Le dimensioni contano

Missione 3, immagine 1

È noto che in alcuni momenti il tempo sembra scorrere più lentamente. Un chiaro esempio può essere un’aula universitaria verso la fine di maggio.

In particolare, se la lezione di sociologia viene tenuta da una vecchia cariatide innamorata del suono della sua voce.

“Il bisogno di distinguersi dalla massa, di affermare la propria individualità, nel mondo moderno è una fase che attraversano tutti” la monotona voce del professore, lanciato in uno dei suoi discorsi stereotipati, aveva già tramortito diversi dei presenti.

D’altronde non potevano immaginare come nella mente del vecchio insegnante ognuno di loro rientrava in un modello comportamentale ben preciso.

Anno dopo anno Terry Collins osservava i suoi studenti percorrere le orme dei loro predecessori.

Seduta in prima fila una ragazza senza trucco e i capelli legati approssimativamente prendeva fitti appunti senza alzare gli occhi dal foglio: avrebbe imparato tutto a memoria senza capire una virgola.

Dietro di lei un’altra ragazza riccia con dei vestiti etnici seguiva prendendo appunti sul libro, si era resa conto che stava rispiegando il nono capitolo: le piaceva la materia perché pensava di capire meglio le persone.

Un ragazzo dai capelli neri nella sezione di banchi a destra lo fissava con la massima concentrazione, probabilmente cercava d’ignorare le risatine del gruppo di ragazze seduto due fila più in alto, nonostante l’evidente stizza inconsciamente teneva una posa quasi plastica con la schiena dritta e il capo appoggiato con trascuratezza su un pugno chiuso: le sue domande erano rare ma azzeccate, era molto intelligente, probabilmente abbastanza da non fare il sociologo nella vita. Periodicamente fulminava un suo coetaneo seduto all’altro capo dell’aula.

Si trattava di un ragazzo con i capelli castani e vestiti scelti evidentemente a caso, sembrava avere un’intera collezione di magliette dalle scritte divertenti, quel giorno la sua maglia nera annunciava: “Gaming doesn’t make me violent: lag does”, non sembrava in grado di sedersi in modo normale né tanto meno di rimanere sveglio dall’inizio alla fine della lezione: il professore era seriamente convinto che si presentasse solo per infastidire la sua controparte.

Parlando di studenti che quasi certamente non sapevano che corso stavano seguendo ma frequentavano con altri obiettivi, c’era l’Ape Regina, come l’aveva soprannominata Collins, di tutte le ragazze che ronzavano intorno a quel moro seduto a destra era la più inquietante. Sembrava avere un fetish per i propri capelli, biondi come il grano, da come se li attorcigliava intorno alle dita, per non parlare delle sue scollature, sempre più profonde e degli sguardi languidi che lanciava alla sua preda: forse avrebbe fatto un favore al ragazzo e l’avrebbe messa in un altro gruppo di studio.

Dietro tutto questo teatrino c’era uno dei soggetti più interessanti, minuta e con gli occhiali, sembrava la tipica ragazza timida, seduta nelle ultime file perché troppo timida, ma il suo sguardo allenato vedeva ben altro: per esempio gli occhiali finti, molte volte la vedeva poggiarli sul banco pensando di non essere notata, o le espressioni di disgusto che le attraversavano il volto a tratti. Sistematicamente lanciava degli sguardi verso l’unico ragazzo che sembrava l’epicentro della vita sociale della classe. Dal suo punto di vista lei era uno dei soggetti più interessanti: non poteva fare a meno di chiedersi quale fosse il fine di quella messa in scena.

Infine, in alto a destra, incontrò l’immancabile sguardo verde. Anche quel giorno i suoi capelli verde scuro quasi brillavano contro il grigio spento del muro. Inizialmente l’aveva catalogata come l’ennesima ragazza che pretende di essere alternativa, e probabilmente era vero: se non che più di una volta non aveva esitato a porre domande mirate dalla sua posizione sopraelevata. Era una strana sensazione, ma quando interveniva, il professore aveva come l’impressione di parlare con un collega.

E non era tutto.

L’aveva vista seguire con occhi divertiti le dinamiche in atto fra i suoi compagni; quasi come se sapesse.

Suonò la campanella ma prima che gli studenti potessero scappare lanciò la bomba:

“Parte della valutazione del vostro esame di sociologia dipenderà dal progetto a cui lavorerete divisi in gruppi, la scelta dei componenti non è casuale quindi non saranno ammessi spostamenti. Dovrete consegnare una bozza del progetto entro una settimana. Se non ci sono domande questo è tutto andate pure” Il professore si diresse fuori dell’aula ignorando il caos con cui gli studenti si accalcarono intorno alle bacheche controllando le liste.

Nella confusione una specie di lamento si alzò da un gruppo di ragazze:

“Ethan, Brad, Gwen ed Ember! Ethan merita di meglio, di un pazzo, una nerd e quella specie di emo-dark!” il commento era di una ragazza alta e bionda con dei lunghi capelli lisci “Sono sicura che non avrai problemi a cambiare il posto con me vero mia cara Gwen?” aggiunse voltandosi verso una ragazza che si teneva un po’ in disparte, scatenando le risatine delle sue amiche.

“Il professore ha detto niente cambi Kathe” le rispose questa incerta, mentre parlava non aveva alzato neanche lo sguardo.

Il sorriso della bionda s’incrinò appena mentre si chinava a sussurrarle:

“Non farti il viaggio, non credere che questa sia una di quelle sdolcinate commedie romantiche in cui lui alla fine si metterà con la cozza, Ethan è mio!”

“Teoria interessante”

Kathe si gelò sul posto:

“Ethan!” cinguettò con una faccia di bronzo degna di un’attrice “hai visto che sfortuna, siamo in due gruppi diversi, e sei finito con quella specie di emo-dark” aggrappata al suo braccio sbatté le lunghe ciglia finte.

Alle spalle di Kathe una ragazza con i capelli corti tinti di un forte verde petrolio si schiarì la voce senza distogliere l’attenzione dalle liste:

“Io non sono dark” disse senza rivolgersi a nessuno in particolare “Mi vesto solo di nero e non nutro particolare desiderio per il dolore o l’autodistruzione” si voltò con un movimento deciso piantando i suoi occhi grigi in quelli verdi spalancati Kathe, poi la superò senza aggiungere altro come se non avesse aperto bocca.

“Kathe” Ethan richiamò ancora una volta la sua attenzione scrollando il braccio fino a farsi lasciare “Le persone non sono oggetti, te l’ho già detto. Sei libera di scrivere quello che vuoi su tuo blog e fare riunioni con quella specie di fan club. Per quanto mi riguarda però io appartengo solo a me stesso. Gwen!” La ragazza sobbalzò “Andiamo!”

I mormorii li seguirono fuori in corridoio, dove l’alta figura del ragazzo tagliava la folla seguito dalla ragazza che si stringeva al petto i libri rossa fino alla radice dei capelli.

“Ethan…”

“Dobbiamo sentire Brad” la interruppe lui “oggi non è venuto a lezione ma è sicuramente all’università a perdere tempo da qualche parte, però non ho idea di come contattare Ember, è decisamente una ragazza schiva, non credo di averla mai vista parlare con nessuno e sparisce subito dopo le lezioni” Il ragazzo si affettò lungo la scala che portava all’atrio inseguito da Gwen.

“Ecco…forse io avrei un’idea”

“Quindi fatemi capire, Filottete ha colpito ancora? E dobbiamo fare un lavoro di gruppo con niente meno che Dafne la ragazza più sfuggente della facoltà?” Brad il terzo membro del loro gruppo li guardava in equilibrio precario seduto sui talloni su una sedia “E mi sono anche perso una scenata di Circe? Che altro?”

Ethan sospirò voltandosi verso Gwen:

“Brad è incapace di parlare delle persone senza paragonarle alla mitologia greca”

“Mio prode Enea tu mi ferisci, cerco di dare alle persone un’idea precisa di cosa penso di loro” in qualche modo riuscì a fare una riverenza da quella posizione assurda scatenando le risa di Gwen “Vedi questa gentil donzella sì che apprezza la mia sincerità” disse facendole il baciamano.

“Ad ogni modo” continuò Ethan stringendosi la radice del naso “Gwen dice che Ember abita nel palazzo di fronte al suo e che più di una volta l’ha vista venire in facoltà. Normalmente non mi permetterei mai di farlo ma non abbiamo altro modo di contattarla e con solo una settimana di tempo poteva anche degnarsi di non sparire”

“Andiamo nella tana del drago?” Brad saltò in piedi sulla sedia.

“Non urlare! Comunque si, se non avete altre lezioni direi di andare subito, prima iniziamo meglio è” Ethan lo tirò giù e rivolse un’occhiata interrogativa a Gwen che si affrettò ad annuire leggermente sopraffatta dagli eventi.

Seduta sul sedile posteriore dell’auto di Ethan mentre Brad salutava gli sconosciuti sporgendosi pericolosamente dal finestrino Gwen non riusciva a capacitarsi degli avvenimenti dell’ultima ora.

Passò lentamente una mano sul sedile, poi lo strinse leggermente, sembrava così reale, era in macchina di Ethan…era in macchina di Ethan! Ci aveva parlato! Lui aveva pagato i caffè di tutti, quindi tecnicamente le aveva offerto un caffè!

Adesso aveva voglia di urlare fuori dal finestrino insieme a Brad…

“Ember, ma possibile che non ci sia il suo cognome neanche qui? Avete fatto caso che pure i professori la chiamano per nome?” disse Ethan ad alta voce leggendo il campanello.

“Te lo dico io; è perché è la ragazza più misteriosa che esista, come fate a non morire di curiosità?” Brad vibrava letteralmente sul posto dall’eccitazione; Gwen, come tutta l’università aveva assistito ai suoi vani tentativi di approcciare la ragazza miseramente falliti.

“Brad, ma se Ember è Dafne tu saresti Apollo per caso?” Gwen vide il ragazzo illuminarsi.

“Questa ragazza mi legge dentro, dio del sole, delle arti e della medicina al tuo servizio mia cara, ho deciso che ti chiamerò Estia, come la dolce dea del focolare domestico che tutti ascolta e protegge”

“Oh signore…” fu l’unico commento di Ethan.

Dall’interno dell’appartamento si sentiva musica tenuta ad alto volume, il che poteva essere il motivo per cui la ragazza non aveva sentito prima il citofono e poi il campanello. Al portone una gentile vecchietta li aveva fatti entrare ma ora avevano già suonato un paio di volte senza esito.

Gwen raccolse il coraggio a due mani: “Potremmo andare a casa mia e riprovare più tardi, tanto da me non c’è nessuno” Ethan si voltò soppesando la proposta ma prima che potesse rispondere Brad raddrizzò le spalle.

“Non oggi! Oggi non le permetterò di scappare!” Affondò una mano in tasca tirando fuori due ferretti seghettati e prima che potessero fermarlo la porta era scattata e lui li guardava con un sorriso inquietantemente simile a quello del gatto del cheshire, altro che Apollo.

“Come hai fatto?” chiese Gwen scandalizzata.

“Dopo che aver visto Now you see me, ha deciso d’imparare i trucchi di magia e purtroppo è bravo…sentiamo genio, ora cosa pensi di fare?” Ethan aveva un’aria così rassegnata che Gwen si chiese terrorizzata se si fosse trovato già altre volte in mezzo a un’effrazione per colpa del suo amico.

“Ora entriamo, poi date la colpa la me” il suo sorriso si allargò mentre senza spettare la risposta spalancò la porta su una casa arredata in stile moderno, un grande open space era dominato da colori molto accesi e il muro di destra era interamente occupato da un grande specchio.

Gwen si scambiò uno sguardo preoccupato con il suo riflesso.

“Strano” disse Ethan guardando la scala in vetro che portava al piano di sopra “Non sembrava un appartamento a due piani da fuori”

Ma Brad era già a metà dei gradini facendogli frenetici segni di seguirlo:

“Ho sentito un rumore” mimò con la bocca.

“Brad” chiamò altro ragazzo cercando di fermarlo, arrampicandosi sulla scala dietro di lui.

Gwen li seguì sentendo il cuore rimbombare più forte dell’assolo di bassi che risuonava in tutto l’appartamento, i due ragazzi erano accucciati dietro una porta rosso acceso e discutevano animatamente.

“E se è con il suo ragazzo?” Ethan afferrò Brad saldamente per un braccio.

“E se invece è un ladro maniaco?” il castano strattonò per liberarsi dalla presa.

La discussione fu bruscamente interrotta dallo spalancarsi della porta. I tre ragazzi si voltarono lentamente a fissare un essere alto quanto loro…completamente blu con la testa coperta di spuntoni ossei e una coda da rettile che frustava l’aria. La musica cessò di colpo.

“Abbassatevi!” l’urlo giunse con tale forza che li gettò al suolo. Un secondo dopo l’essere fu travolto da qualcosa di verde che lo fece volare sopra le loro teste contro il muro opposto.

Ember gli aveva imprigionato i polsi contro la parete e gli teneva la coda ferma con un piede come se nulla fosse, anzi, tutta la sua attenzione era catalizzata su di loro.

“Che ci fate qui?” in cambio ricevette tre paia di occhi sgranati “Dannazione! Scendete di sotto! Dovete andarvene, uscite subito!” disse con un tono del tutto diverso, come se più di una voce avesse impartito quell’ordine.

Gwen sentì il proprio corpo muoversi contro la sua volontà e prima di rendersene conto stava già scendendo le scale, si avvicinò alla parete specchio sentendo i due ragazzi che la seguivano.

Da sopra venne un rumore agghiacciante poi uno schianto e infine silenzio.

Vide la superficie dello specchio avvicinarsi ma non riusciva a fermarsi e sentiva la gola bloccata; la sé stessa nello specchio la guardò con gli occhi pieni di paura sgomento mentre si dirigevano l’una incontro all’altra a passo di carica, infine chiuse gli occhi preparandosi allo scontro… ancora un paio di passi e…niente continuò a camminare finché sentì il corpo tornare sotto il suo controllo e crollò sulle ginocchia ancora con gli occhi serrati.

“Lo specchio!” rantolò Brad “Lo abbiamo attraversato!”

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La stanza che li accoglieva era interamente intagliata nel legno costruita su più livelli davanti a loro si accedeva tramite alcuni gradini ad un’area centrale piena di cuscini variopinti, dietro la quale facevano mostra di sé un paio di porte intagliate. Alla loro destra, come nell’altra stanza una scala saliva e alla loro sinistra una grossa finestra dava sul cielo aperto.

“Dove siamo?” Ethan avanzò cautamente nell’ambiente, aveva visto sparire i suoi amici sparire nello specchio prima di lui senza danni, quindi era un po’ meno traumatizzato, Gwen era ancora in terra e Brad per una volta sembrava senza parole appoggiato alla parete con una mano sul petto.

“Gwen ti senti bene?” chiese alla ragazza chinandosi di fronte a lei.

La vide passare attraverso tute le tonalità di rosso, fino a raggiungere il porpora mentre scuoteva la testa, che aveva una cotta per lui lo sapeva, ma non è che lei facesse molto per nasconderlo, con una parte del suo cervello si trovò a sperare di non trovarsi a dover rifiutare un’altra imbarazzante confessione.

“V…voglio dire, penso di sì, cosa è successo?”

“Abbiamo attraversato lo specchio” rispose lui accennando alla parete grigia dietro di loro.

“E quel mostro? Ember combatteva con lui!” Brad sembrava aver perso la sua solita verve, si girò contro il muro poggiandoci una mano sopra ma sembrava del tutto solido.

“È inutile” Ember in qualche modo li aveva sorpassati e ora li fissava con le sopracciglia aggrottate dall’alto del piano superiore “Quel passaggio si è chiuso appena del materiale non autorizzato l’ha varcato, è andato per sempre. Ho fatto a malapena in tempo a teletrasportarmi di qua” scese lentamente le scale soppesandoli con lo sguardo.

“Che ci è successo? Cosa era quel mostro?” Ethan la fronteggiò ponendosi fra lei e gli altri due, nonostante fosse decisamente più alto di lei la presenza della ragazza era come imponente, gli occhi grigi lo fissarono come guardandogli direttamente l’anima.

“Non era un mostro, era solo un animale ingigantito da una magia, ora è innocuo guarda tu stesso” indicò la zona cuscini dove qualcosa aveva iniziato a muoversi, Ethan riconobbe il mostro, ora della taglia di un piccolo cane, acciambellarsi su un cuscino e succhiarsi la coda soddisfatto “È solamente un Grygol, non sono pericolosi, ma qualcuno ha pensato fosse divertente ingigantirne uno e lasciarlo libero qui, deve aver attraversato il varco mentre ero a lezione”

“Sei seria?” Brad sembrava aver recuperato l’uso della parola “Ma ti senti? Magia? Ci stai facendo un video? Domani sarà sul sito dell’università? O è chissà quale complesso studio sociologico?”

Ember squadrò anche lui, poi spostò lo sguardo su Gwen, ora più calma, la guardava seminascosta dietro Ethan, ma prima che qualcuno potesse aggiungere qualcosa un potente trillo invase la stanza svegliando il grygol, o quello che era.

“Aspettate qua” disse Ember di nuovo con quello strano tono di voce che li inchiodò al posto, compreso il grygol. La ragazza attraversò la stanza spalancando una delle due porte su un piccolo corridoio sparendo alla vista.

“Ethan, che facciamo?” sussurrò Gwen.

“Per il momento stai calma, dobbiamo cercare di capire come riesce a condizionarci, forse ci ha ipnotizzato, Brad?”

“Amico, c’è un limite a quello che può fare l’ipnosi, almeno ti devi avvicinare alla gente, e lei non sapeva che eravamo nel suo appartamento. Io credo si tratti di vera magia. Lo hai visto quel lucertolone?” il grygol li aveva notati e ora li stava osservando acquattato dietro il corrimano della ringhiera, ora che era così piccolo sembrava, quasi intimidito.

“Non è il momento per le sciocchezze, vera magia? E che altro? Draghi? Voglie di nascita legate al destino?”

“E se fosse davvero così?” Gwen li zittì entrambi “Pensateci un attimo: nessuno sa nulla di Ember, neanche il suo cognome, ma nessuno sembra farci caso e poi chi è che si chiama Ember? Poi all’improvviso noi tre veniamo messi in gruppo con lei che sparisce, obbligandoci di conseguenza a venirla a cercare a casa sua. Se avesse avuto davvero chissà che grande segreto da custodire avrebbe fatto in modo di mettersi d’accordo con noi prima no? Infine, arriviamo qui, e la troviamo a lottare accanitamente contro un mostro che poi si rivela innocuo a sentire lei. Ma allora perché tanta urgenza nel farci allontanare? E perché mandarci qui sapendo che il varco si sarebbe chiuso?”

I due ragazzi la guardavano con tanto d’occhi. Si rese conto del monologo appena fatto e arrossì di botto. Non era nel suo stile parlare molto, né tanto meno essere al centro dell’attenzione.

“Siete impazziti tutti e due? Stiamo parlando di magia? Questo non è Harry Potter! La magia non esiste! C’è sempre un trucco! Se ci caschiamo domani saremo tutti su youtube, o peggio in televisione!”

“Fortuna che a nessuno interessa che mi crediate o no” Ember li guardava a braccia incrociate appoggiata allo stipite della porta “Vedi Ethan, le cose stanno così: poco fa vi ordinato di uscire, con l’incantavoce, una caratteristica della mia specie, sfortunatamente mi sono distratta un attimo e non ho pensato alla porta dell’appartamento ma al varco, colpa mia. Il fatto è che ora non si può tornare indietro da lì e indipendentemente da ciò che credete, siete bloccati qui finché non trovo un altro varco che dia sulla terra” disse con estrema calma procedendo dentro la stanza. Il grygol perso interesse per i tre ragazzi le si andò a strusciare contro le gambe mugolando soddisfatto.

“Tu non puoi trattenerci qui contro la nostra volontà!” urlò il ragazzo.

“E chi vi trattiene? Quella è la porta” disse la ragazza chinandosi a grattare l’animale tra le orecchie, indicando il corridoio.

Ethan strinse i denti, passò un braccio intorno alle spalle di Gwen che sussultò leggermente e scambiò un’occhiata d’intesa con Brad, non sarebbe rimasto con quella matta un minuto di più.

Il corridoio finiva in un’anonima porta a forma di ovale leggermente schiacciato, non aveva maniglie, ma quando Brad ci posò una mano sopra per spingere quella scivolò di lato senza un rumore.

L’uscio sembrava dare su una balconata, con file di porte identiche a destra e a sinistra, ma lo notarono appena, il panorama catturò tutta la loro attenzione.

Davanti a loro si ergevano altri edifici dalle forme più assurde con file e file di balconate identiche alla loro, c’era una tale quantità di colore e caos che si faticava a mettere a fuoco qualunque cosa, in alto sopra le loro teste quello che aveva tutta l’aria di sembrare un gigantesco lucernario opaco chiudeva tutto sotto una cupola donando all’aria una luminosità particolare.

Ma la cosa più assurda erano gli abitanti di quello strano mondo sotto vetro.

L’aria era attraversata da centinaia, forse migliaia di macchinari assurdi e creature ancora più strane, che si muovevano senza un ordine apparente ma senza mai scontrarsi.

Gli edifici si estendevano a perdita d’occhio e in basso non se ne vedeva il fondo, qua e là, Ethan ne era sicuro, alcune piattaforme erano sospese in aria in qualche modo, anche se in quella baraonda era difficile dirlo, l’appartamento di Ember doveva essere in qualche modo isolato acusticamente.

“Una vera bolgia, eh?” quest’ultima li guardava divertita, sembrava non fare altro da quando avevano sorpassato quel dannato specchio “Ti direi che col tempo ci si abitua, ma non è così”

“Ember…” a parlare era stato Brad “Tu sei una strega?” stava in piedi completamente ritto con il naso all’insù e i pugni stretti.

L’interpellata scoppiò a ridere:

“Ma certo che no, hai una vaga idea di quanti anni ci vogliono per un diploma in magia? Io me la cavo ma preferisco il campo della ricerca, come quello delle dimensioni non ancora sviluppate” s’interruppe di colpo vedendo le facce allibite dei tre ragazzi “Ehm…ho dimenticato di dirvi che questa è un’università”

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“Sa davvero di mandorle, ma come è possibile se è blu?” Brad stava assaggiando quello che Ember aveva definito succo di orivea.

“Viene dalla stessa dimensione dei grygol, per quanto ne so lì il blu è il colore dominante, immagina la mia sorpresa quando ho assaggiato le mandorle sulla terra, l’orivea è un frutto molto succoso e grande quanto un pugno” erano seduti sui grandi cuscini in mezzo alla stanza e la ragazza aveva insistito perché bevessero qualcosa prima d’iniziare con le domande.

“Tu continui a parlare come se non venissi dalla terra” sputò aspramente Ethan, non si era neanche avvicinato ai succhi colorati, sedeva fra Gwen e Brad fissando Ember negli occhi.

“Infatti, è così, non sono una terrestre e neanche un essere umano, non vorrei spaventarvi ma il mio aspetto è leggermente diverso dal vostro”

“Ecco…non sembri molto aliena” mormorò Gwen, nascondendosi dietro i capelli.

“Solo perché mi sto fingendo umana, prendi i miei capelli, non sono tinti, è stato un sollievo sapere che potevo tenerli così, anche sulla pelle c’è un incantesimo, sarebbe verde e avrei le ali…” tre paia d’occhi la guardavano increduli “Ok, iniziamo, all’inizio: non mi chiamo Ember ovviamente, un incantesimo a matrice automatico ha tradotto il mio nome in qualcosa che potesse sembrarvi familiare, allo stesso modo vi traduce tutto ciò che dico. Sono una Nadraxi, vengo da un’altra dimensione, come tutti qui. Questa è un’università interdimensionale, la Nether Magic, una delle più prestigiose esistenti nei vari piani dell’esistenza. Domande?”

Ethan chiuse gli occhi un momento cercando di assorbire quella mole d’informazioni:

“Se quello che dici è vero, cosa ci facevi nella nostra facoltà?” chiese Gwen con un filo di voce, battendolo sul tempo.

Ember sospirò passandosi una mano fra i capelli:

“Ricerca, sto scrivendo una tesi sulle dimensioni non ancora sviluppate e ho scelto la terra come campo di ricerca, la vostra facoltà era genericamente simile alla mia e vicino al varco”

“Cioè noi saremmo il tuo esperimento?” Ethan balzò in piedi, arrabbiato per un motivo che non riusciva bene a comprendere neanche lui, solo che iniziava a sentirsi come un topo da laboratorio.

“Sembra il finale di man in black” commentò Brad dondolando sui talloni, era al secondo bicchiere di succo e quella storia sembrava divertirlo profondamente.

“Non siete il mio esperimento, almeno non voi nello specifico, tutta la terra lo è, io studio le dimensioni che non hanno ancora scoperto la magia” Ember ricambiò lo sguardo di Ethan scoraggiata.

“La magia non esiste!” fu l’acida risposta.

“Come ti pare” la loro ospite si alzò in piedi come se l’argomento fosse chiuso sgranchendo le spalle, la sua pelle passò dal rosa all’olivastro fino a diventare di un verde molto pallido. Mentre si stiracchiava all’indietro due forme scure si allargarono lentamente ai suoi lati, all’improvviso la stanza non sembrava più così spaziosa occupata da quasi quattro metri di ali nere membranose.

Con un verso soddisfatto Ember le ritrasse fino a farle scomparire di nuovo.

Un tonfo annunciò che Brad era caduto disteso:

“Tu puoi volare!” esclamò dalla sua posizione supina “Puoi farmi fare un giro? Quanto a lungo puoi stare in aria? Quanto riesci ad andare veloce?” si fermò a riprendere fiato e Ember ne approfittò.

“Non riesco a portare altre persone, ma ci sono molti mezzi di trasporto volanti all’interno dell’università, hai visto fuori, non è niente di speciale, il che mi fa pensare che prima o poi dovrete interagire con altre persone e ci sono alcune cose che dovete sapere. Ma prima sarà meglio che mangiate qualcosa” regalò loro un sorriso “Temo che vi dovrò chiedere un favore”

“Quindi dopo tutto, siamo le tue cavie” brontolò Ethan difronte ad un grande tavolo imbandito con i cibi più strani, l’odore era strano ma invitante.

“Oh, mio prode Enea, che ne è del tuo coraggio? Vorresti forse lasciare me e la dolce Estia in balia di tutta quest’abbondanza culinaria? Come potremo portare a termine quest’impresa senza un eroe a guidarci?” seduto a cavallo di una sedia con un foulard che aveva fatto apparire dal nulla legato a mo’ di velo, Brad declamava con una mano sul petto “Noi povere anime perdute, rischiamo la vita nell’impossibile tentativo di fornire alla misteriosa Dafne un misero aiuto nella composizione della sua tesi”

“Va bene, va bene” Ethan alzò le mani in segno di resa “Qualunque cosa basta che taci!”

Gwen rideva apertamente e persino Ember accennò un sorriso all’inchino di Brad.

Fu divertente scoprire nuovi e vecchi sapori sotto forme inaspettate, secondo Ember specie diverse sentono i sapori in modi diversi, per questo era così sorpresa di ritrovare il gusto del succo di orivea sul loro pianeta.

“Ma tu non mangi?” chiese Ethan sospettoso ad un certo punto.

Ember seduta al tavolo non aveva fatto altro che disegnare arabeschi su uno strano pad, a sentire lei su Nadrax scrivere equivaleva più a comunicare un’idea che a una precisa serie di simboli e che era stata dichiarata una delle lingue più difficili delle dimensioni conosciute; però non aveva toccato cibo.

“Io non mangio” sembrò rifletterci un attimo prima di aggiungere “I Nadraxi attraversano diverse fasi della loro evoluzione, in questa fase diciamo che il mio metabolismo assomiglia a quello delle vostre piante”

“Hai la clorofilla nelle vene?” Gwen le fissò un braccio come se potesse vederle attraverso la pelle.

La risata argentina di Ember invase la stanza:

“Ma certo che no, il mio sangue assomiglia al vostro, il colore della pelle e dei capelli dipende dall’evoluzione della specie” In quel momento Brad sembrò avere un’epifania.

“Tu sei realmente Dafne!”

“Brad, devo proprio dirtelo, ti ho già sentito chiamarmi così, ma credo ci sia un malinteso”

“Giusto tu non puoi saperlo, secondo il mito Apollo si era invaghito di Dafne questa fanciulla mortale, e lei per sfuggirgli aveva pregato Zeus che l’aveva trasformata in un albero” spiegò Gwen.

Ember inclinò leggermente la testa:

“Brad, sappi che io non diventerò un albero se provi a saltarmi addosso…” il ragazzo si gonfiò sulla sedia pieno di aspettativa “…ma non posso garantire in cosa trasformerò te” poco ci mancò che non cadesse faccia a terra talmente si era proteso.

“Quindi teletrasporto, ipnosi, trasmutazione e che altro? Quali sono i limiti della magia?” Ethan non riusciva a capire quei due, quella ragazza era pericolosa, poteva fare di loro ciò che voleva, ma lui non avrebbe corso nel suo labirinto.

“La magia non ha limiti” ora Ember sembrava sovrappensiero “Le persone li hanno, molte volte per via della specie, ma se sei bravo neanche quello importa. È come cantare, tutti possono farlo, ma più sei bravo e più è ampia la tua estensione” stese una mano in avanti attirando a sé un frutto viola “Tutti conoscono involontariamente un po’ di magia, poi c’è chi la studia e chi la pratica come hobby e ancora chi ne preferisce un genere in particolare”

“E cos’è questa storia di scoprire la magia?”

Ember mise giù il frutto e lo fissò seria:

“Moltissime specie a un certo punto della loro evoluzione hanno scoperto l’uso della magia, o per caso o in seguito a uno studio scientifico. Per questo m’interessa la Terra, a voi non è successo, non importa quanto possano accadere fatti incredibili, o le persone fare cose straordinarie; siete in grado di negare l’evidenza con una forza che via ha portato nel 21° secolo ad un incredibile progresso scientifico incredibile, ma siete lontani anni luce dallo sviluppo magico”

“Stai per caso dicendo che siamo scemi?”

“Sto dicendo che dopo aver visto un grygol, sono dovuta diventare verde per convincervi” con le mani piantate sul tavolo i due ragazzi si squadravano.

Come se qualcuno lo avesse chiamato in causa Il piccolo grygol, soprannominato Tiamat da Brad, trotterellò vicino a Ember che lo prese in braccio.

“Io credo che abbiate altro di cui preoccuparvi al momento, dobbiamo trovare un altro passaggio per la terra e fino ad allora sarà meglio che avvertiate che non tornerete a casa stasera” disse recuperando la calma.

“Il cellulare prende!” esclamò sorpresa Gwen.

“Certamente, geograficamente non vi siete spostati dal punto dove avete lasciato la vostra realtà”

“Ma il passaggio non era chiuso?”

“È chiuso Ethan! Ma per la prima proprietà traslativa interdimensionale, non lasci mai davvero la tua dimensione d’origine, è come se venisse conservata una traccia di te nel punto in cui te ne sei andato, quindi se i vostri cellulari prendevano a casa mia prendono anche qui”

Il trillo suonò ancora nell’appartamento e Ember si passò una mano sugli occhi.

“Ok qualunque cosa succeda non dovete dire i vostri nomi a nessuno o non sarò l’unica a potervi comandare come burattini, intesi?”

“Che succede?” Ethan partì di nuovo alla carica e la ragazza lo guardò senza forze.

“Amico, credo che la situazione sia più grande di noi, Ember sta facendo di tutto per aiutarci, perché non le dai una chance?”

Ethan trasse un profondo respiro poi si avvicinò alla ragazza che fino a quella mattina altro non era che uno dei anti volti di sfondo nella sua vita.

“Se ho solo il sospetto, che ti stai approfittando di noi, te la farò pagare, non ho idea di come ma saprò inventarmi qualcosa…”

°°°°°°°°°

“I Light e i Royal sono sul piede di guerra, stanno dando la caccia a Crazy e Wild, pretendono che glieli consegniamo”

“Ma i danni sono davvero tanto gravi?”

“Dovevi vedere l’isola fluttuante di quei palloni gonfiati, non so come ci sono riusciti ma girava su sé stessa nel cielo, in qualche modo devono aver invertito qualcuno degli incantesimi di stabilità. Non ci si riesce neanche ad avvicinare, secondo me meritano il premio scherzo del mese”

Quello che era piombato nel salotto di Ember era senz’altro un essere intelligente, detto questo non assomigliava a nulla che si fosse mai visto sulla terra.

A occhio e croce doveva essere alto quasi tre metri, difficile a dirsi perché una volta entrato si era accucciato ai piedi della ragazza come un cane, era completamente avvolto da una folta pelliccia a pelo lungo nera con occasionali ciuffi viola e un improbabile ciuffo giallo fluo sulla testa. Parlava in fretta, strascicando un po’ le vocali e non sembrava avere nulla che somigliasse ad un pollice opponibile. Quando tirava indietro le labbra denti affilati facevano bella mostra di sé e sotto tutta quella massa di pelo due paia di occhi lilla erano concentrati sulla loro ospite.

“Ember, un’altra cosa” disse l’essere “Cosa sono quelli?” li indicò così all’improvviso che Gwen lanciò un gridolino sparendo dietro i suoi compagni di sventure.

“Non ora Grim, abbiamo altro a cui pensare, dove sono quei due scemi?”

“Nel mio alloggio, nessuno con un po’ di buon senso verrebbe a cercarli lì, ma se mettono piede fuori Dusty e Stormy tagliano loro la gola. È da quando sei partita per l’altra dimensione che pensano di poter fare i loro comodi, per fortuna hai scelto oggi per tornare” l’essere da spaventoso sembrava tutto a un tratto sconsolato al punto che Tiamat gli sfregò la testa contro la pelliccia.

“Ok, ascoltami bene, prendi questo grygol e torna nella tua stanza. Devi impedire a quelle due teste all’aria di uscire finché non convoco una riunione, nel mentre mettetevi d’impegno tutti e tre e mandatemi sul pad una lista delle libertà che le altre confraternite si sono prese con i nostri membri. Senza fare troppo casino, diffondi la voce che sono tornata e dì a tutti di contribuire all’elenco, chi sta parlando con la parte lesa?”

Grim si gonfiò tutto contento del suo incarico di fiducia:

“Dew; so che si è portata dietro qualcuno dei nostri ma non so chi”

“Perfetto, ora sparisci, sarà meglio che intervenga prima che esploda”

L’enorme bestione si accucciò per infilarsi in qualche modo nel corridoio e uscire.

Ember fece un respiro profondo, stava accadendo tutto insieme e non doveva perdere di vista nulla. Non era eccessivamente preoccupata per i terrestri, con un po’ di tempo a disposizione sarebbe riuscita a trovare una soluzione, ma doveva risolvere subito quel problema e non poteva lasciarli soli.

Si voltò di scatto verso di loro:

“Dobbiamo fare un patto” alzò le mani prevenendo le proteste di Ethan che già stava prendendo fiato per urlarle addosso “Si tratta di una cosa semplice, devo andare a incontrare delle persone, e voi dovete venire con me, solo che non potete usare i vostri nomi qui; come cercavo di avvisarvi prima se qualcuno sa il vostro nome ha potere su di voi”

“E se qualcuno dovesse scoprire che veniamo dalla terra, signorina penso-io-a-tutto? Cosa conti di fare, non finirò dissezionato in un covo di alieni per colpa tua” Ethan si erse sopra di lei dall’alto del suo metro e ottanta.

“Notizia dell’ultima ora principessina, non frega niente a nessuno da dove venite, anche se dovesse venire fuori al massimo potrebbe essere un interessante argomento di conversazione per un paio di minuti”

“Ma non avete una specie di legge che vi vieta di entrare in contatto con dimensioni non sviluppate?” intervenne Brad dividendoli.

Ember alzò le spalle:

“Certo che no, soprattutto se sono dimensioni come la vostra che prima o poi scopriranno la magia senza ombra di dubbio. Non siamo mica dentro Star Trek. Anche se una volta tornati lo racconterete a tutti, non vi crederebbe nessuno” lo disse con una tale tranquillità che Brad la fissò a bocca aperta.

“Non l’avevo vista da questo punto di vista”

“Quindi cosa proponi?” lo sforzo di Ethan per calmarsi era evidente “Hai già dei nomi in mente o dovremmo usare i soprannomi di Brad?”

Ember gli sorrise:

“Non è una cattiva idea ma devono essere delle parole con un significato altrimenti l’incantesimo non riuscirà a tradurle in tutte le lingue, alcune specie non hanno un sistema articolatorio adatto a pronunciarli”

“Prince, damsel e wizard!” esclamò Brad “Come i personaggi classici dei racconti fantasy, credi possano andare?” Ember nutriva la sconcertante certezza che se gli esseri umani fossero stati muniti di coda in quel momento Brad avrebbe scodinzolato.

“Se ai tuoi amici vanno bene, sono perfetti”

“È uguale!”

“Ok…”

Era fatta, ora non rimaneva che trovare un modo di mandarli indietro, ma se ne sarebbe occupata in un secondo momento, adesso aveva un altro scoglio da superare.

“Chi è che voleva volare?”

°°°°°

“Un disco volante? Siamo seri?” usciti dal suo alloggio stavano fissando uno strano mezzo apparso dal nulla che fluttuava davanti la balconata. Era di forma circolare con divanetti color ruggine posti lungo tutto il perimetro nella parte interna “Speri davvero di convincermi a salire sul quel coso?” E ovviamente a Ethan non piaceva.

“Certo che no, per me puoi anche vagare senza meta per i corridoi del quartiere dormitorio per sempre” spiegò Ember con la massima tranquillità poggiando una mano sul parapetto che scomparve, lasciando libero accesso a quella strana navicella “Sappi solo che non esiste alcuna altra maniera se non volare per spostarsi e non sperare che se trovo un altro varco per la Terra farò avanti e indietro per te” gli sorrise placidamente facendo a Brad segno di entrare.

Il ragazzo saltellava sul posto, del tutto incapace di trattenere l’emozione, schizzò dentro la navicella mettendosi subito in posa eroica con un piede sul bordo:

“Avanti miei prodi, è ora di navigare incontro al nostro destino! Nessun pericolo è troppo grande! Nessun posto è troppo lontano! Insieme sveleremo i misteri di questo luogo stregato! Le nostre gesta saranno cantate…” sembrava decisamente ispirato mentre urlava rivolto al cielo.

Nel frattempo Gwen spostava lo sguardo fra lui ed Ethan, attorcigliando nervosamente una ciocca di capelli fra le dita:

“Et…Prince, voglio tornare indietro anch’io e credo che questo sia l’unico modo per tornare a casa…ma se tu rimani…” affondò la testa nelle spalle sparendo dietro i capelli con aria tormentata.

“…più in là di ogni stella! Oltre l’orizzonte più lontano! Raccoglieremo una ciurma di persone eccezionali e il nostro motto sarà…” Brad sembrava deciso ad andare avanti all’infinito.

“Va bene!” urlò Ethan sovrastandolo “Ma se osi dare i comandi a Wizard, o come cavolo si chiama, piuttosto mi butto di sotto!”

Ember rise coprendosi elegantemente la bocca mentre il poveretto tutto ad un tratto depresso si sedeva stringendosi le gambe al petto; era l’immagine della desolazione.

Senza alcun comando apparente la navicella si spostò dal bordo:

“Ora te lo posso anche dire” disse come se nulla fosse “Sarebbe inutile c’è un incantesimo di gravità sospesa ogni dieci metri, rimarresti a galleggiare nel vuoto in attesa di essere recuperato” sul bel volto della ragazza si allargò un sorriso malvagio “Wizard lascia che ti mostri i comandi manuali…”

°°°°°°°°°

Nella sede provvisoria dei Royal Beast e dei Light Genesis era raccolti tutti membri come accadeva da tempo, doveva essere un’assemblea ma sembrava più un processo.

“Non m’interessano le scuse!” Stardust, il leader della confraternita Light Genesis era una laureniana, i quali si presentavano come creature minute, fluttuava nel vuoto con i lunghi capelli, apparentemente ignari della così detta -forza di gravità-, che si arricciavano alle sue spalle come un mantello. Come tutta la sua specie sembrava uscita dal un film in bianco e nero: la sua pelle di un bianco opalescente faceva da contrasto ai capelli scuri; in più all’incerta luce di fine giornata si distingueva il leggero alone luminoso, marchio di fabbrica dei Light. Gente originale.

La vittima della sua ira era un’altra ragazza, una galaghiana, dai folti capelli ricci biondo-dorati intramezzati da ciocche color acquamarina. Quest’ultima con gli incredibili occhi blu chinati timidamente era spalleggiata da un’imponente montagna di muscoli nota come Flare, un siniud, razza nota per l’incredibile forza fisica e per l’altrettanto assurda incapacità di correre, avevano i muscoli degli arti inferiori disposti ai grandi salti ma incapaci di potenti scatti in avanti.

“Voi Party siete una disgrazia per la Nether Magic, questa volta pretenderemo la sospensione delle vostre attività con il preside” altra singolarità dei laureniani è che nascevano sempre gemelli. Per l’appunto Storm, il fratello di Stardust, il leader della confraternita Royal Beast, gemellati con i Light e segnati dal primo all’ultimo con tatuaggi di lacerazione di artigli, sedeva su una sedia dall’alto schienale che aveva tutta l’aria di sembrare un trono “Potremmo ottenere un processo pubblico a Ember per la vostra condotta” il suo tatuaggio nello specifico, gli attraversava il volto dando un’aria sinistra anche al più sincero dei sorrisi.

Un rumore simile a tuono squarciò l’aria, mentre la ragazza stringeva i pugni senza sollevare la testa.

“Dew…” la chiamò esitante Flare occhieggiando preoccupato lo spazio aperto intorno all’isola fluttuante dove si trovavano.

“Lasciate Ember fuori da questa storia” il tono di Dew si era fatto basso, ma in qualche modo la sua voce risuonò tutto intorno.

I due Lauraniani si scambiarono un’occhiata d’intesa:

“Perché altrimenti che farai?” La voce di Stardust traboccava di sfida mentre le volteggiava attorno.

Si sentì un secondo scoppio mentre quelle che avevano tutta l’aria di essere nuvole iniziarono ad addensarsi intorno alla piattaforma.

“La piccola Dew perde il controllo attaccando due leader che cercavano solo di difendere la loro confraternita” Storm toccò terra di fronte a loro “Chissà che ne penserebbe, il consiglio di facoltà” Flare si fece avanti con aria protettiva, ma la ragazza gli posò una mano sul braccio delicatamente, le nuvole si dissolsero e l’elettricità statica che vibrava nell’aria sembrò diminuire.

“Ember non starà via per sempre, ed allora non ci sarà nessun consiglio che potrà proteggervi” gli occhi blu fissarono Storm fino a fargli abbassare lo sguardo.

“Forse e meglio che vi rassegnate, la vostra preziosa Ember non tornerà è quasi un ciclo completo che è via; avrà capito che razza di fallimento è la sua ricerca e si sarà autoesiliata in chissà che angolo sperduto di un universo sconosciuto” Stardust s’innalzò su di loro “L’università appartiene a noi, ed è solo questione di tempo prima che voi fenomeni da baraccone spariate per sempre dalla circolazione!” il tono inizialmente scherzoso si era fatto carico di rabbia, dagli altri Light raccolti intorno arrivarono grida di assenso.

“LEVATEVI!!!!!!!!!!!!” l’urlo li fece voltare tutti bruscamente verso destra.

Una navicella apparentemente fuori controllo si dirigeva verso di loro; ci fu il parapiglia generale mentre Flare toglieva con uno scatto Dew dalla traiettoria sollevandola di peso e i due lauraniani schizzavano verso l’altro. Con una serie di schiocchi gli altri ragazzi si traslarono via dalla traiettoria che sembrava puntare oltre il bordo della piattaforma. Solo all’ultimo secondo, con un’impressionante derapata il mezzo si assestò fermandosi quasi con dolcezza.

“IO TI AMMAZZO!”

“Prince, andiamo, avevo tutto sotto controllo, non avrai pensato davvero che ci saremmo schiantati?”

Un essere bipede mai visto prima, dal colorito rosa pallido e non più di quattro arti, almeno apparentemente, scese dal disco saltando oltre il bordo cercando di scappare da un suo simile molto più instabile che crollò a terra come toccò il suolo. Dietro di loro una terza creatura si affacciò tremante dal bordo della navicella senza mostrare intenzione di scendere.

“Prince un corno, quale parte di –vai piano- non hai capito?” non sembrava in grado di alzarsi ma questo non gl’impediva di lanciare insulti irripetibili (almeno per l’incantesimo di traduzione) alla volta del suo compagno.

“Ora basta” Stardust e Storm stavano lentamente ridiscendendo seguiti dai lunghi capelli neri fluttuanti come una scia “Come osate interrompere una riunione delle due più grandi confraternite di Nether Magic?”

“Le due più grandi? Eppure, non mi sembra di vedere i Garden party…che cosa strana…”

“Che brucino all’inferno i Garden Party!” Storm si voltò di scatto pronto a fare la pelle a quell’incosciente, solo per rimanere a bocca aperta. La richiuse, poi ci riprovò ma le parole sembravano sfuggirgli, artigliò l’aria alla cieca cercando il braccio della sorella ancora intenta a fulminare Ethan e Brad.

“Dusty! Ma come dopo tutto questo tempo neanche ti volti a salutarmi?”

Stardust drizzò violentemente la schiena fulminata sul posto, con una lentezza sconcertante si voltò verso la nuova arrivata.

Ember era comodamente sdraiata sul trono di Storm con le gambe buttate oltre un bracciolo e le spalle appoggiate all’altro, li salutò agitando una mano.

“Perdonate i miei amici, non hanno mai guidato un magiveicolo, confido che miglioreranno con la pratica”

“Tu…”

“Come…”

“Dal momento che sembrate sopraffatti dall’emozione lasciate che faccia da sola: si sono tornata, e si temo che resterò, ho avuto appena il tempo di dare un’occhiata ma sembra che le cose siano cambiate” disse ignorando la folla allibita e scorrendo la lista sul pad che teneva mollemente poggiato sulle gambe “Sono sorpresa di apprendere che ora per innocuo scherzo una intera confraternita debba essere sciolta e i suoi membri sottoposti alla pubblica derisione” accennò a Dew e Flare che trattenevano a stento le risa. I due si erano appena riaffacciati da dietro la navicella e ora la guardavano con gli occhi lucidi.

“Innocuo scherzo” la voce di Stardust risuonò stridula nell’aria, la ragazza prese un respiro profondo “La nostra sede è stata violata, i Light Genesis e i Royal Beast messi in ridicolo, non si riesce neanche a riportare la nostra isola alla normalità”

Ember si tirò in piedi con calma, dietro di lei si allargarono lentamente le grandi ali nere, sembrò quasi che la sua presenza si facesse più imponente insieme ad esse; ora non sorrideva più. Con un potente battito d’ali si alzò sopra le teste dei presenti fino a guadare in faccia i due gemelli.

“Se non siete neanche in grado di venire a capo a una sciocchezza simile, mi chiedo come risolverete i gravi problemi di disciplina che dilagano fra le vostre fila!” poggiò una mano sul pad “Vi ho appena inviato un elenco parziale di episodi di bullismo e discriminazione ai danni dei miei confratelli, farò avere mie notizie anche agli altri leader” il suo sguardo si assottigliò “Siete liberi di ritirarvi a discuterne nella vostra sede, ho risolto il problema prima di venire qui”

“Quando…” Storm non sembrava in grado di formulare una frase di senso compiuto, si limitava a fluttuare vicino alla sorella che mandava letteralmente lampi dalla rabbia.

“Sono sicura che avete molto da discutere quindi io e miei compagni vi lasciamo alle vostre questioni interne” si voltò mettendo fisicamente fine alla conversazione. Planò leggermente avvicinandosi ai suoi ambasciatori, Dew le gettò le braccia al collo prima ancora che avesse il tempo di toccare terra, Flare si raddrizzò con orgoglio sovrastando la maggior parte dei presenti.

Non si scambiarono neanche una parola, nel silenzio generale persino i gemelli si guardarono dall’interrompere quel momento.

“Wizard!” la voce di Ember attraversò lo spiazzo carica di emozione “Risalite, sulla nave guido io” il ragazzo interpellato chinò le spalle mettendo il muso ma si avviò alla navicella con Ethan. Ember fece cenno ai suoi seguaci di seguirli poi si voltò un’ultima volta verso i loro ospiti.

“Signori” disse rivolta alla folla “Vorrei dire che è stato fortunatamente breve e decisamente troppo intenso per un giorno solo, quindi cercate di non costringermi a ricordarmi della vostra esistenza fino a stasera” fece un amabile sorriso ai gemelli che la fissavano lividi e salutò con la mano la folla raccolta, prima che il disco si alzasse nuovamente.

A bordo gli umani si erano stretti su un sedile fissando i due nuovi arrivati che da parte loro avevano altro per la testa:

“Ember!” Flare la sollevò di peso facendola girare, il disco sbandò leggermente in risposta ma mantenne l’andamento da crociera.

“Quando sei tornata? Potevi avvisarci! E la tua ricerca? La terra? E gli altri lo sanno? O mio Dio, ti devo raccontare un mucchio di cose!” la nadraxi alzò le mani in segno di resa davanti al fiume di parole di Dew.

“Ti prego una domanda alla volta, sono appena tornata, non mi sono neanche cambiata” sfoggiava effettivamente ancora dei Jeans di stampo decisamente terrestre “Accidentalmente degli umani hanno attraversato il mio varco che si è richiuso dietro di loro”

Due paia d’occhi si voltarono verso il terzetto:

“Loro sono Prince, Damsel e Wizard; ragazzi questi sono Dew e Flare, due dei miei migliori amici”

I due gruppi si squadrarono con sospetto, escluso Brad naturalmente:

“Fantastico!” si sporse in avanti afferrando la mano di Dew e scuotendola vivacemente “Io sono un essere umano”

Flare lo fermò prendendolo per il polso, ma neanche questo lo fermò, gli prese l’avambraccio tastandogli i muscoli: “Incredibile! Fai palestra? Qui le avete le palestre? O tutta la tua razza è così?”

“Ma sono tutti così?” riuscì a bloccarlo “Come hai fatto a non uscire di testa?”

“No, lui è un caso più unico che raro” Ethan e Flare si fronteggiarono, prima che il terrestre gli porse una mano lentamente.

“E tu?” Dew aveva puntato Gwen che rimaneva in disparte giocherellando con il laccetto della felpa.

“Io sono Damsel…i tuoi capelli, sono davvero blu?”

“Si, non devo supporre che per voi non sia normale”

“Ho rischiato di dovermeli tingere, ti ricordi quando li ho dovuti rasare per visitare la dimensione teran?” disse Ember scatenando le loro risa “Ad ogni modo, devo trovare un altro varco sulla Terra in un tempo utile idee?”

“Io penso che la tua unica possibilità sia chiedere a Whisper” Dew si morse il labbro esitante.

“Dei Serpens Crux? Speravo di poter aspettare un po’ per rivedere Sour, se mi chiede un’altra volta di metterci insieme e fondere le confraternite lo decapito” Ember scosse la testa colta da brividi di disgusto.

“Non credo lo farà, credo abbia colto l’antifona quando gli hai dato fuoco”

“Ma se i merovian sono ignifughi, non avrà neanche sentito il solletico”

In mezzo a quel veloce scambio di battute Ethan, Gwen e Brad si ritrovarono un po’ tagliati fuori, ma ebbero modo di vedere Ember rilassata come non era mai stata.

Le ali stavolta non erano sparite e si erano raccolte alle sue spalle quasi inglobandola, tra l’altro non erano mai davvero ferme, si muovevano con piccolissimi scatti assecondando l’more della ragazza. La sua pelle verde pallido poi al chiarore del lucernario gigante sembrava incredibilmente lucida, forse anche per la mancanza di peli; invece il verde scuro dei suoi capelli si era come arricchito, dal banale tinta unita che mostrava sulla Terra, ora innumerevoli sfumature facevano capolino nel suo taglio corto appena scalato.

“Allora è deciso, andiamo snidare le serpi!” l’affermazione di Ember li riportò bruscamente alla realtà “E chiamatemi Wild e Crazy è ora che questi animali da biblioteca si ricordino che vuol dire fare festa” una luce sinistra le illuminò gli occhi, mentre la ricca risata di Flare riempiva l’aria e sulla pelle di Dew sfrigolavano piccole scariche elettriche.

Gwen afferrò la manica di Ethan che la strinse a sé, Brad ritrovando degli spiriti affini lanciò le braccia in aria esultando al cielo.

°°°°°°°°°

Il così detto ‘nido di serpi’ era la sede della confraternita Serpens Crux, la più nota confraternita super parties. Il loro leader, Sour, un Merovian, per molto tempo aveva seminato terrore come membro dei Royal Beast per poi rivelarsi uno dei tanti infiltrati che i Serpens inviavano nelle altre confraternite. Un fatto curioso è che nessuno di loro aveva mai sentito il detto terrestre:

Allevare una serpe in seno

All’abdicazione della precedente leader Acid, Sour aveva gettato la maschera prendendo il suo posto e scatenando la rabbia dei Royal Beast che per poco non si erano dati alla rappresaglia. Ma proprio l’alto numero di spie dei Serpens Crux rendeva impossibile un’azione di forza contro di loro.

Altro fatto curioso è che invece il detto: “Il nemico del mio nemico è mio amico” sotto varie forme esiste in quasi tutte le lingue conosciute, il che li rendeva alleati occasionali dei Garden Party.

“Ma quale inaspettata sorpresa!” Sour li accolse così scendendo la grossa scalinata nell’atrio principale illuminato da buffi globi fluttuanti che mandavano mille riflessi sulle piccole scaglie rossastre che ricoprivano il ragazzo. La loro sede, contro ogni pronostico non era situata in qualche antro buio e sconosciuto, ma sulla cima di uno dei più grandi edifici del quartiere dormitorio e si presentava come un enorme palazzo con tanto di torrette.

“Sour, non prendiamoci in giro, sono sicura che hai saputo prima della mia confraternita del mio ritorno” Ember gli andò incontro poggiando le mani sulle spalle e la fronte contro la sua, nonostante le spalle larghe del ragazzo lo facessero sembrare più alto non c’era molta differenza fra di loro. Si strinsero un attimo in quel saluto silenzioso poi Sour fece un passo indietro puntando le sue iridi, completamente nere su di loro:

“Quindi questi sarebbero i famosi umani, sembrano così…fragili” non si capiva bene chi stesse guardando ma almeno non sembrava ostile.

“Tutti sembrano fragili a te!” lo rimbeccò Ember picchiandogli scherzosamente il pugno sulla testa. Il suo strano esoscheletro fece un buffo suono di rimbombo prima che lui le fermasse la mano. La mancanza di capelli rendeva evidente la strana forma del cranio che presentava due leggere sporgenze all’indietro “Non sei più arrabbiato per la storia del fuoco?”

“Mia cara Ember, il tuo dolce caratterino mi piace quasi quanto l’idea di noi due che comandiamo questa noiosa università” sorrise mostrando affilati denti bianchi che spiccavano molto in contrasto contro il colore della sua corazza “Confido che un giorno condividerai questa mia visione; nel frattempo, se le mie informazioni sono esatte hai bisogno di Wispher”

“E quando mai le tue informazioni non sono esatte”

Sour accettò il complimento chinando il capo:

“Ho già allertato Wishper, permettimi di farti strada” i suoi occhi si soffermarono momentaneamente sul suo seguito “Forse però è meglio che i tuoi amici aspettino qui, la folla lo mette a disagio”

“Dew, Flare, vi affido i ragazzi, soprattutto Wizard”

Brad sbatté le ciglia con aria innocente all’indirizzo di Ember:

“Mia verdissima amica, non capisco il motivo della tua diffidenza, sarò così buono che infine vorrai cambiare il mio nome in Angel” la ragazza sospirò sconsolata alle risatine mal trattenute di Dew e Flare.

“Ripensandoci, sarà meglio che lo porti con me, sempre che vostra altezza è d’accordo” Ethan la guardò malissimo ma perse l’occasione di commentare sommerso dall’entusiastica reazione del diretto interessato.

“E noi cosa dovremmo fare? Stare qui buoni mentre ci portate via uno alla volta?” Ethan aveva progressivamente accumulato rabbia e diffidenza fino a esplodere, non riusciva a togliersi di testa l’idea che ci fosse molto più dietro quello spettacolino “Io non mi fido di te, e finché non saremo tornati a casa, sempre che è vero che siamo in un’altra dimensione, mi rifiuto di perderti d’occhio”

La ragazza lo guardò rassegnata:

“Wishper è un Terano, sono abituati alla solitudine, non posso portarvi tutti con me” tirò un profondo respiro “Mettiamola così, prova a chiederti un attimo cosa puoi fare se tutta questa storia è vera: siete voi tre in una dimensione parallela, in mezzo a moltissime razze sconosciute e dotate di poteri magici. Io sono l’unica che vi può aiutare”

“Prince…” Gwen gli toccò un braccio “Io penso sia tutto vero, le hai viste le sue ali…”

Lo sguardo del ragazzo schizzò dall’una all’altra rifiutandosi di accettare la verità:

“Sciocchezze! La magia non esiste! Non riuscirete a fregarmi!”

Sour richiamò l’attenzione di Ember poggiandogli una mano sulla spalla:

“Credo di non capire qual’ è il problema”

“Come hai sentito gli umani non credono assolutamente alla magia, fino a negare l’evidenza; per di più hanno questa curiosa convinzione che le razze aliene li rapiscano per fare strani esperimenti su loro e vivisezionarli per vedere come sono fatti dentro”

“Sono vittime di rappresaglia da un’atra specie?” Dew si coprì la bocca con le mani sgranando gli occhi per il terrore.

“Ma no, sono solo superstizioni, non hanno mai provato l’esistenza della vita su altri pianeti”

“Ma scusa, anche ammesso che gli alieni arrivino sul loro pianeta, saranno sicuramente abbastanza avanzati tecnologicamente da non doverli aprire per esaminarli, no?” adesso Sour sembrava davvero perplesso mentre fissava Ethan “Non che abbiano chissà che caratteristiche speciali: due polmoni, un cuore, un solo stomaco e non mi sembra che il cranio sia particolarmente capiente”

“Ma che…” Ethan si coprì con le braccia, come una ragazza spiata sotto la doccia.

Ember ridacchiò:

“Visto, non ci servono strane apparecchiature per scansionarvi, i Merovian hanno uno spettro visivo più ampio che si sia mai registrato, per dirla in termini terrestri, possono passare dagli infrarossi, agli ultravioletti, e non sanno che vuol dire ‘buio’ per di più”

“Io credo che dovremmo fidarci” disse ancora Gwen “Avrebbero potuto già ucciderci se avessero voluto” tutta infagottata su sé stessa, sembrava intimorita ma più dall’idea di parlare in pubblico che per via della natura del pubblico stesso.

“E va bene! Ma quando vi troverete a galleggiare in una vasca non voglio sentire una lamentela!” Ethan si diresse a grandi passi verso una delle porte finestra borbottando improperi fra sé e se.

“Quindi tu respiri azoto?” Brad aveva tempestato di domande Sour mentre attraversavano i corridoi apparentemente fatti di vetro opalescente, sembrava tornato bambino, indicando qualunque cosa suscitasse la sua curiosità.

“Si sul mio pianeta non è presente l’ossigeno” in qualche modo Sour divertito dalla situazione ne approfittava per conoscere meglio gli umani “Ma come potete respirare sott’acqua?”

“Non respiriamo, tratteniamo il respiro, così…” si esibì gonfiando le guance per qualche secondo.

“Vedo, i vostri polmoni sono molto capienti anche se ne avete solo due”

“Solo?”

“Io ne ho quattro più sacche d’aria aggiuntive”

Ember li seguiva un po’ preoccupata da quella specie d’intesa che si era creata fra di loro.

“Wow, e che altro ti sembra ci sia diverso?” Brad allargò le braccia ruotando su se stesso.

“Ragazzi!” intervenne la nadraxi “Credo siamo arrivati”

Erano in piedi davanti una porta con strani segni sopra.

“Sarà meglio che entriate solo voi due, vi aspetto qui. Mio nuovo amico Wizard, risponderò a tutte le domande che vorrai al tuo ritorno ma ti prego di non rivolgerne a Wishper, la sua specie e molto solitaria” Sour sembrava aver perso la giovialità, ma fece loro un cenno d’incoraggiamento.

Al di là della porta li aspettava quella che aveva tutta l’aria di essere una giungla, con piante mai viste prima ma senza dubbio una giungla.

Brad si morse il labbro inferiore trattenendo l’ondata di domande che minacciava di esplodere da un momento all’altro.

“Ember dei Garden Party, la voce del tuo ritorno sta attraversando la Nether Magic come un elettroshock, attendono tutti una tua mossa” la voce sembrava venire da tutte le parti, come un coro.

“Wishper dei Sepens Crux, sono sicura che tu e i tuoi simili state contribuendo a questa diffusione, sai dirmi se il corpo docente ne è già a conoscenza?”

“È solo questione di tempo. Ma non ti è mai importato nulla dei pettegolezzi, sei davvero venuta fin qui solo per chiedermi questo?” quello che sembrava un grosso baccello davanti a loro si aprì rivelando un esserino non più alto di mezzo metro con delicati lineamenti quasi elfici e due ali che sbattevano così veloci da essere appena visibili. Fluttuò fino a posarsi su un ramo avvolgendo la lunga coda intorno al legno, con quei due enormi occhi sembrava tanto un grosso lemure glabro e con le ali.

“Voglio sapere se hai notizie di altri varchi per la Terra”

L’attenzione dell’esserino si focalizzò su Brad:

“Materiale non autorizzato, questo spiega tutto, hai portato un terrestre attraverso il varco”

“Tre terrestri per la precisione e non è stato intenzionale”

“Come se importasse a qualcuno, il preside Power non aspetta altro che coglierti in flagrante per sbatterti fuori”

“Ma hai detto che non importava a nessuno della nostra provenienza!” esclamò Brad senza riuscire a trattenersi.

Wishper sibilò irritato:

“Non importa a nessuno infatti, mio indesiderato ospite, ma la tua compagna è una particella di caos nel perfetto impero del nostro preside: come se non le bastasse essere il leader dei Party, ha creato un database interspecie che ha surclassato qualsiasi scoperta dall’invenzione dell’incantesimo di traduzione a oggi, il quale per altro è stato inventato sempre da un Party. Se si limitassero a essere dei festaioli che vivono nei bassifondi dell’università nessuno li degnerebbe d’attenzione!” il Teran s’infervorò emettendo strani gorgoglii con la gola “La tua risposta è no, non ci sono altri varchi per quella inutile dimensione ora porta via questo ignorante dalla mia stanza!” fece un balzo fra le fronde e sparì.

“Non hai l’aria di qualcuno che ha ricevuto buone notizie” Sour li aspettava appoggiato contro il muro.

“Infatti, e ti consiglio di non consultare Wishper per un po’, o anche qualunque altro Teran, credo ce l’abbiano ancora con me perché ho rivelato a tutti che hanno una mente condivisa” sospirò rassegnata.

“Tu non hai fatto nulla di male, sono loro ad essere suscettibili, ora cosa conti di fare?”

“Devo ottenere un altro varco per la Terra in qualche modo”

-EMBER CHORUS HURRICANE DEI GARDEN PARTY È IMMEDIATAMENTE CONVOCATA NELL’OCCHIO DELLA CONOSCENZA-

Una voce potentissima attraversò i muri facendoli sobbalzare per la sorpresa.

“Qualcosa mi dice che Power è venuto a sapere del tuo ritorno” mormorò Sour tenendosi il petto con una mano.

“Dici?” fece Ember sarcastica.

“Hai un piano?”

“No, improvviserò strada facendo” si strofinò gli occhi con le dita “Wizard ho bisogno che tu vada con Sour, ti riaccompagnerà dagli altri, impedisci a Prince di dare di matto”

“Certo, ma tu che farei? Cosa è l’Occhio della conoscenza?”

“È solo la sala assemblee di questa università di megalomani, Sour, dopo che hai recuperato Dew, Flare e gli altri due terrestri ti posso chiedere di portarli lì?”

“Non posso certo mancare, magari vedremo Power avere un altro esaurimento come quando ha scoperto che avevate spostato la vostra sede in un luogo apparentemente introvabile” sembrava divertito “In ogni caso porterò i Serpens se avrai bisogno di una mano, o di un tentacolo, o di altre appendici”

Ember gli diede una spinta giocosa, poi si avvicinò al davanzale alzando una mano in segno di saluto, e si buttò nel vuoto.

Brad si precipitò al davanzale per vederle fare piroette nel cielo ad una velocità impressionante.

“È davvero tutto a posto?”

“Se fosse chiunque altro ti direi di no, ma con lei si è sempre in bilico sul vuoto come ora, non si sa mai quando si butterà…” Sour la guardò puntare a tutta velocità verso il lucernario fino a sparire in piedi vicino a lui.

°°°°°°°°

“Prince…”

“Non chiamarmi così!”

Gwen si morse il labbro contrita. Ethan si aggirava sulla balconata come una tigre in gabbia. Dew e Flare si accontentavano di controllarli a distanza tramite le porte a vetri, ma i loro sguardi sembravano irritare ancora di più il ragazzo.

Lei nonostante tutto non riusciva a impedirsi di essere stupidamente felice, fino al giorno prima Ethan era come un miraggio in mezzo alla folla, sempre circondato da ragazze alte, stupende e sicuramente più interessanti di lei; invece dal momento in cui aveva letto i loro nomi accanto su quella fatidica lista sembrava che tutti i muri fra di loro fossero crollati.

Da quando avevano attraversato il varco poi, più e più volte l’aveva abbracciata e protetta, stagliandosi fra lei e quello strano folle mondo in cui erano capitati, come se per lui fosse scontato.

“Ethan ti prego” mormorò a bassa voce, lui si fermò voltandosi a guardarla “È inutile sprecare energie a preoccuparci di ciò che potrebbe accadere”

“Lo so! Ma non posso fare a meno di pensare che siamo in balia di quella matta e di questo circo ambulante che si porta dietro” indicò i due Party che gli sorrisero in risposta.

Gwen adottò una strategia diversa:

“Allora io posso stare tranquilla, tanto ci pensi tu ad agitarti per tutti. Ti ringrazio, mi hai tolto un peso” fortunatamente ottenne l’effetto sperato, il ragazzo ridacchiò.

“Non c’è di che, gentile Damsel”

“Siamo tornati ai soprannomi?”

“Beh, se in qualche modo assurdo quella pazza ha ragione, non voglio che altri mi controllino, mi sento già abbastanza allo sbando così” si appoggiò alla balaustra gettando in dietro la testa a occhi chiusi “Mmm, questa luce è piacevole dopo tutto”

Gwen lo fissò senza parole, era bellissimo così rilassato e illuminato da quella luce dorata, poteva davvero passare per Enea.

“Forse dopotutto hai ragione: se è tutto vero non c’è davvero nulla che possiamo fare, se invece è un grosso scherzo posso sempre vendicarmi dopo” continuò lui ignaro del suo sguardo adorante.

La ragazza mosse qualche passo avvicinandosi, non avrebbe mai avuto un’altra occasione come quella per stargli così vicino e non voleva lasciarsela scappare, fece per aprire la bocca ma una voce rimbombante squarciò l’aria facendole lanciare un piccolo grido di sorpresa.

–EMBER CHORUS HURRICANE DEI GARDEN PARTY È IMMEDIATAMENTE CONVOCATA NELL’OCCHIO DELLA CONOSCENZA-

Ethan si voltò di lei:

“E ora che succede?”

“Devono aver saputo del suo ritorno” Flare e Dew stavano attraversando il balcone diretti verso di loro “E probabilmente sanno anche di voi, quindi rimaneteci vicino”.

“Se solo riuscissimo a metterci in contatto con lei” Dew picchiava un dito con insistenza sul suo pad, finché il suo compagno non glielo tolse dalle mani.

“Da brava su, lui non ti ha fatto nulla”

Alle loro spalle una macchia nero-verde attraversò il cielo compiendo un giro della morte con avvitamento accompagnato da un grido di giubilo.

“Quella è Ember! Sta fuggendo?” Gwen si aggrappò al cornicione non sapendo come inseguirla.

“Non sta fuggendo, starà andando alla sala assemblee” Dew fissò truce la sua amica volteggiare nel vuoto “Possibile che non riesca a rimanere seria neanche in un momento come questo?” puntò un dito verso il cielo e una saetta attraversò l’aria vicino alla nadraxi che la schivò con una risata, prima di dirigersi contro il lucernario e sparire.

“Sarà meglio rientrare” Flare li spinse tutti dentro.

Nell’atrio incontrarono Sour e Brad, apparentemente immersi in una fitta conversazione:

“Quindi neanche ad occhi chiusi vedi tutto nero?” chiese l’umano.

“No, certo che no, la mia vista trapassa tanto la tua pelle quanto la mia” rispose il merovian.

“E come fai a non uscire di testa?”

“È una questione di concentrazione, come se i miei occhi avessero più lenti per la messa a fuoco, se non mi concentro su un particolare tipo di visione vedo come tutti gli altri”

“E la notte come fai?”

“Io non dormo, mi riposo ma non perdo conoscenza come molte altre specie, e poi per me non è mai davvero notte, riesco a vedere al buio”

In piedi con le teste vicine gesticolavano entrambi, non sembrava possibile che si conoscessero da appena qualche ora.

“Sour” intervenne Flare mettendo fine a quello strano momento di comunione “Cosa ha detto Ember?”

“Per il momento rimarrete con me, ho intenzione di mettere sul chi vive tutta la confraternita Crux, se all’assemblea succede qualcosa saremo pronti a intervenire, soprattutto se come penso i Light e i Royal faranno la loro mossa contro di voi. Ho mandato messaggi anche ai Mist Moon e ai Virtual Mix, non piace a molti l’idea che una confraternita possa essere sciolta, sarebbe un precedente pericoloso”

“Ma non ti ha detto che vuole fare?” Dew congiunse le mani in apprensione.

“Ha detto che improvviserà qualcosa”

“L’ultima volta che ha ‘improvvisato qualcosa’ è stato quando per nascondere la nostra sede è sparita senza lasciar traccia con tutto il Garden, poi è rispuntata un decimo di ciclo dopo alla sua cerimonia funebre avvolta in un lenzuolo e senza niente sotto”

“Allora sarà meglio che andiate a radunare i vostri, lasciate pure gli umani con me, ho promesso che avrei badato a loro fino al suo ritorno” era come immerso in una calma surreale, l’urgenza della situazione non sembrava toccarlo “D’altronde, se non riesce lei a uscire da una situazione così, noi che speranze abbiamo?”

Queste parole discesero sui due Party contagiandoli con lo stesso tipo calma insensata:

“Suppongo tu abbia ragione” convenne Flare “Sarà meglio che vada al Garden a spiegare agli altri cosa è successo”

“Sì, mentre io raggiungo Grim, Wild e Crazy, se Ember ha ordinato loro di non muoversi staranno friggendo di curiosità senza poter fare nulla, avremo bisogno di tutti” aggiunse Dew annuendo.

“Quindi non c’è modo di tornare a casa!”

“Lo sapevo che non c’era da fidarsi”

Gwen ed Ethan non presero bene il racconto del colloquio con Wishper, nonostante Brad avesse provato a sottolineare ancora una volta che dipendevano da Ember in tutto e per tutto.

“Questa storia le sta sfuggendo di mano, e se il processo va male?” Ethan, tornato alla modalità tigre in gabbia, si aggirava nella piccola sala d’aspetto dove Sour li aveva lasciati.

“È solo una riunione, non è prevista una condanna…credo” rispose Brad da uno dei divani.

“È uguale! Ma di tutti gli alieni di tutte le dimensioni proprio da una specie di fuorilegge dovevamo farci incastrare?”

“Tecnicamente sono stato io a scassinare la sua porta”

“Io ti…” nessuno seppe mai cosa Ethan avrebbe voluto fargli perché Sour entrò nella stanza seguito da una ragazza pallida dai lunghi capelli verde acido raccolti in una coda di cavallo, fra le ciocche spuntavano due piccoli corni e dietro di lei si agitava una sottile coda nera. Sembrava diversa dagli altri, anche per via del lungo vestito scuro che portava, arricchito con mille decorazioni e abbinato a una maschera che le copriva tutto il volto.

Dalle fessure due occhi rosso fuoco con pupille da serpente li inchiodarono ai loro posti.

“Ragazzi, questa è Mercy, non le parlate tanto non vi risponderà, se io non sono nei paraggi statele incollati”

Mercy indicò loro l’unica altra porta oltre quella da cui erano entrati.

“Si sarà meglio andare, non vorremo perderci lo spettacolo”

Dall’altro lato li aspettava una stanza spoglia con un semplice cerchio per terra. Senza esitare la nuova arrivata si diresse al centro di esso sparendo in un lampo che li lasciò accecati.

“Quello è il mezzo più veloce per spostarsi, ci porterà direttamente all’Occhio della conoscenza” disse Sour rispondendo alla domanda taciuta.

“Se è il mezzo più veloce Ember dov’è andata?” fece Ethan acido.

“Perché usare un portale quando puoi volare” fu la risposta perplessa “Certo che voi umani siete strani. Chi vuole andare per primo?”

Nessuno fu sorpreso di vedere la mano di Brad scattare in alto.

°°°°°°°°°

L’occhio della mente, grande sala assemblee dell’università Nether Magic era noto anche per essere l’opera principe della facoltà di Architettura Zero. Sviluppata in una speciale stanza a gravità sospesa, era costruita per rispondere a leggi fisiche tutte sue, infatti si sviluppava all’interno di una sfera sulle cui pareti interne correvano balconate circolari. Non esisteva il basso né l’alto, c’era solo uno spazio sferico centrale esonerato dalla forza di gravità che ruotava lentamente su se stesso indipendentemente dal resto della sala.

“Ma non vi si incrociano gli occhi?” Ethan distolse lo sguardo dal centro della sfera massaggiandosi gli occhi, un incantesimo inserito in seguito permetteva di vedere la situazione al suo interno ingrandita come una grossa lente d’ingrandimento.

“Allora, ci sono principalmente quattro tipi di confraternite dentro l’università e necessariamente bisogna far parte di una di queste” Sour si era lanciato in una dettagliata descrizione per rispondere alla domanda di Brad “Quelle come i Light e i Royal che pretendono di essere gli studenti di punta delle loro facoltà che già si vedono leader anche dopo la laurea. Poi ci sono quelle simili ai Serpens Crux o anche i Mist Moon che preferiscono non schierarsi, il nostro intento è più o meno quello di raccogliere informazioni e stabilire contatti, in genere poi finiamo a viaggiare fra le dimensioni come diplomatici, mercanti o anche spie a volte. Poi ci sono le confraternite specializzate, ogni facoltà ha la sua, per esempio i Virtual Mix studiano la fusione di magia e tecnologia nella facoltà di Scienza della Meccanica Magica. In generale la stragrande maggioranza degli studenti rientra in questi tre gruppi”

“E il quarto gruppo?” chiese Gwen in piedi vicino a Brad.

“Il quarto gruppo sono i Garden Party. Apparentemente il loro unico scopo è divertirsi, fanno feste e scherzi in continuazione, si lanciano in progetti folli e sembra che non ci sia una sola cosa ad accomunarli. Poi quando meno te lo aspetti se ne escono con delle idee eccezionali: come avete già sentito l’incantesimo di traduzione è stato creato da uno di loro, Chorus, il loro fondatore, tutti i leader portano anche il suo nome in segno di rispetto”

“Wishper ha parlato di un database” ricordò improvvisamente Brad.

“Si, il database universale, è una storia di qualche anno fa. Improvvisamente tutti i Party sono spariti dalla circolazione per qualche tempo poi quando sono rispuntati si è scoperto che stavano collaborando alla folle idea di Ember: ha creato un database che classifica tutte le specie, ci si può trovare qualunque tipo d’informazione. E la cosa più eccezionale è che è in continuo aggiornamento perché i Party ne hanno fatto il loro scopo nella vita, anche quelli ormai laureati regolarmente creano nuove pagine dai loro pianeti”

“Non sembra una cattiva idea, per una svitata dai capelli verdi” commentò Ethan che si fingeva disinteressato oltre Gwen.

“È proprio questo il problema. Tutte le università hanno le loro pecore nere. Mentre invece qui alla Nether Magic quelli che dovrebbero essere in fondo alla scala di forza sono anche fra gli studenti più brillanti. È questo che il preside Power non tollera; questo e la loro totale mancanza di rispetto per le regole e l’autorità”

Sour indicò lo spazio vuoto che i tre ragazzi stavano cercando d’ignorare.

Ember fluttuava nello spazio vuoto, non sembrava preoccupata, annoiata più che altro; aveva trovato il tempo di cambiarsi, ora un morbido vestito bianco panna molto lungo e con uno spacco laterale che faceva intravedere le gambe snelle le si arricciava intorno.

A tratti dalla platea si alzavano acclamazioni a cui lei rispondeva con un saluto o un giro mortale, probabilmente l’intento di quell’attesa era metterle un po’ di ansia ma evidentemente non era molto efficace.

-EMBER CHORUS HURRICANE- la voce risuonò nell’immensa sala –SEI ACCUSATA DI AVER CONSENTITO L’INGRESSO DI MATERIALE NON AUTORIZZATO ALLA NETHER MAGIC. COME TI DIFENDI? – Ember si guardò dietro le spalle con un’espressione molto buffa, ma non c’era nessuno a incontrare il suo sguardo.

“Professor Hollow? Salve, le sono mancata?”

-RISPONDI ALLA DOMANDA-

“Non mi vuole neanche incontrare?”

Uno scoppio annunciò l’apparizione di un’altra creatura. Era grosso, molto grosso, con le gambe da capra coronate di zoccoli, due grosse zanne gli fuoriuscivano dalla bocca, troppo grosse per la mascella.

“Professor Hollow! La trovo bene! Le sue zanne sono anche più gialle di quanto ricordavo” lo saluto gaiamente Ember.

“Non cerchi di adularmi signorina, è qui per rispondere delle sue azioni”

Gwen si portò le mani alla bocca e Brad si morse il labbro a sangue per non scoppiare a ridere; Persino Ethan si ritrovò con l’ombra di un sorriso mal trattenuto: l’incantesimo che modificava la voce del gigante era sparito rivelando una buffa vocetta stridula.

“Cercavo solo di essere gentile…”

-ORA BASTA! – una terza voce interruppe lo scambio.

La platea venne accecata da un altro lampo che annunciò l’arrivo di una figura avvolta in un imponente tunica azzurrina. Era un maschio, almeno all’apparenza, decisamente alto ma la sua struttura appariva stranamente sottile fra gli svolazzi di stoffa, e i lunghi capelli biondo chiarissimo lisci come spaghetti contribuivano alla confusione. Una cosa però era chiaramente visibile: le due lunghe orecchie a punta spuntavano lateralmente dalla sua testa erano adornate di diversi orecchini che mandavano riflessi tutto in torno.

“Preside Power!” esclamo il professor Hollow “Non c’era bisogno che si scomodasse per…”

Il nuovo arrivato lo fermò alzando la mano.

“Ember, non giriamoci intorno vuoi forse negare che hai portato alla Nether Magic questi?” fece un gesto secco con la mano e con un piccolo sbuffo tre figure apparvero a fluttuare accanto a loro.

Brad fino ad un secondo prima stava fissando la scena vicino Sour e Mercy, poi aveva sentito le orecchie stapparsi di colpo e il mondo era diventato bianco per un attimo. Ora galleggiava senza peso, era una strana sensazione, come galleggiare in acqua solo meno ovattata.

Alzò gli occhi dalle gradinate sotto di lui e si ritrovò a fissare Ember a distanza ravvicinata, e lei ricambiò lo sguardo inclinando leggermente la testa.

“Salve…” mormorò, intravedeva Gwen e Ethan con la coda dell’occhio, la ragazza spaventata si era aggrappata al suo amico.

“Ember cara…” il preside aveva questa brutta abitudine di parlare lentamente, come soppesando le persone, Brad non lo sopportava “…più e più volte sei andata vicino a infrangere la legge del campus. Per via dei tuoi precedenti successi in ambito accademico ci siamo passati sopra, ma questa è un’infrazione troppo grande per non intervenire”

Ember scosse leggermente il capo e prese fiato come per rispondere ma fu preceduta:

“La sua ricerca!” esclamò Brad facendo girare parecchie teste, nell’auditorium si diffuse un potente mormorio, Ember inarcò un sopracciglio divertita mentre Ethan si raccoglieva la mascella.

“Lo so, lo so” fece rivolto alla ragazza “Ci avevi detto di non interferire, che avresti risolto tutto tu. Ma ormai credo siamo più che coinvolti” fece un cenno ad Hollow e Power “Noi siamo si può dire le cavie di Ember, sapevamo cosa stava succedendo e la aiutavamo nelle sue ricerche”

“Questo è inammissibile, nessuna ricerca giustifica l’infrazione del regolamento” Hollow si aggirava intorno a loro gesticolando.

“Quello è colpa del grygol” la risposta di Ember sembrò zittire tanto la sala quanto i due inquisitori.

Per un momento tutti fissarono la ragazza che a sua volta si fissava le unghie della mano destra.

“Grygol?”

“Si professore, il grygol! Grim?” Un altro lampo di luce annunciò l’arrivo del bestione peloso che qualche ora prima aveva fatto irruzione nella camera della ragazza. Fra le braccia teneva il piccolo cosino blu che aveva dato inizio a quella storia.

“Stamane quando sono tornata nella mia camera sulla terra ho trovato un grygol, mentre lo bloccavo per riportarlo indietro i miei collaboratori si sono trovati in mezzo. In seguito a un fraintendimento dell’ordine di andarsene sono finiti in questa dimensione, ma credo dovreste cercare i vostri colpevoli altrove” non fu in grado di continuare a causa dell’ovazione che si alzò dalle balconate.

“Silenzio!” il professor Hollow provò a contenere il pubblico senza successo, finché Power non si fece avanti a poggiargli una mano sulla spalla.

“In virtù di questi nuovi elementi che sono emersi riprenderemo in considerazione il caso e prenderemo una nuova decisione”

“In realtà io avrei una soluzione” Ember e il preside si fronteggiarono “Dal momento che la colpa non può essere da imputare a me e, considerando che la mia ricerca deve essere consegnata in una settimana, che ne dice di lasciare che i ragazzi siano miei ospiti mentre conducete le vostre indagini. Sono sicura che avete già considerato il danno d’immagine se uno studio sul campo come il mio, durato quasi un intero ciclo fosse cancellato quasi al termine dalla consegna, per un banale scherzo fra confraternite” la tensione era palpabile.

Infine, ad interrompere il contatto visivo fu il preside, che chinò gli occhi con un sospiro:

“E sia! Ma tra una settimana quando la tua ricerca sarà consegnata gli umani saranno riaccompagnati nel loro mondo” fu la sentenza.

Brad si mise una mano davanti alla bocca, sembrava brutto scoppiare a ridere proprio in quel momento, Ethan si copriva gli occhi con una mano scuotendo leggermente la testa con Gwen al suo fianco che gli aveva artigliato un braccio dalla sorpresa.

Involontariamente il preside aveva risolto il loro problema più pressante e Brad si trovò a chiedersi fino a che punto Ember lo avesse manipolato.

“Molto bene, la seduta è sciolta, che tutti ritornino nei loro dormitori” Hollow stava cercando di recuperare un po’ di autorità ma per Ember i processi non erano ancora finiti quel giorno.

I due docenti non fecero in tempo a sparire con uno schiocco che due figure si erano già alzate in volo dirigendosi decise verso di loro.

“Tu…” Stardust la fissò con odio puro “Questa volta non te la caverai, non sperare di passarla liscia”

Storm veleggiò vicino alla sorella:

“Se non ci sarà giustizia qua dentro, considera la guerra iniziata, in qualsiasi momento tu e quell’accozzaglia di fenomeni da baraccone che chiami confraternita subirete la nostra vendetta. Avete finito d’insudiciare il buon nome della Nether Magic con la vostra condotta libertina. Il grygol gigante era solo l’inizio”

“Mmm affascinante, lo hai scritto tutto da solo? Lasciate che vi dia un consiglio: non minacciate la gente, non fa per voi” Il sorriso pigro della ragazza sembrò infuriare ancor di più il laureniano.

“Che vorresti dire?” le abbaiò contro.

Brad in quel momento casualmente stava guardando Stardust e vide l’esatto momento in cui la consapevolezza la colse pietrificandola sul posto.

“Storm!” cercò di fermarlo, ma era tardi.

“Neanche i tuoi pupilli, sarebbero stati capaci di forzare un varco per introdurre una specie aliena in un mondo sottosviluppato!” incrociò le braccia con aria di superiorità. Stardust aprì e chiuse la bocca più e più volte incapace d’intervenire, con la mano ancora alzata a mezz’aria, come se avesse voluto tappare la bocca al fratello.

“Io non ho dubbi sulle loro capacità e tanto meno sul loro buon senso”

Il silenzio misto a tensione che si respirava nell’aria aveva annichilito qualsiasi rumore, l’unico apparentemente immune era Storm.

“IDIOTA!” infine la leader dei Light Genesis aveva recuperato l’uso della parola “Cosa ho fatto per avere un fratello così stupido?” per un attimo brillò come una stella poi sparì lascando tutti accecati.

Storm fissò allibito lo spazio bianco, poi Ember, ancora lo spazio bianco e infine si risolse a sparire anche lui.

Le risate inondarono la sala accompagnate dallo scoppiettio dei Light e dei Royal che lasciavano la sala.

“E saremmo noi la specie sottosviluppata?” Ethan sembrava scoraggiato.

“Purtroppo, la scoperta della magia non dipende dall’intelligenza media della popolazione, altrimenti dei laureniani non avremmo mai sentito parlare” Ember gli diede una pacca amichevole sulla spalla.

“Hanno un cervello i due”

“Grim!”

“E ora che si fa?” la vocina di Gwen si fece strada nel gruppo sospeso nel vuoto; la ragazza non si era mai staccata dal fianco di Ethan, il quale, forse inconsapevolmente le cingeva i fianchi.

Ember la guardò con una strana scintilla negli occhi:

“Dimmi, dal momento che Light brillano e Royal si tatuano, hai idea di cosa distingua i Party?”

La ragazza fece cenno di no con la testa.

“Noi siamo in perfetta armonia” Grim recitò questa frase come fosse una definizione e inspiegabilmente scoppiò a ridacchiare, era uno spettacolo impressionante vedere quella massa di pelliccia sobbalzare.

Ember fece una piroetta allargando le braccia e il silenzio calò. Gonfiò i polmoni lentamente con i capelli che le si allargavano alle spalle come un’aureola: infine gettò la testa indietro e urlò con intensità crescente.

Altre grida s’innalzarono tutte intorno assumendo un andamento ritmato e trasformandosi infine in una canzone.

Esseri di ogni forma e dimensione si lanciarono nel vuoto unendosi al canto, così che lo spazio centrale si trasformò in un miscuglio di colori attraversato da lampi di luce e scie splendenti sotto lo sguardo attonito degli esseri umani e delle altre confraternite.

Grim passò un braccio intorno a Ethan e Gwen iniziano a volteggiare nel vuoto con Tiamat che gli orbitava intorno. Lungo tutte le balconate altri party stavano trascinando nella danza gli spettatori.

Brad si vie porgere una mano da una sorridente Ember che aveva lasciato per un attimo il canto:

“Tutti vivono, annullandosi per un futuro che prima o poi arriverà” il suo sorriso si allargò mentre intrecciavano le dita “Ma per noi il futuro migliore è quello con passato altrettanto eccezionale!”

Trascinandosi dietro Brad iniziò a cantare accompagnata dalle voci dei suoi compagni.

°°°°°°°°°

Ethan stava lentamente riemergendo dal torpore più profondo. Vagamente iniziava a percepire i suoni intorno a lui, in lontananza gli sembrava di sentire delle voci ma il suono che dominava era come un fruscio di fronde con un sottofondo lontano di voci.

Alberi? Ma che è successo? – si chiese la sua memoria.

Si rese conto ad un tratto che non era sdraiato sul suo letto normale…né su un letto qualsiasi, sembrava una superficie irregolare e leggermente cedevole, tastò intorno a sé con le mani e giunse alla conclusione che era erba, molto folta.

Subito dopo si rese conto che effettivamente ne sentiva l’odore, mischiato però a un forte profumo indefinito: non riusciva a capire se fosse dolce o aspro, solo molto intenso.

È una foresta? Cosa diavolo ci faccio in una foresta? – la sua coscienza si era risvegliata di colpo.

Da dietro le palpebre veniva una luce soffusa e irregolare, doveva essere giorno. Con cautela provò ad aprire gli occhi e dopo un attimo confusione realizzò che stava guardando il cielo; cielo che però risultava essere bianco panna con sfumature dorate. Chinò leggermente lo sguardo e un deciso color magenta invase la sua visuale: era la chioma dell’albero che aveva sentito frusciare.

Dalle profondità del suo inconscio risalì un nome, Ember. Tutto ad un tratto i ricordi del giorno prima lo colpirono con la delicatezza di un autotreno: la ricerca, Gwen e Brad, l’appartamento, il varco, la magia e infine quell’assurdo canto che tutt’ora gli rimbombava in testa.

Si tirò a sedere e dopo aver domato le vertigini si rese conto di essere solo. Fece per chiamare i suoi amici ma aveva la bocca impastata con un lieve retrogusto dolciastro che non riuscì a identificare.

Non appena riuscì a tirarsi in piedi, si diresse sbandando leggermente verso le voci che aveva sentito; voci che dopo qualche metro si trasformarono in urla e risate.

Per qualche motivo ignoto le foglie degli alberi di quella foresta erano di tutti i colori più sgargianti, tranne verde ovviamente, quest’ultimo colore invece caratterizzava tutti i tronchi; l’erba invece, che ricopriva tutto come una pelliccia era di un tenue grigio argenteo punteggia da piccoli fiori blu cobalto con moltissimi petali.

Senza nessun preavviso sbucò in una radura: aveva trovato l’origine delle voci.

Un gruppo di…ragazzi (il suo buon senso gli suggerì di accettare la definizione senza pensarci troppo) stavano facendo a gavettoni nella radura, tutto regolare fin qui, se non che apparentemente evocavano le sfere d’acqua dal nulla e c’era anche il piccolo dettaglio che alcuni di loro volavano; per non parlare poi di un paio che messi all’angolo dai loro amici erano spariti nel nulla per ricomparire alle loro spalle.

Un rumore provenne dall’albero alla sua destra e un secondo dopo in una pioggia di foglie indaco un ‘ragazzo’ atterrò sul suolo vicino a lui, alzò la mano dove teneva una bolla d’acqua come per colpirlo poi sembrò rendersi conto di chi aveva davanti, la sua espressione sorpresa venne travolta da una valanga d’acqua.

“Fermi!” urlò rivolto agli altri annaspando “Prince si è svegliato!”

Fu travolto da un’altra pioggia di gavettoni e Ethan si trovò circondato da una decina di persone dall’aspetto più assurdo, che cominciarono a parlare tutti insieme.

“Smettetela, non si capisce niente!” il poveretto bagnato fradicio cercò di zittirli, aveva i capelli tagliati cortissimi sul lato destro della faccia e lunghi fino alla spalla sul lato sinistro, dalla fronte gli spuntavano due minuscoli corni appuntiti e la sua pelle aveva una tonalità tendente al giallo “L’ultimo colpo era sleale ero voltato!” li accusò puntando contro di loro un dito artigliato.

“Scusate…” intervenne Ethan vedendoli evocare altre bolle d’acqua “Come fate a conoscere il mio nome? Ci conosciamo?”

La sua domanda ottenne il silenzio con un’efficacia ammirevole, ora lo fissavano tutti con espressioni tra il perplesso e il divertito.

“Prince, non ti ricordi nulla di ieri?” gli chiese una ragazza minuta dai corti capelli neri sparati in tutte le direzioni e i denti stranamente appuntiti.

Il ragazzo si sforzò di ricordare: c’era stato quello strano processo poi il canto incalzante dei Garden Party, aveva volteggiato aggrappato al braccio di Grim insieme a Gwen e ricordava vagamente l’incitazione a provare da solo.

Sperò che la caduta nel vuoto accompagnata da un urlo molto poco virile fosse stato solo un incubo ma dopo c’era il nulla, l’unica cosa che emergeva era un sapore dolce molto simile a quello che aveva ancora in bocca.

Intorno a lui si stavano diffondendo risatine e gomitate d’intesa:

“Credo sia l’effetto del gorgi” disse il ragazzo che per primo si era accorto di lui “Devi averne bevuto troppo”

Ethan gli rivolse uno sguardo vuoto, che sembrò scatenare un’altra ondata di risatine.

“Il gorgi è una bevanda magica, disinibisce completamente per un certo periodo di tempo, a volte causa la perdita della memoria a breve termine, la quale il più delle volte ritorna man mano che passa il tempo. Solo che gli effetti variano a seconda della specie” spiegò un altro ragazzo che sembrava appartenere alla stessa specie di Sour, come si chiamavano? Merlinian? Mirtillian?

“Dove sono i miei compagni? Sono altri due esseri umani, un ragazzo e una ragazza castani”

Ci fu uno scambio di occhiate, poi la ragazza mora si schiarì la voce:

“Credo di aver visto il ragazzo con Ember all’inizio del raduno ma non ho idea di dove siano ora”

“E la ragazza?”

Altri sguardi.

“Cosa è successo?” Ethan iniziava a perdere la pazienza.

“Beh…” il Marvellian o quello che era si grattò la testa esitando “Damsel inizialmente è venuta con noi, sembrava interessata alla nostra squadra di Water Roulette e tu l’hai seguita. Andava tutto bene finché non vi abbiamo offerto il gorgi, dopo qualche bicchiere vi abbiamo perso di vista e ad un certo punto sei ritornato da noi ridendo istericamente, dicevi cose un po’ folli del tipo che dovevamo ammetterti nella squadra e che saresti diventato il re del Water Roulette”

“Noi abbiamo provato a chiederti della tua amica ma tu hai risposto che la vita di campione è solitaria poi hai rubato il leviatano del leader degli Ocean Ghost e sei scappato inseguito da diversi membri della loro confraternita” aggiunse il primo ragazzo.

“Mi state dicendo che Damsel è scomparsa e nessuno di voi si è posto il problema?” il tono di Ethan si era fatto pericolosamente basso.

“Eravamo anche noi sotto gli effetti del gorgi e la tua morte imminente per mano degli Ocean Ghost sembrava un problema più urgente” ci fu un coro di assensi.

In quel momento un rumore fortissimo risuonò in tutta la foresta, sembrava il verso di qualche animale non meglio identificato.

“Cosa è stato?”

“Il leviatano…” una ragazza con delle tenui ali trasparenti le antenne e la pelle chiara e stranamente traslucida indicò la zona alla loro destra “Non sapevamo bene cosa fare quindi vi abbiamo portato entrambi qui”

“E dove sarebbe ‘qui’ di grazia?”

“Nella nostra sede ovviamente!” esclamò la fatina battendo le mani entusiasta.

Un altro lamento attraversò gli alberi.

“Sarà meglio andare a vedere” alle parole del Martevian il gruppo si mosse in blocco nella direzione del rumore.

“Aspettate e io?” Ethan li richiamò senza molto successo; solo il ragazzo dal taglio asimmetrico si voltò ad attenderlo.

“Rimani con noi per ora, non che tu abbia molta scelta, se sei sotto la protezione di Ember è nostro dovere salvaguardare la tua incolumità”

“Ma se non so neanche chi sei!”

“Mi chiamo Double!” fu l’allegra risposta “Ieri mi hai chiesto di sposarti ma mi dispiace non sono pronto per una relazione seria” aggiunse ridendo dell’espressione sconvolta dell’umano.

Il leviatano si rivelò essere una specie di drago coperto di piccolissime scaglie azzurro argenteo e senza zampe, aveva però due immense ali violette.

Sembrava che la causa dei suoi lamenti risiedeva nel gruppetto di esserini che usava la sua coda come scivolo.

Come se la scena non fosse abbastanza strana c’era l’insignificante dettaglio che l’enorme bestia era adagiata in un mare di nuvole dai riflessi rosati apparentemente sterminato che si estendeva dai margini della foresta variopinta in tutte le direzioni.

Ethan si avvicinò con cautela al bordo del terreno visibile per guardare giù ma la cortina di nubi era talmente spessa da oscurare completamente la visione.

“Prince!” lo richiamò Double “È inutile, non c’è niente lì sotto, l’isola è sospesa nel vuoto”

Ridacchiò vedendo quel buffo individuo fare un salto indietro e fissarlo terrorizzato:

“Come nel vuoto?” gracchiò aggrappandosi ad un albero in preda alle vertigini.

“Non devi spaventarti non è pericoloso” e come per dimostrazione si tuffò rimanendo a galleggiare nell’aria.

Con delle potenti bracciate si diresse verso il gruppetto di esserini facendo ampi gesti per richiamare la loro attenzione; ci fu uno scambio di battute concitate poi Double tornò indietro accompagnato da quelli che sembravano in tutto e per tutto folletti, con le orecchie e punta e il lungo naso sporgente.

“Penso che dovremmo riportare il povero Maelstrom prima che gli Ocean Ghost scatenino una rappresaglia” commentò la ragazza con i capelli neri, indicando il gigantesco animale.

“Io credo sia meglio aspettare Ember” commentò la ragazzina volante.

Per guardare loro Ethan non aveva visto arrivare il pericolo. Fu accerchiato dai nuovi arrivati che iniziarono a ballargli intorno canticchiando:

Prince è lui l’abbiamo trovato

Lui che è un cretino affermato

Del gorgi ha fatto il pieno

Ed è stato un fulmine a ciel sereno

Ormai la ragazza è scappata

In lacrime si è ritrovata

Ora la memoria si è cancellata

E Damsel per te è sprecata

Prince è lui l’abbiamo trovato

Lui che è un cretino affermato

“Ragazzi, fermi non si capisce nulla” cercò di quietarli la fata incognito, ma fu azzittita da Ethan.

“Che le avete fatto?” urlò cercando di prenderne e fallendo miseramente.

Il grande Prince è una testa bacata

E la sua sorte è ormai segnata

Si aggirerà come un bimbo smarrito

Che è scemo si era capito

Ma noi abbiamo un rimedio per farlo tacere

Lo prenderemo a calci nel sedere

Oh, grande Prince dalla testa bacata

La tua sorte è ormai segnata

“Prince, lascia perdere, è inutile” lo fermò Double “Mi hanno già detto quello che sanno: sembra che ieri ti abbiano visto parlare con Damsel e dopo un po’ lei è scappata attraversando uno dei varchi dell’Occhio della Mente, non sanno con esattezza quale ma dicono che era nella zona della Another Road la confraternita della facoltà di Arte Alternativa”

“Arte cosa? Ma che razza di laurea sarebbe?”

“Arte Alternativa, è la mia facoltà! E non ha nulla da invidiare a quelle mummie di Arte Tradizionale!” La dolce fatina non sembrava più tanto dolce, emanava un inquietante bagliore rosso che andava intensificandosi.

“Cloud, calmati, è ovvio che non voleva offendere nessuno. Lui non sa niente della vostra faida e sono sicuro che più tardi sarà felice di ascoltare tutta la storia da te” Double aveva alzato una mano per fermarla e con l’altra faceva gesti frenetici in direzione di Ethan.

“Si…certamente…” mormorò quest’ultimo incerto, vedendola riassumere lentamente un colorito normale; quelli erano tutti matti.

“Ad ogni modo, abbiamo una fanciulla smarrita, cosa stiamo aspettando?” Double alzò entusiasticamente un pugno al cielo fra le ovazioni dei suoi amici.

“Aspettate che volete fare?” Ethan li guardò terrorizzato mentre lo spingevano in direzione del leviatano, non ne poteva più di volare, né della magia, di quel posto di Ember e di creature strane “FERMI!” il suo vano urlò non impedì alla combriccola di spingerlo oltre il bordo dell’isola.

°°°°°°°°°

Gwen fissava incantata le pareti della stanza dove si era svegliata, sembravano scavate nella madreperla e tiepide al tatto, con sfumature di mille colori che illuminavano la stanza di riflessi.

“Ben svegliata” disse una voce piena di carisma, a parlare era stata un giovane dai lungi ricci ramati che ricadevano oltre i fianchi, i suoi occhi grigi che sembravano coperti da un velo la fissavano tranquilli, era la donna più bella che avesse mai visto con un morbido vestito rosa tenue che la seguiva frusciando lentamente sul pavimento “Potresti avvertire delle vertigini e un vuoto di memoria”

Effettivamente la terrestre non riusciva a rammentare dove fosse o come ci era arrivata, in testa sentiva l’eco della canzone dei Garden Party mischiata a un senso di sconforto di cui non riusciva a identificare la fonte.

“Il mio nome è Joy, ti ho trovato io ieri”

Gwen aggrottò la fronte, per quanto si sforzasse non riusciva a ricordare nulla:

“In che senso mi hai trovato? Dove sono Prince e Wizard?”

La ragazza le fece un sorriso accondiscendente:

“Sarà meglio che parli con Spiral, lei ti chiarirà ogni dubbio” senza aspettare la sua risposta voltò le spalle e uscì dalla stanza con un passo così leggero che sembrava galleggiare.

A Gwen non rimase che seguirla attraverso gli ampi corridoi opalescenti, lungo la strada incrociarono altre ragazze, tutte avvolte in vestiti da sogno che incedevano con lo stesso passo leggero. La loro bellezza era fuori dal normale, indipendentemente dalla loro razza emanavano tutte un’aura di radiosità e mistero.

Infine entrarono in un grande spazio che lasciò Gwen senza fiato, durante il tragitto aveva intravisto stanze meravigliose con gemme incastonate nelle pareti, ma quel luogo era qualcosa d’incredibile: filoni di minerali colorati attraversavano le pareti intersecandosi sulla volta, piccoli archi a sesto acuto affacciavano su ambienti più piccoli arredati a salottini dove le ragazze sedute in gruppo parlavano tranquille, ovunque spuntavano fiori luminescenti che inondavano l’aria di un profumo delicato ma persistente e in fondo alla stanza, in cima ad un paio di gradini, era scavata una vasca poco profonda.

Gwen rimase incantata ad ammirare la sua occupante, al punto che non si era accorta che Joy aveva continuato senza di lei, si affrettò a seguirla senza riuscire a staccare gli occhi da quella creatura.

“Damsel, questa è Spiral, la leader delle Ivory Grace” Joy le s’inchinò davanti facendole segno di avanzare.

Era immersa nell’acqua bassa che risplendeva alla luce dei fiori, al contrario delle sue consorelle era vestita solo di un completino nero composto da un paio calzoncini cortissimi e una fascia stretta intorno al seno, la sua pelle azzurrina sembrava liscia come la seta al pari dei capelli bianchi che lunghissimi scendevano fino a allargarsi nell’acqua.

“Benvenuta” la sua voce risuonò nell’aria zittendo la conversazione, i suoi occhi brillavano, letteralmente, le iridi rispendevano di una luce azzurrina “Cosa ricordi cara?”

“Io…stavo con i miei amici, volavamo in quella sfera e i Party cantavano” la voce le uscì flebile flebile perché si sentiva la gola stretta.

La sua interlocutrice alzò gli occhi al cielo:

“Non venirmi a parlare dei Party per favore, promiscui, anarchici e guidati da una folle” le ragazze intorno a loro mormorarono in approvazione.

“Ecco…io non li conosco tutti, ma Ember non mi sembra folle, so che ha inventato un database”

Spiral si alzò lentamente assottigliando gli occhi, rivoli d’acqua le scorrevano sulle gambe e sorprendentemente i suoi capelli erano asciutti.

“Ember Chorus Hurricane è la più grande disgrazia che sia capitata a quest’università, conduce una stile di vita libertino e dissoluto, non che importerebbe se rovinasse solo la sua vita, ma lei guida tutti i poveri confusi della sua confraternita sulla strada della perdizione” poggiò un piede sul primo gradino e in un bagliore di luce fu avvolta da una tunica bianca “Ciclo dopo ciclo abbiamo assistito impotenti al decadere dei Garden Party, ma da quando lei è la leader non passa giorno senza che l’università sia stravolta dallo loro condotta disdicevole. Pensa solo a quello che hanno fatto a te”

Gwen sgranò gli occhi:

“Cosa mi avrebbero fatto?”

“Intanto ti hanno avvelenato con il gorgi, una malefica bevanda di loro invenzione che cancella i tuoi ultimi ricordi, e questo solo con lo scopo di approfittarsi della tua innocenza, poi ti hanno abbandonato a vagare nei quartieri di quei pazzi visionari che pretendono di reinventare l’arte; come se ci fosse bisogno di migliorare qualcosa di così perfetto. Se le sorelle non ti avessero trovato non so cosa ti sarebbe accaduto” ora che era in piedi di fronte a lei, le poggio le mani sulle spalle con aria sinceramente preoccupata.

“E i miei amici?”

“Ieri ci hai parlato a lungo di questi tuoi amici: di come la mente di questo Wizard sia stato ipnotizzato da quel demonio di Ember, al punto che non vede più i pericoli intorno a sé e la segue ovunque vada”

“E Prince?” si sentiva sull’orlo delle lacrime, le sentiva distintamente il tono di follia fanatica nella voce della ragazza, voleva solo andarsene; anche la sala non le pareva più splendida come prima, il profumo dei fiori le dava alla testa, le delicate tende bianche che adornavano gli archi e il soffitto ad un esame più attento sembravano ragnatele, anche quella che aveva scambiato per adorazione negli occhi delle ragazze lì riunite ora le pareva acuità, non sembravano in grado di capire cosa stesse accadendo.

“Ci hai parlato anche di questo Prince; hai detto che ha fatto di tutto per sedurti, per poi abbandonarti una volta incontrate persone più interessanti, ma non devi temere, questa sala è piena di ragazze con una storia simile. I maschi sono creature infide e superficiali, ma non temere ora che sei qui nessuno ti ferirà più, ai ragazzi è vietato l’ingresso e presto ti sottoporremo al rituale che ti renderà una di noi” si levò un applauso che crebbe d’intensità fino a diventare un’ovazione.

“Ma io…non voglio…vorrei solo tornare a casa mia…Prince non direbbe mai una cosa simile”

“Ma cara, sei già a casa tua, e hai già acconsentito al rituale, non temere tutto avrà un senso poi, ora accompagnatela a prepararsi, avanti segui le tue future sorelle”

Gwen fu assalita da un senso di deja vu mentre senza alcun controllo sul suo corpo seguiva docilmente un gruppetto di ragazze ridacchianti. Impotente era stata lavata e vestita, i suoi capelli ora erano intrecciati in un’elaborata acconciatura e indossava un impalpabile vestito bianco che pareva fatto di nebbia e nuvole. Le seguaci di quella sociopatica femminista blu le si affaccendavano intorno con un’aria persa, come se i gesti fossero automatici e in realtà la loro attenzione fosse altrove, su uno spettacolo che solo loro potevano vedere. Era quello il suo destino? Non aveva cessato un attimo di cercare di ribellarsi a quella assurda situazione, ma il suo corpo non rispondeva e aveva assistito impotente. Sola con i suoi pensieri la disperazione l’aveva invasa.

-E se avessero fatto del male agli altri? Cos’è questo rituale? Io non voglio chiudermi in questo posto

Cercò anche di ricordare gli avvenimenti della sera prima, ma continuava a sentire solo una sensazione di tristezza mista a delusione…e quella canzone incredibile. Per un attimo e sembrò di intravedere il volto di Ethan che parlava con un ragazzo dai capelli tagliati in modo strano; ma fu solo un attimo.

“Credo sia quasi ora” mormorò una ragazza “Dovremmo portarla nel Cuore Segreto”

“Credi che opporrà resistenza?” chiese un’altra.

Entrambe si voltarono verso di lei, che le ricambiò con uno sguardo terrorizzato.

Cuore Segreto? E ora cosa volevano farle? E soprattutto dove lo avevano pescato un nome del genere, cosa erano? Un gruppo di ragazzine ad un pigiama party?

Fu aiutata ad alzarsi e le seguì fuori dalla stanza pensando intensamente:

Ethan, qualcuno, chiunque! Venite a salvarmi! –

°°°°°°°°°

“È il giorno più bello della mia vita!” urlò Brad sfrecciando a tutta velocità saldamente aggrappato alla mano della sua nadraxi preferita.

Quella mattina si era svegliato sul tetto di un edificio sconosciuto, arredato come una veranda, con lettini, poltrone e piccoli tavolini tondi. Di fronte a lui Ember, sdraiata parallelamente a lui, lo guardava con aria divertita.

“Buongiorno” aveva mormorato, per non svegliare gli altri ragazzi assopiti intorno a loro “Pronto a esplorare una dimensione dove nessun umano è mai stato prima?”

Erano sgattaiolati silenziosamente fra le sagome addormentate fino al bordo del tetto e senza preavviso lo aveva spinto nel vuoto, ma non si era spaventato, si fidava d lei cecamente. Infatti, dopo qualche metro la sua caduta si era arrestata lentamente ed era rimasto a galleggiare nello spazio, apparentemente senza fondo, che si apriva fra un edificio e l’altro.

“Che ne pensi? Ti piace volare?” davanti a lui la ragazza sbatteva le ali pigramente, quanto bastava per rimanere al suo livello.

“È incredibile…” disse prima di rendersene conto.

“Bene! Perché temo che non ci siano magiveicoli liberi in questo palazzo” gli tese una mano e in un attimo sfrecciavano fra le cime degli edifici.

Le ali di lei si allargavano catturando l’aria e spingendola via con una forza che sembrava fuori luogo associata ad un corpo così minuto. Era uno spettacolo talmente particolare che quando Ember parlò nuovamente si rese conto che si era incantato a guardarla.

“Ora entriamo nella zona delle facoltà” gridò sopra una spalla indicando sotto di loro.

Effettivamente gli edifici e le isole fluttuanti avevano un aspetto leggermente diverso: intanto non erano addossati gli uni agli altri e poi erano bassi e molto distanti fra loro; al punto che per la prima volta Brad riuscì a vedere il suolo.

“Quella è la facoltà di Multilingue” Ember stava indicando alcuni edifici dalla forma aguzza.

“Perché sono chiusi sotto una cupola?” urlò in risposta.

“Perché lì sotto l’incantesimo di traduzione non funziona, infatti gli studenti di quella facoltà vivono lì dentro, anche quando escono è raro sentirli parlare, hai conosciuto Mercy no? Lei studia lì”

“Come mai non parlano?”

“Penso sia una specie di voto che fanno, non che me l’abbia detto uno di loro ovviamente” la sua risata risuonò tutt’intorno.

Passarono sotto Relazioni Interdimensionali circondata da una nube di varchi per altri pianeti, e atterrarono vicino a quella che Ember identificò come la sua facoltà.

“Ti do il benvenuto alla facoltà di Scienze dello Studio delle Specie in relazione al loro rapporto con la Magia!”

“Wow, devi dire così quando ti presenti?”

“Personalmente l’ho ribattezzata Speciologia”

“Ember” disse qualcuno a mo’ di buongiorno. Si trovarono davanti un ragazzo alto, con le spalle larghe e muscolose; la pelle abbronzata faceva da contrasto ai i capelli biondissimi erano costellati da qualche ciocca blu oltremare “Non credevo di vederti così presto dopo la festa di ieri”

“Non abbiamo bevuto un gran che…”

“Dew!” esclamò Brad puntandogli un dito fa gli occhi.

Il nuovo arrivato si scambiò uno sguardo con Ember che gli sorrise come se nulla fosse con un’alzata di spalle.

“Veramente mi chiamo Ace” disse esitante strascicando un po’ le parole “Dew è un nome da femmina”

“Dew è una galaghiana dei Garden Party” spiegò lei.

“Si, scusa, mi sto ancora abituando a questa storia della magia” gli porse una mano con le migliori intenzioni, ma ottenne solo un’occhiata perplessa.

Con la massima disinvoltura Ember gli afferrò la mano destra e la mise in quella di Brad che la strinse divertito da quel buffo teatrino.

La bocca del ragazzo si aprì in una O di sorpresa:

“Ma è un rituale di saluto terrestre! Affascinante! Vorrei farti una marea di domande!” aveva preso a scuotere energicamente il braccio strattonando Brad.

“Ace…Ace, su andiamo, lascia andare Wizard”

Un paio di minuti dopo, mentre Brad si massaggiava la spalla, procedevano dentro i corridoi di quell’edificio all’apparenza normale, stranamente normale in confronto a le cose incredibili che aveva visto fino a quel momento.

La nadraxi lo guardò di soppiatto ridacchiando, finché finalmente il ragazzo si voltò verso di lei:

“Avanti! Perché questo posto è così?”

“Così come?” chiese Ace che lo aveva fissato ininterrottamente, palesemente incuriosito.

“Così…normale!” con un gesto incluse i semplici muri bianchi che a tratti si aprivano in ampi spazi, come la grande stanza illuminata da un lucernario che stavano attraversando.

Ember scoppiò definitivamente a ridere.

“Ma questo è comunemente ritenuto uno dei posti più assurdi dell’università, neanche la facoltà di magia con i suoi draghi da guardia è alla nostra altezza” Ace navigava in un mare d’incredulità.

“Diversità!” una voce sconosciuta gli fece sollevare lo sguardo verso la scala a chiocciola che correva lungo la parete.

Un uomo anziano, quasi completamente calvo e con una folta barba riccia e bianca scendeva lentamente gli scalini, era avvolto in ampia tunica opalescente.

“Diversità!” disse ancora l’uomo “Somiglianze, ciò che appare incredibile per una razza è normale per un’altra, questo è l’immenso parco giochi che ci è stato donato!”

“Wizard ti presento il professor Win, preside della facoltà di Speciologia, detentore del record per il maggior numero di lauree dalla fondazione della Nether Magic, nonché mio mentore e mio modello di vita e ovviamente ex-Garden Party”

“Mia cara Ember, innanzi tutto, ben tornata, il preside Power iniziava quasi ad abituarsi alla tranquillità. In secondo luogo, le lauree sono titoli privi di significato davanti alla meraviglia dell’universo” nonostante l’aspetto gli occhi conservavano una luce vivace che lasciava intuire una grande intelligenza.

Brad aggrottò la fronte, aveva già visto quel volto, ma non riusciva a ricordare dove.

“Dalla tua espressione, mio giovane ospite, deduco che il mio aspetto ti risulti familiare, forse mi conosci con un altro nome” il sorriso bonario era rassicurante, quasi paterno.

“Wizard, il signor Win ha visitato la terra per ricerca molto tempo fa, il nome Leonardo Da Vinci ti dice nulla?”

Brad spalancò gli occhi e la bocca contemporaneamente, poi richiuse quest’ultima per riaprirla.

“Sono passati secoli…” disse infine con un filo di voce.

“La mia specie è incredibilmente longeva rispetto a quella terrestre. Il vostro attaccamento alla vita è una delle cose che più mi ha affascinato durante la mia permanenza”

“Ma…ma le sue invenzioni, le sue opere, lei ha cambiato la storia!” Brad non riusciva a capacitarsi.

“Mio caro temo tu stia fraintendendo, la storia è una. Non c’è essere vivente che non sia compreso in essa” l’anziano professore sorrise gentilmente ai tre studenti.

Ember sospirò estasiata davanti al suo idolo ignorando il suo pad che vibrava insistentemente già da un po’, la ragazza che con disinvoltura e nonchalance lo aveva condotto attraverso dimensioni sconosciute e confraternite inferocite si era trasformata in una ragazzina adorante.

“Ember, non pensi che dovresti rispondere?”

“Ma professore” un tono lamentoso mai sentito prima fece spalancare gli occhi a Brad, chi era quella? Che ne aveva fatto dell’indomita condottiera che aveva tenuto testa al preside Power e che aveva rimesso a posto Kathe con una frase?

Con un gesto stizzito sganciò la fonte di tutti suoi problemi dalla cintura e lo fissò truce:

“Che c’è?” abbaiò.

“Ember? Finalmente! Devi venire subito, le Ivory Grace vogliono far diventare la tua terrestre una di loro!” esclamò la voce di Dew talmente chiara che la ragazza sembrava presente nella stanza.

“E allora? Non possono, non è iscritta all’università e la sua razza non sa neanche usare la magia”

“Io lo so, ma Prince no, ed è montato sul leviatano di Ace per andare a liberarla!”

“Non mi dire che l’avete lasciato solo?”

“No, certo che no, c’erano Double e gli altri ragazzi del Water Roulette con lui, ma si è impossessato delle redini e ha sfondato le barriere di quella specie di tempietto dove le Grace fanno le iniziazioni”

“Oh, beh, non è un nostro problema se trattengono una ragazza contro la sua volontà sono sicura che Spiral ha usato l’Incantavoce su di lei”

“Non è questo il problema, qualcuno ha detto alle matricole degli Ocean Ghost che non vogliamo restituire il leviatano e hanno fatto irruzione anche loro scatenando il panico!”

Ember lanciò un’occhiata ad Ace:

“Credevo ci fossimo messi d’accordo quando ti ho chiamato stamattina”

Il ragazzo a sua volta muoveva freneticamente le dita sul suo pad, magicamente sospeso a mezz’aria:

“Infatti! Ma sembra che qualcuno stia pilotando i membri più giovani della mia confraternita, avevo dato chiaramente ordine di non intervenire”

“C’è un’altra cosa Ember” disse Dew “Spiral è fuori di sé, sta evocando a gran voce lo scioglimento dei Party”

°°°°°°°°

Il ‘Cuore Segreto’ risultò essere una stanza scavata nella roccia con le pareti quasi interamente ricoperte dagli stessi fiori che aveva visto un po’ ovunque. Un esemplare particolarmente grosso era sbocciato proprio in mezzo alla sala; o più realisticamente la sala gli era stata costruita intorno.

I suoi grandi petali, colorati di tutte le sfumature dell’arcobaleno si aprivano a mostrare un morbido tappetto di polline giallo pastello. Una passerella di cristallo conduceva dall’entrata fino alla soffice coltre meno cedevole di ciò che sembrava e proprio al centro dell’enorme corolla, circondata da tutte le Ivory Grace, c’era un’apertura.

Quando furono più vicino Gwen si rese conto che conteneva un liquido nero e vischioso dall’aspetto poco salutare e sentì distintamente i brividi correrle su per la schiena.

“Questo è un giorno felice sorelle!” esordì a pieni polmoni Spiral in piedi di fronte alla vasca. Come tutte portava anche lei un leggero vestito bianco ma per qualche strana ragione il suo sembrava brillare di luce propria “Oggi la nostra famiglia si allarga! Poiché un’altra ragazza ha deciso di dire addio ai turbamenti del mondo esterno per rifugiarsi nel calore del nostro abbraccio”

Non prometteva bene. Neanche un po’.

“Grazie alla linfa del fiore sacro, attraverserà il velo per trovare finalmente la pace!”

“La pace!” sottolinearono in coro le altre ragazze.

A lei non interessava la pace! Soprattutto se voleva dire ritrovarsi in mezzo a quelle invasate! E perché si stavano avvicinando con una ciotola di quella robaccia nera? Avevano parlato di linfa ma quello sembrava catrame, sentì un conato di vomito. Chissà come l’avrebbe presa Spiral se avesse rimesso nella ‘linfa del fiore sacro’.

Aiuto! – Joy e un’altra ragazza si avvicinavano sempre di più con un sorriso spento e se qualcuno non interveniva presto si sarebbe trovata a ricambiarle.

Poi ci fu uno schianto e la situazione, contro ogni pronostico, peggiorò drasticamente.

°°°°°°°°°°

Parlando di pronostici imprevedibili la confraternita di Arte Alternativa era piaciuta ad Ethan.

Intanto lo avevano implorato in ginocchio di poter avere i suoi vestiti, da quanto aveva capito le facoltà artistiche erano bistrattate tanto sulla Terra quanto lì; così aveva lasciato di buon grado i suoi jeans e la sua Polo nel loro museo, ad uso e consumo delle generazioni future.

In cambio aveva ricevuto una specie di tuta con spallacci, para-avambracci e copri-polpacci rinforzati che, a detta di Double, era la divisa del Water Roulette.

In più era impossibile non rimanere affascinati dai ragazzi della facoltà: aveva guardato a bocca aperta un’amica di Cloud modellare il fuoco in una serie di ghirigori prima che Double venisse a chiamarlo.

“Dicono che non ne sanno nulla, ma ci sono buone notizie”

Ethan lo fissò con aspettativa per poi rendersi conto che si era distratto a guardare la ragazza che giocava col fuoco.

“DOUBLE!”

“Si scusa, non lo puoi sapere ma noi Holuviani abbiamo due personalità dominanti che si alternano e durante il passaggio mi capita di essere distratto” si grattò la nuca con aria imbarazzata.

Ethan si stinse la radice del naso fra pollice e indice cercando di non scoppiare.

“Double, le buone notizie?” chiese con la massima calma.

“Oh, certo, dicono che vengono con noi, perché hanno una faida interna con Arte Tradizionale e dato che è stata Spiral a rapire Damsel, si sentono moralmente obbligati ad aiutarci” tutto contento della sua spiegazione tornò a guardare la scultrice.

Ethan lo guardò ad occhi sgranati:

“Ma che stai dicendo? Allora sanno dov’è! Chi è Spiral? Double mi vuoi fare il santo piacere di concentrarti per un minuto!” Ethan lo afferrò per una spalla voltandolo.

Gli occhi, prima di un arancione deciso e sempre divertiti, ora erano celeste chiarissimo quasi bianco e lo fissavano come convinti che sarebbero riusciti a farlo sparire.

“Come osi toccarmi?”

Ethan scostò la mano come scottato.

E ora che succedeva?

“Non so chi tu sia povero ignorante, ma anche i sassi sanno che Spiral è il leader della confraternita Ivory Grace, il peggior raduno di femmine che odiano i maschi di tutte le dimensioni conosciute e che Arte Tradizionale e Arte Alternativa si spiano a vicenda dalla loro fondazione” il suo tono si fece ancora più basso e minaccioso “Quello che invece non puoi sapere, è che se ti azzardi a sfiorarmi anche solo con il pensiero farò in modo di trovare un buco dimensionale dove seppellirti e credimi…nessuno lo verrà a sapere…” gli voltò le spalle con un gesto deciso e si allontanò di qualche passo.

“Prince” lo chiamò Cloud, gli si era avvicinata con il concittadino di Sour, che si era presentato come Bitter e uno sconosciuto che a una prima occhiata sembrava normale, ma ad un esame più attento rivelava pupille verticali e una guizzante lingua biforcuta “Non ti preoccupare per Double, tutti gli Holuvian sono tutti così, è il nostro asso nella manica durante le partite; fra qualche giorno cambierà di nuovo”

“Questo è Sharp, il leader degli Another Road” Bitter gli presentò il nuovo venuto che si limitò a inclinare la testa per osservarlo meglio.

“Come hai sentito da Double si sono offerti di aiutarci con le Ivory Grace” spiegò la ragazza.

“Un Terano fra gli Another Road è entrato” Sharp prese la parola con un tono sibilante “A lungo il segreto di Spiral di conoscere abbiamo atteso e infine la mente alveare ce lo ha svelato. Della perfezione la ricerca la mente corrompe. La scelta della libertà è la chiave” lo squadrò ancora un momento poi se ne andò senza aggiungere altro.

Interdetto Ethan lo indicò con un pollice guardando interrogativo i due Garden Party, i quali alzarono le mani.

“Questa volta non c’entra né la razza, né la confraternita, né la facoltà; lui è proprio fatto così” disse Cloud “Ad ogni modo gli altri si sono già radunati su Maelstrom, la confraternita ci farà strada ora andiamo!”

“Ma perché qualcuno dovrebbe volere una terrestre in una confraternita?” urlò Ethan sopra il rumore del vento. Non riusciva proprio a farsi piacere il volo, che fosse sui dischi volanti o aggrappato alla schiena di enormi bestioni “Insomma, noi non sappiamo fare le magie no?”

“Non è questione di conoscenze, Spiral odia Ember anche più di Stardust se è possibile, probabilmente sta cercando di mandare a monte la sua ricerca” rispose Bitter tirando leggermente le redini verso destra; stavano planando verso un edificio più basso dai muri lisci e squadrati, situato in mezzo a un giardino.

“In ogni caso, non c’è da essere preoccupati, non la può mica obbligare, vero?”

Bitter gli lanciò una lunga occhiata:

“Ecco… non girano belle voci su quella confraternita, si dice che Spiral abbia un qualche controllo sue protette e prima Sharp mi è sembrato sottintendere qualcosa al riguardo”

Probabilmente avrebbe aggiunto altro ma ricevette una potente spallata che quasi lo sbalzò dalla groppa dell’animale.

Ethan afferrò le redini rischiando di cadere. Non poteva essere troppo diverso da un cavallo no? Diede un forte scossone e il leviatano lanciò un forte ruggito buttandosi in picchiata contro il tetto dell’edificio.

Ci fu un potente schianto ed ebbero appena il tempo d’intravedere un grosso fiore con una folla sopra prima che la corsa di Maelstrom si arrestasse nella specie di lago che invadeva la parte inferiore dell’edificio.

Con le orecchie che fischiavano forte, Ethan provò ad alzarsi in piedi ma dopo un paio di passi la vista gli si annebbiò e cadde in acqua.

Mentre le tenebre lo inghiottivano, gli sembrò di sentire delle urla in lontananza, poi più nulla.

°°°°°°°°°

Il preside Power osservava soddisfatto il cumulo di macerie che era stato il ‘Cuore Segreto’. Personalmente riteneva le Ivory Grace un gruppo di perbeniste represse, ma sapeva tenersi per sé le sue opinioni.

Quella mattina quando si era alzato non credeva che fosse finalmente giunto l’ultimo giorno dei Garden Party, eppure mentre osservava Ember in piedi difronte a lui fra le macerie doveva tenersi fermamente sotto controllo per non gongolare.

Alle spalle della ragazza due degli umani accudivano il terzo; apparentemente la causa di quel disastro.

In un angolo su uno dei fiori più piccoli, Ace aveva raccolto la sua confraternita cercando di capire cosa li aveva spinti ad invadere la sede delle Ivory Grace, senza molto successo. Illuso, il vero artefice non era neanche presente. Colei che aveva incantato quei due stupidi terrestri sin dalla sera prima e che aveva ipnotizzato gli Ocean Ghost era ben lontano da lì. Power sapeva bene, che non sarebbe stato affidandosi a Stardust o a Storm che si sarebbe levato quella spina dal fianco che erano diventati i Garden Party.

Secondo i suoi calcoli sarebbe giunta presto, rifletté mentre ascoltava Spiral strepitare.

Sorrise al suono di magiveicoli in arrivo. Ormai era fatta, nulla avrebbe più turbato la sua perfetta università.

E dall’alto del suo piedistallo ignorò volutamente i due occhi verdi che non lo aveva abbandonato un attimo.

°°°°°°°°°°

La pallida luce magica in qualche modo sembrava più fredda quel giorno.

Brad sapeva che era solo una sua impressione mentre in piedi vicino a Ethan e Gwen aspettava con gli occhi rivolti in alto, verso il passaggio che portava all’Occhio della Conoscenza.

Dopo che si era ricongiunto ai suoi due amici, il giorno prima, Ember li aveva affidati a Mercy con l’ordine di non allontanarsi di un passo da lei. Poi, nell’ora semi-distrutto Cuore Segreto erano arrivate moltissime persone: professori dall’aspetto assurdo, altre confraternite, leader che si erano raccolti intorno a Spiral che ancora urlava. Aveva visto persino un’altra nadraxi che abbracciava la sconvolta leader delle Ivory Grace.

Intorno a loro, oltre i membri del Water Roulette, si erano lentamente raccolti altri Garden; era stato un processo così graduale che quando gli studenti infuriati avevano iniziato a cercare i colpevoli di quel pandemonio erano ormai circondati da file e file silenziosi seguaci di Ember che li proteggevano come uno scudo.

Poco dopo Sour li aveva portati via prima che il preside Power li notasse e aveva procurato loro una confortevole stanza all’interno della sede dei Crux. Aveva anche interrogato a lungo Ethan e Gwen ma era venuto fuori solo che ricordavano vagamente di aver parlato con qualcuno nel breve periodo in cui erano stati soli e poi nulla.

“Credo che siamo inavvertitamente finiti in una trappola predisposta da tempo” era stato l’unico commento del Merovian prima di lasciarli soli. Inutile dire che avevano passato una lunga notte fra i singhiozzi soffocati di Gwen e gli incubi agitati di Ethan: lo stesso Brad non aveva dormito più di un paio d’ore.

Al loro risveglio il professor Win li attendeva con un sorriso comprensivo e preoccupanti novità:

“Il corpo docente si riunirà oggi per deliberare sui fatti di ieri ed Ember è stata convocata…”

“Ma è innocente!” sorprendentemente ad esplodere era stata Gwen. In piedi con i pugni stretti e le guance arrossate rigate dalle lacrime quasi tremava mentre parlava “Loro mi controllavano! Volevano obbligarmi a diventare una di loro! Quella Spiral controlla tutte le ragazze della sua confraternita, lei non le ha viste!”

Ethan le appoggiò una mano sulla spalla ma lei la scansò bruscamente sorprendendo tutti.

“Mia cara Damsel, sono a conoscenza del potere di Spiral ma temo la sua razza non sia assolutamente in grado di controllare più di un paio di persone, l’università è molto attenta a queste cose; anche per questo il preside teme molto Ember: il potere ipnotizzante dei nadraxi è enorme”

“Cosa pensa le faranno?” Brad sentiva una morsa al petto e anche a distanza di ore le parole del professore ancora rimbombavano nelle sue orecchie.

“Non posso saperlo giovane Wizard, posso solo dirti che il preside aspettava un’occasione così da davvero molto tempo e non è uno stupido: farà in modo che Ember non sia più un problema…”

Ora attendevano il verdetto in compagnia di Sour e Mercy e dei Serpens Crux. Per ragioni di sicurezza, aveva spiegato il Merovian i Garden si erano raccolti separatamente dalle altre confraternite e non li si vedeva nell’enorme spiazzo dove erano riuniti.

Dopo qualche tempo, li aveva raggiunti anche Ace, aveva interrogato i sui membri più giovani ma non riuscivano a ricordare come mai avessero invaso il Cuore Segreto. Nessuno lo disse apertamente ma Brad sapeva che lo pensavano: qualcuno stava manovrando i fili da dietro le quinte, qualcuno di molto furbo.

Dopo l’arrivo degli Ocean Ghost le occhiatacce nella loro direzione si erano diradate, tuttavia la tensione era raddoppiata.

Infine, il preside Power apparve sul tetto della facoltà di Speciologia alle loro spalle per annunciare il verdetto e il silenziò calò istantaneamente.

“Ci siamo” mormorò Ace “Se sciolgono i Garden Party si ritrova fra le mani la più grande rivolta della storia mai avvenuta, sono d’accordo con moltissimi leader!”

“Cosa? Ma siete matti? La testa di Ember è già sul patibolo!” Sour lo prese per il bavero ma era troppo tardi la voce del preside si diffuse magicamente in tutta l’università.

-PER L’EVIDENTE INCAPACITA’ DI CONTROLLARE I TRE ELEMENTI UMANI DEL SUO ESPERIMENTO: ESSI SARANNO TOLTI DALLA CUSTODIA DI EMBER CHORUS HURRICANE E AFFIDATI ALL’ESIMIO PROFESSORE WHOLE SHIFTY WIN-

Brad si girò così di scatto da farsi male al collo:

“Che vuol dire?”

“Che stanno togliendo la ricerca a Ember ma che salvano la faccia all’università perché non annullano il progetto” Sour fissava Power senza neanche battere le ciglia “E ho paura che il peggio debba ancora arrivare”

Ovviamente aveva ragione:

-PER QUANTO CONCERNE L’INCIDENTE DI IERI DOPO AVER ASCOLTATO LA TESTIMONIANZA DI TUTTI I COINVOLTI- si gonfiò apparentemente molto soddisfatto di sé stesso mentre altre figure lo raggiungevano sul tetto senza però mostrarsi alla folla.

“Ma di che parla, non ci sono neanche venuti a cercare!” bisbigliò Ethan allungando il collo.

“Voi non contate, siete esseri sotto sviluppati” mormorò Ace ritirandolo giù.

-LA NOSTRA CONCLUSIONE È CHE ANCORA UNA VOLTA I FATTI IGNOMINOSI CHE HANNO TURBATO LA PACE DELLA NOSTRA ANTICA UNIVERSITA’ SIANO DA IMPUTARE ALLA ASSOLUTA INCOMPETENZA DELLA LEADER DEI GARDEN PARTY-

Stavolta le sue parole furono accolte da un boato. Inutilmente il preside si schiarì la voce richiamando il silenzio: ognuno si sentiva in diritto di esprimere la sua opinione sull’accaduto. Poi una delle figure affiancò il preside.

Ember fronteggiò la folla alzando una mano e il silenzio tornò a regnare. Si voltò verso Power e gli fece un cenno con la testa.

Quest’ultimo aveva l’aria di uno che ha ingoiato un limone intero, buccia inclusa:

-COME DICEVO L’ASSOLUTA INCOMPETENZA DELLA QUI PRESENTE- continuò calcando ogni sillaba, cosa che non fece non sembrò sortire il minimo effetto sull’interpellata che si limito a inclinare leggermente la testa, ascoltando interessata – QUESTA VOLTA NON PUO’ ESSERE PERDONATA, TUTTAVIA NON INTENDIAMO PUNIRE MOLTI PER LE COLPE DI UNO QUINDI NON SCOGLIEREMO I GARDEN PARTY-

Gwen artigliò un braccio di Sour con un urletto felice:

“Hai sentito? L’hanno scampata!”

Ma lui non sembrava dello stesso avviso:

“Che non fosse questo il piano di Power?”

“Ma cos’altro potrebbe fare?” chiese Ethan.

“Questo è il punto…” mormorò Sour.

-NONOSTANTE QUESTO ABBIAMO DECISO CHE PER EVITARE INCIDENTI FUTURI, LA SIGNORINA HURRICANE SI TERRA’ AL DI FUORI DELLE ATTIVITA’ DELLE CONFRATERNITE E I GARDEN PARTY SARANNO GUIDATI DA UNA PERSONA DI NOSTRA FIDUCIA CHE LI RIPORTERA’ SULLA RETTA VIA-

Sour emise un suono soffocato ed Ace crollò in ginocchio.

Tutta la folla sembrava in condizioni simili, nessuno parlava ma tutti cercavano di assorbire l’ultima frase del preside.

“Nessuno è mai stato fuori da una confraternita…” disse qualcuno dietro di Brad.

“Chi diavolo sarebbe questa persona di loro fiducia!” Ace diede un pugno al pavimento che si crepò.

Sul tetto una terza figura si stava facendo avanti: con corti capelli a caschetto verde scuro, la pelle di un verde pallido familiare e delle ampie ali nere, la nuova venuta sembrava la copia in miniatura di Ember.

-DA QUESTO MOMENTO L’UNIVERSITA’ AFFIDA I GARDEN PARTY ALLA GUIDA DI DAMP SHADY SILENCE, O MEGLIO DAMP SHADY CHORUS SILENCE-

“Sour, ma quella…?” Brad si voltò verso il Nadraxi e lo trovò con gli occhi sgranati.

“Quella è Damp, la sorella minore di Ember”

°°°°°°°°°

“Quindi questi sarebbero i famosi umani!” trillò Damp saltellando intorno a loro.

Dopo gli annunci del preside il professor Win era apparso a portarli via immediatamente e, da dentro la facoltà di Speciologia, avevano sentito il rumore della folla crescere a dismisura per poi diminuire e infine scomparire del tutto a tarda notte.

Il professore li aveva informati che il preside aveva fatto di tutto per ottenere il loro affidamento ma, sfortunatamente per lui, aveva incontrato la netta opposizione del corpo docente che non lo riteneva la persona più competente per mandare avanti la ricerca di Ember.

Quest’ultima al momento non poteva avvicinare nessuno. Il preside gli aveva fornito degli alloggi presso la sua residenza personale e le aveva caldamente consigliato di rimanere lì per il momento.

Poi quella mattina improvvisamente era comparsa Damp.

Erano soli perché il professore stava tenendo una lezione e non sapevano come prenderla. Il giorno prima sia Sour che Ace si erano rifiutati di parlare di lei; lo stesso Win non l’aveva mai neanche incontrata e ora era lì che li fissava sorridente.

Brad lanciò un’occhiata veloce ai suoi amici e si rese subito conto che c’era qualcosa che non andava, Gwen aveva l’aria confusa e Ethan la guardava crucciato.

“Io sono Damp!” continuò lei ignorandoli “Ho saputo che siete buoni amici della mia sorellona e ora che sono leader dei Garden Party mi sembrava giusto assicurarmi che foste al sicuro”

Porse la mano a nessuno in particolare e rimase in attesa, quando non ci furono reazioni la ritrasse e la fissò un momento perplessa:

“Che strano avevo letto che era una specie di rituale terrestre” fece spallucce e tornò a sorridere ai tre ragazzi “Allora…dov’è il professore?”

“A lezione” disse lentamente Brad, c’era qualcosa di strano in quella situazione a non riusciva a cogliere cosa.

“Perfetto!” se possibile il sorriso della ragazza si allargò ulteriormente “Mi chiedevo se potessimo passare un po’ di tempo insieme” la magia lo colpi come una mazzata; come nell’appartamento di Ember sulla Terra sentì il controllo sul suo corpo venirgli strappato violentemente. Non poteva guardare ma aveva la certezza che anche Ethan e Gwen erano nella stessa situazione.

“Fantastico! Non è meraviglioso quando sono tutti d’accordo?” Damp gli si appoggiò al petto accarezzandogli lievemente una guancia “So che mia sorella ha una particolare predilezione per te” gli sussurrò “Eppure sembri solo uno stupido esserino sottosviluppato” la sua voce si fece fredda e il sorriso scomparve.

Voltò loro bruscamente le spalle e si diresse verso la porta per poi poggiarsi mollemente contro lo stipite. Quando si voltò sorrideva nuovamente:

“Avanti andiamo, vecchi uffici come questo puzzano troppo di vite sprecate per i miei gusti. Quasi dimenticavo, mentre siamo in giro mi raccomando: siate naturali, non vogliamo che qualcuno sospetti qualcosa…”

Contrariamente alla colorata stanza di Ember, nei domini di Damp regnava il bianco; un bianco così candido da risultare accecante. Nonostante questo non si potevano non notare le somiglianze nello stile: le stanze, rigorosamente prive di porte, circondavano un ampio spazio centrale occupato da divani e poltrone disposti a cerchio.

Qui erano seduti Brad, Ethan e Gwen, ancora incantati dal potere di Damp.

Sul divano difronte a loro Stardust, Storm e Spiral ricambiavano i loro sguardi torvi.

“Ma che atmosfera piacevole” Damp, seduta di traverso su una poltrona tra i due divani, invece aveva un sorriso soddisfatto.

“Questi cosi hanno distrutto la mia confraternita!” esplose Spiral.

“Che sarà ricostruita ancora più grande e pacchiana di prima a spese dell’università” Damp non aveva neanche voltato lo sguardo, osservava i tre terrestri come un bocconcino delizioso.

“Immagino che ci sia un motivo per cui sono qui” Storm sembrava calmo, quasi rilassato, appoggiato allo schienale del divano sorseggiando un liquido grigio non identificato.

Stardust invece non sembrava dello stesso avviso:

“Se Ember scopre che li abbiamo rapiti…”

Il sorriso della nadraxi s’incrinò appena e quando rispose la sua voce conteneva un tono di velata minaccia che fece venire i brividi persino ai suoi alleati:

“Ember non ha più alcun potere!”

Per un momento sembrò che il bianco fosse meno splendente, poi il momento passò e la ragazza si alzò passeggiando dietro i suoi tre ostaggi.

“Cercherò di farvi un breve riassunto per chiarirvi la nostra posizione: da quando mia sorella è partita per quella stupida ricerca a qualche semi ciclo fa abbiamo fatto l’impossibile per ostracizzare i Party, con la collaborazione più o meno consapevole delle altre confraternite, fin qui mi seguite?”

“Si certo, hai incantato periodicamente gruppi diversi di persone per quasi un ciclo per spingerli contro la confraternita di Ember” Spiral ora era seduta sul bordo del divano e si sporgeva in avanti seguendola quasi fisicamente.

“Questo perché speravamo in una ribellione, che ci permettesse di muoverci contro di loro mentre erano ancora senza in guida” aggiunse Storm.

“Bene, molto bravi, invece cosa è successo?” disse Damp accondiscendente accarezzando il profilo delle spalle di Brad che si morse il labbro.

Ma che aveva quella gente contro i Garden Party? E che volevano da loro? Pensavano davvero che Ember li avrebbe abbandonati solo per via della sua reclusione? O forse speravano di attirarla lì?

Strinse i pugni sentendo montare la rabbia, poi li rilassò lentamente sorpreso, prima non riusciva a controllare per nulla il suo corpo, adesso invece sentiva la morsa di Damp più debole… quasi appesa ad un filo. Cercò di stare calmo, non doveva assolutamente farle capire che stava perdendo la presa su di lui, chissà se Ethan e Gwen erano nelle stesse condizioni.

“Ci hanno ignorato!” sbottò Stardust sbattendo il bicchiere sul tavolo “Sempre lì con la testa china a ogni sopruso come dei poveri agnellini indifesi per poi vendicarsi con scherzi mostruosi nel giro di una settimana!”

“Andiamo, non esageriamo, ora sono i miei confratelli dobbiamo essere più indulgenti con loro” Damp, ora dietro Gwen, sembrava del tutto affascinata dai capelli della ragazza, ma non per questo si perse lo scambio di sguardo fra i tre leader “Che c’è? Se volete dire qualcosa non esitate, siamo tutti amici dopotutto no?”

I tre ragazzi colti sul fatto sembrarono impallidire:

“Ci chiedevamo solamente come mai hai preso la guida dei Garden Party, non sarebbe stato meglio estirparli alla radice?” disse esitante Spiral.

La falsissima risata di Damp fece accapponare la pelle a tutti:

“Miei impazienti e sciocchi compagni: noi non vogliamo che una confraternita sia sciolta, meglio che certi precedenti non esistano”

“Ma i Party…” Storm fece per ribattere ma fu fermato da una mano alzata.

“Non devono essere sciolti, deve essere un’estinzione naturale; dopo tutto: una confraternita senza membri non ha senso di esistere”

“Vuoi cacciare i membri da dentro…” il tono del ragazzo era una via di mezzo fra il sorpreso e l’ammirato.

“Alcuni, ma credo che la maggior parte rinuncerà spontaneamente dopo che inizierò a cambiare le regole e obbligarli a obbedire ai miei capricci” usando la spala di Ethan come perno era infine arrivata in fondo al divano e sorrise apertamente ai suoi sei spettatori.

Stavolta non rimanere a bocca aperta fu un’impresa. Ma cosa poteva averle fato Ember di così terribile?

“Quindi hai catturato questi tre per tenere buona tua sorella e ora andrai a ripulire quel covo di depravazione” Stardust batté le mani entusiasta ma Brad che stava ancora guardando Damp la vide spostare il peso da un piede all’altro, sembrava quasi…imbarazzata.

“Non so dov’è” il silenzio, che più di una volta aveva avuto un ruolo da protagonista in quella lunga conversazione, prese di nuovo la parola.

“Come?” Stardust aveva ancora le mani congiunte e il sorriso congelato sulle labbra.

“Non mi è riuscito di scoprire dove sia la sede dei Garden Party”

“E i membri?” Storm si era fermato con il bicchiere a mezz’aria come se avesse intenzione di bere.

“Sono completamente spariti” tutto sommato la ragazza non sembrava neanche troppo sconvolta, era come intenta a soppesare le loro reazioni “Anche da prima del processo, le ultime voci erano che si sarebbero raccolti in un luogo separato dagli altri, ma nessuno li ha più visti”

La prima a reagire, passionale come al solito, fu Spiral:

“E quando contavi di dircelo?” adesso in piedi fissava Damp con i capelli candidi che le si arricciavano sulle spalle come animati di vita propria.

“Adesso che ho un piano!” in mancanza di risposta riprese a passeggiare fra i due schieramenti sfoggiando un sorriso sempre più ambiguo “Questo ragazzone qui, è stato nella loro sede, dubito che abbia la minima idea di come ritrovarla ma sarà facile tracciare il suo percorso, dopo tutto ci sono solo tre della sua specie da seguire; ma non è tutto…” quella sua abitudine d’interrompere le frasi a metà era davvero fastidiosa.

“Tu sei il favorito di mia sorella” ripeté soffermandosi davanti a Brad e accarezzandogli ancora una guancia per poi sedersi sulle sue gambe come se nulla fosse “Una sottospecie come la vostra non può saperlo ma i nadraxi sono una specie matriarcale e terribilmente dominante. Quindi perché una nadraxi di sangue nobile, primogenita e potente come mia sorella non ti ha assoggettato alla sua volontà? Che abbia lasciato liberi i suoi seguaci ha senso: non l’avrebbe passata liscia e sarebbero stati dei ben miseri servitori, ma perché ha risparmiato te?” lo fissava da così vicino che quasi lo sfiorava con la punta del naso “Ha anche messo su questo ridicolo teatrino per portarti qui. Avrebbe potuto annichilire quel grygol con uno schiocco di dita invece ha fatto in modo d’intrappolarti qui con questi due incidenti di percorso” accennò a Ethan e Gwen che fissavano dritti davanti a loro ma evidentemente a disagio per l’impossibilità di girare la testa.

Ma Brad non ci fece caso, le parole della ragazza gli rimbombavano in testa:

Ember lo aveva portato lì apposta? Che voleva dire assoggettare la sua volontà?

“In realtà non importa, io sono sua sorella minore, l’unico modo che ho per avere un posto nel nostro mondo è sconfiggere lei, quindi se lei vuole te, tu sarai mio! Nulla di personale…” fece per avvicinare le labbra alle sue ma fu allora che la sua giornata perfetta iniziò ad andare davvero storta.

°°°°°°°°°

A Damp faceva male il fondoschiena.

Era una situazione così assurda che la sua mente non riusciva ad elaborarla: un secondo prima stava per assoggettare per sempre quello stupido umano, un secondo dopo era volata al suolo sbattendo molto poco dignitosamente il sedere.

Il soggetto in questione era inspiegabilmente in piedi e la guardava con il respiro affannato:

“Ma che ti dice il cervello!” le urlò contro.

Lei per tutta risposta lo fissò a bocca aperta, nessuno aveva mai alzato la voce con lei; dopotutto lei era la secondogenita di una delle più antiche famiglie nobili di Nadran, le era capitato che complottassero contro di lei o che le parlassero alle spalle ma nessuno aveva mai osato gridarle in faccia così.

Sarebbe stato un discorso perfetto da fare a quello stupido essere inferiore ma riusciva solo a guardarlo senza parole, il controllo che aveva su di lui si era squarciato e per qualche motivo aveva la convinzione che ristabilirlo era impossibile.

Gli altri non sembravano meno stupiti: Spiral era crollata a seduta nuovamente e i gemelli si scambiavano occhiate dubbiose.

Ember invece alzò il bicchiere alla volta di Brad con aria soddisfatta:

“Ben fatto Wizard”

Sette paia d’occhi scattarono istantaneamente sulla Nadraxi adagiata con nonchalance sulla poltrona della sorella. Con le gambe accavallate e un bicchiere di succo di orivea sembrava l’immagine del relax, quasi si trovasse lì per prendere il tè.

“Da bravo però. Ora aiutala a rialzarsi, anche se ha cercato di annichilire la tua volontà non è comunque carino gettare in terra una ragazza”

Quasi meccanicamente Brad fece per abbassarsi ma Damp scansò le sue mani con un movimento brusco alzandosi da sola, ora non aveva più un’aria divertita, stringeva i denti e le sue ali leggermente aperte vibravano.

“Tu dovresti essere rinchiusa!”

“Si, dovrei e i miei amici terrestri dovrebbero essere nell’ufficio del professor Win, quante cose strane che si vedono oggi” Ember fece un gesto e Damp emise un gemito.

Ethan lasciò andare di colpo l’aria e Gwen si accasciò contro lo schienale del divano.

“Così non ci siamo Damp, quando controlli qualcuno devi fare attenzione a non scaricare le tue emozioni su di lui” Ember si alzò girando intorno alla sorella per avvicinarsi ai tre umani “Come vi sentite?”

“NON M’IGNORARE!” diversi soprammobili in vetro si ruppero e qualche poltrona si ribaltò per la furia di Damp, la sua pelle verdina aveva assunto una strana tonalità giallognola e ora e sue ali si muovevano a scatti.

Ember non si era neanche voltata, porse la mano a Ethan e gli affidò Gwen, poi si voltò verso Brad poggiandogli una mano sulla stessa guancia a cui Damp aveva dedicato tante attenzioni e la strofinò leggermente come per pulirlo.

“Vedi Damp” mormorò infine “Io speravo davvero che venendo qui alla Nether Magic avresti realizzato, come me tanto tempo fa, che Nadran e il mondo come lo conosciamo non è che un puntino in uno dei molti universi esistenti, per questo non ti ho mai assecondato in questa lotta per il potere. Ma se lo desideri così tanto ti prenderò sul serio. Fra un’ora ci vediamo nell’Occhio della Conoscenza farò in modo che i Garden Party ti trattino come leader e ti dirò dov’è la sede. Chiama pure il preside se vuoi, sono sicura che se glielo dici tu non si arrabbierà troppo per la mia fuga” il tono della sua voce era andato crescendo fino a diventare imperioso e quando si voltò Damp fece involontariamente un passo indietro “Con permesso, vado via portando i miei amici” schioccò le dita e in un flash erano tutti spariti.

“Ember!” Dew le corse in contro su un manto di erba grigia, erano nuovamente all’aperto “Pensavamo fossi confinata da qualche parte!” intorno a loro iniziarono a radunarsi altri membri dei Party fino a formare una piccola folla.

“Ma che posto è questo?” Gwen finalmente si sentiva un po’ più lucida, da quello che aveva capito il caso c’entrava molto poco in tutto quello che era capitato loro negli ultimi tre giorni, eppure non era arrabbiata, in qualche modo Ember era sempre stata attenta a loro, tutto sommato si fidava di lei.

“È la sede dei Garden Party, ci troviamo su un’isola che fluttua nel vuoto, mi è già capitato di visitarla quando ci siamo divisi” dal canto suo Ethan si sentiva a suo agio per la prima volta da quando era iniziata quella storia, all’inizio i racconti di alieni e magia lo avevano lasciato scettico, ma anche un idiota si sarebbe reso conto di una cosa fondamentale: Ember per qualche ragione teneva molto a loro e aveva ai suoi ordini un esercito d’individui fedelissimi pronti a difenderli; era rassicurante. Si sentiva un po’ in imbarazzo per aver dubitato di lei; tuttora c’erano alcune cose che gli sfuggivano ma dopo tutto era decisamente in debito con la Nadraxi.

“Mi cara Dew, se Power potesse davvero confinarmi da qualche parte lo avrebbe fatto molto tempo fa” stava dicendo l’oggetto delle loro riflessioni scatenando l’ilarità di tutti. Tranne uno.

Brad si avvicinò a lei con un’espressione talmente seria che lentamente i chiassosi Party si zittirono:

“Ho bisogno di parlare con te” una serie di mormorii si diffuse intorno a loro “Da solo”

Ember sospirò:

“Si, lo immaginavo, penso tu ne abbia il diritto, Dew?” chiamò “Offri qualcosa da mangiare ai nostri ospiti, ho scritto nel database di alcune cose che non possono digerire ma per il resto lasciagli provare ciò che vogliono, per voi va bene?”

Ad un cenno positivo di Ethan e Gwen la sua attenzione tornò su Brad: “Va bene, seguimi”

In mezzo al bosco colorato sorgeva l’edificio più strano che Brad avesse mai visto, come se le sue componenti fossero esplose dal terreno arricciandosi in guglie e torri dalle forme più assurde, le quali si diramavano in tutte le direzioni. C’erano ampie vetrate che si alternavano a imponenti superfici in pietra senza soluzione di continuità, alcune parti sembravano incastrate su un esoscheletro di metallo altre invece erano apparentemente in legno; l’impressione generale era che una volta completato il progetto, qualunque esso fosse, lo avessero realizzato con quello che avevano a portata di mano. Il ragazzo era abbastanza certo che sul lato destro fossero stati inglobati anche due o tre alberi perché ne vedeva le chiome spuntare dal tetto.

Ember lo condusse attraverso alcune stanze pittoresche e su per diverse scalinate apparentemente intagliate in blocchi di minerali colorati; infine dopo aver salito una scala a chiocciola verde se la guardavi dal basso e completamente trasparente se la guardavi dall’alto arrivarono in una stanza, probabilmente situata in una delle torri, completamente intarsiata di madreperla che brillava alla luce delle quattro finestre aperte nelle pareti.

“Perdona lo stato della confraternita, ma l’edificio ha una volontà sua e deve essere felice d’incontrarvi finalmente, in genere alcune parti non cambiano, ma oggi si è addobbato a festa”

Brad fece per aprire bocca, ma infine accantonò quell’ennesima assurdità con una scrollata di spalle, non era certo la cosa più strana che aveva sentito e in quel momento avevano cose più urgenti di cui discutere.

“Tua sorella ha parlato dell’incidente del grygol…” preferì dire, non sapeva bene come toccare l’argomento “Ha detto che non è stato un incidente”

Ember si sedette sul davanzale della finestra vicino a lui, nella finestra di fronte, sopra le cime degli alberi si poteva vedere il mare di nuvole muoversi pigramente. Era un posto così tranquillo che sarebbero potuti rimanere lì e dimenticarsi di tutto, eppure non riusciva più a ritrovare quel senso di fiducia cieca che Ember gli aveva sempre ispirato.

“No, non lo è stato”

Fu come fare una doccia gelida, sentiva la delusione montargli nello stomaco, non tanto per la rivelazione in sé, quanto per la consapevolezza che lei non si fidava altrettanto di lui: glielo avrebbe potuto dire in qualsiasi momento, sapeva tenere un segreto, invece lo era dovuto venir a sapere dalla psicotica sorella minore.

“Brad…”

“Perché non me lo hai detto?” la domanda cadde nel vuoto.

“Perché non potevo” disse lei infine, il ragazzo la guardò senza capire “Io non posso abbassare la guardia, lo capisci vero? Power e mia sorella non sono gli unici che aspettano solo un mio passo falso, ho già rischiato immensamente portandovi qui”

“E ai Party lo hai detto? A Sour? A Dew?” Ember chinò lo sguardo colpevole mandando in bestia il ragazzo “C’è qualcuno di cui ti fidi? Eh? Ember? Anzi no, perché tu non ti chiami neanche Ember! C’è una singola cosa che mi hai detto che sia la verità?” ormai in piedi di fronte a lei gesticolava furioso ma non era pronto per l’onda d’urto che lo colpì in pieno quando lei alzò lo sguardo, era ferita, si vedeva. Brad si sentì in colpa, forse aveva esagerato, ma ormai era tardi per rimangiarsi tutto.

“I nadraxi non sono così!” adesso era lei ad urlare “Se hai la sfiga di nascere donna su Nadran puoi avere la certezza matematica che buona parte della tua famiglia cercherà di distruggere qualunque cosa conti davvero per te. Io sono la primogenita, il che è fantastico, se mia madre dovesse cadere in disgrazia la famiglia passerebbe sotto il mio controllo, ma ho tre sorelle minori che mi vedono come un nemico e se non fossi venuta via dal mio pianeta avrei a mia volta cercato di liberarmi di mia madre prima che mi desse in sposa a qualcuno! Quando sono arrivata qui ho scoperto un nuovo modo di vedere le cose, ma le vecchie abitudini sono dure a morire, prima di rendermene conto ero la leader di una confraternita. Damp ha visto tutto questo come un tentativo di acquistare alleati e mi ha seguito, non mi hanno insegnato a fidarmi delle persone ma a servirmi di esse!” con le ali spalancate e gli occhi lucidi gridava a pieni polmoni. Brad sentiva ondate di energia abbattersi su di lui ma dopo la prima era diventato più semplice resistere, inutile dire che si sentiva un verme “Hai sentito Damp, tu mi piaci, quindi avrei dovuto annichilire la tua volontà e renderti mio schiavo, come ogni brava Nadraxi” la sua voce era andata affievolendosi e ora respirava pesantemente abbracciandosi da sola.

“Scusa” alzò gli occhi sorpresa, Brad la guardava senza esitazioni “Mi dispiace, sono idiota scusa. Ho pensato solo come un essere umano e non mi è passato per anticamera del cervello che i Nadraxi potessero avere delle abitudini diverse. Avanti trasformami in rospo e siamo pari!” allargò le braccia stringendo gli occhi.

Era un’immagine talmente buffa che le scappò una risatina:

“Cos’è un rospo?”

“Oh, immagino tu non lo sappia” l’umano abbassò le braccia sovrappensiero “È piccolo animale viscido e verde che vive nelle paludi” cercò di mimare la forma con le mani ma la ragazza inarcò un sopracciglio senza capire.

“E perché vuoi diventare un rospo?”

“Perché secondo la tradizione terrestre le streghe trasformano le persone in rospi quando sono arrabbiate”

“Ah… ma io non sono una strega e non sono molto arrabbiata, credo che abbiamo sbagliato entrambi”

“Quindi… cosa facciamo?”

Ember sembrò pensarci, poi lo guardò decisa:

“Yulan”

“Cos’è?”

“Sono io, mi chiamo Yulan”

Brad la guardò senza parole:

“Ssshhh… non lo devi dire a nessuno!” le poggiò una mano sulla bocca guardandosi intorno tutto ad un tratto agitato ma lei lo scansò.

“Mi fido di te! E poi io so il tuo nome, adesso siamo veramente pari”

“E se qualcuno mi fa qualche maleficio per controllarmi un’altra volta e mi obbliga a dirlo?”

Ember, o Yulan ormai, inclinò la testa squadrandolo:

“Vuol dire che non te ne sei ancora accorto?”

“Di che?”

“Del motivo per cui ho portato qui proprio te” scrollò leggermente le spalle come se fosse una cosa ovvia “Più si usa la magia su di te, meno funziona!”

°°°°°°°°

“Non puoi essere seria!” questa volta l’avrebbe uccisa, se lo sentiva, nubi temporalesche si stavano già addensando nel pallido cielo sopra l’edificio mentre Dew fronteggiava Ember “Noi dovremmo obbedire a Damp?”

Lei e Brad avevano raggiunto il grosso del gruppo nel lungo salone principale la cui volta era apparentemente sostenuta dal tronco di tre alberi che lo attraversavano uscendo dal soffitto. Le pareti a specchio contribuivano ad aumentare la confusione e le luci colorate che volteggiavano vicino al soffitto mandavano dei riflessi ovunque.

“Non vi aspettate che il consiglio ve la faccia passare liscia” rispose la nadraxi alzando le mani nel tentativo di placare la sua amica.

Brad osservava la scena in disparte seduto vicino a Ethan e Gwen, ma in realtà non sentiva nulla. Ember gli aveva rivelato il suo vero nome, ma era solo la punta dell’iceberg, aveva molto su cui riflettere, mentre osservava quell’uragano in miniatura sconvolgere la vita dei Party.

“Tu non puoi essere seria!” esclamò Flare “Tua sorella farà di tutto per renderci la vita impossibile”

Un coro di assensi si levò dalle fila degli spettatori:

“Come minimo cercherà di trasformarci in un esercito di morti viventi come le Ivory” disse Cloud seduta vicino a Gwen.

“Adesso basta! Ma cosa vi è successo mentre non c’ero?” Ember Salì su un tavolo per osservarli tutti dall’alto. Le lamentele cessarono istantaneamente “Vi sto semplicemente chiedendo di comportarvi come vuole il preside e fidarvi di me. Vi ho mai deluso? Tra l’altro non vi può controllare, noi nadraxi siamo tenuti sotto stretta sorveglianza dal Consiglio. È tutto sotto controllo, adotteremo il piano di riserva NFAN”

Il cambiamento nell’atmosfera fu palpabile:

“NFAN? Davvero? Non credevo che avrei visto questo giorno” chiese un ragazzo che Gwen gli indicò come Wild.

“Ma certamente, e mia sorella ci tiene tanto a essere il vostro leader è giusto che abbia una chance, vi ho sempre detto o no che tuti meritano delle pari opportunità?” Ember incrociò le braccia soddisfatta, evidentemente si erano passati un qualche messaggio in codice che agli umani sfuggiva perché adesso avevano tutti lo stesso identico sorriso malvagio stampato in volto e si ammiccavano a vicenda con aria complice.

“E per quella storia che le vuoi dire dov’è la nostra sede?” Dew aveva ancora un tono risentito ma il cielo era tornato meno sereno.

“Non è proprio così, fra poco ho appuntamento con Damp nell’ Occhio della per il passaggio di consegne ufficiale, in quest’ occasione le mostrerò la sede e dopo sarà lei a decidere come comportarsi, dopo tutto questa collocazione era stata una mia idea, lei potrà agire come meglio crede. Quello che mi aspetto da voi è che facciate sentire Damp un membro integrante dei Garden Party, sarò molto delusa se la escluderete”

Sembrava un rimprovero ma tutti avevano dei ghigni malvagi stampati in faccia.

“Dew” chiamò infine Ember “Saresti così gentile da accompagnare i ragazzi alla cerimonia di consegne e poi condurli dal professor Win?”

“Ma certamente, c’è altro che posso fare?”

“No, questa è la mia ultima richiesta come capo della confraternita, da adesso in poi rispondete a Damp, vi aspetto nell’Occhio della conoscenza” ammiccò in direzione degli umani sempre più perplessi e svanì in uno sbuffo di fumo viola.

“Piano NFAN?” chiese Ethan-

“Non fare assolutamente nulla” rispose Dew sorridendo “Adesso andiamo, abbiamo una piccola tiranna in miniatura a cui sottometterci!”

°°°°°°°°°

Per la milionesima volta si trovarono nella stanza sferica a guardare una scena ingrandita con la magia. Al centro erano presenti solo tre persone: il preside Power, Damp e ovviamente Ember che se ne stava tranquilla annuendo all’altisonante e barboso discorso del preside che colse l’occasione per ricordare a tutti ancora una volta della sua presunta incompetenza e di come solo Damp avrebbe potuto riportare la situazione sotto controllo. Infine, calò il silenzio ed entrambi si voltarono verso Ember con aria di aspettativa.

“Quindi?” chiese Damp nervosa.

“Quindi cosa?”

“La sede! Dov’è la sede dei Garden Party”

Ember s’illuminò sorpresa: “Giusto, quasi dimenticavo che non avete la minima idea di dove sia” una vena sulla fronte di Power si gonfiò a quella frecciatina ma non disse nulla, ormai aveva vinto, non si sarebbe lasciato condizionare più da lei.

“Molto bene, da questa parte” galleggiò in direzione di uno dei varchi ma poco prima di entrare si voltò nuovamente verso il centro.

Brad sentì la pressione crescere in fretta, ormai era diventata una situazione familiare, aveva imparato a riconoscere una magia quando si manifestava. Lo spazio al centro si appannò, in modo fastidioso poi improvvisamente la stanza sembrò immensamente più piccola. La causa probabilmente era il fatto che l’intera isola dei Garden Party adesso si trovava lì con tanto di alberi magenta al seguito. Purtroppo, non potevano vedere Damp e il preside da dove si trovavano, ma l’urlo di rabbia della piccola nadraxy si sentì chiaramente risuonare in tutta la sfera.

°°°°°°°°°

Le cose non andava come Damp si era aspettata. Non credeva che sarebbe stato facile essere il leader dei Party: si era preparata a scoppi di rabbia, resistenza e scenate. Invece tutti sembravano felici di vederla, l’avevano accolta a braccia aperte alla prima riunione e avevano applaudito entusiasti il suo discorso di presentazione nonostante avesse detto chiaramente che le cose sarebbero cambiate. Aveva imposto un coprifuoco e un censimento dei membri, ma invece di proteste tuti avevano convenuto che erano ottime idee e diversi si erano offerti volontari per aiutarla a riordinare i profili di tutti i membri. Inoltre, sembravano tutti dispiaciutissimi di non sapere come aiutarla per risolvere il problema della sede.

Nessuno sembrava avere idea di come Ember avesse trasportato l’isola in una sacca dimensionale a parte e ritorno per poi parcheggiarla nell’Occhio della Conoscenza. Erano stati convocati diversi specialisti per cercare di risolvere il problema ma sembrava che non fosse una cosa semplice: il problema era che pur presentando molti varchi interni, nell’Occhio non era presente un varco abbastanza grande da far passare l’isola; qualcuno aveva proposto di demolire la sacca dimensionale che conteneva la sala conferenze e ricostruirla in un secondo momento ma il preside aveva risposto con un secco no. Sarebbe stato un atto sacrilego.

Quindi per il momento era stata circoscritta al pubblico e ai Party era stata assegnata una sede provvisoria. Fra le altre imposizioni Damp aveva preteso che partecipassero alla ricostruzione della sede delle Ivory Grace, sfortunatamente, in seguito alla distruzione del Cuore Segreto sembrava che diverse delle iscritte non volessero più far parte della confraternita. Avevano ricordi confusi del loro periodo con la Grace e nessuna di loro riusciva a ricordarsi di quando aveva deciso di far parte della confraternita e i pettegolezzi sul conto di Spiral montarono a dismisura, al punto che la ragazza non aveva più il coraggio di farsi vedere in pubblico.

Si presentò però alla sede provvisoria dei Garden Party, un edificio ai margini del quartiere dormitorio che era stato liberato per loro. Erano lì da appena qualche giorno e buona parte della superficie visibile era già stata ridipinta da artisti ignoti, a nulla erano valse le minacce di Damp; ogni giorno cancellava i graffiti e quelli ricomparivano il giorno dopo.

“Devi sistemare le cose!” urlò contro Damp che la guardò annoiata.

“Io non devo fare un bel niente, il nostro patto prevedeva una collaborazione fino alla caduta di Ember ma la tu confraternite di zombie non è un mio problema, le ho ipnotizzate per convincerle a pere quel tuo intruglio, ho fatto la mia parte!”

“Se non fai nulla rivelerò a tutti del patto”

Damp si esibì in una risata senz’allegria: “Mi sta bene, scommetto che il preside non vede l’ora di ascoltarti” Spiral urlò di rabbia sbattendo un piede, prese un soprammobile e lo lanciò oltre la testa della nadraxi che non si scompose e uscì infuriata.

Damp imprecò mentre l’ennesima notifica si accendeva sul suo pad. I Party si stavano comportando bene, anzi benissimo: andavano a lezione e tornavano direttamente alla sede. Niente feste clandestine, niente ribellioni, niente malcontento. Niente di niente.

Però strane cose continuavano ad accadere. Qualcuno aveva rovesciato dosi massicce di vernice glow in the dark nel mare interno degli Ocean Ghost che adesso brillava al buio. Tutti i capolavori della facoltà di Arte Alternativa erano misteriosamente spariti per poi essere ritrovati lungo il viale del quartiere dormitorio. La facoltà di Speciologia poi sembrava essere stata presa di mira: una mattina avevano trovati tutti i mobili inchiodati al soffitto e tutte le lavagne grafiche mostravano a ripetizione l’ultima partita di Water Roulette.

Ogni volta veniva rivenuta una scritta: Let’s go Party!

In un’altra occasione tutti avrebbero gridato ai Garden Party ma il loro comportamento era stato talmente esemplare che erano al di là di ogni ragionevole dubbio. Damp ci stava perdendo il sonno ma non riusciva a spiegarsi cosa diamine stava accadendo, ogni giorno sigillava l’edificio dopo che erano rientrati tutti e ognuno di loro doveva trasmettere costantemente la sua posizione. C’era qualcosa che le sfuggiva.

Aprì il messaggio lampeggiante e per poco non le cadde il pad di mano: la cupola della facoltà di Multilingue era sparita nel nulla.

°°°°°°°°°

“EMBER!” tuonò apparendo di fronte alla sorella. Il consiglio aveva stabilito che fosse reclusa nella prigione del campus fino a data da destinarsi, non sapevano bene cosa fare con lei: potevano espellerla ma Power era restio, non voleva si trasformasse in una specie di martire. Così l’avevano messa lì in attesa di trovare una soluzione.

La prigione era vuota nel senso fisico del termine. Si trattava di una specie di limbo senza forma né colore, la nadraxi galleggiava in quello spazio con il suo vestito colora panna che le si arricciava intorno alzandosi occasionalmente a mostra i calzoncini che portava sotto. Sarebbe stata quasi indecente ma tanto non c’era nessuno da scandalizzare.

“Buongiorno” le rispose pacificamente dandosi un contegno, anche le sue ali erano piegate pigramente attorno a lei, tanto non c’era forza di gravità in quella dimensione.

“Buongiorno un corno, lo so che ci sei tu dietro!”

“Dietro cosa? Come puoi vedere qui non c’è nulla e come possono confermarti i miei aguzzini non mi sono mossa di qui”

“Dietro agli scherzi! Lo so che è opera tua, tu li stai sollevando contro di me!” era frustrata, sapeva che in qualche modo Ember la stava fregando ma non riusciva a capire come.

Il suo pad vibrò ancora e lei lo prese infuriata: “Che c’è?!” abbaiò contro il dispositivo.

“Moderi i termini signorina Damp” disse il professor Hollow “Venga qui immediatamente tutte le gabbie dello zoo di Magizoologia sono state aperte!”

“Cosa? Sono stati i Party?”

“Non è per questo che l’ho chiamata, uno dei vostri confratelli è ferito gravemente”

“Cosa?” adesso Ember non rideva più e un senso di soddisfazione sadica pervase Damp.

“Non sono cose che ti riguardano, non più” gongolò e la lasciò lì a friggere nella sua ansia.

°°°°°°°°°

Il padiglione ospedale non era in realtà un vero e proprio padiglione: si trattava di una serie di camere a bolla che erano legate fra loro da una rete di ragnatele plasmatiche eteree. Ignorando le sue disposizioni molti membri dei Party si erano assiepati intorno ad una delle bolle più vicine al suolo.

Dew giaceva nel letto pallida quanto le lenzuola: aveva la testa fasciata e pareva priva di sensi.

“Quando il gastodonte vermidiglio è andato in berseker e ha cercato di buttare giù l’isola dei Royal e dei Light ha usato i suoi poteri per cercare di fermarlo, sfortunatamente deve essere stata coinvolta in una delle scariche perché dopo che la bestia è stata ricatturata l’hanno rinvenuta svenuta al suolo. Inoltre, il suo intervento non è bastato, l’isola è stata abbattuta e stanno ancora finendo di estrarre i coinvolti dalle macerie, non credo che ci siano morti ma il numero dei feriti è ancora da definire”

Damp si guardò in torno senza sapere cosa fare. Flare si fece avanti fronteggiando il professore:

“Chi è stato? Avrete una pista!” altri Party si fecero più vicini con espressioni di rabbia mal trattenuta e Damp pensò che forse era la loro maschera che stava cedendo. Avevano in qualche modo orchestrato quello scherzo ma gli era sfuggito di mano e ora stavano perdendo il controllo.

“Non parlate così al professore!” sbraitò “So che siete stati voi e sono disposta a perdonare tutto! Ma ora dovete venirmi in contro, avanti, chi è stato?” li squadrò uno ad uno ricevendo solo sguardi compassionevoli in cambio.

“In verità” disse una nuova voce “Abbiamo individuato il probabile colpevole” a parlare era stato niente meno che il preside Power “La signorina Spiral, leader degli Ivory Grace è stata fermata mentre sovvertiva i codici che bloccano le gabbie, il consiglio ha convocato un’udienza per interrogarla nel pomeriggio”

Damp lo guardò senza parole e ricevette uno sguardo vuoto in cambio. Se il consiglio avesse interrogato Spiral non ci sarebbe stato scampo per loro. Il consiglio era formato da creature pandimensionali superiori, che oltre ad aver fondato la Nether Magic ne amministravano l’ordine. Non c’era verso che Spiral potesse nascondere loro qualcosa.

Avevano perso.

°°°°°°°°

Ember si agitava nella sua prigione. Era abbastanza convinta che se avesse cercato di fuggire ci sarebbe anche potuta riuscire ma allora non sarebbe servito a nulla sottomettersi fino a quel momento. Stava impazzendo, la fuori uno dei suoi amici si era fatto male e lei non poteva fare nulla.

Presa nel vortice della sua disperazione lo strappo che la tirò via dalla sua dimensione la prese alla sprovvista. Lanciò un urletto sorpreso, il panorama non era cambiato di molto: galleggiava comunque nel vuoto ma stavolta non era sola.

Intorno a lei fluttuavano anche Damp, Spiral, Stardust e Storm e infine il preside Power. Ma non era tutto lì, forze più grandi prive di una forma fisica occupavano lo spazio intorno a loro.

Ember

Disse una voce profonda.

Ti aspettavamo, sembra che ultimamente tu abbia fatto molto parlare di te

“Non era mia intenzione causare problemi spiriti del consiglio”

Lo sappiamo, per questo non abbiamo mai preso provvedimenti nei tuoi confronti

“Cosa posso fare per voi?”

Sei qui per rispondere della presenza degli umani, specie non ancora sviluppata, nella dimensione dell’università conosciuta con il nome di Nether Magic

“Ho portato io gli umani lì, lo ammetto, so che non avrei dovuto ma sento che siano davvero vicini alla magia, con una spinta nella giusta direzione potrebbero…”

Non sta a te decidere, quando gli umani crederanno nella magia allora si aprirà il varco, prima di allora non possiamo fare altro che aspettare.

Ember chinò la testa: “Avete ragione ovviamente, accetterò la punizione del consiglio”

Molto bene, sono state portate alla nostra attenzione diverse infrazioni ai danni della confraternita nota come Garden Party, noi siamo al di sopra di queste lotte di potere di voi esseri mortali ma l’ordine va ristabilito. Il consiglio ha pertanto deliberato che per scontare il tuo debito con la società riprenderai il tuo posto a capo della suddetta confraternita, sistemerai lo stato dell’Occhio della Conoscenza e provvederai a risanare i danni di quel tuo piano NFAN, è chiaro?

Ember era incredula.

“Cosa?” il preside non era più in grado di rimanere in silenzio ma non ebbe modo di esprimere il suo disappunto.

Preside Power lei sarà sollevato dal suo incarico, in virtù del suo accanimento contro la studentessa qui presente e la sua confraternita. Risponderà dei danni riportati e dall’ aver aizzato i quattro studenti che rispondo ai nomi di Damp, Stardust, Storm e Spiral contro altri studenti. I ragazzi saranno riammessi ai corsi dopo un periodo di detenzione ma perderanno il posto nelle loro confraternite. Questo è quanto ha deliberato il consiglio e ora siete congedati.

°°°°°°°°

Inutile dire che il loro ritorno si tramutò in una festa enorme. Ember spostò l’isola nello spazio dedicato alle varie facoltà e invitò tutti al Party.

“Il piano NFAN: non fare assolutamente nulla, in cosa consisteva alla fine?” chiese Gwen a Flare mentre sorseggiavano succo di orivea, intorno a loro i Party avevano intonato diverse canzoni facendosi il controcanto a vicenda in una strana armonia cozzante che però in qualche modo funzionava.

“Esattamente in quello che dice: non abbiamo combinato nulla, neanche uno scherzo piccolo piccolo, ci siamo limitati a fare quello che voleva Damp eseguendo alla lettera i suoi ordini”

“Ma allora gli incidenti?”

“Non siamo stati noi, eravamo d’accordo con le altre confraternite, si sono auto sabotati denunciando poi la cosa alle autorità scolastiche!”

“Così Damp è impazzita cercando di tracciarvi ma non avrebbe mai trovato nulla in questo modo”

“Esatto!”

Ethan era impegnato in una partita di Water Roulette con la squadra dei Garden Party ma non aveva capito con esattezza le regole così si limitava a tirare gavettoni a tutti indiscriminatamente, non che a qualcuno importasse infine.

“Come hai fatto a tirare fuori l’isola dall’Occhio della Conoscenza?” chiese Brad, lui e Yulan erano seduti sul tetto della confraternita seguendo la festa dall’alto “Avevo capito che i portali erano troppo piccoli ma non se ne poteva creare uno adeguato senza alterare l’equilibrio interno della sala, o almeno il professor Win ha detto una cosa del genere”

“Infatti, non ho capito perché nessuno ha pensato a rimpicciolire l’isola, per essere dei cervelloni gl’insegnanti pensano in modo troppo quadrato” disse con un adorabile sorriso birichino.

La baraonda si protrasse per gran parte della notte, non che il tempo lì avesse poi così tanto senso.

La mattina che ne seguì non fu altrettanto felice, la settimana era conclusa, gli umani dovevano andarsene.

“Mi mancherete tantissimo!” Gwen stava piangendo apertamente nella pelliccia di Grim che a sua volta emetteva mugolii infelici “Questa è stata la cosa più incredibile che mi sia mai successa!”

Ethan si trovava con le spalle al muro mentre la versione dark di Double lo guardava malissimo, ma non era arrabbiato: “Sei un valido giocatore di Water Roulette, saresti stato il benvenuto in squadra” disse solo prima di girare sui tacchi lasciando il ragazzo senza parole.

Lui e Gwen furono i primi ad attraversare lo specchio ripristinato nella camera personale di Ember.

Anche i Party defluirono lasciando da soli lei e Brad.

“Quindi questa è la fine?” disse lui depresso.

“Convegno che potrebbe sembrare una situazione alquanto definitiva” disse Ember “Ma non deve esserlo per forza, nulla di quello che potrebbe decidere il consiglio potrà cancellare i vostri ricordi, ci sono diverse leggi al riguardo” anche lei però non sembrava molto felice della situazione.

“Vuoi dire che puoi farli tornare sui loro passi?” chiese lui speranzoso.

“Io non posso fare nulla. Io…” Yulan lo abbracciò e lui sentì un peso scivolargli in tasca, ma, prima che potesse dire o fare nulla, lei si staccò e lo spinse indietro con forza. Cadde all’indietro, ma non incontrò nessuna superficie solida dove ci sarebbe dovuto essere lo specchio. Anche questa volta aveva chiuso gli occhi senza accorgersene e quando li riaprì era steso in terra e guardava un semplice soffitto. Due figure familiari si affacciarono ai lati del suo campo visivo; Ethan e Gwen gli tesero entrambi una mano e lo aiutarono a tirarsi in piedi. Si trovavano di nuovo nell’appartamento di Ember ma tutti i mobili erano spariti, ormai era solo una stanza vuota, uscirono senza guardarsi indietro e quando la porta si chiuse si lasciarono definitivamente alle spalle quell’avventura.

Fu solo in macchina che Brad si ricordò dell’oggetto che la nadraxi gli aveva fatto scivolare in tasca, le sue dita si chiusero intorno ad una superficie fredda.

Un sorriso si allargo sul suo volto e finalmente comprese le ultime parole che gli aveva detto, lei non poteva fare nulla: ma lui sì!

°°°°°°°°

Tornarono all’università il giorno dopo e apparentemente nessuno si era accorto di nulla, il tempo non era trascorso per chissà quale assurda legge che solo i pazzi della facoltà di Fisica Paradimensionale avrebbero potuto spiegare. Come c’era da aspettarsi nessuno si ricordava di Ember e nessuno fece caso che nel prospetto dei progetti di gruppo il loro era l’unico che contava solamente tre elementi; dopotutto gli umani credono alla loro visione delle cose con una forza tale da negare l’evidenza.

Ethan smise di uscire con Kathe e a nulla valsero le proteste costernate dei suoi amici che non si capacitavano di come potesse lasciare una ragazza così. Gwyn la smise di sognare ad occhi aperti rifugiandosi nella comoda certezza di porsi traguardi irraggiungibili solo per consolarsi dicendo che non ce l’avrebbe mai potuta fare; prese in mano la sua vita, ad un certo punto della sua avventura Ethan era sceso dal piedistallo dove lo aveva posto e ora erano solo buoni amici. Quanto a Brad lui lasciò l’università poco tempo dopo: aveva un chiaro progetto in mente per la sua vita e non aveva intenzione di perdere tempo con l’università. Gli unici con cui si confidò furono proprio Ethan e Gwyn che erano anche gli unici che potevano capire il perché delle sue azioni; loro tre rimasero molto amici negli anni e quando arrivò il momento erano con lui per sostenerlo.

Dieci anni erano passati da quell’assurdo viaggio quando finalmente Brad ritenne che i tempi erano maturi.

“Come sto?” chiese in preda al panico guardandosi allo specchio. Il ragazzino era sparito lasciando posto ad un giovane uomo con un velo di barba e un completo elegante.

“La cravatta è storta vieni qui!” Gwyn si posizionò di fronte a lui sistemandogli il nodo che nella fretta Brad aveva fatto malissimo, anche lei era molto cambiata: adesso portava i capelli di un bel colore ramato richiamato dal suo elegante vestitino color carminio, si sarebbe sposata di lì a poco con un suo collega, adesso lavorava per un giornale d’avanguardia e il suo nome iniziava già ad avere un certo peso, c’era stata qualche tensione perché il suo futuro marito non vedeva molto bene il fatto che passasse la stragrande maggioranza del suo tempo con altri due ragazzi i quali si erano autoproclamati damigelle d’onore non appena avevano sentito del matrimonio, ma anche un ceco si sarebbe reso conto che Gwyn non aveva occhi che per lui e le obiezioni erano cadute.

“Sei uno schianto, cadrà ai tuoi piedi!” Ethan gli diede una pacca sulla spalla incoraggiante. Era diventato un noto attivista per i pari diritti, aveva fatto della sociologia la base per la sua carriera pubblicando infiniti saggi, aveva conseguito un master in politica internazionale e ora aspirava a sedere all’ONU. Ma nulla gli aveva impedito di essere lì con loro quel giorno.

“Pensate che funzionerà?” Brad aveva un tono di voce basso e tormentato, aveva vissuto in funzione di quel momento per tantissimo tempo e non riusciva a capacitarsi che finalmente era arrivato. Tutto il mondo lo avrebbe guardato quella sera e lui finalmente avrebbe potuto fare la sua mossa.

Le telecamere si accesero su uno salone molto affollato, le voci eccitate stavano commentando quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Si stava per sollevare il velo di mistero intorno allo scrittore più discusso degli ultimi anni. La cosa più sorprendentemente del famoso Wizard era che da quando aveva debuttato con il suo primo romanzo, dallo strano titolo di Garden Party, si era sempre rifiutato di apparire in pubblico. I suoi libri avevano fatto scuola: la profondità dei dettagli con cui erano costruiti i suoi personaggi e le sue ambientazioni li faceva sembrare reali, era come se non ci fosse un singolo angolo di questo mondo incredibile che la sua mente aveva partorito che non fosse stato elaborato nei minimi dettagli. Le sue storie avevano ispirato film e serie televisive, erano usciti diversi videogiochi per i generei più disparati: dai semplici giochi di wolrdbuiling ai più movimentati RPG, esisteva persino una piattaforma di gioco interattiva online dove era possibile iscriversi alla Nether Magic e seguire alcuni corsi.

Le voci dicevano addirittura che tutto il materiale fosse scritto personalmente dal misterioso Wizard ma i più scettici dicevano che era impossibile che un’ambientazione così vasta e con un’incalcolabile porzione di merchandising venisse dalle mani di una sola persona. L’argomento faceva notizia, così quando lo scrittore aveva annunciato la sua apparizione pubblica la cosa era montata al punto che diverse reti televisive avrebbero ripreso l’evento in mondo visione.

L’apparizione di Brad fu accolta dal silenzio più totale, era stata montato un velo intorno alla sua poltrona e un riflettore opportunamente posizionato proiettava la sua sagoma a beneficio del pubblico.

“Benvenuti!” esordì la presentatrice entrando a sua volta e prendendo posto nella poltrona libera “Stasera è un momento storico! Se siete tutti pronti è ora d’incontrare il famoso Wizard, fatemi sentire quanto siete ansiosi”

Le urla fecero tremare le pareti la donna alzò le mani ridendo: “Molto bene anche io sono ansiosa quanto voi, quindi senza ulteriore indugio diamo il benvenuto in studio, per a sua prima apparizione dal vivo, al famosissimo scrittore Wizard!” allargò le mani a indicarlo e il velo cadde.

“Chiamami pure Brad!” disse lui sorridendo, la sua agitazione era cresciuta al punto che adesso si sentiva quasi calmo, semplicemente non poteva fare più di quello che aveva fatto, adesso non dipendeva più da lui.

“Piacere!” disse la donna arrossendo, per qualche ragione si era aspettata un uomo avanti con gli anni che aveva passato la vita a fantasticare su quel mondo fantastico di cui aveva scritto; non certo questo giovanotto aitante e attraente.

Brad alzò una mano salutando il pubblico che iniziò ad applaudire urlando.

La donna gli rivolse tutta una serie di domande di circostanza, Brad aveva acconsentito a rispondere a tutto prima dell’intervista la sua unica richiesta si era soffermata sull’ultima domanda che voleva gli ponessero.

“Mi dica, per concludere: dove prende la sua ispirazione?”

Brad sentì il cuore mancargli un battito, era il momento finalmente.

“Ottima domanda” prese un respiro abbassando gli occhi su qualcosa che teneva nascosto in mano “Seguitemi un attimo con l’immaginazione e vi mostrerò come nascono le mie storie. Provate ad immaginare di essere davanti alla confraternita dei Garden Party, l’erba sotto i vostri piedi è grigia e le chiome degli alberi sono di un assurdo color magenta; il terreno finisce bruscamente e un mare di nuvole dorate si estende all’infinito. L’edificio non è mai due volte uguale ma oggi ha deciso di dare il meglio di sé adornandosi di guglie scolpite e torri che non sempre procedono in verticale, il corpo centrale sembra essere composto da più edifici pigiati insieme con finestre dalla forma strana incorniciate de superficie scolpite nei materiali più disparati come se avessero davvero rubato pezzi da altre costruzioni. Da una parte addirittura alcune chiome escono dal soffitto perché anche madre natura voleva partecipare alla realizzazione” il pubblico era come incantato dalle sue parole.

“Ditemi…ha questo aspetto?” alzò la mano mostrando un piccolo apparecchio piato sul quale picchiettò un paio di volte prima di chinarsi a poggiarlo in terra. Un fascio di luce scaturì dallo strano oggettino aprendosi a ventaglio; la luce si schiarì e apparve un’immagine. Ethan e Gwen si scambiarono un sorriso, avrebbero riconosciuto quel panorama ovunque.

“È impossibile!” esclamò la presentatrice.

“Cosa è impossibile mia cara?” le chiese Brad affabile.

“Questo…è proprio come lo stavo immaginando” un coro di assensi si levò dal pubblico e i social furono invasi da miliardi di messaggi esterrefatti.

“Non è impossibile, la Nether Magic esiste in una dimensione intermedia che è teoricamente parlando molto vicina a noi”

“Che cosa sta dicendo?”

“Penso che uno studioso di Psicologia Extrasensoriale direbbe che: essendo tutti voi coinvolti dalla mia descrizione avete facilmente visto con l’occhio dell’immaginazione quello che io vi stavo descrivendo mentre lo vedevo chiaramente sullo schermo del pad; quella è la sede dei Garden Party come appare oggi, deve essere felice di vedervi, si è addobbata a festa”

La presentatrice si esibì in una sciocca risatina e un mormorio incerto si stava già levando dal pubblico: “Non vorrà dirmi che lei è davvero convinto che questo mondo assurdo da lei creato esista davvero?”

Brad strinse i denti, s’immaginava quella reazione ma sentiva che ci era vicino, doveva solo dargli un’ultima spinta così sorrise a sua volta: “Non ho ancora finito con la mia descrizione, fidatevi di me per ancora un secondo e vedrete che non rimarrete delusi” il mormorio cessò e il silenzio si caricò di aspettativa. Brad si alzò in piedi lasciando vagare lo sguardo sul pubblico e facendo attenziona anche a guardare direttamente le telecamere di quando in quando, voleva che tutti si sentissero coinvolti il più possibile.

“Voglio che per un secondo, solo un secondo proviate a credere che sia reale e che la magia esiste, mettetevi nei panni del vostro protagonista preferito, so che tutti lo avete fatto una volta o l’altra, e guardate attraverso i suoi occhi: immaginate isole che fluttuano in un cielo incolore, tutte con una forma diversa; l’aria invasa dagli studenti delle specie più assurde che si affrettano per una qualche lezione, la cupola della facoltà di Multilingue, l’edificio minimal di Speciologia, la forma sferica dell’Occhio della Mente” erano tutti rapiti, alcuno aveva addirittura chiuso gli occhi. C’erano ovviamente alcune facce scettiche ma Brad non ci fece caso. La sua attenzione era stata attirata da un ragazzo in prima fila che ricambiava il suo sguardo intensamente seduto sul bordo della poltrona, Aveva una buffa maglietta con scritto: – La mia lettera per Hogwarts non è arrivata, quindi cerco tutti i giorni di entrare nel mio specchio

Stringeva il bordo della sedia a tal punto che le sue nocche erano sbiancate.

Brad vide il momento esatto, in cui i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa e seppe che ce l’aveva fatta.

Si voltò e sorrise alla nuova arrivata che stava raccogliendo il pad di terra, lo stesso che gli aveva passato di nascosto tanti anni prima, era un modello semplice con cui non potevano comunicare ma era abbastanza potente da accedere al database interspecie ed era stato la fonte di tutte le ricerche di Brad. Senza di quello non sarebbe riuscito a combinare nulla.

“Ember!” esclamò andandole incontro ma lei non ricambiò, almeno non a parole: lo afferrò per la cravatta e stampò le labbra sulle sue. Fu una cosa breve, al punto che Brad non fece in tempo a reagire che lei si stava già tirando indietro.

“Ce ne hai messo di tempo!” esclamò stiracchiando le ali.

Qualcuno urlò fra il pubblico e la presentatrice emise un gemito: “Cos’è quella?” rantolò schiacciata all’indietro sullo schienale.

“Io sono Ember” rispose la nadraxi “Laureata in Speciologia alla Nether Magic e ambasciatrice per il popolo terrestre che finalmente si è deciso a credere alla magia abbastanza per aprire un varco, lasciatevelo dire siete proprio dei capoccioni!”

Brad la strinse a sé, Ethan e Gwen salirono sul palco incapaci di aspettare oltre e si unirono all’abbraccio. Ci sarebbero state molte domande a cui rispondere ma c’era tempo per quelle.

Ormai non potevano più tornare indietro. In pace con sé stesso, per la prima volta in dieci anni, si chiese pigramente se poteva proporsi come ambasciatore terreste in virtù della sua preparazione sul campo.

Yulan gli sorrise e tutto andò a posto.

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