Di glorie e di onori

SAFE- Missione 5: Unità Aristoteliche

Parole: 1100

 

Il villain non sapeva che pesci prendere. L’eroe si era svegliato da diversi giorni e finalmente quella mattina gli avrebbe tolot le ultime fasciature.

Guardandosi allo specchio si chiese come si era messo in quella situazione. I ricordi vagarono a quel fatico giorno di un mese prima.

Doveva esser eil loro scontro finale. Quello in cui finalmente l’eroe lo avrebbe sconfitto conquistando la gloria e un posto nella storia.

E invece era finito con lui che strisciando si era trascinato verso il corpo del suo rivale che perdeva sangue copiosamente dall brutta ferita che gli aveva appena inferto.

Non aveva senso.

Doveva essere lui a compiere i suoi ultimi respiri in una pozza di sangue.

E perché aveva abbassato la sua spada proprio all’ultimo.

“Tu dovevi fermarmi!” Gli aveva urlato con voce rotta, pur sapendo che non poteva sentirlo.

Niente aveva senso.

Neanche che la sera si era trovato a compiere un rituale proibito per salvargli la vita. Dopotutto lui era il villain. Nessuno si aspsttava giocasse secondo le regole.

E così erano passati i giorni mentre il corpo del suo rivale si rigenerava grazie alla sua magia mentre la sua anima sopravviveva in una specie di limbo da cui poi sarebbe tornata una volta che l’uomo avesse di nuovo avuto la capacità di sopravvivere senza aiuto magico.

Quel giorno era stato una settimana fa.

L’eroe non aveva detto nulla dal suo risveglio. 

Era rimasto a guardare il vuoto seguendo i suoi movimenti di quando in quando. Il villain aveva vissuto il suo risveglio mille volte nella sua testa. Si era aspettato insulti, minacce, attacchi, incredulità.

Ma non quel vuoto silenzio.

Dato che l’eroe non parlava anche lui non aveva detto nulla; se non la sera prima quando gli aveva annnciato che era quasi guarito e il giorno seguente sarebbe stato in grado di muoversi.

Ora stava esitando. 

Infinite volte si era chiesto se non avrebbe dovuto ucciderlo mentre era privo di sensi. Avrebbe avuto senso, lui era il cattivo.

A non avere senso era il fatto di ucciderlo dopo averlo salvato. Specie perché non riusciva a capacitarsi di averlo salvato in primo luogo.

Eppure lasciarlo morire così gli era sembrato sbagliato. Quello era l’eroe. Cerano ballate su di lui. Sicuramente agitava il sonno d’infinite fanciulle.

Lasciarlo morire così non poteva essere la fine della sua storia.

Alla fine si scosse tutti i dubbi di dosso entrando nella stanza.

L’eroe lo aspettava sveglio seduto sul letto con i piedi in terra.

Aveva già provato ad alzarsi. Che non ci fosse riuscito per quello era ancora lì?

Ovviamente l’uomo smentì subito i suoi dubbi spingendosi con le mani per alzarsi in piedi. 

Se poteva muoversi perchè era ancora lì?

Voleva attaccarlo? 

Avrebbe potuto farlo nel sonno.

Un’altra azione priva di significato da aggiungere alla lista.

L’eroe attraversò la stanza fino al lavabo sciaquandosi la faccia.

“Perché?” Chiese a tradimento senza voltarsi.

Il villain reagì d’istinto alzando le difese.

“Non sono tenuto a condividere con te le mie motivazioni.” Disse acido. poggiando i vestiti dell’eroe che aveva magicamente pulito e rimesso insieme.

L’uomo si avvicinò prendendo la sua tunica e iniziando a vestirsi.

“No. Ma non eri neanche tenuto a salvarmi.” 

Infine il villain si ricordò cosa aveva scatenato tutta quella situazione.

“Perché?” Disse a sua volta vincendo un’espressione interrogativa con tanto di sopracciglio inarcato. “Perché non ti sei difeso da quell’ultimo colpo? La tua spada magica lo avrebbe deviato. Ero allo stremo, sarei stato un bersaglio facile.” Disse gesticolando.

“Non sono tenuto a condividere con te le mie motivazioni.” Gli disse facendogli il verso.

“Tu volevi essere colpito!” Disse il villain rendendosi conto che la risposta era ancora una volta la più ovvia. “Perché diamine avresti voluto morire?”

L’eroe scrollò le spalle per poi abbassarsi a prendere la cotta di maglia.

“Come pensi che si ritirino gli eroi? Non esiste pensione. Ho passato la vita a combattere un nemico dopo l’altro. Tu sei l’ultimo di una lista infinita e se torno ce ne sarà un altro. Gli eroi possono solo che fare una morte eroica.” Gli disse con tono stanco.

“Ma tu avrai glorie e onori?” Disse sconcertato ripetendosi le parole delle storie che aveva sentito.

“Oh si. Sono di molto conforto quando ti addormenti solo la notte.” 

“E le donne? Esistono ballate sule tue storie d’amore.” 

“Esatto. Tante, non solo una. Mi sarebbe bastata una sola ragazza che mi amasse per quello che sono e non per come mi dipingono i bardi. Ma in fin dei conti sono solo un assassino, cosa posso pretendere?” 

“Tu sei un eroe non un assassino.”

“Diventi un eroe quando uccidi gente, anche se cattiva è pur sempre un omicidio.” 

L’uomo aveva finito di vestirsi.

“Possibilità che tu finisca quello che hai iniziato?” Chiese prendendolo alla sprovvista.

“Se avessi voluto ucciderti lo avrei fatto prima. Ora non avrebbe senso.” Disse spaesato.

“Allora vado.” Disse semplicemente ma il villain lo fermò.

“E tu non mi vuoi morto?” Forse era una strana tattica di psicologia inversa disse una vocina in fondo al cervedllo del villain, poco ci mancava che si offrisse d’infilsarsi da solo.

L’eroe lo squadrò dall’alto in basso.

“Sinceramente non so neanche che hai fatto per meritarti la morte. Non ho avuto molto tempo per informarmi.” 

“Mia madre ha maledetto il vecchio re convincendolo a metterla incinta per poi rivendicare il trono, ma l’hanno uccisa prima che potesse mettere in atto il piano.” Spiegò il villain.

“E tu vuoi vendicarti?” Chiese l’eroe.

“L’ho fatto. Ho ucciso il vecchio re. Mio padre.” Disse sempre più perplesso.

“Quel vecchio borioso che sperperava tutto in festini? Penso dovrebbero darla a te la ricompensa. Comunque per rispondere alla tua domanda: no, non ti voglio morto. Se non c’è altro io andrei.”

“Oh.” Il villain si guardò intorno spaesato.

“Ho del pane e formaggio, te li metto in un sacchetto, vuoi anche della carna essiccata?” Chiese incerto. Nessuno lo aveva mai istruito per l’etichetta da assumere in queste situazioni.

“Sarebbe fantastico.” Disse l’eroe con l’ombra di un sorriso sedendosi per attendere che preparasse tutto.

Quando lo vide andare via il villain fu quasi tentato di salutarlo con la mano ma si fermò a metò del gesto richiudendo la porta con un tonfo.

Non riusciva a raccapezzarsi di quello che era appena successo.

Aveva passato tutta la sua giovane vita sapendo che la sua storia sarebbe finita quel giorno. Solo per scoprire che probabilemente era arrivato solo in fondo al prologo.

Precedente Consigli fraterni Successivo Sospetto che tu gli piaci