Ho un’idea migliore

Cow-t 10. M1. Safe.
Parole: 4000.
Prompt: Colpo di Scena.
Fandom: Originale.
TAG: Arranged marriage. Crossdressing.
Il sole splendeva alto su Nowhere, capitale del regno di Void. Le strade iniziavano appena ad animarsi nelle prime ore del mattino. Nonostante le tensioni con i barbari sul confine non erano propriamente in guerra e le persone conducevano per lo più una vita normale, con tutta l’ansia e le preparazioni da farsi in vista dell’inverno. A quelle latitudini la stagione invernale era inclemente e non poteva mancare più di mezzo ciclo lunare alle prime nevi. I magazzini dovevano essere riempiti e il cibo conservatoper quando la neve sarebbe stata alta fino al ginocchio. Ovuque si potevano vedere persone intente a controllare lo stato dei tetti per assicurarsi che reggessero il peso della neve e i mercanti annunciavano a gran voce la vendita di mantelli in lana e coperte imbottite.
A palazzo i preparativi erano più concentrati sull’imminente arrivo del re di Tatrasiel con la sua corte. Il sovrano veniva a offrire la sua primogenita in moglie al principe Vanquish per saldare la loro nuova alleanza. I corridoi erano invasi di paggi e cameriere che trasportavano ogni genere di bene di conforto nell’ala riservata ai loro ospiti, lo stile del palazzo negli ultimi decenni si era fatto via via più sfarzoso. Era normale che ogni sovrano rinnovasse, almeno parzialmente la struttura per adattarla alle mode attuali, il castello era il biglietto da visita di un regno davanti a nobili e regnanti stranieri e la prima impressione si lascia una volta sola.
Così le stanze riservate a re Micah e al suo seguito erano state pulite a fondo e adornate con soprammobili ricercati in oro e argento, le armature lucidate fino a splenderee i letti rifatti con lenzuola di seta finissima ricamata in colori sgarganti.
L’atmosfera generale di fervida attesa però non sembrava aver raggiunto la persona al centro di tutti quei preparativi.
“Sposerai quella ragazza!”
“Continua a sognare!”
La porta degli appartamenti del principe sbattè con violenza mentre il ragazzo marciava a passo spedito verso il letto. Ribaltò le coperte tirando via le lenzuola. Erano riusciti a trovare tutti i rotoli di fune che nascondeva in camera sua ma questo lo avrebbero fermato.
Si diede da fare stracciando la fine stoffa in strisce abbastanza lunghe da raggiungere la base del palazzo ma anche abbastanza spesse da sorreggere il suo peso.
Aveva imparato a fare nodi complessi da alcuni marinai durante una delle sua epiche fughe, e da una signorina molto socievole in un’occasione ben diversa.
Soddisfatto del suo lavoro spalancò la vetrata con in braccio la fune improvvisata, solo per trovarsi sotto gli occhi di cinque guardie disposte sotto la sua finestra.
“Maledizione!”

“Quanto ci ha messo stavolta?” Chiese il re stancamente.
“Dieci minuti, e altri cinque prima di provare il passaggio segreto. Poi ha tentato di sedurre la guardia alla porta e infine lo ha attaccato con scarsi risultati.” Rispose quieto il consigliere.
“La guardia? Non avevo spcificato di mettere solo uomoni a guardia delle sue stanze?”
“Era un uomo mio sire.”
“Per la lana di Imbolc! Dove ho sbagliato con quel ragazzo? Si tratta solo di un dannatissimo matrimonio, non gli ho chiesto di marciare sui nostri nemici!”
“Ho il sospetto che il principe Vanquish preferirebbe una spada ad una moglie.”
“Beh, gli regalerò una spada per le nozze così potrà ammazzarsi se proprio ci tiene, ma non prima del matrimonio. Sono arrivati re Micah e la regina Laurette?”
“Certamente, si stanno sistemando nelle loro stanze, pare abbiano avuto qualche difficoltà con la principessa Charmeine. I nostri futuri sposi sembrano d’accordo almeno su una cosa a quanto pare.”
“I giovani d’oggi sono impossibili, ai miei tempi eri fortunato se ti ritrovavi sposato con una ragazza della tua generazione! Vado a prepararmi, almeno io devo essere presentabile per il banchetto di stasera.”

Nelle sue stanze anche il principe era immerso nei preparativi.
“Sai fratello, è quasi ingiusto che tu stia così bene vestito così!” Disse Hellfire ribaltato sul letto, con la testa che penzolava oltre il bordo, mentre lo osserva sottosopra.
Vanquish gli lanciò un’occhiata attraverso lo specchio: “se vuoi accodarti si può organizzare.”
Hellfire si tirò su con un sorriso sarcastico. “Credimi apprezzo molto l’offerta ma ho idea che Moon potrebbe lasciarmi se mi presento vestito meglio di lei. Sesso debole un corno, ieri mi ha steso solo perchè le ho messo un braccio attorno alle spalle.”
“Potevi avere qualunque ragazza del regno e hai scelto la punta di diamante dell’esercito, te la sei cercata. Ho sentito che nei campi di addestramento la chiamano Bloody Moon ormai.”
“Lo so,” disse Hellfire con aria sognante, “è perfetta.”
Vanquish alzò gli occhi al cielo. Non aveva nulla contro l’amore, anzi, gli sarebbe piaciuto innamorarsi perdutamente. Però a quanto pare ad un principe ereditario non era concesso. No, lui doveva sposarsi con questa principessa di un regno dal nome impronunciabile per sancire un’alleanza, non l’aveva neanche mai vista; ma con i regni barbari che negli ultimi anni si erano fatti più invadenti sui loro confini i due re avevano deciso di allearsi nelle difese.
Perchè ci fosse bisogno di un matrimonio però rimaneva un mistero.
Poco male, dubitava seriamente che la principessa Charmeine avrebbe voluto più vederlo dopo il ricevimento di quella sera. Con un sorriso sadico tirò i lacci che gli pendevano dal corsetto.

“Re Micah, che piacere incontrarvi in questo fausto giorno!” Tuonò re Carnage allargando le braccia. Il salone da ballo del castello era gremito del fior fiore della nobiltaà. La variopinta folla si aprì come una forbice davanti all’incedere dell’ospite regale.
“Carnage! Vecchia quesrcia, non ci vediamo dalla battaglia del fiume Kett, sinceramente credevo stessi ancora scappando.”
“Io me la ricordo diversa quella battaglia, ma non parlione più, acqua sotto i ponti.”
“Lammas risparmiami.” Mugugno una voce in tono non troppo basso.
Carnage si voltò pronto a fare vittime prima di rendersi conto di chi aveva parlato. Ma lo stupore durò poco.
“Non mi direte che quest’adorabile fanciulla è la principessa Charmenie, mia cara, i racconti non vi fanno giustizia.”
La ragazza lo fulminò con uno sguardo così freddo che la temperatura nella stanza si abbassò di diversi gradi.
Carnage si dovette trattenere dall’indietreggiare. Forse avrebbero potuto mandare lei in guerra contro i barbari ripensandoci.
A salvarlo accorse la piccola regina Laurette.
“Temo di aver perso la bellezza della gioventù ma spero sarete altrettanto felice di ospitarmi.” Disse la donnina frapponendosi fra sua figlia e il povero re.
“Laurette, le mie povere ossa saranno polvere prima che gli anni vi raggiungano.” Baciò la mano della regina cercando in tutti i modi d’ignorare un verso strozzato proveniente dalla principessa.
“Ma dov’è mio figlio? Si sta perdendo tutto il divertimento!”
“Il principe Vanquish, il principe Hellfire e il comandante Moon!” Annunciò l’araldo come se non stesse aspettando altro.
Il re si voltò con un sorriso di vero sollievo che gli si raggelò sul volto appena il suo primogenito fece il suo ingresso.
Il principe Vanquish avanzò davanti agli altri due che lo seguivano con uno sguardo a metà fra il divertito e l’inorridito. Vanquish aveva rubato un vestito da chissà dove e ora attraversava il salone a passo di carica con una disinvoltura sui tacchi che faceva invdia a molte dame. Inoltre era quasi disturbante quanto gli donava l’abito. Il colore dominante era sicuramente il verde primavera ma altre tonalità si accostavano a quella principale. Il corsetto, rivestito di seta di un tenue verde acqua, era ornato da ricami delicatissimi in filo giallo pallido. Nastri color giada scendevano coprendo le cuciture fino alla gonna dove erano intrecciati a formare fiocchi ricamati con piccoli brillantini che si presentavano in vari punti della gonna e del corpetto, quando si muoveva catturavano la luce dando all’insieme dei riflessi fugaci. Sulla gonna erano cucite delle meravigliose piume di pavone che s’intrecciavano con i nastri con un effetto a cascata molto dinamico. Qui e lì s’intravedevano frammenti della stoffa verde sottostante; era incredibile come, anche se probabilmente non li avrebbe notati nessuno senza un esame approfondito, ulteriori ricami erano presenti con lo stesso colore. Era un dettaglio aggiunto da qualcuno con l’amore per il cucito; non lo avrebbe notato nessuno, se non la persona ad indossare il vestito. La sottogonna, seppur con molti strati non era ingombrante, un occhio attento aveva valutato l’equilibrio perfetto fra moda e comodità.
L’insieme risultava raffinato ed elegante e il tutto era completato da un’accurata scelta dei gioielli. Pietre verdi, incorniciate da una sottile montatura in oro pallido gli ornavano il collo e le orecchie, senza distogliere l’attenzione dal suo viso, delicatamente truccato per mettere in risalto i suoi occhi chiari. Non potendo fare molto per i suoi capelli corti, aveva in qualche modo rimediato una parrucca gonfia e boccolosa.
Dietro di lui seguivano una perplessa Moon al braccio del suo secondogenito Hellfire, che sembrava nascondere un sorriso dietro la mano.
Nel silenzio più totale Vanquish marciò deciso verso gli ospiti con un sorriso quasi malefico.
“Re Micah, benvenuto nel nostro umile regno, spero il viaggio non sia stato faticoso!” Porse la mano al re che la guardò perplesso prima di stringerla, mentre il principe eseguiva un’aggraziata riverenza.
“Principe Vanquish?” Chiese il sovrano esitante.
“In persona.” Confermò il principe sfidandolo con gli occhi a dire qualcosa.
Micah guardò Carnage.
Carnage gli restituì lo sguardo scoraggiato.
Qualcosa sembrò scattare nella mente del re perchè si rivolse nuovamente a Vanquish con un sorriso smagliante.
“Lasci che le presenti mia figlia! La principessa Charmeine.”
Vanquish posò gli occhi per la prima volta sulla sua futura sposa.
Questo non lo aveva certo previsto, in maniera quasi speculare a lui la principessa Charmeine indossava un farsetto blu scuro con fini ricami sui bordi che si allargavano in dei ghirigori intorno al busto, la camiciola color creama che indossava sotto usciva a sbuffo dalle maniche che le stavano un po’ lunghe arrivando a coprire le piccole mani della ragazza. I pantaloni , che già di per se erano una visione strana indosso ad una ragazza, erano neri lucidi e molto aderenti, lasciando poco all’immaginazione nel modo in cui aderivano alla curve naturali del suo corpo; sparivano in alti stivali con appena un po’ di tacco, neri lucenti con una finitura dorata intorno alla caviglia che richiamava il farsetto. I vestiti non le cadevano proprio benissimo ed erano evidentemente pensati per un uomo. I suoi capelli biondi erano sciolti contrariamente alla moda che voleva i capelli delle dame intreccikati in complicate acconciature; lo sapeva bene Vanquish che aveva quasi perso la sanità mentale nel tentativo di acconciare la sua parrucca in modo che sembrasse più naturale possibile.
Che la ragazza avesse avuto la sua stassa idea? Non che importasse, niente lo avrebbe distratto dal suo piano, se neanche Charmaine voleva quel matrimonio non poteva che essere una buona notizia per lui.
La cena fu una tortura.
I due sovrani sembravano determinati ad attirare tutta l’attenzione distogliendola dai loro figli. Erano così lanciati nella loro interpretazione che continuavano a ordinare altro vino e richiedere canzoni ai musicanti sebbene inizialmente nessuno si arrischiasse a ballare. A metà della serata dopo aver concluso una ballata cantanta ad altavoce come due ubriaconi in una locanda Carnage chiese a Laurette di ballare con lui e Micah trascinò in pista la duchessa di Snowskeep. Pian piano la pista da ballo si riempì mentre i sudditi seguivano i loro sovrani in quella follia.
Soli nel loro tavolo riservato, Vanquish e Charmeine non si rivolsero la parola per tutta la sera. Il loro disappunto era quasi palpabile ed la loro rabbia sembrava condensata al punto che neanche più i coppieri osavano avvicinarsi a loro. Quando finalmente i due sovrani si lanciarono in pista anche Vanquish si alzò deciso a dare del suo peggio, mentre la ragazza sparì nel nulla. La festa andò avanti fino a tarda notte, con il vino che scorreva a fiumi e un numero crescente di nobili ubriachi che seguiva i due re nelle loro esibizioni canore. Ad un certo punto Vanquish disgustato lasciò la sala, tanto nessuno avrebbe notato la sua assenza.
Rientrò nelle sue stanze irrequieto e un po’ nauseato. Tutti erano così ossessionati da quel matrimonio che erano disposti ad ignorare qualunque cosa potesse rovinarlo.
Aveva dato spettacolo di se durante il ricevimento, flirtando con diversi ragazzi e rovesciando un boccale di vino sull’abito della regina Laurette. Eppure, niente, aveva rimediato solo sorrisi bonari e un giovanotto confuso che gli aveva chiesto di vedere le sue caviglie.
Arrivato in camera sua abbandonò la parrucca, sentiva questo matrimonio piovergli addosso a velocità accellerata e si trovò ad iperventilare.
Ancora con il vestito e il trucco brancolò nel passaggio segreto. Forse perchè suo padre pensava di averlo in pugno non trovò guardie ad aspettarlo. Conosceva quei corridoi come il palmo della sua mano e non si sprecò neanche ad accendere le luci. I suoi piedi lo portarono automaticamente nel suo luogo preferito. Un piccolo passaggio quasi invisibile portava ai corridoi antichi della torre est. Era uno dei luoghi meno frequentati da quando la famiglia reale aveva stabilito i suoi alloggi nell’ala opposta, quelle stanze erano in disuso da quando era morta la sua anziana bisnonna e arredate ancora secondo un gusto antinquato.
Nelle stanza vuote non c’era traccia dello stile moderno e degli sfarsi che caratterizzavano il resto del castello, le pareti invece di essere bianche coperte di ghingheri dorati erano di tenui colori pastello, piacevoli alla vista che facevano risaltare la tonalitàscura dei mobili, quasi interamente coperti da veli bianchi per preservarli dalla polvere.
Aveva pensato confusamente di trasferirsi qui in un futuro confuso in cui fosse stato pronto per il matrimonio, in particolare per la vista.
In fondo al corridoio si accedeva ad un piccolo balcone nascosto che dava sul lago. Luci di paesi sulle sponde si riflettevano sull’acqua insieme alle stelle. Perso a guardare il panorama quasi inciampò sulla figura seduta in terra.
Caddero in un groviglio di arti e sottane. Il gomito dello sconosciuto lo colpì nelle costole e si ritrovò schiena a terra ansimante.
“Se ti muovi sei morta!” disse una voce tagliente.
Strizzando gli occhi annebbiati dal dolore si rese conto di essere circondato da una cortina di capelli, era intruppato in una ragazza.
“Ma tu sei un uomo!” Disse ancora la voce sorpresa.
“Principessa?” Rantolò.
“Certo che sono la principessa pervertito, come se non mi stessi seguendo! Cos’è non ti bastano le sottane di palazzo? O pensavi di rapirmi?”
“Non ti stavo seguendo!” Rapidamente il dolore al fianco stava lasciando posto ad una rabbia galoppante!” Perchè diamine dovrei rapirti o seguirti?! Sarei ben felice di non vederti mai più!”
“Principe Vanquish?” Approfittando della sorpresa Vanquish la spinse via e rimasero a fissarsi alla pallida luce della luna.
Vanquish non era proprio arrabiato con lei. Erano entrambe vittime dei loro padri e per amor del vero neanche la ragazza sembrava molto contenta di quelle nozze.
“Ahem, che ci fai qui?”
“ E per qui intendi? Sono fuggita dalla stanza perchè mia madre voleva provarmi il vestito e questo palazzo è un labirinto…stai bene?” Non lo stava guardando, sembrava contrita. Vanquish improvvisamente si rese conto che probabilmente era nella sua stessa situazione.
“Non è nulla.” Disse alzandosi.
Si alzò anche lei e rimasero in silenzio a fissare in lontananza.
“Assurdo eh?” Disse lui per spezzare il silenzio, “i nostri genitori sono incredibili.”
“Se ti riferisci alla messa in scena mio padre va avanti da settimane, persino quando mi sono tagliata d’impulso i capelli non ha fatto una piega.”
“I capelli?” Dopo un attimo di esitazione lei afferrò le lunghe ciocche scompigliate e con una mossa decisa le tirò via, sotto i suoi veri capelli erano molto più corti e irregolari, le crescevano più lunghi sul lato davanti e leggermente asimmetrici a destra.
“Forse usare un coltello non è stata una grande idea.”
“Beh, anche presentarsi vestito da donna ad un ricevimento non ha aiutato.”
“Secondo me e il vestito il problema, dovresti provare lo stile imperiale.” Disse lei incerta.
Vanquish la guardò sorpreso prima di scoppiare a ridere, lei lo seguì e in breve ridevano entrambi in modo quasi isterico. I singulti si fecero violenti e improvvisamente lei prese aria gridando a pieni polmoni: “NON VOGLIO SPOSARMI!” Nel vuoto della notte.
Vanquish prese fiato.
“NEANCHE IO!” Le fece coro. “Eppure mi sembra che non abbiamo scelta.” Aggiunse a voce più bassa. “Ci staranno addosso fino alle nozze.”
“Hai detto bene,” disse lei con un tono pensoso. “Hai mai sentito la laggenda dell’uomo che dopo aver catturato una principessa delle fate le chiese, in cambio della sua libertà, di vivere per sempre?”
“Ahem…no?” Vanquish aggrottò le sopraccglia perplesso dal cambiamento improvviso.
“Lei accettò lo scambio e lo spedì all’inizio del tempo, prima che il mondo esistesse, per farlo vivere ‘sempre’, dall’inizio del tempo alla sua fine!”
“Non ti seguo…”
“Quell’uomo ha avuto esattamente ciò che voleva e tutto il contrario! Come dici tu non ci molleranno un secondo fino alle nozze ma credo di avere un’idea.”

I tre giorni successivi furono al dir poco frenetici. I due principi erano sorvegliati a vista ma salvo un incidente con ippogrifo e mezzo chilo di uova non ci furono altri tentativi di ribellione e a voler essere giusti anche quel piccolo intoppo non era stato propriamente colpa loro ma di un paggio.
Re Micah era convinto che finalmente avessero compreso l’importanza della cerimonia eppure re Carnage non riusciva a stare tranquillo, anni di addestramento militare gli avevano fatto sviluppare un sesto senso per il pericolo e non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che qualcosa stessa per accadere.
Nonostante le sue preoccupazioni la ceriomonia procedette nel migliore dei modi.
La cerimonia si sarebbe tenuta sulle rive del lago come voleva la traizione. Tutti nobili si erano raccolti per assistere mentre la principessa Charmeine avanzava sull’erba verde bellissima nel suo abito candido dalle maniche spioventi, indossava nuovamente la parrucca e un cerchietto dorato le tirava i capelli lontani dal bellissimo volto. Cori antichi accompagnavano il suo incedere in un’armonia senza parole che viaggiava lontano trasportata dall’acqua. Il lago era così calmo da sembrare uno specchio, come se stesse a sua volta trattenendo il respiro davanti alla solennità della cerimonia.
Il principe Vanquis aspettava la sua sposa con il mento in alto e le spalle all’indietro, quando non si metteva abiti di dubbio gusto era facile vedere la somiglianza con suo padre, avevano lo stesso portamento fiero e la postura data dall’addestramento militare. Il druido celebrò il rito nella stessa forma che si era tramandata nei secoli, consacrndo la coppia agli otto dei e invocando la loro protezione e benezione, perché assicurassero tanti eredi e un futuro prospero al regno.
Il prinicpe Hellfire era in lacrime e singhiozzava sulla spalla della bella Moon, che pure avvolta in un vestito celeste dall’aria delicata non aveva rinunciato ad indossare la sua spada, la ragazza batteva leggermente sulla schiena del principe consolandolo, erano una coppia strana eppure era chiaro quanto tenessero l’uno all’altra.
La cerimonia confluì nel banchetto senza intoppi.
I festeggiamenti furono sontuosi e l’area di complicità che si era venuta a creare fra i due sposi metteva di buon umore tutti, come se non fosse un matrimonio combinato ma un’unione voluta dagli dei. La giovane coppia aveva trascorso diverso tempo insieme nei giorni precedenti, ovviamente sotto la sorveglianza discreta di guardie e damigelle, e non era raro vederli parlare concitatamente con le teste vicine a tono basso ma eccitato.
Così pure era accaduto durante il banchetto. Dato il carattere focoso dei due giovani gli ospiti sembravano restii a intromettersi nella loro conversazione e per lo più la coppia reale non si era mossa dal suo tavolo. Degnando di minima attenzione le danze e i discorsi, impegnati in una qualche discussione di chissà che natura.
L’unico piccolo incidente si verificò al momento di ritirarsi nelle camere reali.
Nel regno di Tatrasiel era usanza che le coppie di novelli sposi fossero lasciate in intimità per tre giorni senza interventi esterni. Mentre nel Void si usava accompagnare la coppia nelle stanze, aiutarli nei preparativi e rimanere presenti finchè entrambi non erano sotto le coperte. In seguito poi venivano esposte le lenzuola fuori dal balcone. Era un usanza eredità dei tempi antichi, per lo più abbandonata salvo che nei matrimoni reali.
Quando un imbarazzato ciambellano si era trovato a spiegare la cosa alla principessa Charmeine il giorno precedente aveva ricevuto un montante così deciso da rompergli il naso. La ragazza aveva poi steso una guardia e rubato la sua spada, agitandola contro chiunque le si avvicinasse.
Si era tranquillizzata solo quando Vanquish, aveva affermato con fermezza ch avrebbero acconsentito ad essere accompagnati fino alle loro stanze ma da lì avrebbero seguito la tradizione di Tatrasiel, perchè non avrebbe mai imposto alla sua futura sposa di dimenticare le sue origini e inoltre era disgustoso come aveva sottolineato rivolto al povero ciambellano. L’ala est, anche se in disuso da molto tempo, era stata ripulita e rimessa a nuovo in tempo di record quando la giovane coppia aveva affermato di volercisi stabilire. I due giovani erano spariti nelle loro stanze, opportunamente rifornite del necessario per i giorni d’isolamento e l’atmosfera si era lentamente normalizzata.
Re Micah e la regina Laurette si erano rivelati una compagnia molto piacevole, nonostante le differenze culturali e Carnage aveva tolto tempo ai suoi pressanti impegni per intrattenere i suoi ospiti. Moon aveva sconfitto Hellfire in duello per l’ennesima volta e i soldi delle scommesse avevano girato di mano. Le razie dei barbari si erano fatte più rade con l’avanzare dell’inverno. La stagione fredda avrebbe dato loro il empo di studiare un’efficace linea di difesa. La speranza dei due sovrani era che la loro alleanza, celebrata in pompa magna avrebbe scoraggiato l’invasione e un successivo conflitto.
La mattina del quarto giorno dalle nozze re Carnage si svegliò irrequieto. Nonostante la tranquillità generale non era riuscito a convincersi che tutto fosse come doveva essere. Conosceva quella sensazione dai tempi della sua prima guerra, era come un formicolio dietro la nuca che preannuncia un qualche tipo di sconvolgimento.
A colazione la sensazione si fece più insistente. Avevano preso l’abitudine con re Micah e la regina Laurette di condividere i pasti e uno sconvolto Hellfire li trovò ancora a tavola.
“Sono andati via.”
“Come caro?” Chiese Laurette sorridendo.
“Vanquish e Charmeine se ne sono andati.” Porse un foglio a Carnage che glielo strappò di mano.

Cari padri, cara madre.
Abbiamo seguito il vostro volere e ci siamo uniti in matrimonio.
Detto questo non ci sentivamo pronti per questo passo, ma abbiamo scoperto di condividere il desiderio di vedere il mondo prima di legarci al trono.
Potrà sembrare una fuga infantile ma non è stando chiusi in un palazzo dorato che diventeremo sovrani migliori.
Non provate a seguirci per favore. Staremo bene e cercheremo di mandare notizie ma non torneremo prima di essere pronti.
Vi auguriamo ogni bene.
Vostri Vanquish e Charmeine.

La forchetta di Carnage cadde rumorosamente nel piatto.

Lontano, oltre i monti di Void un veliero veloce solcava lo stretto diretta verso il mare; le vele dei tre alberi spiegate e gonfiate dal vento lo portavano ogni secondo più lontano dal regno di Void. La ciurma era composta da alcuni fedelissimi soldati di Charmeine, che si era rivelata essere a capo di un’intera sezione della marina di Tatrasiel, terrore di tuti i mari. La stessa flotta che aveva portato la pirateria all’estinzione in quel tratto di mare che si estendeva dalla penisola di Void, fino all’Archipelago Rombante, alle lontane scogliere frastagliate del regno di Duknor. Quella nave doveva essere il regalo di nozze per i due giovani sposi e i ragazzi lo avevano preso come un segno, era un veliero magnifico dalla linea aereodinamica e lo scavo levigato che sfrecciava sull’acqua quasi volasse. Era talmente all’avanguardia che era semplice da condurre anche con una ciurma ridotta e nessuna nave della flotta poteva tenergli dietro.
Due giovani sorridenti guardavano l’orizzonti pronti a scoprire cosa ci fosse dall’altra parte. Non avevano una destinazione in mente nè un piano da seguire per la prima volta nella vita, ma questo non sembrava essere un problema.

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