Hail me – Capitolo 1

Missione 2

Prompt: Biffy Clyro – Space

SAFE

Spazio. Ultima frontiera.
Derek fissava le parole sul muro già da diverso tempo. Si era unito alla flotta stellare con le migliori speranze ed entusiasmo. La sua famiglia aveva una lunga storia di ufficiali della flotta stellare.
I suoi antenati erano stati i primi Werewolvian ad entrare nella flotta stellare. La spinta gravitazionale del loro pianeta li rendeva estremamente forti nella gravità terrestre.
Speranze che si erano realizzate in una brillante carriera. Dopo aver completato l’accademia stellare in soli tre anni aveva ricevuto il comando di una nave in cinque. Nei due anni che era stato capitano non aveva mai perso un uomo o fallito una missione.
La U.S.S. Triskele era la nave di punta della flotta stellare. La fama del suo equipaggio si era presto sparsa nella flotta degli alleati.
Non avrebbe potuto essere più soddisfatto.
Se non fosse stato per un unico neo.
Finalmente, in elegante ritardo come sempre intercom si attivò mostrando la faccia del suo diretto superiore.
“Ammiraglio Hale.”
“Capitano Hale.” Rispose Peter con un sorriso beffardo. “Quanta formalità nipote, sembra quasi tu non sia felice di vedermi.”
“Di cosa volevi parlarmi?” Derek lo inchiodò con un classico sguardo a sopracciglia aggrottate che regnava nelle storie di paura dei cadetti.
Ma su Peter ottenne solo di scatenare una risata divertita.
“Molto bene, andiamo subito al punto. Ti è familiare Rix’An?”
“No.”
“Si tratta di un pianeta di classe M in un settore non lontano dal tuo. Era stata mandata una spedizione per esplorare alcune rovine ma abbiamo perso I contatti da dodici ore. La tua nave ha la fortuna di essere la più vicina. Inoltre penso tu conosca l’ufficiale coinvolto.”
“Stilinsky.” Derek poteva già sentire un principio di mal di testa martellargli dietro gli occhi.
“Ah bene. Ti ricordi di lui. Se non hai altre domande ti lascio nipote. Scommetto che non vedi l’ora di dedicarti al tuo nuovo incarico.”
La comunicazione si chiuse ma Derek continuò a fissare torvamente lo schermo per diversi minuti.
Stilisky.
Non lo vedeva da quando era riuscito a cadere in mare durante la conferenza di pace su Romulus. O prima di allora da quando era stato preso in ostaggio da una razza appena incontrata perché aveva inavvertitamente chiesto al principe di sposarlo e non poteva di tirarsi indietro.
Sulla carta era un ottimo ufficiale. Con più lauree e specializzazioni di quante Derek ne sapesse pronunciare e parlava fluentemente diverse lingue pur non avendo una specializzazione linguistica.
Ma era maldestro. Derek non avrebbe saputo trovare una parola migliore.
Poi, da quando suo zio aveva scoperto della sua irritazione nei confronti del giovane ufficiale, casualmente era sempre Derek a tirarlo fuori d’impaccio.
Come quella volta sulla stazione alpha.

“Posso spiegare.” Disse Stiles da dentro la cella.
“Sono tutto orecchi.” Disse Derek infuriato. Dopo un turno di sedici ore era stato svegliato perché l’ufficiale scientifico, al momento sotto la sua protezione, era stato arrestato dopo una rissa interraziale con un gruppo di Cardassiani arrivando quasi a scatenare un incidente internazionale.
“È un po’ questo il punto, stavano facendo dei commenti sulle tue orecchie.” Disse Stiles mentre Isaac e Scott, che si erano entusiasticamente uniti alla lotta ed condividevano la cella con Stiles, soffocavano delle risatine.
“Quindi li hai colpiti?”
“Beh no. Ma poi hanno detto che la confederazione è un circo ambulante e siamo tutti dei clown.” Stiles si allargò il colletto cercando di evitare il suo sguardo.
Derek vide Erika scuotere la testa dalla cella in cui era rinchiusa con Allison.
“E allora li hai colpiti?”
“Non proprio, era solo un battuta, dobbiamo essere diplomatici.”
“Stiles.” Disse lui passando ai nomi propri. “Perché li hai colpiti? Rispondi, è un ordine!”
“Hanno detto che Roscoe sembra un catorcio! Mai ho incontrato un tale quantità di ignoranza e irrispettositá per un miracolo dell’ingegneria!”
Derek prese un secondo per elaborare una risposta.
“Fammi ben capire. Hai attaccato da solo e disarmato, un gruppo di Cardassiani ubriachi perché hanno insultato quell’ibrido di astronave che di miracoloso ha solo che non è esplosa?”
“Allora…”
“Abbassate il campo di forza!” Abaió Derek alla guardia.
“Alzate il campo di forza! Alzate il campo di forza!” Urlò Stiles nascondendosi dietro Boyd che aveva assistito allo scambio con aria rassegnata.

O quella volta su Kratos 2
“Credevo fosse un femmina!” Urlò Stiles cercando di sovrastare il rumore dei phaser.
“Sono una specie asessuata, non ci sono femmine!” Gli rispose Derek nascosto dietro un masso un po’ più in là.
“Oh, ecco perché c’è un solo tipo di bagni.” Disse Stiles pensieroso.
“Se usciamo vivi di qui ti ucciderò personalmente!”
“Non capisco perché si arrabiano tanto, se sono assesessuati dovrebbero apprezzare sia i maschi che le femmine?” Chiese Scott da un po’ più in là.
“Non gli piacciono né i maschi né le femmine, non si accoppiano!” Urlò Isaac da un punto indeterminato.
“Ci credo che sono così nervosi.” Commentó Stiles imbronciato.

Il nome di Stiles era sinonimo di guai in breve. O se non altro il suo soprannome lo era. Derek aveva visto il vero nome di Stiles scritto e aveva istantaneamente deciso che non si sarebbe mai umiliato cercando di pronunciarlo.
Forse il vero motivo della sua avversione era che nonostante tutte le contusioni, le incomprensioni diplomatiche, le missioni di soccorso e quell’incidente cancellato dagli archivi con il cactus e il calamaro, Derek non riusciva a odiare Stiles. Al contrario, certe parti di lui lo apprezzavano anche troppo.
Derek ne era dolorosamente consapevole. Lo sapeva lui, lo sapeva Peter e lo sapeva anche buona parte del suo equipaggio.
Sfortunatamente lo sapeva anche Stiles, il quale in più di un’occasione si era dilettato a tormentare in pubblico. Derek non si capacitava di quante volte la sua controparte riuscisse ad usare la parola penetrazione in un discorso diplomatico.
Derek era abbastanza convinto le sue attenzioni non fossero ricambiate ed era abbastanza maturo da accettare un rifiuto con classe. Ma le prese in giro no.
“Guardiamarina Lahey traccia una nuova rotta per il sistema di Rix’An. Abbiamo dei nuovi ordini.” isaac inarcò le sopracciglia ma non commentò
Derek prese posto sulla poltrona del capitano e attivò l’interfono. “Aggiornamento. Ci stiamo dirigendo verso il sistema di Rix’An per una missione di soccorso. Una missione di ricognizione stava conducendo delle ricerche sul quarto pianeta del sistema quando si sono persi i contatti con i gruppo. La nostra missione è di trovarli e assicuraci che non siano in pericolo. Dal momento che siamo ai confini di una zona inesplorata l’allarme sarà posto su arancione, Capitano Hale chiudo.”
“Quiiiindi,” disse Erika lentamente dalla sua posizione vicino al sistema di armamento. “Conosciamo qualcuno della squadra di ricerca?”
“Non saprei,” disse Isaac senza voltarsi. “Se non sbaglio l’ufficiale McCall era dalle parti di quel sistema con la sua squadra.”
“La sua squadra eh?” DIsse Boyd dalla postazione sonar.
“SI Pare stessero esplorando un pianeta con delle antiche rovine.” Continuò Isaac vago.
“Sembri molto informat sugli spostamenti dell’ufficiale McCall, guardiamarina Lahey.” Disse Derek senza pietà. Isaac si zittì ma Derek notò il suo collo e le sue orecchie arrossire alle luci neon della plancia. Con un mezzo sorriso riportò la sua attenzione allo schermo principale.
La cosa che sembrava sfuggire a tutti era che non aveva un problema persona co Stiles. lo rispettava in un cero senso. Era un giovane brillante, e anche simpatico dopo qualche bicchiere di whisky. Ma sembrava incapace di stare fuori dai guai. Non necessariamente per fattori esterni, ma perché in moltissime occasioni si era messo nei guai perché era incapace di assistere ad u’ingiustizia senza partire al salvataggio. Era un maledettissimo ufficiale scientifico, perché non era in grado di lasciare personale specializzato a occuparsi di situazioni pericolose? Come quando si era tuffato di testa in una sostanza che sembrava acqua per salvare un piccolo Bejoriano. Non era acqua ma una sostanza ad alta densità. derek si era lussato una spalla per tirarli in salvo prima che la sostanza viscosa li soffocasse e Stiles aveva passato una settimana in comma attaccato ad un respiratore.
Derek cercò di riscuotersi, era sicuro che stesse bene.
Si rifiutava di pesare a qualunque altra possibile alternativa.
In ogni caso quando Rix’An finalmente apparve sullo schermo tirò un sospiro di sollievo.
“Segni della Roscoe?”
“Rilevo tecnologia della flotta stellare nell’emisfero nord capitano.” Disse Erika. “La nave sembra intatta e non ci sono segni di combattimento. Ma non c’è nessuno a bordo.”
“Scendiamo con una squadra. Reyes con me, Lahey comunica al tenente Whittermore di incontrarci alla sala teletrasporto.”
La fredda aria del pianeta li artigliò appena i raggi del teletrasporto si dissolsero. Le loro uniformi erano studiate per accomodarsi anche in climi ostili ma comunque il vento era leggermente impietoso per i gusti di Derek. Una breve ricognizione confermò la lettura degli scanner della nave. Nessuno della piccola squadra di ricerca era presente bordo.
I loro traicorder segnalavano un’istallazione di qualche tipo a poca distanza, doveva trattarsi delle rovine in questione.
Cautamente si approcciarono al complesso osservando le strutture dal riparo degli alberi.
Curiosamente quando aveva letto ‘rovine’ nel rapporto Derek aveva immaginato dei vecchi sassi corrosi dagli agenti atmosferici. Forse qualche murale iscritto.
DI sicuro non si aspettava l’imponente struttura che si estendeva per diverse decine di metri quadrati. Alti pilastri circondavano una struttura centrale. Un maestoso ingresso senza porte di alcun tipo si apriva sul davanti come un’immensa bocca.
“Il mio scanner non riesce a penetrare la roccia, è molto strano.” Commentò Erika. “Non aspetto che neanche Stilisky sia così stupido da entrare in quel posto.”
“L’ufficiale Stilisky.” Lo corresse brusco Derek. On intendeva essere così rigido ma quel posto non gli piaceva neanche un po’ e trovava improbabile che quattro membri altamente specializzati della flotta stellare fossero spariti nel nulla.
“Rilevo qualcosa più a nord.” Disse Erika dopo qualche minuto. “O meglio, non rilevo nulla. pare ci sia una zona oscurata, i nostri scan non riescono a penetrarla.”
“Questo spiegherebbe perché non riusiamo a rilevare la squadra.” Commentò Jackson. La verità che tutti si rifiutavano di menzionare era che non rilevavano segni di vita perché non c’erano segni di vita ma Derek si rifiutava di anche solo considerare l’ipotesi.
“Triskele mi ricevete?”
“Affermativo capitano. Rispose la voce di Isaac istantaneamente.
“Abbiamo rilevato una zona impenetrabile alla nostra strumentazione. La nostra valutazione è che qualunque cosa si ci sia in quell’area mascheri la presenza della squadra che siamo venuti a soccorrere. Ci addentreremo nella zona in questione. Se non ricevete nostri segnali entro un’ora i vostri ordini sono di mandare una squadra a stabilire una postazione sulla superficie e fare rapporto alla flotta sellare. Hale chiudo.”
Fece un cenno alla sua squadra e senza una parola s’incamminarono.
Tutti e tre avevano gli scanner aperti per identificare la zona occultata ma come venne fuori no c’era bisogno della strumentazione per identificare i confini. Passato un crinale l’aria si fece come più densa. Una nube quasi viscosa si agitava pigramente sopra quello che sembrava un avvallamento. Una fitta foresta di strani alberi quasi pietrificati con strani rami simili a spine si parava davanti a loro. Derek inviò un breve messaggio alla nave per confermare che avevano identificato la loro destinazione e iniziarono a farsi strada nella foresta.
Grazie al cielo la nebbia sembrava non toccare il terreno ma iniziare a qualche metro dal suolo. Il bosco aveva una conformazione inusuale, Gli alberi si alternavano a zone rade ingombre di massi come una pietraia. Gli alberi stessi non sembravano propriamente in legno ma fatti di un qualche minerale. I loro scanner erano completamente inutili e una breve prova aveva dimostrato he se anche le armi funzionavano ancora erano come indebolite. Probabilmente i phaser alla massima potenza avrebbero al massimo potuto stordire.
“Le armi rimangono comunque la nostra ultima opzione.” Disse Derek studiando le facce dei suoi compagni. Anche se la nube non li toccava comunque l’aria era molto pesante. I Werewolvian, temprati dall’ambiente ostile del loro pianeta avevano una resistenza maggiore ma anche lui sentiva di avere il fiato un po’ corto.
Ad allertarli fu un basso ronzio. Pian piano iniziarono a distinguere la sagoma scheletrica di di un albero enorme. I suoi rami si estendevano nella nebbia e il tronco sembrava circondato da quelle che parevano lucciole ma era difficile a dirsi da quella distanza. Le luci baluginanti creavano strani effetti nella nebbia.
Le persone che cercavano erano ai piedi dell’albero. Scott, Malia, Allison e Lydia sembravano integri anche se per qualche motivo non si muovevano. Gli occhi di Derek cercarono ovunque ma Stiles non si vedeva da nessuna parte.
Sta bene si disse aspramente zittendo la vocina nella sua testa.
Jackson ed Erika lo guardavano in attesa di ordini ma diede segnale di attendere. Non si vedevano percoli ma non significava necessariamente che fossero soli. Però dopo diversi minuti la situazione era invariata e l’unico movimento era quello delle luci nella nebbia; così Derek fece segno di avanzare cautamente. Doveva trovare Stiles e gli unici che potevano sapere qualcosa erano i suoi compagni. Il suo sesto senso era in tensione. Non era normale il modo in cui i membri dispersi erano immobili fissando dritto di fronte a se.
A pochi metri da loro Jackson mise un piede sopra una roccia che si spostò facendogli perdere l’equilibro per un secondo. Non cadde ma la roccia rotolò via e il rumore rimbalzò in modo quasi innaturale nel silenzio che li circondava.
I loro quattro compagni si voltarono all’unisono parlando.
“Capitano Hale della flotta stellare.” LO apostrofarono. “Capitano della flotta stellare.”
Derek rimase fulminato sul posto cercando di mantenere un’espressione neutrale.
“Con chi parlo?” Disse guardando a turno i suoi interlocutori. IL modo in cui si muovevano era davvero innaturale e improvvisamente si rese conto che respiravano all’unisono.
“Noi, siamo il Nemethon.” DIssero i loro interlocutori. “I vostri emissari sono stati fonte di molte informazioni. Sappiamo della vostra missione ma non abbiamo interesse per qualunque cosa lasci il suolo.”
Improvvisamente Derek fece una connessione importante. Era come se il mucchio disordinato di puntini fosse diventato una figura.
“Tu sei l’albero.”
“Noi,” lo rimbeccò il coro di voci, “noi siamo il Nemethon, le nostre radici attraversano il pianeta. Non esiste un solo albero ma solo la rete formata da tutti noi.
“Le mie scuse.” Disse Derek maledicendosi. Come rovinare un primo contatto, di Derek Hale.”No intendevo arrecarvi offesa. Se lo spazio non riveste importanza per voi la federazione è pronta a prendere questo pianeta sotto la sua protezione dichiarandolo zona off limits. Non avrete altri visitatori se non li desiderate.” Il cervello del Werevolvian girava sue due linee, una che cercava di seguire la conversazione mentre l’altro girava intorno al nome di Stiles pensando a come chiedere di lui. se i loro riluttanti ospiti non erano al corrente della sua presenza non voleva metterlo in pericolo. allo stesso tempo però avendo già catturato glia altri membri della squadra era la loro unica possibilità.
Ma le sue preoccupazioni erano inutili.
“Di questo si potrà parlare poi. In questo momento non è da a alieni invasori che vogliamo protezione. Quello di voi chiamato Stiles ha promesso di liberarci dall bestia in cambio dei suoi compagni. Ma l’oscurità è passata e la bestia ancora infesta il nostro terreno. Se non potrete liberarcene non abbiamo alcun interesse a un’ulteriore contatto.” Il cuore di Derek aveva mancato un battito al nome di STiles. Era vivo. se non altro era un inizio.
“Capisco le vostre motivazioni, ma avremo bisogno di altre informazioni.” Non gli piaceva l’idea delll’ufficiale scientifico da solo con un essere che i locali chiamavano bestia.
“Non sappiamo molto di questo essere se non che da quando è giunto ha portato un malessere che avvelena il terreno e ci danneggia. Abbiamo desiderio venga allontanato. Lo troverete più a nord. “ Il silenzio si prolungò fino a che divenne ovvio che loro non avevano altro da aggiungere.
Con un ultimo sguardo ai loro compagni Derek si voltò in direzione nord. Se non altro la squadra sembrava incolume anche se non potevano conoscere eventuali effetti collaterali di quello strano controllo che l’albero aveva su di loro.
Stiles era un altro discorso.
Se lo avesse trovato vivo lo avrebbe ucciso con le sue mani.
Era andato DA SOLO ad affrontare un essere che i locali chiamavano bestia.
“Azoto.” Disse improvvisamente Erika. “L’atmosfera è in diossido di azoto. Abbiamo problemi a respirare e l’aria è così fredda perché l’ossigeno presente è quello prodotto di scarto da questi alberi.”
“Ora che abbiamo avuto questa illuminante lezione di scienza cosa abbiamo risolto Reyes.” Disse secco Jackson. Faceva il duro ma a Derek non era sfuggito il modo in cui aveva guardato Lydia ipnotizzata.
“Taci Wittermore, Erika stai dicendo che questa bestia potrebbe essere un organismo a base di Azoto e non di carbonio.”
“È quasi certo Capitano.” Questo forse poteva essere utile. Sentiva in lontananza il rumore dell’acqua e un piano iniziava a formarsi nella sua testa.
Giusto in tempo prima che una macchia scura non meglio identificata. Balzasse fuori dagli alberi e assaltasse Erika.
Sfortunatamente per la bestia non aveva mai incontrato una Klingon. Sollevò Erika in aria ma la ragazza, avendo perso il phaser nell’impatto si aggrappò ai lati della testa del suo aggressore e senza la minima esitazione gli diede una capocciata con tutte le sue forze.
L’animale, o quello che era, la lasciò andare stordito dall’impatto con le creste frontali.
Jackson sparò un paio di colpi di phaser ma la bestia sembrò sentirli appena. Si voltò verso Jackson che vista la mala parata si buttò dietro un masso evitando la carica.
Derek, quando era avvenuto il primo scontro si era buttato in avanti rotolando. Ora osservava Jackson schivare la bestia e non riusciva a trovare un modo per descriverla. Era coperta da un fitto pelo scuro,e orecchie erano appuntite e il muso era zannuto e dalla forma allungata. Era alto sicuramente più di due metri ma si muoveva principalmente a quattro zampe. Occasionalmente si alzava su due per colpire.
“Jackson! Erika!” Urlò. “Andate verso il fiume!” No poteva essere tanto lontano. Il rumore era quasi assordante.
Attirato dalle sue grida la bestia si voltò verso di lui e fece per caricarlo. Fortunatamente Erika aveva recuperato il phaser e colpendolo insieme a Jackson finalmente riuscirono a farlo tentennare.
Approfittando della distrazione balzarono tutti e tre in direzione del fiume.
Il corso d’acqua apparve presto davanti ai loro occhi, dovevano trovare una strategia in fretta perché il mostro già lo stava recuperando.
Le parole sulla composizione chimica del pianeta gli rimabalzavano, aveva vaghi ricordi relativi all’accademia e forse era un po’ un azzardo.
“Nascondetevi e se il mio piano va male voglio che torniate indietro e facciate rapporto alla nave. Se fallisco avremo bisogno di rinforzi per salvare la squadra.”
I due esitarono ma poi Erika diede una gomitata a Jackson e si nascosero.
Derek al contrario si diresse verso una sporgenza che dava sul fiume.
Era una pessima idea.
Stiles avrebbe riso di lui.
Non desiderava altro che trovarlo e farsi prendere in giro.
Fa che sia vivo pregò allo strano cielo nebbioso.
La bestia arrivò sullo spiazzo e Derek spianò il phaser iniziando a sparare per attirare la sua attenzione.
Non gli fece nulla ma i colpi ottennero l’effetto desiderato.
Allargò le gambe e si preparò a ricevere il suo ospite.
“Mai incontrato un Werevolvian vero?” Gli arrivò addosso a tutta velocità e Derek su abbassò circondandogli la vita con le braccia. Il colpo rischiò di fargli perdere l’equilibrio, ma Rix’An come la terra aveva una gravità minore del suo pianeta d’origine e resse il colpo. Chiuse la sua morsa e tendendo ogni singolo muscolo lo sollevò ribaltandolo grazie alla forza di spinta della creatura.
Con verso inarticolato il mostro compì una arco in aria volando sopra Derek dritto dentro il fiume.
“Ora lo hai incontrato.” Gli disse Derek spietato mentre i principi base della chimica iniziavano ad agire.
Se i versi che aveva emesso fino a quel momento erano sembrati animaleschi, nulla avevano a che spartire con le urla strazianti che emise mentre l’acqua gli scioglieva la pelle.
L’odore era nauseabondo e Derek disgustato si allontanò dallo spettacolo raccapricciante.
“Tornate alla radura.” Ordinò imperioso ai suoi ufficiali che erano usciti allo scoperto e guardavano inorriditi dietro di lui. “Recuperate la squadra e portateli in infermeria. Non possiamo sapere le loro condizioni quindi la velocità è essenziale. Io procederò alla ricerca di Stiles.”
“Capitano…” Provò a dire Erika.
“Non voglio sentire obiezioni, è un ordine Reyes!” Non voleva essere così brusco, ma doveva trovare Stiles prima di subito. Voltate le spalle ai suoi compagni si guardò intorno.
Stiles si era sicuramente passato di lì. SI guardò intorno ma il paesaggio inospitale non offriva indizi. Finché con un ultimo gorgoglio strozzato finalmente la bestia tacque e Derek realizzò una cosa.
Stiles non aveva la forza di un Werewolvian, a se Derek era riuscito a identificare la debolezza della bestia sicuro Stiles ci era arrivato a sua volta.
D
Poco più in là c’era un guado. Stiles doveva aver attraversato il fiume per mettersi in salvo. Derek ne era sicuro.
Attraversata l’acqua si spremette le meningi. Quale poteva essere la mossa successiva di Stiles? Intorno a lui c’erano altri alberi e cespugli bassi dove il terreno s’inerpicava verso l’alto. Per via della nebbia era difficile dire se si trattasse di una vera e propria montagna o solo di un pendio.
La nebbia!
Stiles aveva sicuramente cercato di passare la nebbia per provare a mandare una richiesta di soccorso!
Inciampando e correndo come poteva Derek iniziò la scalata. La luce stava scendendo e l’aria si faceva più fredda. Aveva letto nel rapporto che i giorni su Rix’An erano terribilmente lunghi, almeno una settimana terrestre ma le notti duravano altrettanto e la temperatura scendeva vertiginosamente.
Doveva affrettarsi.
Solo u altro masso si diceva per tirarsi avanti e non rallentare. I muscoli gli dolevano e salendo l’aria si faceva ancora più densa. Non poteva essere una cosa buona.
“Stiles dove sei?” Disse a mezza bocca e come per miracolo la sorte lo sentì. C’era del sangue davanti a lui, proprio vicino all’imboccatura di una grotta.
Con il cuore in gola e il phaser spianato Derek si affacciò all’interno cercando di mantenere la calma.
Quasi urlò quando l figura accasciata di Stiles apparve davanti ai suoi occhi.
“Stiles!” Urlò balzando in avanti.
Il ragazzo era inerte ma il suo cuore batteva ancora. Aveva l’uniforme incrostata di sangue intorno ad un impacco sul costato. Derek aveva quasi paura di alzarlo e controllare.
“Derek,” disse una debole voce che quasi lo fece sobbalzare.”
“Stiles!” Disse afferrando le pallide dita che si erano protese verso di lui.
“Sto sognando? Ti pensavo poco fa sai? Mi chiedevo se anche questa volta avrebbero mandato te a salvarmi. MI dispiace che sia stato tu a trovare il mio corpo. Proprio ora che avevo finalmente deciso di dirti quello che provo.”
“Stiles stai vaneggiando, sono davvero qui, non sei morto.”
Stiles lo guardò per un lungo momento prima di rispondere.
“Non so se voglio crederti, ma in tal caso dimentica quello che ho detto.”
Derek si lasciò sfuggire un ghigno.
“Non dimentico nulla, lasciati salvare e poi ne parleremo approfonditamente.” Il suo pollice stava compiendo piccoli cerchi sulla pelle fredda di Stiles e se non altro la velata allusione riportò un po’ di colore sulle guance del ragazzo.
“Adesso lasciami vedere cosa ti sei fatto.” Disse spostando delicatamente l’impacco.
Il sorriso gli morì sulle labbra.
“Cosa c’è Capitano Hale, sembra quasi preoccupato per me.”
“Non dica stupidaggini Comandante Stilisyky. Semplicemente dovrò compilare un mucchio di rapporti se muori.” Rispose Derek cercando di pensare in fretta a cosa fare.
“Oh no, non potrei mai permettere che un bl didietro come il tuo si appiattisca dietro una scrivania. Per il bene delle natiche vivrò”
“Stai delirando.” Disse Derek. La ferita non aveva un bell’aspetto. NOn sanguinava ma la presenza di macchie violacee sotto la pelle mal-rimarginata sembrava indicare sacche di sangue pisto. Stiles rischiava una spaventosa infezione.
Le opzioni di DErek erano limitate. Poteva cercare di riportare Stiles sulla nave sperando che non si creassero ulteriori problemi e che la ferita non fosse già infetta. O poteva cercare di drenare il sangue per pulire la ferita, ma co il rischio che STiles perdesse troppo sangue. La carnagione del ragazzo era più pallida del solito e la sua pressione terribilmente bassa.
“Hale.”
“Zitto lasciami pensare.” Ma il suo cervello stava girano in cerchio. Era addestrato per questo. Prendere decisioni sotto pressione era alla base della valutazione psicologica dei capitani.
“Hale.”
“Ho detto silenzio!”
“Derek.”
Derek si girò di scatto al suo nome. Non lo aveva mai sentito chiamare da quella voce. Stiles gli stava sorridendo. Il suo sguardo era lucido e i suoi occhi scuri privi di insicurezza.
“Devi drenare il sangue o rischio che il sangue pisto rientri in circolo.”
“La tua pressione…”
“Derek.” Stiles in qualche mod trovò la forza di portare una mano sulla sua guancia. “Andrà bene.”
Derek si aggrappò alla sua mano come se fosse un’ancora.
“Se perdi altro sangue potresti…”
“Va bene Derek. Ho davvero pensato sarei morto in questo buco da solo e nessuno avrebbe salvato gli altri. Ma ancora una volta sei arrivato a salvarci. Io non…” si fermò un secondo grugnendo per una fitta. “io non…” riprese ansimando, “…credevo che ti avrei rivisto ancora una volta.”
“Stiles.” Derek stava piangendo. Non ricordava neanche l’ultima volta ch gli era successo.
“Va bene così. Avanti.”
Derek s morse il labbro, forte. Mentre si scrollava di dosso tutto. Si asciugò in retta gli occhi, fissando la ferita come se potesse farla sparire con l forza di volontà.
Doveva applicare solo una piccola incisione sulle sacche e comprimere fino a drenare il sangue con un panno. Era sicuramente una pessima idea. Deaton, il loro ufficiale medico, avrebbe avuto la sua testa per questa operazione improvvisata. Ma nella sua confusione sapeva solo che doveva agire in qualche modo. prese la lama sterilizzata avvicinandola alla pelle di Stiles cercando d’ignorare il gemito soffocato che seguì la prima incisione. Lentamente, il panno s’inzuppò di sangue scuro e dall’odore nauseante mentre il il colore sul viso di stiles defluiva.
Quando finalmente cauterizzò l’ultimo taglio derek lasciò andare il respiro che tratteneva da chissà quanto tempo.
E solo allora si rese conto che non sentiva gemiti o altri suoni da Stiles. da diversi minuti. Con un brivido di terrore alzò gli occhi ma non c’erano i familiari occhi nocciola a incontrare i suoi. Stiles aveva perso i sensi. Con un brivido di terrore la sua mano scattò a smentire le pulsazioni e dopo qualche attimo di terrore sentì le deboli pulsazioni.
Doveva riuscire a portare Stiles a bordo. Ma non poteva riattraversare la cava. La sua unica strada era verso l’alto. Se riusciva ad arrivare abbastanza in altro poteva superare la nube che bloccava le comunicazioni. Ma non poteva lasciare Stiles lì. Non lo avrebbe abbandonato di nuovo.
Delicatamente coprì la ferita di Stiles come poteva sollevando poi il giovane. Stiles era un peso morto contro di lui e la temperatura inclemente non fece che peggiorare salendo. Derek fissava il terreno con determinazione concentrandosi solo sul prossimo passo. si rifiutava di di pensare a nulla. I muscoli doloranti, il gelo, la possibilità che ogni respiro di Stiles potesse essere l’ultimo.
Doveva solo fare un altro passo nella nebbia irridiscente. Con le sagome minacciose di massi spigolosi che apparivano e sparivano ad ogni folata.
Il rumore del comunicatore arrivò così improvviso che quasi lo fece inciampare.
“Capitano mi ricevete?”
“Isaac?” Urlò gettando alle ortiche qualunque parvenza di protocollo. “Ti ricevo, puoi agganciare il mio comunicatore? Portaci su, due persone!”
“Roger Capitano, non vi muovete.”
I contorni del panorama inospitale si fecero indistinti fino a sparire e Derek si sentiva tranquillo nell dire che non gli sarebbe mancato.
“Allertate l’infermeria. Subito!” Quasi gridò prima ancora di finire di rimaterializzarsi.
Quando poggiò Stiles sul lettino si rese finalmente conto di quanto il colorito fosse peggiorato, assumendo quasi una sfumatura bluastra. Il personale medico lo spinse su un altro letto cercando di prendere traccia dei suoi segni vitali.
“Principio di assiderazione.” Disse un’infermiera; in effetti non sentiva le dita dei piedi da un po’ di tempo.
“Prendete un respiratore i livelli di ossigeno nel sangue sono bassi.” Esagerati, gli girava appena la testa.
Perché si affollavano tutti intorno a lui
Dovevano pensare a Stiles. Non riusciva a metterlo a fuoco ma gli sembrava ci fossero solo un paio di persone vicine al suo letto.
“Stiles…” Cercó di dire ad un’infermiera ma questa lo spinse giù. Come faceva a essere così forte. Lui era un Werewolvian.
I margini del suo campo visivo si fecero indistinti. Sentiva che gli stavano parlando ma le parole erano ovattate. Perché faceva così freddo? Che ci fosse un problema al supporto vitale? Lui era il capitano, si doveva muovere. Eppure il suo corpo era così pesante.
Poi tutti si fece buio.

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