I’m the writer

Questa storia partecipa al cowt 8, quinta settimana, prompt: “You have no control on who lives who dies who tells your story” (Hamilton, Lin-Manuel Miranda) FIGHT RUBY!

Rubien corse fin sul terrazzo chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo, aveva il fiato grosso e il cuore gli batteva a mille; non aveva la minima idea di quello che avrebbe fatto da quel ‘punto in poi ma aveva la convinzione di essere al sicuro lì.

“Io sono la scrittrice”

“Cosa? La scrittrice di che?”

“Di questa storia”

“Ma di che parli?”

“Di tutto. Tutta la tua lotta per riportare il clan dei Ruby all’antico splendore; di come sei entrato senza timore nel clan degli Onix per proporre un’alleanza contro il clan degli Opal e di come, prima che questa storia iniziasse, desideravi più di ogni altra cosa essere nato nel clan dei Jade”

“Tu come fai a saperlo?”

“Io so’ tutto te l’ho detto, l’ho scritto io. Questa è la mia storia e tu sei il mio protagonista”

“Tu sei matta, non ho intenzione di stare a sentire queste follie”

“Hush”

“Tu non puoi conoscere quel nome!”

“Certo che lo conosco, volevo chiamarti così all’inizio, poi ho cambiato idea”

“Sei folle!”

“E tu sei ripetitivo, credevo saremmo andati più d’accordo, dopotutto tu sei una mia creazione”

“Hai dei seri problemi”

“E perché sei ancora qui?”

A questo non sapeva cosa rispondere, non aveva neanche pensato di andarsene, eppure sarebbe stata la cosa più sensata.

“Senza che ti scervelli te lo dico io: non puoi andartene, non ho scritto il seguito, la storia si ferma quando arrivi su questo terrazzo”

“Questo è troppo” si diresse a grandi passi verso la porta, ma rimase con la mano sulla maniglia. Voleva abbassarla e dimenticarsi di quell’improbabile conversazione invece rimase con la mano sul freddo metallo. Sentiva perfettamente la superfice ruvida, leggermente intaccata dalla ruggine sotto le dita ma queste non rispondevano, così come tutti i suoi muscoli a partire dalla spalla.

Si voltò verso la ragazza ancora seduta dove l’aveva lasciata.

“Cosa mi hai fatto?”

“Non ho fatto niente è questo il problema: sono bloccata, non so come dovrebbe procedere la storia da qui, avevo un’idea generale ma la trama è così cambiata che non sono più sicura di cosa fare”

“Ti rendi conto che non posso credere ad una cosa simile?”

“Certo, immagino di no” sembrò pensarci su “Però potresti far finta, solo finché non sarai uscito da quella porta potresti far finta che sia vero, tanto non è che cambierà qualcosa se non mi sblocco”

Si avvicinò lentamente fino ad essere in piedi al suo fianco, poi finì col sedersi poggiando i gomiti sulle ginocchia.

“Cosa diavolo ci fa qui un divano poi…” non sapeva bene cosa dire.

“Ho pensato saremmo stati più comodi”

-Ovviamente-

“Se dovessi far finta di credere a tutta questa follia immagino che la prima domanda che mi verrebbe da farti è: perché sei qui? Non conosco altri scrittori ma credo che tutto questo sia un po’ strano”

“Già” ci fu una pausa “Vedi il punto di vista della storia è interno, io che scrivo apprendo le cose nello stesso momento in cui le apprendi tu, quindi dal momento che mi sono bloccata ho pensato che avrei potuto chiedere a te cosa ti sarebbe piaciuto fare”

“A me?”

“Ovvio, è tanto la mia storia quanto la tua”

“Io non ho potere decisionale le cose mi succedono e basta”

“Lo so mi dispiace, non ti ho reso la vita facile”

“Immagino che altrimenti sarebbe stata una storia noiosa”

La ragazza lo fissò sorpresa per un secondo prima di scoppiare a ridere fragorosamente: era ben diversa dalle signorine a cui era abituato, sempre contenute e posate. Lei senza il minimo ritegno stava seduta a gambe incrociate su quel prezioso divano con le mani nelle tasche di quella felpa sformata e la testa buttata indietro mentre rideva a pieni polmoni.

“Oh, santo cielo, così mi uccidi” commentò asciugandosi un paio di lacrime che le erano uscite sulle maniche.

“Così diventerebbe un giallo: chi ha ucciso la pazza del mistero” commentò scatenando un nuovo attacco di risa. Ormai accasciata su un bracciolo in preda ai singulti le ci volle un minuto per ricomporsi.

“Non mi vengono bene i gialli purtroppo, ma personalmente li adoro”

“Dimmi che non stai scrivendo una storia tragica”

“Per l’amor del cielo, no! Non sopporto l’angst, sono ferma sostenitrice del lieto fine!”

“Sai cosa non capisco” gli ci volle un attimo per formare la domanda con esattezza “Tu dici che stai scrivendo questa storia, ma chi è che sceglierebbe un mondo simile, dove rischi in continuazione di morire e a quanto pare tutti cercano solo di approfittarsi degli altri?”

Lei gli rivolse uno sguardo indefinito.

“Tu non sai com’è il mondo fuori” si fissarono, poi lei continuò guardando in lontananza “Ho iniziato a scrivere quando ero piccola e tutti non facevano altro che ripetere quanto fossi brava e quanto fosse incredibile quello che facevo, poi crescendo all’improvviso l’unica cosa che importava era che finissi presto il ciclo di studi e trovassi un lavoro. Mi hanno sempre detto di seguire la mia passione e io ci ho creduto, fino in fondo. Adesso che non sono più una ragazzina non fanno altro che dirmi di smetterla di sognare ad occhi aperti, che fin quando era una bambina andava bene ma ora devo mettere la testa a posto. Mi dicono di trovarmi un lavoro e di sistemarmi, ma lavoro non ce n’è e non ho alcuna voglia di accontentarmi di un ragazzo che non mi piace solo per non stare sola. Così inizio un’altra storia, anche se so che probabilmente importerà davvero solo a me, ho passato tutta la vita a scrivere e non riesco a smettere come se nulla fosse”

Il ragazzo lasciò andare di colpo l’aria:

“Wow”

“Già”

Il silenzio regnò sovrano per diversi minuti.

“Niente mostri?”

“Non di quelli con scaglie e coda che puoi sconfiggere con una spada”

“Oh…e come li sconfiggi?”

“Non li sconfiggi, impari a conviverci”

“Sai, credo di preferire questo mondo dopo tutto”

“Bene, per farmi perdonare che ne dici di un po’ di romance? Posso farti incontrare una bella ragazza se vuoi”

Rubien la guardò sorpreso, poi soppesò la cosa.

“Che sia bella non m’importa tanto, posso averla con il senso dell’umorismo?”

“Ecco il mio protagonista, così ti voglio!” la ragazza gli batté una pacca sulla spalla e Rubien si sentì invadere dal compiacimento per averla resa orgogliosa.

“E con i capelli rossi?”

“E roscia sia, avrà la chioma più accesa di una fiamma viva, adesso vai, hai una confraternita di maghi corrotti da sconfiggere!”

Rubien si avviò salutandola e stavolta non ebbe problemi ad aprire la porta del terrazzo. Era confortante sapere che tutti gli ostacoli, tutte le peripezie e tutti i nemici che aveva dovuto affrontare erano guidati da un volere superiore e che qualcuno vegliava su di lui.

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