Battesimo di sangue

Battesimo di sangue

Sidhe si spalancò gli occhi al proverbiale canto del gallo, balzando giù dal letto. Non aveva quasi chiuso occhio, ma i fiumi di adrenalina che le scorrevano nelle vene la fecero scattare come una molla.

Finalmente era arrivato il giorno che aveva atteso per tutta la vita.

Ventuno lunghissimi anni e finalmente quella sera ci sarebbe stato il suo battesimo; avrebbe lasciato il suo nome da latte e avrebbe assunto il nome da adulta.

Ad aspettarla sul tavolo c’è la sua colazione preferita, latte e biscotti con le gocce di cioccolato appena sfornati, sua madre le sorride versandole un bicchiere di succo alle arance:

“Buongiorno tesoro, agitata?” la donna le sorrise bonaria accarezzandole una guancia.

“Per niente!” trillò lei sedendosi.

“Non ci posso credere” singhiozzò suo padre “La mia bambina è cresciuta, quando è successo? Mi sembra ieri che ti prendevo sulle spalle” suo padre era un uomo possente e con le spalle larghe, vederlo con gli occhi lucidi era davvero uno strano mix.

“Papààà!” si lagnò lei. Segretamente le faceva piacere, ma in quel momento era tutta concentrata sulla cerimonia che l’aspettava.

Spazzolò la via la colazione e tornò in camera; doveva trovare il modo distrarsi ho sarebbe impazzita, con un sospiro decise di passare in rassegna l’occorrente un’ultima volta.

Dopo pranzo il tempo sembrò rallentare. Sdraiata sul letto Sidhe fissava il soffitto esasperata.
Aveva fatto la doccia, lavato i capelli e infine aveva deciso di mettersi uno splendido smalto rosso con delle pagliuzze. Ora le sue unghie splendevano come rubini.

Adesso era stesa completamente immobile, era in ansia e non voleva rischiare di ricominciare a camminare su e giù per la stanza, altrimenti avrebbe sudato, poi si sarebbe dovuta lavare di nuovo.

Prese un respiro profondo e cercò di rilassarsi con una tecnica che gli aveva insegnato la sua maestra. Fissò un punto sul soffitto fino ad escludere tutto il resto: i rumori della casa, la luce che entrava dalla finestra, il caldo e infine anche la cerimonia di quella sera. Lentamente i rumori si fecero ovattati.
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“Tesoro…” la voce di sua madre la fece sobbalzare. Si era rilassata al punto di addormentarsi. Gettò un’occhiata fuori, finalmente il sole stava calando e i raggi orizzontali di luce dorata entravano nella stanza illuminando le pareti gialle.

Era ora! Finalmente!

Una volta pronta uscì di casa da sola. Era una specie di regola non scritta che in quella giornata i giovani si presentassero da soli ai punti di raccolta, a simboleggiare i primi passi nell’età adulta. I genitori la salutarono sull’uscio in lacrime e per poco non fecero piangere anche lei.

Gli altri ragazzi l’aspettavano al margine del quartiere, l’autobus assegnato alla loro zona passò dopo pochi minuti puntualissimo. Dentro regnava il silenzio più assoluto, Sidhe non aveva mai visto tanti teenager seduti insieme senza fare rumore. Ma anche lei non era dell’umore giusto per chiaccherare.

Il paesaggio scorreva via dal finestrino diventando sempre più scuro con il calare del sole. Ben presto gli edifici lasciarono posto alle campagne e finalmente agli alberi.

La loro destinazione era al limitare della foresta che circondava le terre selvagge, una zona protetta.

Il mastro di cerimonie era in piedi su un piccolo palco costruito per l’occasione, anche lui, come i ragazzi, indossava il costume trazionale fatto di pelli di animali e i suoi capelli erano intrecciati con delle lunghe piume bianche.

Sidhe si lisciò nervosa il gonnellino di pelle che aveva cucito per l’occasione fortuna che faceva un caldo soffocante in quel periodo dell’anno; dato che era una ragazza non portava piume, bensì i suoi capelli acconciati in treccine tra le quali spuntavano occasionalmente perline di vetro.

“Benvenuti!” esordì l’uomo “Oggi vi lasciate alle spalle l’infanzia, il battesimo di sangue è un’usanza che risale sin agli albori della nostra civiltà, rendete onore ai nostri antenati e conquistatevi il vostro posto nella civiltà” scese dal palco accompagnato da un applauso e degli attendenti provvidero a radunarli in gruppetti.

“Allora, conoscete le regole” disse il giovane che si occupava di loro, aveva una tunica standard in pelle con la fascia rossa intorno alla fronte che indicava i membri dello staff. I selvaggi che stavano per attaccare ripudiavano il rosso in quanto colore violento ed era obbligatorio indossare qualcosa di rosso per la cerimonia onde evitare confusione.

“Il villaggio che ci è stato assegnato è a circa un miglio da qui, io vi accompagnerò fino a che non sarà in vista poi sarete da soli, dovete uccidere una sola persona raccogliere un po’ del suo sangue e tornare da me, salvo ovviamente casi di autodifesa” sembrava quasi annoiato “Se questi selvaggi vi attaccano non esitate a difendervi, non correte rischi inutili e completate la prova prima dell’alba” snocciolò come un discorso imparato a memoria, e probabilmente era così.

Un fischio richiamò la loro attenzione: “Ecco il segnale, è ora di andare seguitemi!” il ragazzo svogliato si diresse verso la foresta a passo deciso, sembrava ansioso di finire e tornarsene a casa. Sidhe era un po’ delusa da lui; stava trattando l’intera faccenda come se per lui fosse poco più di una seccatura, lei invece non attendeva altro da quando era bambina e lui le stava rovinando la festa con il suo atteggiamento disfattista.

Alcuni dicono che il giorno più importante nella vita di una donna è il matrimonio ma lei non era mai stata d’accordo con quest’affermazione: ti puoi sposare tutte le volte che vuoi ma il battesimo del sangue è uno solo.

Camminarono nel bosco in perfetto silenzio per un tempo indefinito. Sidhe approfittò di quel tempo per concentrarsi su cosa l’aspettava, questo era il suo momento, e non sarebbe stato uno sfigato qualunque a rovinarglielo.

Quando le case rozze apparvero fra gli alberi il suo cervello si era finalmente svuotato di tutte le ansie e i pensieri inutili, era pronta.

Il ragazzo si appostò dietro un albero disponendosi all’attesa e fece loro segno di avanzare.

Nel silenzio della notte venti figure si addentrarono fra le capanne.

Con il passare dei secoli l’ente regolatore della cerimonia aveva dovuto porre dei limiti perché generazioni di giovani troppo entusiasti, che uccidevano a caso, avevano messo a rischio la sopravvivenza della popolazione indigena. Quindi adesso era vietato uccidere i cuccioli, pena severissime sanzioni, anche le femmine erano off limits, i maschi si potevano uccidere, ma chi riusciva a far fuori uno degli anziani riceveva anche un bonus in denaro. Ma il premio supremo andava a chi uccideva la creatura con i segni bianchi sul petto: il capo villaggio, vale a dire il più vecchio.

Si appostarono fuori dalle capanne per lo più a coppie, ma alcuni, come Sidhe, avevano scelto di attaccare da soli; la ragazza si aggirò fra le abitazioni, aveva ancora qualche minuto per scegliere prima del segnale d’inizio e non voleva mettersi fretta. Infine il suo occhio cadde su una casetta a struttura circolare vicino al pozzo, non aveva segni particolari e non era la più grande del villaggio ma qualcosa la attraeva inesorabilmente. Si appostò vicino ad una finestra e attese.

L’unico dispositivo moderno che ognuno di loro indossava era un bracciale in metallo nudo sul polso sinistro; aveva solo due funzioni: segnalare costantemente la loro posizione e vibrare per dare il preavviso a tutti che la prova stava iniziando.

Sidhe tese i muscoli e finalmente un botto risuonò nel cielo risvegliando il villaggio, se gli indigeni non erano stupidi sapevano bene di cosa si trattava.

Nella casa scattò il parapiglia, con la coda dell’occhio Sidhe vide anche altre luci accendersi e aspettò quietamente che il primo mostro uscisse dalla porta principale. Si era studiata con cura le prove degli anni passati e aveva notato che quando si rendevano conto di essere sotto attacco in genere gli adulti si catapultavano fuori lasciando indietro i vecchi e i cuccioli.

La situazione ideale.

Presa com’era dall’autocompiacimento per la propria astuzia ci mise un secondo a rendersi conto che qualcosa non andava. La porta era ancora saldamente chiusa, e non solo della sua capanna. Nessuno era uscito in strada.

Più in là quei due pazzi assetati di sangue dei gemelli Cortes avevano scelto una strategia più aggressiva e al suono del cannone uno aveva spalancato la porta con un calcio mentre l’altro si era proiettato dentro una finestra con un salto acrobatico. Erano completamente folli.

Suoni di lotta venivano dall’interno, quando un urlo squarciò l’aria: “Gallerie! Scappano attraverso le gallerie”

Il sangue le si gelò nelle vene. Stavano scappando!

Non durante il suo battesimo di sangue!

Fece il giro della casa e spalancò l’uscio. La stanza era vuota e sembrava ci fosse passato un uragano, i cuscini e le coperte del nido erano buttati all’aria, un basso da una parte un basso tavolino giaceva rovesciato con i resti di una cena sparsi intorno; il fuoco ardeva ancora nel camino ma il pezzo di carne che stavano cuocendo era caduto tra le fiamme e una brutta puzza di bruciato si stava diffondendo nell’aria.

Sidhe sfoderò i suoi lunghi pugnali lucenti e si addentrò nell’ambiente circolare analizzando tutto con un freddo sguardo calcolatore. Non erano usciti, di questo era certa, ma dovevano essere scappati in qualche modo. Le sembrava improbabile che quelle semplici pareti nascondessero un passaggio segreto.

Il suo sguardo cadde su un tappeto ornamentale sul fondo della capanna, era davanti ad una parete spoglia e apparentemente non aveva alcuna ragione di trovarsi lì, il centro era leggermente incurvato verso il basso.

Centro!

Si accovacciò piantando uno dei pugnali sul pavimento e afferrò un’estremità pronta a scattare. Sollevò il tessuto con uno strattone e, come si aspettava, un giovane maschio le si lanciò addosso sbavando ovunque.

Povero idiota.

La ragazza lo afferrò per il collo tenendo le zanne a distanza di sicurezza e rotolò sulla schiena affondando il pugnale vicino al ventre della creatura, con una spinta possente delle gambe lo catapultò via mandandolo a sbattere contro la parete. Il sangue blu le fece la doccia ma le poteva fregare di meno in quel momento.

Il bracciale non vibrò, segno che la creatura era ancora viva, non voleva certo bruciarsi l’unica uccisione concessa con uno ragazzino. Aveva studiato accuratamente come ferire gravemente quelle creature senza ucciderle, pulì il sangue blu del mostro dalla sua spada sul tappetto e finalmente saltò nel tunnel.

Li stavano aspettando. Questo era sicuro. Quel tunnel aveva sicuramente richiesto mesi di lavoro, chissà da quanto progettavano la cosa. Non si capacitava di come quella rozza razza primitiva avesse concepito un piano simile.

Le pareti erano solide e puntellate in punti strategici, rocce luminose di qualche tipo illuminavano il cammino con una baluginante luce fredda.

“Sidhe” la chiamò una voce conosciuta alle sue spalle. Erano i gemelli Cortes, Llaen e Bror, non era mai stata in grado di distinguerli.

“Le vostre prede?” Chiese lapidaria.

“Morte o fuggite” disse uno.
“Hanno preferito farsi crollare il tunnel addosso che combattere” aggiunse l’altro “Ma non ci hanno segnalato le uccisioni, così siamo ancora in gioco, stavamo pensando che probabilmente tutti questi tunnel portino allo stesso luogo”

Sidhe li soppesó con un’occhiata, non le piaceva dividere la caccia ma la sete di vendetta era più forte in quel momento. Non poteva permettersi di fare la schizzinosa.

“Va bene” disse, poi alzò di scatto le lame gemelle minacciandoli alla gola “ma se troviamo un anziano è mio!”

Uno dei due alzò le mani: “Certamente, ma anche noi avremmo una richiesta” la ragazza corrugó la fronte, non si fidava molto di quei due pazzi assassini.

“Continua”

“Se tu sei d’accordo, vogliamo raccontare che hanno opposto una strenua resistenza, non so se mi spiego…”

“Li volete uccidere tutti…”

I due la fissarono in silenzio, infine uno aggiunse a mezza voce: “Da domani saremo rispettabili adulti e non avremo altra occasione di…” lasciò la frase in sospeso. Per Sidhe era più che sufficiente.

Abbassò le lame.

“Quello che succede nella foresta rimane nella foresta” sentezió e girò sui talloni seguita a ruota dai due ragazzi.

La galleria faceva un paio di svolte e i tre ragazzi controllarono attentamente dietro gli angoli con lo specchietto di Sidhe.

Ma non ebbero sorprese.

Infine la galleria iniziò a risalire e un soffio di aria fresca gli annunciò che ben presto sarebbero usciti.

Dietro l’ennesimo angolo lo specchietto annunciò che il tunnel si apriva in un ambiente più grande, probabilmente una grotta.

Con cautela si affacciarono nella caverna, sembrava di origine naturale. Non c’era nessuno in vista. Le uniche tracce del passaggio delle creature erano le gallerie che bucherellavano le pareti come un groviera.

Altri ragazzi avevano raggiunto la caverna e si guardavano intorno sperduti.

Sidhe decise che era ora di prendere in mano la situazione.

“Non possono essere andati lontano, qualcuno di voi ha già ucciso?” Una ragazza minuta dai cortissimi capelli neri alzò la mano titubante.

“Nyma? Congratulazioni adesso sei un’adulta!” Ci fu un piccolo applauso che Sidhe fermó quasi subito alzando le mani “Non sei obbligata a continuare la prova, ma se vorrai aiutarci accetteremo volentieri” una luce pericolosa si accese nei suoi occhi “Hanno ucciso mia sorella minore” strinse compulsivamente il manico della sua daga sporca di blu “Cosa devo fare?”

Sidhe si avvicinó poggiandole una mano sulla spalla in un gesto comprensivo: “Puoi andare in ricognizione? Non devi uccidere nessuno, ma sospetto ci vogliano tendere un’imboscata”

“Sono adsestrata negli spostamenti furtivi, lasciate fare a me” senza aggiungere altro se ne andò.

I ragazzi si disposero all’attesa pulendo le armi dal sangue, Sidhe ne approfittó per tamponare il sangue blu della creatura che aveva ferito nella capanna, le aveva imbrattato tutta la gonna, ma non le dispiaceva era come una medaglia al valore.

Nel frattempo quasi tutto il gruppo era arrivato tramite le gallerie. Oltre la sorella di Nyma c’erano stati altri due morti, o almeno supponevano fossero morti. Solo un altro ragazzo, Rolo, aveva ucciso un mostro e ora sedeva in un angolo affilando la sciabola con lo sguardo perso nel vuoto. Era sempre stato un tipo di poche parole ma adesso era addirittura inquietante.

Non dovettero attendere molto per il ritorno di Nyma. Rientrò nella grotte silenziosa come un fantasma.

“Sono appostati poco più avanti, hanno scavato delle buche coperte con dei teloni di foglie ma è un lavoro approssimativo, sono facilmente individuabili” spiegò disegnando una mappa approssimativa sul terreno.

Sidhe alzò gli occhi e scoprì che tutti guardavano lei.

-Aspettano degli ordini- realizzò, la consideravano il leader.

“Ho un piano” disse d’impulso guardò lo schizzo di Nyma e effettivamente un’idea prese forma nella sua testa “Pensano di farci un’imboscata ma avverrà il contrario, a piccoli gruppi strisceremo fuori e ci arrampicheremo sugli alberi intorno a loro e tenderemo un’imboscata dall’alto!”

“Fantastico!” la interruppe uno dei gemelli.

“E perché mai dovrebbero uscire e correrci incontro?” aggiunse l’altro con aria strafottente.

Sidhe li gelò con un’occhiata: “Usciranno eccome, sono nascosti sotto un manto di foglie; in questa stagione il fogliame in terra e secco e facilmente infiammabile, io in persona darò fuoco al loro stupido nascondiglio.

“Ma Sidhe” disse un’adorabile ragazza dai boccoli biondi, era Remielle, la più abile lanciatrice di pugnali che Sidhe avesse mai visto “Rischierai di farti uccidere!”

“Non importa, è stata una mia idea, lo faccio io”

“NO!” si voltarono tutti di scatto verso Rolo “Lo faccio io!”

“E io!” Nyma si avvicinò al ragazzo con aria decisa.

“Avete già fatto abbastanza” cercò di farli ragionare Sidhe.

“Mia sorella Neryl è morta per colpa di quei mostri!” disse Nyma infervorata.

“Neryl era tutto per me…” aggiunse Rolo con aria distrutta.

Sidhe sospirò, non conosceva molto Neryl,ma capiva il dolore dei due ragazzi: “Se siete decisi non vi fermerò ma cercate di tornare vivi, sono morte abbastanza persone a causa di quei selvaggi!”

“Un’ultima cosa” disse Remielle “Io voto per far uccidere il capo a Sidhe”

L’interpellata si voltò sorpresa, ma prima che potesse dire nulla si alzò un coro di assensi.

“Per Sidhe” dissero all’unisono i gemelli “Hip hip”

“URRA!” urlarono tutti.

Come da programma abbandonarono il loro riparo veloci e in silenzio. Il cielo era con loro perché una fitta coltre di nuvole aveva coperto la luna.

Come aveva detto Nyma non era difficile individuare le trincee dei mostri, la terra era smossa e e i teloni erano un lavoro poco accurato, le larghe foglie di chissà che albero erano del tutto fuori luogo dal momento che erano circondati da pini. Sidhe sbuffò sottovoce, forse volevano essere uccisi dopo tutto.

Dopo averli aggirati in silenzio alzò gli occhi, circa metà del gruppo era appostata tutt’intorno al sentiero che portava fuori dalla foresta.

La sua scelta ricadde su un vecchio pino dal tronco nodoso, si arrampicò agilmente. Non ci volle un genio per capire quando Rolo e Nyma aprirono le danze: versi strazianti s’innalzarono vero il cielo e una luce rossastra invase la foresta. Una bestia in fiamme passò al galoppo sotto di loro.

In breve il sentiero sotto di loro fu invaso da mostri urlanti. Con la coda dell’occhio Sidhe vide alcuni dei suoi compagni saltare sulla groppa delle bestie con le corna, i maschi. Prese di mira un grosso esemplare possente prima di lasciarsi cadere, l’essere si ribellò cercando di sgropparla, evitò per un pelo di sbattere la testa contro la cresta dorsale, le creste ossee le graffiavano le braccia ma non le importava. Dopo ogni strattone, la bestia abbassava la testa e quello era il suo momento, come vide le corna abbassarsi afferrò uno dei suoi coltelli e lo infilò con tutte le sue forze dietro la spalla destra della creatura.

L’urlo che ne seguì fu lacerante, la bestia sbandò e poco prima che si schiantasse contro un albero Sidhe saltò giù rotolando per ammortizzare la caduta. Il mostro colpì il tronco con forza perdendo i sensi e si accasciò.

Soddisfatta Sidhe si voltò, il sentiero era costellato di scene simili. Il bollettino si riassumeva con un altro morto, un ragazzo che era scivolato dalla groppa della sua preda ed era stato calpestato dal branco e una ragazza con una gamba rotta.

“Rolo e Nyma?” chiese ai gemelli che risposero abbassando la testa.

“Non ce l’hanno fatta e non sono un bello spettacolo” disse Remielle

Sidhe strinse gli occhi, lo sarebbe dovuta essere lei. Scosse le spalle scrollandosi di dosso quei pensieri, era ora di completare il loro piano.

Attesero in silenzio poi improvvisamente altri lamenti si alzarono nella notte.

La seconda metà del gruppo aveva trovato il resto del branco.

In fretta corsero in direzione del rumore. La loro meta era una cava poco distante, una pessima scelta strategica, non c’erano uscite ne nascondigli. I mostri stavano rintanati gli uni contro gli altri sul fondo strepitando.

Forse non pensavano che avrebbero sorpassato la foresta.

Illusi.

I suoi compagni si stavano comportando benissimo, avevano atterrato una grossa femmina che sembrava guidare le difese dei mostri e stavano meticolosamente mettendo fuori combattimento gli altri. In particolare i gemelli erano inquietanti, uno si spingeva fin sotto le zampe dei mostri attirando la loro attenzione mentre l’altro li bersagliava di frecce. Chissà quanti ne avevano già fatti fuori, ma fedeli alla promessa non disse nulla. Erano liberi d’incorrere in tutte le penalità che volevano. Con un ruggito l’ultimo giovane maschio che ancora opponeva resistenza crollò con un pugnale nell’occhio, Remielle si erse sopra di lui e con un gesto chirurgico gli tagliò la gola; doveva averlo scelto come sua vittima designata.

Sidhe avanzò verso il gruppo urlante e li fissò a braccia incrociate senza accennare ad avvicinarsi. Gli altri le si radunarono intorno assicurandosi che i pochi mostri sopravvissuti non potessero attaccarli alle spalle.

“Mancano quattro ragazzi che ancora non hanno ucciso nessuno” le mormorò Remille.

La ragazza attese pazientemente finché lo strepitare non cessò. Quando ci fu abbastanza silenzio prese un respiro profondo ed enunciò a pieni polmoni:

“Vi lasceremo vivere! Ma vogliamo quattro dei vostri anziani…e il vostro capo!” in cambio ricevette occhiate che su un umano gli sarebbero sembrate incredule, ma quelle erano bestie, non avevano sentimenti. Alcuni urlarono e il gruppo si agitò. Intorno a lei i ragazzi si misero in guardia ma lei non fece una piega, rimase rigida con le braccia incrociate, non avrebbe ceduto di un millimetro.

Infine un movimento partì dalle retrovie finché il gruppo si allargò facendo passare una creatura più esile, seguita da quattro creature che si disposero a ventaglio.

Sidhe finalmente posò gli occhi sul capo.

Era una femmina, il passare degli anni l’avevano quasi prosciugata, la pelle scura era tesa sulle ossa e i complicati simboli arabescati in bianco sul suo petto indicavano il suo status.

Un cucciolo si aggrappava alla sua gamba, con un movimento gentile l’anziana lo spostò indietro e una giovane femmina si affrettò a trascinarlo via. Il branco si agitò mentre i cuccioli venivano spinti indietro, probabilmente per proteggerli da ciò che stava per accadere.

Vennero avanti e quattro ragazzi si fecero avanti completando il loro rito, ma Sidhe non si voltò neanche, era totalmente concentrata sull’essere di fronte  a lei.

C’era qualcosa di strano in quegli occhi, erano profondissimi, Sidhe ci si vide riflessa e per un secondo quello che vide la confuse. C’era una ragazza che aveva tutto, veniva da una società altamente evoluta che per qualche ragione conservava un rituale barbarico ai danni di un altro popolo, ben più antico che aveva scelto di vivere nella semplicità per motivi inconcepibili, creature gentili e per nulla aggressive che venivano perseguitate ingiustamente.

“Sidhe?” la chiamò Remielle riscuotendola dall’abisso oscuro dove stava cadendo.

“Sì” disse con voce debole “Ci sono!” aggiunse con più decisione. Si avvicinò la creatura e questa si mosse improvvisamente.

Per un secondo Sidhe pensò la volesse attaccare, poi si rese conto che stava spalancando le lunghe braccia gettando il capo all’indietro con gli occhi chiusi.

Si stava offrendo alla sua spada.

Era troppo!

Sidhe sentì un groppo salirle in gola, alzò un coltello e affondò in un colpo deciso sopraffatta dalle emozioni.

Gli umani proruppero in grida di giubilo e la sollevarono in aria portandola in trionfo ancora tramortita dalla forte emozione che aveva provato.

Dietro di loro un lamento che in qualche modo ricordava un canto triste vecchio quanto il mondo, si alzò verso il cielo che ormai iniziava a schiarire.

Sidhe si trovò gli occhi inondati dalle lacrime che non era in grado di spiegare.

Precedente Bere responsabilmente Successivo Siamo tritoni non sirenetti!