La volpe temeraria

SAFE – Missione 2: Sbagliare è umano, perseverare è diabolico.

Parole: 555

C’era una volta una piccola volpe dalla folta pelliccia arancione. 

La giovane volpe abitava con suo padre in un’accogliente e spaziosa tana, nascosta tra le radici di una grossa e vecchia quercia. 

La volpina era curiosa, sempre pronta a lanciarsi con temerarietà in una nuova avventura.

Più questa sembrava comportare rischi e pericoli, più il giovane animale pareva esserne attratto. 

A nulla sembravano valere le infinite sagge raccomandazioni di suo padre per tenerlo al sicuro. 

Non infastidire i cinghiali.  

Esortava il genitore e la piccola volpe avrebbe fatto esattamente l’esatto contrario, andando dai cinghiali per provare a stringere amicizia con uno di loro, incuriosito dal loro costante grugnire, finendo irrimediabilmente per cacciarsi nei guai. 

Cerca di non offendere mai una puzzola.

Compito non facile per lo schietto esserino. 

Non mangiare quelle bacche.

Ma come avrebbe potuto resistere alla tentazione quando queste sembravano così gonfie, colorate e succulente? 

“La prossima volta dammi retta.” Rimproverò Noah, strofinando il naso umido nella pelliccia del collo del figlio. 

“Scusa papà.” Piagnucolò Stiles, raggomitolandosi in una palla di pelo. “Non mangerò più bacche in vita mia.” 

Suo padre era sempre stato molto paziente con lui, perdonando tutte le sue scorribande o violazioni. 

Aveva un’unica regola su cui era rigidamente intransigente e sulla quale la volpina non aveva mai osato nemmeno pensare di discutere. 

Se vedi un essere umano, scappa. 

Stiles aveva sempre obbedito.

Sapeva di cosa fossero capaci quelle bestie che camminavano su due zampe.

Sua madre era stata uccisa da una di loro in maniera gratuita e crudele. 

Nessun animale del bosco sano di mente si sarebbe avvicinato a un essere umano di sua spontanea iniziativa.

Nemmeno la volpe più audace della foresta. 

Fortunatamente agli umani che abitavano il piccolo villaggio al di là del fiume non piaceva avventurarsi nella foresta, quindi imbattersi in loro era un evento più unico che raro se si escludevano alcuni impavidi cacciatori che di tanto in tanto mietevano qualche vittima nella fauna locale.

Stiles aveva visto un umano in sole due occasioni durante la sua vita e ogni volta era rimasto a debita distanza da questi, nascondendosi o fuggendo prontamente. 

Cosa avrebbe dovuto fare però la giovane volpe ora, quando era impossibilitata a fuggire a causa della zampa intrappolata nella tagliola, con un giovane uomo che si stava inginocchiando dinanzi a lei? 

La volpe si agitò cercando di liberarsi, guaendo per il dolore dei denti appuntiti della trappola nella tenera carne della zampetta esile.

L’istinto gli stava gridando di fuggire il più lontano possibile dall’uomo con le strane folte sopracciglia che lo fissava con i suoi seri occhi verdi. 

“Ferma.” Ordinò l’umano. “Non voglio farti del male.”

Stiles ringhiò, pronto a morderlo se avesse provato ad avvicinarsi ulteriormente. 

Si certo, come no. Pensò ironicamente. E magari mi libererai anche. 

Fu proprio ciò che fece il ragazzo, usando la sua forza per allentare la morsa della trappola così da permettere a Stiles di sgattaiolare via zoppicando. 

La volpe non riusciva a credere di essere stata appena salvata da un umano. 

Forse non tutti gli esseri umani erano malvagi. 

Stiles si chiese se lo avrebbe mai rivisto, decidendo che se mai le loro strade si fossero incrociate di nuovo, la prossima volta non sarebbe fuggito e avrebbe studiato meglio quell’insolito e curioso ragazzo, scoprendo ogni suo segreto. 

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