L’improbabile crociata della principessa Broccoletta – capitolo 1

Cow-t 10. M5. SAFE.
Parole: 5000.
Prompt: Brown Cow Stunning – Monique Heart (Mitch Ferrino Mix)
Fandom: Originale.

C’era una volta un regno fatato governato da una principessa. Ella aveva preso il posto del suo saggio padre alla sua scomparsa con l’aiuto del bianco unicorno che da piccola aveva salvato nella foresta.
“Snowflake!” il potente grido risuonò nei corridoi del castello “Glitter Snowflake Sapphire!” chiamò ancora la voce annunciando l’aprirsi della porta della sala del trono con una potenza tale che le guardie dovettero buttarsi di lato per evitare i battenti.
“Eccoti finalmente!” disse la ragazza rivolta alla mucca che masticava i suoi fiocchi d’avena con una placidità invidiabile “Perché non mi hai risposto?!”
La mucca inghiottì il boccone e sospirò: “Ne abbiamo già parlato Berny, niente drammi prima del caffè” si abbassò quindi sulla ciotola piena fino all’orlo inspirando a fondo l’odore dei chicchi tostati!
“Al diavolo il caffè, ieri sera è stato un disastro!”
“Niente stelle cadenti?”
“Neanche l’ombra, ho passato la notte sul tetto e tutto ciò che ho visto è stato lo stalliere che veniva ipnotizzato da una sirena, l’ho ripescato appena prima che annegasse”
Il castello di Temarth era strategicamente costruito su una piccola isola circondata da scogli e collegato alla terra ferma solo da un ponte controllato costantemente dalle guardie reali; la capitale che sorgeva sulla costa era ricca poiché snodo di molte tratte commerciali e s’incontravano persone provenienti da ogni porto del mare interno. Nella foresta vicina viveva una comunità di elfi e nelle profonde acque sotto il castello sorgeva una delle più grandi città dei sirenidi; le tre razze avevano sempre vissuto in pace grazie al trattato stretto dopo la devastante guerra di un secolo prima, eppure capitava ancora che alcuni emarginati cadessero nelle vecchie abitudini.
“Cosa ne hai fatto della sirena?” chiese Snowflake leccandosi via i baffi scuri di caffè.
“L’ho tenuta fuori dall’acqua abbastanza da farle capire quanto può essere brutto soffocare poi l’ho ributtata in mare; comunque non è questo il problema, la cosa delle stelle cadenti è una perdita di tempo! Pure ammesso che ne veda una ed esprima il desiderio ci vorrà del tempo prima che si avveri e non ci sono indicazioni su quanto!”
Snowflake l’ascoltò pazientemente fino in fondo prima di replicare: “Ti hanno istruita nell’arte della strategia, penso tu sappia cosa fare”
Lo sguardo sorpreso di Berenice gli confermò che non le era passato per la testa di cambiare approccio; era impressionante come fosse intelligente e incredibilmente ottusa a seconda delle situazioni.
“Sei un genio! Sapevo che eri la persona giusta a cui chiedere!”
“Persona, come no” ma il commento acido cadde nel vuoto, la principessa era già sparita di nuovo; le povere guardie si scambiarono un’occhiata esitante e la mucca tornò finalmente alla sua colazione.
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Nello stesso momento un giovane appena giunto in città sostava con il naso all’insù, intento a rimirare il castello reale in tutta la sua magnificenza.
“Levati dalla strada perdigiorno!” gli urlò una voce gracchiante facendolo sobbalzare.
“Si scusi!” si spostò in una confusione di vesti e borse addossandosi alla parete per lasciar passare il carretto pieno di cavoli.
“Buongiorno mio buon amico!” disse qualcuno alla sua destra, il ragazzo si voltò per incontrare lo sguardo un ometto di razza indefinita; da una parte sembrava umano, ma aveva un colorito tendente al giallognolo che ricordava quello dei troll, però era anche bassissimo e poteva essere in parte gnomo. La cosa certa è che il muso aguzzo e i denti sporgenti ti facevano passare la voglia di un esame approfondito. Il ragazzo arricciò il naso all’odore acre che emanava e balbettò una debole risposta.
“Buongiorno…signore; non credo di conoscerla”
“Non ancora, amico mio, non ancora. Eppure, penso che io sia proprio la persona che stava cercando, mi corregga se sbaglio, lei si è perso, non è così?” ammiccò in attesa.
“Non mi sono proprio perso, devo andare al castello ed è ben visibile, solo che nessuna di queste stradine sembra essere quella giusta, non credo di aver afferrato il suo nome”
“Oh, lei può chiamarmi Rashi signor…?”
“Giles, mi chiami Giles” Giles si allargò il colletto a disagio, non aveva un buon rapporto con il suo nome.
“Perfetto Giles, come dicevo sono la persona giusta, il mio vecchio abitava vicino al palazzo, conosco bene la zona, lo so che le vie in questa parte della città sembrano tutte uguali, lasci fare a me, la aiuto con il bagaglio” sollevò la sua borsa con aria servizievole e gli indico una strada alla sua destra “Da questa parte”
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“Uuuuuh” fece la vecchia signora avvolta in un numero poco consigliabile di scialli tintinnanti. Si trovavano in uno dei salottini privati della principessa. La cartomante aveva chiesto che le tende fossero chiuse e che tutti le lasciassero sole, aveva accesso alcune delle sue candele speciali e messo a bruciare dei bastoncini d’incenso preparati appositamente per occasioni come quella. Era un po’ perplessa dalla mucca accovacciata vicino al camino però; non capiva chi, sano di mente, avrebbe tenuto un bovino all’interno ma la principessa era molto eccentrica e si risolse ad ignorare la bestia. Dopo tutto se riusciva a mettere a segno quel colpo si sarebbe sistemata a vita. Quella mattina non ci voleva credere quando un attendente l’aveva convocata a palazzo, adesso non le rimaneva che sfruttare fino all’ultimo trucco che conosceva per affabulare la giovane ragazza.
Le candele e l’incenso misti di belladonna erano un buon inizio; avevano funzionato splendidamente sulle ragazze della città creandole una fama invidiabile; anni e anni di esposizione l’avevano ripagata rendendola immune e finalmente raccoglieva i frutti del suo duro lavoro. Le sue giovani clienti si lasciavano annebbiare la mente dalla belladonna e credevano ad ogni singola parola che usciva dalla sua bocca.
“Uuuuuh” invocò ancora, quel giorno si sentiva ispirata, avrebbe dato il meglio di sé. Passò le mani sulle carte agitando le dita come le aveva insegnato sua madre, infine si fermò sulla carta che aveva opportunamente fatto capitare fra le sei carte posizionate a sinistra dei quattro re.
I tarocchi erano il suo cavallo di battaglia: aveva una destrezza con le carte che avrebbe fatto invidia a un baro, tutta la messa in scena, unita agli effetti allucinogeni della belladonna erano un meccanismo affinato da generazioni, sin dai tempi della sua bisnonna.
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Giles in quel momento avrebbe sicuramente gradito una divinazione. Se non altro avrebbe potuto chiedere dov’era sparito Rashi.
Si trovava in un punto sconosciuto della città, se prima le stradine lo avevano confuso adesso si era totalmente perso. Gli sconosciuti lo guardavano ostilmente per via delle vesti variopinte che stonavano con la tonalità tendente al grigio del quartiere. Avevano camminato una mezzora addentrandosi nel labirinto di stradine, quando, dopo aver voltato un angolo Giles si era reso conto che l’ometto non era più al suo fianco; si era volatilizzato e con lui il suo bagaglio che Rashi aveva insistito per portargli.
“Bisogno di aiuto?” a parlare era stata una vecchia a cui mancavano un numero considerevole di denti. Giles fece un passo indietro alzando le mani come per difendersi.
“No, grazie” balbettò, ne aveva avuto abbastanza di estranei volenterosi per un giorno solo.
Rassegnato Giles tirò fuori il medaglione dalla veste, pur essendo mago era restio ad usare la magia, sua madre gli aveva inculcato bene in testa che non si potevano risolvere tutti i problemi con un incantesimo e che i suoi poteri dovevano essere la sua ultima risorsa. Però il sole indicava il mezzodì e rischiava di fare tardi il suo primo giorno di lavoro, quindi pronunciò una parola e l’ago fissato all’interno del pendente si animò puntando con decisione su una strada alla sua destra.
L’antico gioiello magico era appartenuto a suo zio, mago a sua volta che gliene aveva fatto dono il giorno che aveva completato i suoi studi. Sarebbe potuto sembrare un regalo banale ma per qualche strana ragione tutte le persone con poteri magici avevano sempre avuto difficoltà ad orientarsi, come se maggiori erano i loro poteri più scarso era il contatto con la realtà; era uno dei segreti meglio custoditi della magia e non era raro che streghe e incantatori tenessero oggetti simili a quel medaglione sulla propria persona. Seguendo l’ago trovare il palazzo sarebbe stato un gioco da ragazzi.
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Due guardie trascinarono via la cartomante svenuta.
“Non capisco cosa le è preso” commentò la principessa perplessa “Come se non avesse mai visto una mucca parlante”
“Non volevo spaventarla, ma dovevo avvertirla che della belladonna era mischiata alle candele, è pericolosa, poteva causarle allucinazioni” Snowflake aveva l’aria dispiaciutissima con il capo chino e le orecchie basse.
“Non ti preoccupare sono sicura che capirà, anzi che è successo in tua presenza, per lo meno la tua aura purificatrice ne ha neutralizzato gli effetti. Affiderò a qualcuno il compito d’indagare devono averla truffata”
L’animale annuì sentendosi un po’ meglio: “Adesso cosa intendi fare? Aspettiamo che si riprenda prima di riprovare con i tarocchi?”
“No, non è consigliabile farle pressione dopo uno shock, devo provare qualcos’altro” la ragazza si fece pensierosa “Potrei guardare su internet, magari nella matassa di dicerie c’è qualcosa di vero” con nuova determinazione si diresse alle sue stanze dove aveva lasciato il laptop reale.
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“Un mago?” chiese il cavaliere di guardia al ponte.
Giles annuì cercando di tenere gli occhi aperti, il suo maestoso interlocutore si stagliava sopra di lui vestito di una lucente armatura che rifletteva in modo doloroso i raggi del sole. Il ragazzo sentiva già le lacrime formarsi agli angoli degli occhi.
“Non sembri un mago, fai una magia”
Giles lo guardò a bocca aperta mentre la rabbia gli montava dentro. Aveva detto addio alla sua famiglia per trasferirsi in città, il viaggio era durato giorni, era stato derubato, si era perso e dopo tutto questo in qualche modo era comunque riuscito ad arrivare in orario. Non si sentiva molto in vena di dimostrazioni.
Infuriato si rimboccò le maniche e spalancò le braccia, se quell’energumeno voleva un incantesimo, lo avrebbe avuto.
Poco dopo, mentre attraversavano il cortile solo gli sguardi indagatori di stallieri e paggi un rumore di vetri infranti annunciò lo schianto di un portatile sul selciato.
“E non tornare!” urlò una voce perentoria.
“Sorvolando sul fatto che è un oggetto inanimato, dopo che lo hai buttato fuori dalla finestra penso che abbia colto il messaggio” disse più quietamente una seconda voce.
Giles guardò interrogativo il ranocchio in armatura che teneva in mano.
“Croack” disse quello con aria dispiaciuta, con una piccola zampina indicò un portone dall’aria imponente con scene di molte battaglie incise sopra.
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Berenice sedeva di traverso sul trono con una gamba gettata oltre un bracciolo, erano scappati tutti dalla sala del trono quando era entrata infuriata brandendo una spada magica che adesso svolazzava vicino ad un’armatura ornamentale.
“Non è colpa del laptop se i ranocchi diventano principi” disse Snowflake seguendola.
“Beh, non è colpa mia se i laptop non sanno volare” ribatté lei.
“Buongiorno mia cara, anche oggi sei più lucente del sole” disse la spada all’ascia che faceva parte dell’armatura.
“Morning smettila d’importunare l’arredamento, e poi quell’ascia ti da corda solo per la tua posizione” lo richiamò la principessa, aveva trovato la spada magica dopo un’eroica impresa, faceva parte del bottino di un gruppo di orchi che per mesi avevano terrorizzato i viandanti nel nord del paese. I loro bagordi erano terminati non appena la principessa era riuscita a scappare dal palazzo ed era piombata su di loro con dei mercenari assoldati per strada. Sfortunatamente la spada, per quanto eccezionale nei combattimenti, non sembrava in grado di tenere la lama nel fodero se incontrava un esponente del genere femminile.
Come riuscisse a distinguere i maschi dalle femmine era un mistero.
“Aehm…” la principessa si voltò lentamente notando per la prima volta una faccia sconosciuta. Si trattava di un ragazzo, dall’aria giovane, con una tunica sgualcita e un mantello troppo grande per lui.
E aveva una rana in mano.
“Croak” disse il rospo.
“Salve” disse lui “Sono il nuovo mago di corte, inizio oggi” ma la principessa non lo ascoltava. Aveva gli occhi fissi sulla rana.
“Non penso sia una buona idea” disse Snoflake, mentre la ragazza si alzava.
“Taci” strinse una mano intorno alla rana che emise uno squaek strozzato, il ragazzo lasciò andare perplesso.
Berenice trasse un respiro profondo e infine diede un lungo bacio a stampo a quel coso viscido che aveva in mano. Per poi gettarlo più lontano che poteva emettendo versi disgustati mentre cercava di pulirsi con una manica.
I muggiti di Snowflak invasero la sala mentre la mucca si dimenava incapace di trattenersi, se vi siete mai chiesti se i bovini possono piangere per le risate la risposta è sì, e possono anche sbattere uno zoccolo per terra mentre cercano di smettere a titolo informativo.
“QUALCUNO MI PORTI I RESTI DEL LAPTOP REALE, DEVO BRUCIARLI!” urlò la principessa “E ANCHE DEL DISIFETTANTE!”
“Ecco…” mormorò il ragazzo.
“Che c’è?!” abbaiò la principessa in modo molto poco regale.
“Quello non era un rospo!” schioccò le dita e la rana svanì in una nuvola di fumo fucsia lasciando il posto ad una guardia tramortita e leggermente imbarazzata.
Snowflake riprese a rotolarsi e Berenice si lasciò cadere sul trono.
“Non mi pagano abbastanza” rantolò “Almeno tu sembri competente nonostante la tunica com’è che ti chiami?”
Il ragazzo arrossì fino alle orecchie: “Mi chiamo Giles e la tunica…era di mio cugino e mia madre insisteva che andava bene per un viaggio, io l’avrei anche sistemata con la magia ma mio fratello l’ha stregata prima di me in modo che non potessi farlo”
“Wow, ci credo che sei scappato” Berenice lo soppesò con lo sguardo “Sarò franca con te, ti aveva reclutato mio padre, che riposi in pace, e lo ha fatto solo perché il regno vicino aveva un mago di corte e lui non voleva essere da meno, non so bene cosa farti fare, non faccio molto affidamento sulla magia”
“Posso mettere a nuovo il laptop così che possiate distruggerlo tutte le volte che volete” sogghignò Giles.
“Assunto!”
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“Torre?” chiese Giles senz’alzare gli occhi dalla lista.
“Si, è stata una pessima idea, mi sono chiusa lì per chissà quanto tempo ma nessuno è venuto a salvarmi” mugugnò la principessa sfogandosi sul purè di patate.
Snowflake diede un colpo di tosse che suonava molto come un “Due ore”
“E la zucca?” chiese ancora il mago, infilando il cucchiaio nella salsiera invece che nella zuppa per non staccare gli occhi dal cellulare mentre scorreva la lista che aveva trovato magipedia.
“Si in pratica abbiamo costruito una carrozza di zucca per andare al ballo ma è stato un fiasco, era estate e ha iniziato a marcire quasi subito”
Il ragazzo s’infilò un cucchiaio in bocca per poi iniziare a sputacchiare salsa piccante ovunque, afferrò la brocca e si attaccò direttamente con il viso di una bella sfumatura violetta.
“Anche arrivare al ballo è stato impossibile, anche se si trattava di pochi metri dato che in mancanza di meglio lo abbiamo organizzato qui, ci siamo divertiti ma non c’erano principi e ho dovuto buttare il vestito, l’odore di zucca non passava più” continuò lei senza scomporsi.
“Ma come mai questa crociata per trovare un principe?” chiese Giles con la voce ancora tremante e gli occhi che lacrimavano “Non sei un po’ giovane per sposarti?”
“Quello che dico anch’io, però mio padre se lo è fatto promettere sul letto di morte e non posso rimangiarmi la parola. È tutta colpa della Disney!”
Giles la guardò inclinando la testa di lato: “Hai detto Disney? Quella Disney?”
“E quale altra? Non so quanto ti è familiare l’argomento, ma la Disney ha un enorme business che gira intorno ai film sulle principesse, come puoi immaginare i regni in questione sono diventati famosissimi, tanto come meta turistica quanto per il merchandising e non hai idea di quanto si possano essere arricchiti; il punto è che ci rubano letteralmente la scena. Così mio padre pensava di riattirare i turisti cercando di ottenere un film per Dangdamore, ma i film sulle principesse non vanno più come una volta quindi c’è bisogno di una storia molto più complessa per attirare l’attenzione della Disney; poi si è ammalato e adesso spetta a me realizzare i suoi progetti” spiegò gesticolando in aria.
Giles annuiva ma aveva ancora la fronte aggrottata di chi ha una domanda: “Questo non spiega la storia dei principi”
“Ho condotto uno studio statistico, nella maggior parte dei film con le principesse, serve un principe che ti salvi coraggiosamente” rispose lei come se fosse ovvio “Non è l’unica strada che ho tentato ovviamente, ho condotto viaggi alla ricerca di tesori perduti, mi sono fatta spodestare da mio cugino per poi riconquistare il trono” la sua voce crebbe di tono fino a sfociare in una potente esclamazione finale: “HO BACIATO UNA RANA!”
“Capisco; bel problema, ma non ci sono principi interessati al matrimonio nei regni vicini?”
“Ci ho pensato ma non credo che qualcuno farebbe un film su un matrimonio combinato; cioè, ci hanno provato ma lei era condannata a trasformarsi in cigno e aveva un fascino alla Lady Hawck, ma non voglio neanche che mi prendano per una plagiatrice”
“Certo” si grattò il mento pensieroso “Avete una matrigna o sbaglio?”
Berenice saltò in piedi rovesciando la sedia: “Giusto!”
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“Come dici cara?” la regina Erin era una signora di una certa età, pacata e gentile, molto affezionata ai suoi gatti e con una passione per i centrini e il lilla. Il re l’aveva sposata diversi anni dopo la morte della madre di Berenice e tutto il regno era rimasto commosso dalla storia.
Re Argnor l’aveva conosciuta da giovane e si era perdutamente innamorato di lei, sfortunatamente le famiglie la pensavano in modo diverso ed entrambi erano stati costretti a matrimoni politici con altre persone. Il tempo era passato, avevano avuto dei figli ed erano rimasti vedovi ma nessuno dei due aveva mai dimenticato l’altro.
Quando il regno di lei era stato attaccato da un vicino ostile che sperava di approfittare del lutto della regina re Argnor aveva raccolto un esercito e marciato fino a sorprendere gli invasori alle spalle; avevano fatto una strage e giunto al castello aveva ciesto la sua mano offrendole in dono la testa del re nemico. Il piccolo regno di Erin era passato a suo figlio maggiore e i due innamorati si erano finalmente sposati. Quindi adesso Berenice aveva due fratellini che l’adoravano e una dolce matrigna che l’amava come se fosse figlia sua.
“Mi devi imprigionare nelle segrete” ripeté la principessa “Ho sbagliato tutto, quando mi sono rinchiusa nella torre l’ho fatto da sola per questo non ha funzionato”
Erin la guardò senza capire: “Vuoi chiuderti nelle segrete? Non ti piace la tua stanza? Sono sicura che puoi cambiarla, ne abbiamo tante libere” perdere il secondo marito non le aveva fatto bene e anche se sulla carta era lei a guidare il regno in realtà si era già ritirata da qualunque carica amministrativa, di lì ad un paio di mesi Berenice avrebbe raggiunto la maggiore età e avrebbero ufficializzato la cosa.
“Ma no! È per la storia del principe!”
Lo sguardo della regina s’illuminò “Ti sei fidanzata? Con un principe? Ma è fantastico! Chi è? Questo baldo giovanotto?” si rivolse a Giles che alzò le mani.
“No, io sono solo Giles!”
“Oh, tranquillo figliolo, ognuno può amare chi vuole, vuoi che ti presenti il mio sarto? Sono sicura che ti piacerebbe”
“Lasciamo perdere!” Berenice lo trascinò via che ancora aveva la bocca aperta.
“Non sono gay!” le disse in corridoio.
“Ma che mi frega! Dobbiamo pensare a qualcos’altro, dubito che abbia capito di che stavamo parlando”
“Beh,” disse Snowflake che aveva assistito agli eventi in silenzio offrendo solo mugiti trattenuti “La matrigna di Biancaneve era una strega”
“Non ci sono streghe in città e vorrei evitare di setacciare i boschi per trovarne una” sbuffò la principessa.
“Certo che no, però hai un mago”
Lo sguardo di Berenice s’inchiodò su Giles che li guardò a turno senza capire.
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“Non penso che funzionerà” disse ancora una volta il povero mago.
“Naaa, probabilmente è un altro buco nell’acqua ma almeno finché è nelle segrete possiamo escogitare qualcos’altro” rispose l’animale in piedi vicino al trono.
“Ma perché è così scomodo?” brontolò il ragazzo cercando di mettersi comodo senza successo.
“Secondo la tradizione rappresenta il potere, che visto da lontano sembra allettante ma una volta raggiunto è solo un fardello” Snowflake fece una pausa carica di significato “Secondo me gli umani sono solo idioti, se devi starci seduto tutto il giorno almeno fa che sia comodo!”
“Oh, potente stregone Giles” esordì il ciambellano “Il regno si sottomette alla vostra supremazia” aveva l’aria annoiata e parlava come se leggesse un copione, cosa probabile a giudicare dal plico di fogli che teneva in mano. Era un uomo alto e con le spalle strette in un farsetto senape; sembrava più adatto a fare il guerriero che l’attendente ma Giles non si sentiva in posizione di giudicare.
“Se vuole imporre tasse assurde, vessare la popolazione o maledire tutti quelli con il nome che inizia per F mi faccia sapere, se invece è intenzionato ad assoggettare tutti alla sua volontà la prego inizi da me” s’inchinò, o meglio fece un cenno con la testa e marciò fuori senza voltarsi.
“Non farci caso, è un obiettore di coscienza” disse Snowflake “Non abbiamo capito su cosa obietta dato che non vediamo una guerra da anni ma nessuno ha il coraggio di chiederglielo, salatino?” spinse la ciotola verso di lui.
“Senti ma…” iniziò Giles “Parlando di domande senza risposta, posso sapere il perché del tuo nome e beh…” lasciò la domanda in sospeso ma agitò una mano verso le corna della mucca, o meglio verso il corno. La bestia ne aveva solo uno e, essendo poco familiare con l’etichetta bovina, Giles non era sicuro fosse appropriato fare domande.
“Oh quanto sei carino! Non è un segreto, Berenice aveva sette anni quando ha chiesto ai suoi genitori un unicorno. Era talmente decisa che I suoi finirono con mettere un annuncio sulla gazzetta. All’epoca lavoravo in una fattoria alle pendici di un vulcano stregato. Un posto tranquillo ma una straga aveva messo su casa vicino al cratere, un donna strana, fissata con l’idea di rubare una monetina ad un miliardario dall’altra parte del pianeta. È venuto fuori che lavava I suoi calderoni nel fiume che passava in mezzo al nostro pascolo, così io e le mie sorelle abbiamo lentamente sviluppato capacità magiche.”
Giles la guardò sorpreso.
“Non sarai mica imparentata con la professoressa Velli? No perchè ho una mucca che insegna design dei cerchi magici all’accademia.” Disse lui sporgendosi in avanti sullo scomodo trono.
“Conosci Macchia? È mia sorella.” Muggì sorpresa la mucca.
“Mi ha rimandato tre volte all’esame, il voto più sudato della storia.”
“Oh, sì è sempre stata puntigliosa. Ad ogni modo quando è arrivata la notizia che la principessina voleva un unicorno, il mio fattore, non il più sveglio degli esseri umani se mi passi il termine, pensò bene di dipingermi di bianco e portarmi al palazzo. Ho provato ad avvertirlo che non era una grande idea ma quando mi sono messa a parlare sembrava convinto di essere ubriaco. Quando siamo arrivati qui le guardie erano pronte a trucidarlo ma poi Berenice mi ha visto e ha deciso che invece di un unicorno voleva una mucca così che si poteva mangiare tutti I gelati che voleva. Io sono entrata nella famiglia reale e dopo una settimana che ero qui una gelatiera si è schiantata sul selciato sotto la sua finestra.”
Giles rideva scompostamente sul trono con le lacrime agli occhi.
“E il corno?” Chiese quando riuscì a ricomporsi un attimo, il corpo ancora scosso da piccole risatine.
“Quando tua madre ti dice di guardare prima di attraversare la strada dovresti sempre ascoltarla!” Sentenziò la mucca seria.
Per l’ora di cena Berenice si era stufata di stare nelle segrete ed la mattina dopo erano di nuovo accampati nella sala del trono. Morning era molto giù perchè l’ascia gli aveva detto che lo vedeva come un’amico e Giles era ancora seduto sul trono stropicciandosi gli occhi mentre Berenice attraversava il salone a grandi falcate riflettendo ad alta voce. Snowflake era impegnata in un’accesa partita a scacchi con il ciambellano ed era ammirevole la maestria con cui riusciva a spostare I pezzi con gli zoccoli.
Un cavaliere in armatura fece capolino nella stanza cercando di farsi più piccolo che poteva.
“Sir Onion per favore se deve dire qualcosa la dica e basta, vederla prendere fiato e rinuciare è deprimente quanto estenuante.” Disse il ciambellano che Giles aveva appreso chiamarsi Hildebrandus. Sarebbe stato un cavaliere fantastico con quel nome e quell’aspetto, ma l’uomo era determinato ad obiettare e loro non avevano desiderio di obiettare le sue obiezioni, così invece subivano I suoi terribili farsetti, quello di oggi color salmone.
“Sarebbe Sir Honor.” Disse l’uomo con una traccia di baldanza nella voce.”
“Non riesco a esprimere la dimensione di quanto poco mi possa interessare. Era venuto a dirci questo?”
“N… no. Avete un ospite.” I presenti alzarono gli occhi su di lui, ma prima che potesse dire altro legrandi porte decorative si spalancarono mandandolo al tappeto con un glangore metallico da far rizzare I peli.
La sala del trono fu invasa da giocolieri, danzatrici disinibite, animali esotici e altri pittoreschi personaggi mentre un giocondo soggetto cantava una canzone che probabilmente avrebbe avuto più senso se ascoltata dall’inzio… o per lo meno se accompagnata da musica.
La baraonda controllò più o meno indomita mentre lui continuava a cantare convintissimo, Hildebrandus stese a mani nude un leone che si era avvicinato a Snoflake e la stessa mucca spaventò un gruppetto di scimmie moleste con un muggito. Giles era rimasto di sale sul trono mentre Berenice aveva allungato la mano e la spada era volata tra le sue dita, si era piazzata in posa difensiva davanti al mago e ora puntava l’arma contro gli intrusi indecisa da chi cominciare.
“…e quindi lasciate che vi presenti…” Disse l’aspirante cantante facendo un incono svolazzante prima di lasciare spazio alla figura che avanzava avvolta di dorate vesti in mezzo a quel marasma. “Il principe Charmont!” L’uomo sembrava la definizione di principe da libro di testo.
Premesso che il libro di testo fosse uno di quelli con le figure per I bambini.
Era alto e biondo, con dei denti abbaglianti e un portamento regale.
“Ben trovati, ben trovati!” Disse esaltato mentre Berenice aveva abbassato la spada interdetta con la punta quasi in terra. “Buongiorno Dangdamore! È o non è la città più mitica di sempre? E ora potete anche raccontare ai vostri nipoti di aver incontrato me, il famosissimo principe Charmont!”
Berenice si voltò verso Giles indicando il nuovo arrivato con un pollice ed un espressione interrogativa. Giles gli rispose facendo spallucce ed entrambi si voltarono verso Hildebrandus che teneva la testa del leone tramortito ancora ferma sotto l’ascella. L’uomo scosse la testa a sua volta. Charmont aveva continuato a parlare ignorando lo scambio che era avvenuto alle sue spalle.
“Sono qui per liberare la bellissima principessa dalle grinfie del perfido mago.” Disse, “Poi cavalcheremo verso il tramonto e saremo per sempre felici e contenti.
“Tu… sei qui per la pricipessa?” Chiese Berenice incredula.
“Assolutamente si!”
“E sei un principe?”
“Lo sono empiricamente!” Disse con fin troppo entusiasmo.
“Prego?”
“Quando sposeròla principessa sarò principe, mi sto solo mettendo avanti con il lavoro, ho speso tutta l’eredità dei miei per tutto questo.” Accennò al casino che regnava sovrano intorno a loro. “Se devi fare il principe bisogna innanzitutto sembrare tale! Aspettate solo che la mia amata mi veda… Allora dov’è questo wanna be stregone.”
“Sarei io.” Disse Giles alzando la mano. Berenice non lo aveva fatto a fette, e anche se Charmont era probabilmente un scelta discutibile per guidare il regno fin tanto che Berenice approvava lui avrebbe recitato la sua parte.
“Oh!” Gli occhi di Charmont si posarono su di lui. “Beh cosa fai ancora qui?”
“Aspetto di essere sconfitto?” Giles guardò Snowflake in cerca di conferma e la mucca annuì solennemente. “Aspetto di essere sconfitto!” Confermò.
“Sei proprio un principiante.” Sbuffò Charmont.
“Prego?”
“I cattivi perdono sempre, sarebbe molto più professionale da parte tua farti da parte così risparmiamo tutti un sacco di tempo.”
“Non pesno che si possa fare così…”
“Per wuesto dico che sei un principiante. Avanti sparisci. La mia amata Broccoletta mi aspetta…”
“COME MI HAI CHIAMATO?!” Berenice si avventò sul malcapitato e Giles si coprì istintivamente gli occhi.
Più tardi mentre un esercito di paggi asciugava il sangue, Berenice era sparita dicendo che andava ad ubriacarsi in città. Snoflake e Giles sedevano sul portico mentre la mucca brucava placidamente e il mago si riprendeva dalla giornata piena di eventi.
“Non sono sicuro di volerlo sapere davvero ma avrei una domanda.” Disse il mago esitante.
“Riguarda il nome di Berenice?” Rispose la mucca alzando la testa dalla zolla d’erba.
“Beh si, ma posso sopportare la curiosità se c’è il rischio di finire smembrati.” Rabbrividì al ricordo di quel pomeriggio.
“Finchè la chiami Berenice non ci dovrebbero essere problemi. Come tutto in questo castello c’entra con il padre di Berenice e la sua ossessione per la Disney. Come sai bene il vecchio re era convinto che il nostro regno fosse messo in ombra dai suoi vicini, aveva quasi sperato che la sua tragica storia con la regina Erin potesse andare bene per un film, ma tecnicamente all’epoca non avevano ancora avuto il loro lieto fine e la storia era stata respinta. Sfortunatamente proprio le settimana della nascita di Berenice uscì al cinema Rapunzel. Il vecchio re si convinse che le doveva dare il nome di un ortaggio, e pensando che avrebbe offerto un retroscena interessante la chiamò con gli ortaggi che erano stati al centro delle voglie della regina durante la gravidanza. Il resto è storia, Berenice ha adottato il suo secondo nome e bandito I broccoli dal regno.”
“Giles ridacchiò divertito: “Mi chiedo se avesse avuto un figlio maschio che cosa avrebbe fatto.”
“Io non ti ho detto nulla, ma per un periodo il re a cercato disperatamente di trovare un ragno radioattivo!”
Le loro risate si levarono nella notte.

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