le sue dita e quasi lanciò un urletto.

Guardò Derek sorpreso.

“Puoi muovere i pettorali come The Rock!” Disse aprendo al camicia per vedere meglio.

Solo dopo si rese conto del suo gesto. 

“Se volevi vedermi nudo bastava chiedere…” Disse Derek chinandosi a baciargli il collo lungo la linea del collare. Stiles mugolò inarcandosi contro quelle labbra impietose.

“Davvero basta chiedere?” Riuscì a dire artigliando la camicia di Derek al primo morso. Derek gli leccò il segno dei denti prima di rispondere.

“Ovviamente devi essere molto convincente.”

Era ufficiale. Stiles non sarebbe arrivato vivo a quella sera.

Si trovò a cavalcioni delle gambe di Derek a baciarlo oscenamente. Aveva entrambe le mani che vagavano sul suo petto muscoloso, ormai lasciato libero dalla camicia aperta. 

Una delle mani di Derek gli palpava il sedere già da diversi minuti e l’altra si era ancorata saldamente al suo collo.

Con il procedere della serata e l’aumentare dei tassi alcol il gruppo si era disperso. Peter aveva deciso di dare il buon esempio e stava ballando oscenamente con Anthony in mezzo alla pista da ballo. Qualcuno aveva deciso di dedicare loro un riflettore e tutti potevano vedere come il rosso sis trusciasse contro di lui buttando indietro la testa e i lunghi capelli per lasciare che Peter risalisse le spire del suo serpente tatuato fino al suo collo dove iniziò a succiare insistentemente e con occasionali morsi.

Ma tutto questo spettacolo era perduto per Stiles e Derek.

Le braccia di quest’ultimo ad un certo punto si serrarono intorno a lui stringendo i loro corpi quanto più possibile. La mano dietro la sua nuca gli guidò la testa contro il collo di Derek perché l’uomo potesse parlargli sopra il rumore della musica.

“Stiles.” Ansimò con le labbra che sfioravano occasionalmente il suo padiglione auricolare facendolo rabbrividire. “Cosa vuoi?” Gli chiese con un preghiera inespressa nella voce.

La domanda sembrava inseguirlo da quando aveva incontrato Derek. Sia rivolta da altri sia uscendo dalle sue stesse labbra in maniera accusatoria nei suoi mille confronti con il suo riflesso.

Cosa voleva?

C’era un solo nome che lampeggiava come un insegna al neon nella sua testa.

Andava contro ogni logica e istinto di autoconservazione ma non aveva mai voluto niente e nessuno così.

Fosse anche per una sola notte. Fosse anche per non passare il resto della vita a chiedersi come sarebbe stato.

“Te.” Disse infine e Derek lo baciò nuovamente prima di condurlo via. Lontano dalla bolgia. Passando Peter gli allungò delle chiavi senza dire nulla e Stiles si rese conto che il locale aveva anche delle camere private sul retro.

Ovviamente. Pensò lasciandosi condurre via da Derek.

Stiles era abbastanza convinto di avere un’opinione impopolare sugli abiti da sposa.

Erano ovviamente bellissimi e capiva il desiderio per le spose di conservarli sebbene li mettessero una volta sola. Ma un volta che iniziavi a vedere i prezzi e ti rendevi conto di quanto gli stilisti si approfittassero delle ragazze poteva solo venirti il disgusto.

Il mercato degli abiti da sposa era fatto di designer pieni di se che gonfiavano i prezzi dei loro modelli sapendo che le spose e le loro famiglie avrebbero pagato prezzi esorbitanti per il vestito perfetto.

Lui capiva tutto questo.

Eppure il fatto che dei vestiti che per quanto pregiati in fabbricazione di sicuro non raggiungevano cifre a cinque zeri venivano venduti giornalmente. Questo per poi essere indossati una sola volta e messi in un armadio per sempre. Semplicemente non riusciva a farsi piacere questo fatto comunemente accettato da tutti.

Quindi cercò di starsene in un angolo del negozio mentre aspettava evitando di prestare troppa attenzione a spose in lacrime e madri isteriche.

Si strinse nel leggero giacchetto che aveva messo nonostante fosse già primavera. Era da un paio di giorni che aveva una strana sensazione addosso.

Da quando si era svegliato vicino a Derek per la precisione. 

Sapeva che gestire il vuoto emotivo non sarebbe stato facile. Aveva aspettato depressione e una buona dose di rimorso.

Ma un giorno era passato e non era mai arrivato. In cambio aveva questo strano formicolio che non lasciava.

Si sentiva come fragile. 

Sapeva che stava inavvertitamente evitando il tocco di chiunque. Come se potesse in qualche modo cancellare la sensazione delle mani di Derek sulla sua pelle.

Una volta Scott gli aveva detto che la prima volta con Allison era stata diversa da tutte le altre. Stiles lo aveva spinto via ridendo ma adesso non aveva tanta voglia di ridere.

Si sentiva come se non sarebbe mai stato toccato con così tanto amore.

La proibita parola con la A non era mai uscita fra di loro. Non se lo potevano permettere. Di lì a sera quella strana parentesi che si era creata sarebbe finita.

Derek sarebbe stato sposato e Stiles si sarebbe dovuto dimenticare di lui.

Dimenticare per modo di dire. Non sarebbe mai stato in grado di levarsi i ricordi der momenti con Derek dalla testa. Ma avrebbe dovuto imparare a conviverci.

Nella sua opera di autoconvincimento continuava a dirsi che gli sembrava tutto così perfetto solo perché non avevano mai davvero avuto una possibilità. Che i momenti rubati al mondo reale avevano un sapore proibito e quindi gli sembravano perfetti: ma che se avessero potuto effettivamente iniziare a uscire insieme la fase luna di miele sarebbe finita e sicuramente ci sarebbero stati litigi ed incomprensioni.

Anche se potevano funzionare come coppia non sarebbe stato sempre tutto rose e fiori. Non che fosse detto che potessero funzionare in primo luogo.

Magari era tutta un’illusione che si erano creati.

Eppure quella mattina quando avevano rimandato fino all’ultimo il distacco ancora una volta si era trovato a immaginare come sarebbe potuto essere.

Avvolti nella nuvola di coperte, con il mondo fuori ancora silenzioso nelle prime ore del mattino potevano quasi convincersi di esserci solo loro al mondo…

“Signor Stilisky.” Lo chiamò una voce e Stiles dovette riscuotersi. 

Una donna in tallieur gli stava porgendo una gruccia con una busta per vestiti appesa. “Ecco qui.” Disse con un sorriso. “Un Vera Wang modello unico e congratulazioni.”

“Non sono io che mi sposo.” Disse distrattamente. Qualcosa stonava nella frase che la donna gli aveva appena detto ma non riusciva a capire cosa.

“Oh beh, le faccia alla fortunata, un vestito così non è per tutti.” Stiles annuì sovrappensiero e la sensazione non lo lasciò fino all’arrivo in chiesa. Il grosso edificio era accostato ad una depandanche che era stata divisa in sezioni proprio per offrire uno sfondo a questa occasioni. 

Consegnò il vestito ad una damigella terrorizzata. Sentiva le urla di Jennifer venire da dentro la stanza. 

Qualcosa a che vedere con degli uccelli e di sicuro non voleva impicciarsi. 

Consegnato l’abito si recò nella sezione riservata allo sposo per cambiarsi a sua volta.

Mentre annodava la cravatta ripensò ancora alla rosa rossa che ancora rigogliosa aveva posto fisso sul suo comodino da una settimana. 

Una volta pronto uscì in corridoio in cerca del suo accompagnatore. Peter era fuori dalle stanze di Derek armeggiando con il telefono.

“Stiles!” Esclamò quando lo vide. “Ti sto chiamando da prima, che fine hai fatto?”

“Ho lasciato il telefono con i vestiti, dato che sono il tuo invitato Lydia mi ha detto di diementicarmi il lavoro stamattina, ma se avessi il telefono finirei per controllare la chat dell’agenzia in continuazione.”

“Va bane, non mi interessa. Puoi dimenticare il lavoro dopo. Devi fare quello strano nodo alla cravatta di Derek! Dice che si rifiuta di uscire senza!”

“No apsetta Peter…” L’uomo però lo stava già spingendo dentro.

“Ehi.” Derek era voltato verso di lui con l’orribile completo che gli aveva scelto Jennifer e la cravatta slacciata. “Mi dispiace. Ho guardato dei tutorial ma sbaglio qualcosa…”

“Non c’è problema.” Disse Stiles avvicinandosi e portando le mani ai lembi della cravatta iniziando a muoverli per formare il nodo.

“Stai benissimo.” Gli disse Derek.

“Anche tu.” Rispose Stiles finendo il nodo e sistemandogli la cravatta.

“Bugiardo.” Disse Derek portandoli le mani sui fianchi e avvicinadosi.

“TI prego.” Disse piano con il fiato che accarezzava la guancia di Stiles. “Un ultimo bacio.” 

Stiles non era abbastanza forte. Prese il volto di Derek tra le mani e lo baciò. Le braccia spesse si chiusero intorno alla sua vita e si trovò a reclinarsi all’indietro nella foga del bacio.

Gemette leggermente aprendo la bocca e lasciando campo libero alla lingua di Derek.

Ma anche quel momento doveva finire e fin troppo presto si trovò a staccarsi da lui poggiandogli le mani sul petto per allontanarlo. Derek lasciò cadere le braccia ma gli prese una mano intrecciando le loro dita.

“Mi dispiace.” Disse in quel tono rotto che Stiles iniziava ad odiare.

“Anche a me.” Fece un sospiro. Era la cosa giusta. Doveva lasciarlo andare. “Va bene, è per una buona causa.” Gli disse con un sorriso triste. “Sarai un padre fantastico.” 

Derek lasciò andare le sue dita stringendo i pugni per impedirsi di attirarlo di nuovo a se.

“Addio Stiles.” Disse sentendo una stretta allo stomaco.

“Addio Derek.” Rispose il ragazzo uscendo.

Peter che faceva la guardi fuori non disse nulla quando si allontanò.

Stiles si sentiva soffocare e si affrettò a raggiungere il giardino cercando di tenere a bada l’urlo che minacciava di scappargli.

Senza forse si accasciò su una panchina in disparte, nascosta da una spessa siepe, facendo respiri lunghi per calmarsi.

“Avete sentito?” Disse una voce femminile dall’altra parte della siepe. “Vanity Fair dice che avrà un vestito di Vera Wang. 

Stiles alzò gli occhi al cielo. Non poteva neanche piangere sul suo cuore infranto in pace senza che Jennifer non venisse a tormentarlo.

“Ho letto!” Disse un’altra voce eccitata. “Quindi le voci devono essere false.”

“Che voci?” Chiese una terza persona. 

“Che questo sia un matrimonio riparatore.” All’improvviso l’attenzione di Stiles saltò alle stelle. 

“E questo cosa c’entra con il vestito.”

“UN VERA WANG NON SI STRINGE!” Non aveva intenzione di urlare in faccia alle tre ragazze uscendo dal suo nascondiglio ma finalmente tutti i pezzi si erano uniti.

Le tre ragazze rimasero a guardarlo correre dentro senza capire.

Jennifer adesso era sola.

In effetti il vestito le stava splendidamente.

“Che vuoi?” Chiese amabilmente acida come al solito.

“Volevo solo assicurarmi che tutto fosse perfetto.” Disse vagando per la stanza con aria casuale. Poteva quasi sentire gli occhi di Jennifer seguirlo. 

“Come no. Non posso avere gli uccellini come avevo chiesto. La torta non è in color crema ma quasi bianco perlato e il prete ha preteso che i fotografi escano quando inizia a celebrare. Proprio perfetto.” Disse sbuffando. 

“Beh se non altro il vestito è meraviglioso.” Disse Stiles incrociando il suo sguardo con un sorriso furbo. Si voltò verso la finestra per non tradirsi con l’espressione prima di poterla smascherare. 

“Non vi ho ancora fatto le mie conratulazioni ora che ci penso.” Disse lentamente. “Ho sentito la lieta novella. Però c’è una cosa che non capisco.” Disse fingendosi perplesso.

“Sapevate da subito che volevate un Vera Wang e anche se so perfettamente che non tutte mettono peso in fretta sin dall’inizio della gravidanza come potevate sapere che vi sarebbe ancora andato bene?”

A questo punto si aspettava una negazione. Magari che gli rtirasse qualcosa. Di sicuro non il silenzio attonito. Si voltò perplesso solo per vedere l’espressione di odio di Jennifer prima che chiudesse la porta con un sono click. Come diamine aveva fatto a spostarsi così in fretta con quel vestito.

Fece per bussare e chiamare aiuto. Ma le campane lo coprirono. 

Era troppo tardi.

Derek era arrivato all’altare sentendosi particolarmente distaccato. 

Non sentiva nulla se non il bruciore sulle sue labbra dove avevano toccato quelle di Stiles. 

Si rese conto che con un tuffo al cuore che di lì a pochi minuti avrebbe dovuto baciare Jennifer cancellando anche quell’ultima traccia del ragazzo nella sua vita.

Cosa diamine stava facendo?

 Non poteva farlo. 

E Stiles non c’entrava. Non poteva sposare quella donna. Avrebbero trovato un accordo pee il bambino ma questo non avrebbe reso felice nessuno.

Quando alzò gli occhi armato di nuova determinazione Jennifer stava facendo il suo ingresso.

Ora o mai più. 

Si voltò e scappò dall’entrata laterale senza guardarsi indietro.

Non aveva un piano ma entrato nella depandanche incontrò Stiles e Peter che gli ocrrevano incontro.

“Derek!” Chiamò Stiles “Jennifer ti ha mentito.” Disse ma non riuscì a continuare perchè Derek lo stava baciando. “Mi racconti in macchina?” Disse in fretta.

“Prendi la mia.” Disse Peter estremamente divertito dal susseguirsi di eventi.

“Lydia mi ucciderà.” Disse Stiles mentre scappavano verso il parcheggio. 

“Solo se riesce a prenderci.” Disse Derek determinato mettendo in moto e lasciandosi la chiesa alle spalle.

Mentre s’inserivano nel traffico poggiò la mano sulla gambe di Stiles che intrecciò le dita con le sue.

 

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